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Il restauro del moderno: il Cotonificio siciliano

 Planimetria del Cotonificio (da «Metron» n.47, 1952)


Planimetria del Cotonificio (da «Metron» n.47, 1952)

di Cesare Ajroldi

Il Cotonificio siciliano a Partanna Mondello è un’opera dei primi anni ’50, elaborata, in  un periodo di grandi speranze nell’industrializzazione della Sicilia, all’interno dell’AIR (Architetti Ingegneri Riuniti), una società di architetti e ingegneri. In tutta l’operazione il principale ispiratore è Mimì La Cavera, presidente della Sofis e “pioniere” della industrializzazione, e tra i fondatori dell’AIR.

L’edificio è quello più noto nella produzione di Pietro Ajroldi, pubblicato su «Metron» e poi su alcune guide dell’architettura siciliana. La parte principale, il grande fabbricato per la filatura, ha un impianto simmetrico con un sistema semplice, basato sull’iterazione (sette volte) di una campata coperta con una volta a shed inclinata.

Alcuni elementi secondari (uffici, portineria, spogliatoio, edifici per altre lavorazioni) definiscono il complesso: i primi due sono costruiti in mattoni e pietra, gli altri sono capannoni di piccole dimensioni coperti a volta (vedi la planimetria pubblicata su «Metron»). 

Vista d’epoca del Cotonificio nel contesto

Vista d’epoca del Cotonificio nel contesto

La qualità principale del fabbricato per la filatura è data dalla luce che pervade l’intero spazio in modo assolutamente omogeneo, provenendo da Nord attraverso le grandi vetrate degli shed. È una luce assoluta, intensa, esaltata dal disegno dell’infisso, fatto di elementi in ferro di dimensioni estremamente ridotte e limitate all’essenziale. 

Lo spazio poi è unico, interrotto solo da pochi elementi nella campata centrale, che è di dimensioni minori delle altre, e ritmato soltanto dalla presenza dei grandi telai per la filatura, enormi macchine scure che scandiscono in modo ordinato il grande vuoto dell’edificio. 

3.Vista d’epoca: in primo piano la portineria e gli uffici

Vista d’epoca: in primo piano la portineria e gli uffici

All’esterno, il Cotonificio si presenta con la stessa austerità dell’interno, caratterizzato com’è da un basamento in pietra che è l’unico elemento eccezionale rispetto al susseguirsi delle campate voltate. Il luogo è (era) assai suggestivo, a ridosso di una delle scabre belle montagne che recingono l’antica Conca d’Oro, la piana in cui giace Palermo con i suoi immediati dintorni. 

Viste d’epoca: l’edificio della filatura

Vista d’epoca: l’edificio della filatura

Semplicità, razionalità, mediterraneità, uso sapiente dei materiali, sono forse le cifre che possono definire l’architettura di Pietro Ajroldi e della sua opera principale. Gli elementi architettonici di  questa sono poi ripetuti in molte varianti di edifici industriali progettati e in parte realizzati successivamente (come, a esempio, la sede SACOS a  Siracusa, dello stesso periodo). 

Viste d’epoca: l’edificio della filatura

Vista d’epoca: l’edificio della filatura

Sezioni dell’edificio della filatura

Sezioni dell’edificio della filatura

Lo stato attuale è veramente sconfortante: l’edificio è abbandonato da molto tempo, estremamente degradato, con gli infissi sostituiti da altri con un disegno pesante e dozzinale, che fa perdere il carattere precipuo della luce assoluta che proveniva dagli shed. Ma soprattutto è stato chiuso in buona parte con una grande copertura metallica a protezione delle volte che elimina completamente la luce, ma che per fortuna mantiene al di sotto la struttura originaria delle volte. È stata aggiunta, in direzione della montagna, un’altra campata della stessa dimensione delle altre. 

Inoltre è stato cambiato radicalmente l’intorno, in particolare con la recente costruzione di un grande complesso commerciale e l’eliminazione o la modificazione di alcuni dei corpi secondari del Cotonificio (vedi la pianta dello stato attuale).

Planimetria dello stato di fatto (da D. Cottone, Il restauro del moderno e il tema dell’uso. Il Cotonificio siciliano di Pietro Ajroldi, Roma 2011)

Planimetria dello stato di fatto (da D. Cottone, Il restauro del moderno e il tema dell’uso. Il Cotonificio siciliano di Pietro Ajroldi, Roma 2011)

Alcuni anni fa, era stato presentato in Comune un progetto di un grande numero di residenze, che comportava la demolizione dell’edificio. In quest’ultimo periodo, una battaglia da me tenuta in collaborazione con alcuni consiglieri comunali, l’associazione Aiace di Partanna, l’associazione Salvare Palermo e l’Assessorato al Bilancio della Regione, ha portato alla decisione contraria al progetto di case e favorevole alla salvaguardia del monumento del Cotonificio.

A seguito di questa deliberazione, la Regione ha provveduto all’eliminazione dello strato di amianto posto sopra le volte, ma tuttavia non è stato operato nessun intervento di protezione delle stesse, che sarebbe stato indispensabile.

Il processo di salvaguardia si è concretato ora nella volontà della Regione (proprietaria dell’area, situazione di cui non c’era piena consapevolezza) di organizzare un concorso di idee per la progettazione. 

Sul Cotonificio è stato elaborato, da parte di Dario Cottone, un progetto all’interno del Dottorato di ricerca in Progettazione con sede a Palermo, che ho seguito come tutor: ne parlo perché questi elaborati sono per me esemplificativi del processo da fare sull’edificio, e corrispondono in pieno agli obiettivi che il Dottorato si è dati: analisi puntuale dell’opera, del suo contesto storico, dell’autore e delle sue intenzioni esplicitamente espresse attraverso pubblicazioni e ritrovamenti d’archivio. 

Vista attuale dell’ingresso: a destra, di scorcio, la struttura metallica aggiunta per la protezione della copertura (da D. Cottone, cit.)

Vista attuale dell’ingresso: a destra, di scorcio, la struttura metallica aggiunta per la protezione della copertura (da D. Cottone, cit.)

Di qui, emerge la chiara individuazione dei princìpi, delle regole che determinano i caratteri dell’opera, e da cui parte l’operazione progettuale di restauro. Il progetto in effetti consiste nella rimessa in luce dei valori costitutivi dell’opera, per quanto possibile, e nella ipotesi di trasformazione d’uso che quasi sempre coinvolge questi edifici degradati del moderno. Il progetto viene quindi sottratto per buona parte ai caratteri di arbitrarietà, diviene in qualche modo necessario, diventa in sostanza interpretazione del carattere dell’opera sottoposta al restauro. 

E in questo caso, con ogni evidenza, restauro e progetto sono   assolutamente coincidenti, come avviene in tutti i casi in cui l’operazione non si limita alla sola conservazione. Nel progetto del Cotonificio, la restituzione della qualità della luce assume il carattere principale, assieme a quello del recupero dell’impianto chiaro dell’edificio, attraverso l’eliminazione di una serie di elementi incongrui costruiti successivamente. 

Attraverso il tema della nuova destinazione d’uso, si compie un intero percorso di restauro del moderno, volto in questo caso alla conoscenza di un’opera significativa ma poco conosciuta, e anche, come si spera a seguito degli ultimi avvenimenti, a un intervento che salvaguardi, attraverso le istituzioni preposte al riconoscimento di qualità del moderno, un edificio in grave pericolo di degrado.

Dialoghi Mediterranei, n. 56, luglio 2022

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Cesare Ajroldi, ha cominciato la propria carriera accademica con Alberto Samonà, diventando in seguito professore ordinario, direttore del Dipartimento di Storia e progetto nell’architettura all’Università di Palermo, oltre che coordinatore del dottorato in Progettazione architettonica con sede nel capoluogo siciliano. Ha partecipato a numerosi concorsi nazionali e internazionali dal 1970 al 2004, ottenendo il II premio per lo ZEN e l’Università di Cagliari (1972, capogruppo G. Samonà). Tra le opere più recenti, la scuola media a Niscemi (realizzata) e il progetto di Autostazione Sud a Palermo. Tra le pubblicazioni più recenti: Monumento e progetto a Palermo (Roma, 2005), Expo Lisboa 1998 Paris-Palermo (Roma, 2007), Per una storia della Facoltà di Architettura di Palermo (Roma, 2007), Innovazione in Architettura (Palermo, 2008), La Sicilia i sogni le città. Giuseppe Samonà e la ricerca di architettura (2014).

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