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Italianità e sostituzione etnica

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per la cittadinanza

di Oliver Durand

In questi ultimi tempi si fa un gran parlare di una paventata “sostituzione etnica”, che al dire di due nostri eminenti politici riguarderà l’Italia nei pochissimi decenni a venire. Personalmente mi sento chiamato in causa in quanto nuovo italiano, naturalizzato, di lingua e cultura d’origine francese. Insegno Dialettologia araba a La Sapienza di Roma, e insieme a un mio altro collega di lingua e cultura russa siamo gli unici due “stranieri” del nostro Dipartimento a rubare il lavoro agli italiani.

Sono anche padre di un ragazzo, oggi ventinovenne, nato in Marocco da genitori sconosciuti, che da anni porta il mio cognome. Sono un ebreo vicino all’ateismo puro e duro, idem la mia ex moglie nata cattolica: nostro figlio è cresciuto privo di religione, è perfettamente bilingue con italiano e francese e ha studiato in Italia. Abbiamo sostituito qualcuno o qualcosa?

Ho formato degli arabisti che ora insegnano a loro volta in Italia, e questo perché sono riuscito ad accendere in loro una passione. E non voglio essere ringraziato, perché l’insegnamento universitario è una dei mestieri più belli del mondo.

Secondo la logica ‒ populistica ‒ dell’uno più uno fa due, a forza di accogliere migranti africani e da ultimo afghani, tra vent’anni l’Italia si vedrà popolata da negroidi musulmani e di lingua araba. Detto tra noi in Africa e Medio Oriente vengono parlate numerose lingue che nulla hanno a che vedere con l’arabo: per capirsi tra di loro avranno pur bisogno di una lingua comune, ad esempio quella di Dante, a portata di tutti.

In quanto mezzo francese posso assicurare che la Francia è da decenni piena di negri, mulatti e versicolori di ogni sfumatura, musulmani ma anche induisti e buddhisti, che si rivelano pienamente integrati da un punto di vista culturale e linguistico, si esprimono in un francese da parlanti natii e vanno fierissimi del proprio passaporto francese.

incrocioCerto, questo non esclude ricorrenti rigurgiti di razzismo dichiarato conditi di “sporco negro/ebreo/cinese/islamico” eccetera. Gli imbecilli rimangono la percentuale predominante del genere umano, a questo possiamo soltanto rassegnarci. La guerra contro l’imbecillità parte perdente, ma non si può non farla, se non altro per poter un domani guardare i nostri figli in faccia. Questo i nostri due eminenti politici lo sanno benissimo, e lo sfruttano spudoratamente per ottenere consensi.

Ma anche il Regno Unito e la Germania ‒ per non parlare degli Stati Uniti! ‒ straripano di negroidi/islamoidi orgogliosi delle proprie cittadinanze acquisite. E vorrei soltanto ricordare che il tanto atteso vaccino anti-covid è stato scoperto dai due turco-tedeschi Uğur Şahin e Özlem Türeci (leggi uùr shahìn e özlèm türegì).

Ho acquisito la cittadinanza italiana una ventina di anni addietro per matrimonio, ma dai 18 ai 36 anni ho avuto problemi lavorativi di ogni tempra, che non auguro a nessuno. Mi sono passati sotto il naso ben cinque concorsi universitari per i quali la nazionalità italiana era imperativa: nulla di simile si verifica nel resto del mondo civilizzato.

Chi vive, cresce, magari è nato, in Italia, diventa italiano, che lo Stato lo ammetta o meno, anche se a casa parla arabo, turco, persiano o francese, e anche se si riconosce in una religione diversa da quelle cristiana o ebraica. Si chiama ius soli “diritto del suolo”, e ius culturae “diritto della cultura”. Ho tanti studenti arabi, o semiarabi, che “si sentono” italiani quanto arabi, anche se musulmani di scrupolosa osservanza. Se sono nati o cresciuti in Italia, non è colpa loro!

liberoPiù in generale si fanno grandi discorsi sul “multiculturalismo” senza in realtà capirne il significato. Nel senso che io sono aperto e democratico, quindi ti concedo, a te straniero, di restare in Italia, ci salutiamo con cortesia la mattina e la sera, e non ci diamo fastidio a vicenda. Questo non è multiculturalismo, è ghettizzazione! Qualche giorno fa, in televisione, hanno fatto vedere un filmato su Tor Pignattara, come per dire “guardate che fatiscenza”! A me è sembrato di vedere un quartiere londinese, e neanche di quelli degradati…

Per finire, molti ignorano a quanto pare che:

1. La legge Mancino del 25 giugno 1993, n. 205 sanziona e condanna frasi, gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitamento all’odio, alla violenza, la discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali.

2. L’art. 403 del Codice Penale sancisce che “Chiunque pubblicamente offende una confessione religiosa, mediante vilipendio di chi la professa, è punito con la multa da 1000€ a 5000€”.

Insomma ce lo vogliamo ficcare in testa che, in Italia, il razzismo è reato?

Italia: tranquilla, rimarrai sempre italianissima! E a quei tanti che temono di vedersi sostituire etnicamente, ebbene sono soltanto insicuri nel profondo della propria italianità. Se “essere italiano” è aver paura di vedere il proprio vicino di casa senegalese o pakistano acquisire la sua stessa cittadinanza, significa aver perso ogni consapevolezza di appartenere a un popolo da sempre generoso e aperto allo straniero. E che non mi piace più. 

Dialoghi Mediterranei, n. 51, settembre 2021 

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Olivier Durand, nativo di Copenaghen, è professore associato di Dialettologia araba al Dipartimento di Studi Orientali della Sapienza di Roma. È autore di diversi studi e di opere narrative. Il suo ultimo romanzo, che tratta anche di linguistica, è Le vie del Signore (La Caravella edizioni, 2020). Nel 2019 ha pubblicato Come e perché ho deciso di essere ebreo (Novalogos ediz.).

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