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Incontri con Cirese, una pietra miliare nell’etnografia abruzzese-molisana
Posted By Comitato di Redazione On 1 luglio 2021 @ 01:45 In Cultura,Letture | No Comments
di Emiliano Giancristofaro
Il mio incontro con Alberto Mario Cirese si è sviluppato nel tempo attraverso il suo lungo saggio (confluito in seguito nel volume Cultura egemone e culture subalterne) pubblicato negli anni ’60 sulla rivista “De homine”, che ebbi modo di visionare nella biblioteca del Liceo Scientifico di Vasto, in cui allora insegnavo di prima nomina. Grazie alla lettura di quel saggio, a Roma, in piazza Esedra, nelle bancarelle dei libri usati, acquistai alcuni fascicoli de “La Lapa”, che Cirese nel Molise dirigeva; ricordo in un fascicolo la polemica tra Ernesto De Martino e Paolo Toschi sul concetto di folklore.
Ma quello che più ricordo con piacere è che, lavorando per conto della Rai Abruzzo e Molise, trovandomi ad Acquaviva Collecroce nel Molise per una etnografia sul folklore, incontrai una equipe di studiosi di Spalato che cercava tracce del “verde Giorgio”, un rituale di primavera per implorare la pioggia, ancora diffuso in Croazia, dove il 22 aprile, vigilia di S. Giorgio, un giovinetto ricoperto di frasche verdi va di casa in casa cantando l’arrivo di maggio e viene bagnato con catini di acqua a simboleggiare la caduta della pioggia in un evidente rituale magico propiziatorio.
L’usanza era già stata trattata da Cirese nel 1955 nell’articolo “La pagliara del primo maggio nei paesi slavo-molisani” sulla rivista “Slovenski etnograf”, che io riuscii ad avere per mano dello stesso Cirese, che mi incoraggiò a continuare gli studi sul terreno e in archivio intorno a quel rituale per l’arrivo della primavera (in Molise il rituale è chiamato “Pagliara” e “Majo”).
Il rituale era presente anche in altri paesi dell’altra sponda dell’Adriatico che festeggiano l’arrivo di maggio con rituali che servono a “svegliare maggio”, e che spesso innalzano un albero di ciliegio decorato e implorano la pioggia particolarmente benefica in questo mese, necessaria per ottenere un buon raccolto.
Fu questo il mio primo incontro con Cirese, a cui seguirono due lunghe lettere e altri incontri, in Abruzzo, in Molise e all’Università La Sapienza di Roma. L’ultimo incontro fu nel Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara, un paio di anni prima che ci lasciasse; in questa occasione ricordammo il Verde Giorgio e la nascita della nostra amicizia. Cirese, anche nel mio modesto cabotaggio di studi sul terreno, rimane una pietra miliare.
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