Introduzione
Cristobal, arrivato in Italia dal Perù vent’anni fa, ha iniziato la sua avventura lavorativa come lavapiatti in un ristorante, sognando un futuro migliore. Con impegno e sacrificio, è riuscito a mettere da parte abbastanza risorse per aprire il proprio locale, oggi una vera istituzione della cucina latinoamericana nella sua città. Ma il suo ristorante è molto più di un semplice luogo dove si mangia bene: è un crocevia di culture, un punto d’incontro che favorisce il dialogo e l’integrazione tra la comunità locale e quella straniera.
Oana, invece, è partita dalla Romania più profonda con un obiettivo chiaro: costruire il suo futuro nel mondo dell’estetica. Anni di gavetta, corsi di formazione e una determinazione incrollabile l’hanno portata ad aprire un centro benessere che oggi dà lavoro sia a connazionali sia a italiani. La sua storia è la prova concreta di come l’imprenditoria immigrata possa trasformarsi in una leva di emancipazione, offrendo indipendenza economica e arricchendo il tessuto sociale con nuove competenze e prospettive.
Abdoulaye, giovane senegalese, ha trascorso l’infanzia tra la scuola coranica e il lavoro nel villaggio accanto a sua madre. La sua passione per la sartoria lo ha portato a conseguire un diploma e a sognare un futuro in Italia nel mondo della moda. Dopo un viaggio estenuante attraverso il Mediterraneo a bordo di una “carretta del mare”, è approdato in Sicilia, affrontando ostacoli di ogni genere. Con tenacia, ha regolarizzato la sua posizione e ha aperto una piccola sartoria, dove dà vita alle sue creazioni. Gli amici lo chiamano affettuosamente “Grand Dakhaar”, un termine senegalese che indica l’ultimo arrivato in terra straniera. Un nome che racconta il suo percorso, ma che oggi porta con orgoglio, perché ogni filo cucito nella sua sartoria è un passo avanti verso il futuro che ha sempre sognato [1].
Sono storie reali che rappresentano istantanee dell’Italia di oggi: un Paese che si evolve e si rinnova grazie all’energia, alla determinazione e alla creatività degli imprenditori immigrati. Non sono semplicemente protagonisti di un riscatto personale, ma veri e propri agenti di cambiamento sociale ed economico. Le loro imprese non si limitano a generare posti di lavoro, ma si trasformano in spazi di incontro, laboratori di innovazione e punti di connessione tra culture diverse.
Le imprese condotte da immigrati in Italia
Di fronte alla crisi demografica e alle sfide dei mercati globali, un dato si impone con evidenza: l’imprenditoria immigrata continua a espandersi, segno di una crescente integrazione economica e di una notevole capacità di adattamento a un mercato in costante evoluzione. A testimoniarlo è il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria [2], curato da Andrea Lasagni dell’Università di Parma, per conto del Centro Studi e Ricerche IDOS e con il sostegno di CNA nazionale. Il Rapporto analizza l’andamento delle imprese a gestione immigrata nel decennio 2013-2023, basandosi sui dati camerali relativi alle iscrizioni al registro delle imprese raccolti da Infocamere/Centro Studi Tagliacarne.
Da questi dati emerge innanzitutto che, mentre il numero complessivo delle imprese italiane è diminuito dell’1,7% nell’ultimo decennio, le aziende guidate da imprenditori nati all’estero sono aumentate del 32,7%, superando quota 659.709 nel 2023 e rappresentando oltre l’11% del totale.
Le imprese individuali restano predominanti (482.918, pari al 73% del totale), ma il vero cambiamento sta nella crescita esponenziale delle società di capitale (129.267), quasi triplicate in dieci anni (+160%). Un’evoluzione che segnala una maggiore strutturazione e competitività del tessuto imprenditoriale immigrato.
A fronte di un calo generalizzato delle imprese giovanili (-22,8%), quelle a conduzione immigrata dimostrano una maggiore resilienza, mantenendo una quota del 19% sul totale. Un segnale chiaro del ruolo sempre più rilevante della nuova generazione di imprenditori stranieri nel tessuto economico nazionale.
Le donne immigrate stanno emergendo come protagoniste del mondo imprenditoriale, creando valore e rafforzando il tessuto economico e sociale. Negli ultimi dieci anni, mentre le imprese femminili in Italia sono diminuite del 7,3%, quelle guidate da donne nate all’estero sono aumentate del 37,8%, raggiungendo le 162.245 unità nel 2023. Queste imprenditrici non solo crescono numericamente, ma stanno anche ridefinendo il panorama economico italiano, adattandosi al mercato e investendo nelle loro comunità.
Un caso emblematico è quello delle imprenditrici ucraine, il cui numero di imprese è aumentato di oltre il 60% tra il 2013 e il 2023. Un dato che dimostra come anche le emergenze migratorie possano trasformarsi in opportunità imprenditoriali, alimentando nuove dinamiche di crescita e integrazione.
Pur restando fortemente radicati nei settori tradizionali, come commercio ed edilizia, gli imprenditori immigrati stanno progressivamente investendo in ambiti più dinamici e in crescita, contribuendo alla vitalità economica del Paese. In particolare, alloggio e ristorazione (+57,6%) e servizi alla persona (+101,6%), ma anche settori più specializzati, come le attività professionali, scientifiche e tecniche (+56,0%), hanno visto un ingresso di immigrati con maggiore qualificazione. Anche la sanità e l’assistenza sociale risultano in espansione (+77,6%).
Dal punto di vista territoriale, le imprese immigrate si diffondono in tutto il Paese, con una crescita marcata anche nelle aree meno dinamiche. Il Nord rimane il principale polo attrattivo, con Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto in testa. Tuttavia, anche il Sud registra aumenti significativi, in particolare in Campania (+72,8%) e Puglia (+33,8%).
Oltre il 79,4% delle attività autonome gestite da immigrati è riconducibile a persone nate al di fuori dell’UE. Le imprese individuali rappresentano la forma predominante, con 483mila unità registrate nel 2023. I principali protagonisti di questa espansione sono i cittadini di Marocco, Romania e Cina, che costituiscono il gruppo più numeroso di titolari d’impresa.
L’analisi dei settori di attività rivela dinamiche interessanti:
- Gli imprenditori marocchini confermano la loro storica vocazione commerciale, con il 72% delle imprese individuali attive nel commercio. Tuttavia, si osserva una crescente diversificazione: i servizi alle imprese (+88,6% rispetto al 2013) e le attività di servizi vari (+300%) stanno emergendo come nuovi ambiti di sviluppo.
- Gli imprenditori romeni mostrano un maggiore equilibrio settoriale. Sebbene l’edilizia rimanga il settore principale (56,1%), ha subìto una contrazione del 10% rispetto al 2013. In parallelo, si registra un forte aumento nel commercio (+250%), nei servizi di alloggio e ristorazione (+608,1%) e nel noleggio e servizi alle imprese (+262,5%), segnale di un progressivo orientamento verso comparti a maggiore valore aggiunto.
- Gli imprenditori cinesi mantengono una solida presenza nel panorama economico italiano, con una crescita del 13% tra il 2013 e il 2023. Tuttavia, la loro quota percentuale sul totale delle imprese immigrate è scesa dall’11,3% al 10,5%, suggerendo una fase di consolidamento piuttosto che di espansione incontrollata.
Parallelamente, emergono nuovi attori dell’imprenditoria immigrata: le comunità di Pakistan (+130,7%), Bangladesh (+47,3%) ed Egitto (+40%) registrano gli incrementi più rilevanti, segnalando un mutamento nelle dinamiche economiche del Paese.
L’imprenditoria immigrata è ormai una colonna portante dell’economia italiana, un motore di crescita che, negli ultimi decenni, ha assunto un ruolo strutturale. Gli imprenditori stranieri non sono solo operatori economici, ma veri e propri agenti di cambiamento, capaci di trasformare il tessuto sociale e produttivo del Paese. Attraverso l’analisi statistica della loro presenza, è possibile cogliere le dinamiche di sviluppo, le sfide e le opportunità legate a questo fenomeno, offrendo strumenti preziosi per orientare politiche pubbliche e strategie di inclusione più efficaci.
Tale fenomeno si inserisce in un contesto globale caratterizzato da interconnessioni economiche sempre più profonde, migrazioni transnazionali e nuove forme di partecipazione al mercato del lavoro. Gli imprenditori immigrati non si limitano a seguire il cambiamento: lo guidano, ridefinendo modelli produttivi e sperimentando strategie innovative per affrontare le trasformazioni economiche. La loro capacità di adattarsi, resistere alle crisi e creare nuove opportunità di impiego dimostra un dinamismo che supera le narrazioni semplicistiche di vulnerabilità, rivelando una forza imprenditoriale che arricchisce l’intero sistema economico.
L’impatto dell’imprenditoria immigrata non contribuisce solo alla creazione di valore economico, ma si estende anche alla dimensione sociale, favorendo la coesione e l’integrazione delle comunità straniere nel tessuto delle comunità. Le imprese fondate da cittadini stranieri sono spesso caratterizzate da una forte capacità di adattamento ai mutamenti del mercato e da una propensione all’innovazione. Inoltre, generano occupazione non solo per altri immigrati, ma anche per i cittadini italiani, favorendo così un’interazione positiva tra gruppi diversi e contrastando fenomeni di marginalizzazione. Come noto, le città globali traggono beneficio dalla presenza di imprenditori migranti, che apportano nuove energie e modelli di business innovativi.
Tuttavia, permane una questione irrisolta legata alla scarsa percezione dell’imprenditoria immigrata nell’opinione pubblica. Se da un lato esistono esempi di successo che testimoniano la capacità degli imprenditori stranieri di creare valore aggiunto, dall’altro, persistono stereotipi e barriere culturali che ne ostacolano il pieno riconoscimento. Il superamento di tali pregiudizi passa attraverso strategie comunicative mirate, che valorizzino il contributo positivo delle imprese immigrate al benessere collettivo e ne riconoscano il valore strategico per il futuro dell’Italia. È altresì fondamentale incentivare meccanismi di dialogo tra gli imprenditori immigrati e le istituzioni, affinché si possano individuare soluzioni condivise per le sfide emergenti.
Un aspetto spesso sottovalutato è la capacità degli imprenditori immigrati di fungere da ponte tra l’Italia e i mercati internazionali, facilitando gli scambi commerciali con i Paesi d’origine e contribuendo all’internazionalizzazione del sistema produttivo nazionale. La presenza di reti imprenditoriali transnazionali consente di accedere a nuove opportunità di export e di importazione, favorendo un’interconnessione più fluida tra le economie. Inoltre, in un’epoca di forte concorrenza globale, la diversificazione delle competenze e delle prospettive culturali offerte dagli imprenditori immigrati può rappresentare un vantaggio competitivo per l’economia italiana.
Allo stesso tempo, la crescita dell’imprenditoria immigrata pone la questione della sostenibilità e dell’inclusione nei circuiti istituzionali e finanziari. Un maggiore supporto da parte delle istituzioni e degli enti di credito potrebbe incentivare la transizione delle imprese immigrate da una dimensione precaria a una pienamente strutturata, con effetti positivi sia per gli imprenditori stessi che per l’intero ecosistema produttivo.
L’imprenditoria immigrata in Italia si conferma un fenomeno in continua espansione, generando occupazione, innovazione e crescita economica. Le imprese guidate da immigrati si concentrano in settori chiave come commercio, edilizia, ristorazione e servizi alla persona, ma stanno progressivamente ampliando la loro presenza anche in ambiti tecnologici e innovativi. Questo dinamismo contribuisce alla crescita del PIL, all’aumento del gettito fiscale e alla diversificazione del tessuto produttivo.
Per massimizzare i benefici derivanti da questa realtà, è essenziale adottare politiche mirate che rimuovano le barriere linguistiche, favoriscano l’accesso al credito e semplifichino le procedure amministrative, facilitando così lo sviluppo delle potenzialità imprenditoriali degli immigrati. Strumenti come il microcredito, i programmi di mentorship e le reti di supporto imprenditoriale possono agevolare l’inclusione e il successo delle imprese immigrate, contribuendo a un sistema economico più dinamico e resiliente. Inoltre, promuovere una narrativa positiva sull’imprenditoria straniera aiuta a contrastare stereotipi e a rafforzare la percezione del valore strategico di questo fenomeno per il futuro dell’Italia.
Un ulteriore elemento chiave è il dialogo tra imprenditori immigrati e istituzioni, essenziale per individuare soluzioni condivise alle sfide emergenti. La creazione di spazi di co-working, incubatori d’impresa e piattaforme di networking interetnico favorisce lo scambio di conoscenze e il rafforzamento delle competenze, incentivando la collaborazione tra imprenditori di diverse origini. Inoltre, una maggiore integrazione delle imprese immigrate nelle filiere produttive nazionali potrebbe rendere l’economia italiana più solida e competitiva. Riconoscere e valorizzare il ruolo degli imprenditori stranieri come parte integrante del sistema produttivo è una scelta strategica che può tradursi in benefici tangibili per l’intera collettività.
Il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2024 evidenzia come, nonostante le sfide legate all’accesso al credito, al riconoscimento delle qualifiche e alle barriere burocratiche, gli imprenditori immigrati abbiano dimostrato una straordinaria capacità di adattamento e diversificazione. L’aumento delle società di capitale, l’ingresso in settori ad alto valore aggiunto e il crescente protagonismo femminile segnalano una progressiva integrazione economica e una forte resilienza.
Per valorizzare appieno questo potenziale e favorire un ambiente imprenditoriale più inclusivo e competitivo, sono necessarie azioni mirate a diversi livelli. Di seguito, alcune raccomandazioni tratte dal Rapporto: °
- Facilitare l’accesso al credito e ai finanziamenti
- Creare strumenti finanziari dedicati, come fondi di garanzia e microcredito agevolato, per sostenere le imprese immigrate, in particolare le startup innovative e le imprese con dipendenti.
- Promuovere la collaborazione tra istituzioni bancarie, associazioni di categoria e camere di commercio per facilitare percorsi di educazione finanziaria.
- Migliorare il riconoscimento delle qualifiche professionali e delle competenze
- Semplificare le procedure di riconoscimento dei titoli di studio e delle competenze acquisite nei Paesi di origine, riducendo gli ostacoli burocratici.
- Creare programmi di formazione e certificazione rivolti agli imprenditori immigrati per favorire l’accesso a settori più specializzati.
- Favorire la transizione dalle imprese individuali alle società strutturate
- Incentivare la costituzione di società di capitale attraverso agevolazioni fiscali e programmi di accompagnamento imprenditoriale.
- Potenziare i servizi di consulenza aziendale per supportare le imprese nella digitalizzazione, nell’innovazione e nell’espansione sui mercati internazionali.
- Sostenere l’imprenditoria femminile immigrata
- Creare programmi di mentoring e networking dedicati alle imprenditrici immigrate per facilitare lo scambio di competenze e opportunità di crescita.
- Incentivare la partecipazione delle donne immigrate a settori ad alto valore aggiunto, attraverso formazione mirata e accesso a finanziamenti specifici.
- Rafforzare il legame tra imprenditoria immigrata e sviluppo economico locale
- Promuovere iniziative di integrazione tra imprese immigrate e tessuto produttivo locale, incentivando la collaborazione con aziende italiane lungo le filiere del Made in Italy.
- Creare piattaforme di scambio commerciale con i Paesi di origine degli imprenditori immigrati, facilitando investimenti e opportunità di internazionalizzazione.
- Incentivare politiche di sviluppo inclusive
- Integrare l’imprenditoria immigrata nelle strategie nazionali di crescita economica, riconoscendone il ruolo chiave nella risposta alla crisi demografica e nell’innovazione produttiva.
- Promuovere un dialogo costante tra istituzioni, associazioni di categoria e comunità imprenditoriali immigrate per identificare criticità e proporre soluzioni condivise.
- Promuovere l’innovazione e il protagonismo delle nuove generazioni
- Valorizzare il potenziale creativo e tecnologico delle imprese guidate da giovani immigrati.
- Incentivare startup innovative e favorire il sostegno del sistema produttivo italiano per migliorare la competitività delle imprese immigrate sui mercati internazionali.
Conclusioni
Il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2024, curato da oltre dieci anni dal Centro Studi e Ricerche IDOS in collaborazione con CNA, mette in evidenza il ruolo strategico dell’imprenditoria immigrata nel rinnovare e rafforzare il tessuto economico italiano. I dati confermano come le imprese guidate da stranieri non solo continuino a crescere, ma dimostrino una straordinaria resistenza anche nei momenti di crisi economico-occupazionale, a differenza dell’imprenditoria autoctona, in costante contrazione. La recente pandemia di Covid-19 rappresenta una esplicita cartina di tornasole di questa tendenza in atto.
Questa espansione non è solo numerica, ma implica una trasformazione qualitativa del modello produttivo. Le imprese immigrate si sviluppano secondo una logica reticolare, simile a quella che ha storicamente caratterizzato il Nord-Est italiano e il sistema adriatico delle piccole e medie imprese, diffondendosi in modo capillare sul territorio. Questo approccio imprenditoriale, in netto contrasto con il modello industriale concentrato del Nord-Ovest, favorisce una crescita economica più distribuita, radicata nelle comunità locali e meno dipendente dai grandi poli metropolitani.
L’analisi delle imprese immigrate non può limitarsi a una classificazione per nazionalità, poiché queste realtà sono sempre più ibride, con una leadership multiculturale e una gestione che spesso coinvolge sia stranieri che italiani, inclusi gli imprenditori di seconda generazione. Questi giovani, nati in Italia da genitori immigrati, stanno emergendo come protagonisti del panorama imprenditoriale, contribuendo con competenze innovative e un approccio internazionale che potrebbe rivelarsi decisivo per la competitività del Paese.
Tuttavia, perché queste potenzialità possano tradursi in un autentico vantaggio per l’economia italiana, è necessario un cambio di paradigma: anziché ostacolare il percorso degli imprenditori immigrati con vincoli burocratici e normative inadeguate, occorre rimuovere le barriere e creare un ambiente che favorisca l’innovazione e la crescita. Questo è ancora più urgente in un’Italia che, stretta nella morsa del calo demografico e della fuga dei giovani talenti all’estero, rischia di vedere affievolito il proprio tessuto produttivo.
In questo contesto, l’imprenditoria immigrata non funge da volano solo per l’integrazione sociale, ma anche per la proiezione internazionale del Paese. Perché, in un’Italia che invecchia e fatica a tenere il passo, il motore dello sviluppo potrebbe parlare con accenti diversi, ma sempre con la lingua della creatività e dell’innovazione.
Dialoghi Mediterranei, n. 73, maggio 2025
Note
[1] Quest’ultima storia si ispira al delicato film di Laura Muscardin, intitolato “Billo, il grand Dakhaar” e realizzato nel 2008. https://www.mymovies.it/film/2008/billoilgranddakhaar/.
[2] www.dossierimmigrazione.it
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Antonio Ricci, PhD in Storia dell’Europa presso l’Università “La Sapienza” di Roma, è vicepresidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, un’istituzione di riferimento in Italia per gli studi sulle migrazioni e le politiche migratorie. Ha svolto ricerche approfondite sull’immigrazione in Italia e sull’emigrazione italiana, collaborando con esperti nazionali e internazionali. Le sue pubblicazioni e i suoi studi offrono analisi dettagliate delle dinamiche sociali e culturali legate alla migrazione in Italia e in Europa, contribuendo alla comprensione di un fenomeno in continua trasformazione.
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