di Franco Pittau, Juergen Schleider
Introduzione: le motivazioni e l’articolazione di questo approfondimento
Siamo ormai tutti testimoni del diffuso studio delle lingue estere, che la crescente globalizzazione in campo non solo economico-commerciale, incrementa sempre più. Basti pensare alle esigenze di leggere un’opera letteraria nella sua lingua originale, al desiderio di parlare l’idioma di un Paese che si intende visitare, alla soddisfazione di tenere una lezione o una conferenza nella lingua madre dei componenti della struttura dalla quale è stato rivolto l’invito, alle maggiori opportunità che la conoscenza di più lingue garantisce a livello professionale e anche alla possibilità di rivolgersi a una persona a noi cara con le parole a lei familiari anche se con una pronuncia e una grammatica non proprio perfetta.
È pur vero che l’inglese, in quanto lingua franca, si propone spesso come un passe-partout, ma non può essere considerato la soluzione universale in tutte le circostanze. Pertanto, è fondato ritenere che l’apprendimento delle altre lingue persista come un risvolto specifico derivante dalla necessità di comunicare con le persone segnate da altre culture e da altre lingue. Questa necessità è stata fatta propria anche dalle autorità pubbliche di ciascun Paese, che hanno introdotto l’insegnamento delle lingue estere nell’ordinamento delle loro scuole e delle loro università, privilegiando l’inglese ma prevedendo anche l’inserimento di qualche altra lingua estera nelle scuole secondarie superiori e una più ampia scelta nelle università.
Parallelamente a quanto avvenuto nel settore pubblico anche a livello di singole persone si riscontra da tempo una maggiore disponibilità all’apprendimento delle lingue straniere, andando a lezione presso scuole private o iscrivendosi a piattaforme e praticando un apprendimento on line. Per le autorità pubbliche di un Paese l’ambito linguistico è diventato importante anche nella conduzione dei rapporti con i diversi Stati, di cui è parte integrante la diplomazia culturale. Essi, infatti, sono impegnati a promuovere la loro lingua all’estero, a stipulare accordi per farla inserirle negli ordinamenti scolastici e universitari e anche a istituire sul posto scuole bilingui. Alla base di questa particolare attività diplomatica si colloca la convinzione secondo cui un Paese, quando è riuscito a far conoscere maggiormente la propria lingua, sarà facilitato anche nei rapporti che riguardano gli scambi economici, oltre che culturali.
È comprensibile ché insorgesse la curiosità di conoscere i risultati derivanti da questa accresciuta attenzione alle lingue estere, quantificando il numero degli studenti per ciascuna di esse: tra l’altro, per le diplomazie culturali tale conoscenza è indispensabile per meglio programmare le strategie di ulteriore diffusione. Il presente articolo risponde a questa esigenza conoscitiva ed è stato originato dal disorientamento che in noi è insorto quando, avendo per ragioni pubblicistiche dovuto studiare la specifica bibliografia, siamo incorsi inizialmente in un disorientamento non già per la mancanza di graduatorie delle lingue più studiate bensì, spesso, per le spiegazioni sulla metodologia che condusse alla loro elaborazione.
Qui noi riproponiamo, auspicabilmente in maniera semplice, il laborioso percorso fatto. Prendiamo l’avvio da Ulrich Ammon, un prestigioso sociolinguista tedesco che dedicò (è morto nel 2019) a questo tema decenni di specifiche ricerche. Vedremo anche come questa indagine accademica di impostazione classica è stata da ultimo completata da indagini improntate a metodologie di tipo innovativo rivolte agli adulti che non studiano le lingue nell’ambito delle strutture pubbliche. Segnaleremo inoltre come le indagini quantitative, che dal 1987 in poi sono state condotte in Italia sulla diffusione della lingua italiana all’estero, attestino una sostanziale concordanza con la graduatoria di Ammon. Lo stesso si può dire della lingua tedesca secondo i dati recenti diffusi dal governo di questo Paese, tradizionalmente impegnato nella diffusione della sua lingua all’estero.
Infine nelle conclusioni porremo in evidenza l’utilità degli approfondimenti di natura quantitativa. Purtroppo non è disponibile, a differenza di quanto avviene per le lingue più parlate nel mondo, un rapporto periodico su quelle più studiate che, invece, da una parte possono assicurare notevoli vantaggi ai Paesi che la promuovono e, dall’altra, possono costituire un incentivo agli scambi culturali. L’iniziale approfondimento statistico ci ha così portato a un livello ben superiore rispetto ai meri dati numerici.
L’apporto del sociolinguista Ulrich Ammon
Quando si è interessati a individuare quale sia il posto di una lingua tra quelle più studiate si è soliti partire, per l’accuratezza con la quale essa fu predisposta, da una graduatoria elaborata dal prof. Ulrich Ammon, che spesso è citata come “La graduatoria di The Washington Post”, anche se il giornalista si limitò a pubblicarla e a commentarla, così facendo, favorendo un’ampia conoscenza delle idee [1] .
Il primo articolo apparso su questo giornale è del 23 aprile 2015, firmato da Rick Noack e Lazaro Ganio con il titolo e “The world’s languages, in 7 maps and “In charts”. Il secondo articolo è del 24 settembre 2015, scritto da Rick Noack (“The future of Language”).
Abbiamo letto i due articoli che, come è comprensibile avvenga su un quotidiano, non sono in grado di rispondere adeguatamente a chi è interessato ad approfondire la metodologia seguita da Ammon e perciò sulla sua figura di sistematico studioso della diffusione delle lingue conviene soffermarsi [2]. Ulrich Ammon fu un apprezzato socio-linguista che insegnava presso l’università di Duisburg. Egli fu autore di numerose opere (24) di moltissimi articoli (300). Considerato uno dei maggiori esperti della diffusione della lingua tedesca, tra le innumeri realizzazioni vi è anche l’impegnativa curatela del manuale sulla lingua e la società in tre volumi che includono 257 saggi, scritti da 200 esperti per un totale di 2.622 pagine: alla sua uscita l’opera fu considerata il più completo manuale di sociolinguistica nel mondo [3].
Ammon è stato membro di diverse organizzazioni scientifiche (e anche presidente della Società tedesca di linguistica applicata), ha fatto parte di parecchi comitati scientifici di riviste. Acquisì col tempo un’ampia conoscenza della diffusione delle lingue grazie anche ai suoi numerosi spostamenti come professore ospite in università estere, dagli Stati Uniti all’Australia e naturalmente in diversi Paesi europei. Su questo autore in Italia, a differenza di quanto si riscontra in Germania, poco si è scritto e per questo motivo abbiano consultato direttamene l’ultima e più importante pubblicazione del 2015 Die Stellung der deutschen Sprache in der Welt. Quest’opera risulta legata da un filo di continuità con il suo volume del 1991 dal titolo simile: Internationale Stellung der deutschen Sprache [4]. A compendiare sinotticamente i risultati di una ricerca così impregnativa fu una graduatoria dedicata alle lingue più studiate nel mondo, volta a quantificarne la loro fusione. L’illustre studioso, dopo un approfondimento di diversi decenni, aveva maturato una vasta conoscenza di questo complesso tema, facendosi anche carico di analisi comparative della lingua tedesca con altre lingue e pervenendo, al termine di questo percorso, a elaborare la citata graduatoria delle lingue più studiate nel mercato linguistico globale (quella ripresa da The Washington Post, come già precisato). Nelle sue analisi, passò in rassegna le molteplici forme nelle quali la comunicazione nelle diverse lingue si sviluppa a livello internazionale nei diversi campi d’azione: economia, scienza, diplomazia, turismo e media, prendendo in considerazione anche le espressioni più moderne legate a internet e alle sue derivazioni.
Importanza e limiti delle graduatorie
Ammon perfezionò la sua graduatoria a più riprese perché la stessa, con il passare del tempo e l’evolversi delle situazioni, aveva bisogno di essere aggiornata. Non bisogna riferirsi alla sua graduatoria con superficialità e mancanza di senso critico: così con questa lettura approssimativa non ci si renderebbe conto dell’accuratezza con cui la tabella fu elaborata e del significato complessivo dei suoi studi. La tabella, infatti, non fu l’unico aspetto del suo impegno, anche se la stessa risultò molto funzionale al diffuso desiderio di una conoscenza comparativa tra la diffusione della propria lingua e quella delle altre lingue.
Per comprendere il significato di una graduatoria nel dovuto senso critico bisogna tenere conto che le statistiche, anche quando si basano su dati comunicati dalle istituzioni pubbliche, sono sempre soggette a qualche margine d’imprecisione e ancor di più lo sono quando le fonti sono meno strutturate. A tale carenza si può rimediare solo in presenza di una molteplicità di fonti, attuando tra le stesse una sorta di confronto circolare e rimediando ai limiti di una fonte tramite la comparazione con le altre, giungendo a un dato finale basato su questa circolarità posta a garanzia della sua validità. Purtroppo, quando si opera a livello globale, difficilmente è possibile disporre di molteplici fonti su ogni singolo Paese e proprio per questa ragione bisogna essere pienamente consapevoli della cautela necessaria nel valore da attribuire ai dati a disposizione.
In realtà, i dati disponibili sulle lingue più studiate, che hanno conosciuto un’ampia diffusione dopo la loro pubblicazione da parte di Ammon nel 2015, sono spesso considerati una sorta di verità oggettiva, mentre in noi (come già lo fece Ammon) ci accingiamo a sollevare diverse e fondate perplessità che richiedono un adeguato approfondimento.
La metodologia di ricerca del prof. Ammon
La metodologia di ricerca del prof. Ammon è consistita nel completare i contenuti negli archivi classici con quelli di natura empirica, in ciò aiutato dalle sue conoscenze delle statistiche ufficiali e delle indagini sul campo, per poi stabilire la collocazione differenziata delle varie lingue nella graduatoria di quelle più studiate [5]. Questa impostazione è stata da lui riassunta nel seguente processo circolare:
Possiamo senz’altro dare per certo che egli, per riuscire a stilare la sua graduatoria, ebbe un’idea ben precisa su come si raccolgono per singolo Paese i dati sugli studenti di lingue estere, come si possono stimare i dati per i Paesi che non li hanno forniti prendendo come riferimento quelli di un Paese dalla stessa impostazione scolastica e dalla stessa tradizione culturale, come in uno stesso Paese si può completare la stima per le scuole che non hanno fornito questi dati, come ricercare i dati degli iscritti ai corsi di una lingua straniera organizzati dallo Stato che la promuove o anche da scuole private o comunque non incluse nel sistema scolastico pubblico (come la poderosa organizzazione delle Volskhochschule in Germania e in Austria), come tener conto di quelli che apprendono le lingue straniere partecipando a iniziative di docenza promosse nell’ambito del volontariato (come noto, di portata veramente notevole in Italia), come stimare il numero delle persone che studiano per proprio conto le lingue estere
Su tutti questi aspetti sarebbe stato quanto mai interessante ottenere direttamente da lui (ma senz’altro lo avrà fatto con i suoi studenti, rispondendo alle loro domande) fornendo spiegazioni specifiche a chiarimento della sua metodologia. Riteniamo che, a fronte della vastità dei compiti prima richiamati, anche uno studioso capace come lui, altro non abbia potuto fare se non utilizzare al meglio la documentazione reperita e, tenuto conto di ciò, non mancheremo di porre in evidenza i limiti ai quali è stato soggetto quando entreremo nel merito delle fonti da lui utilizzate. Quanto appena detto è sufficiente a fare capire che nel leggere la graduatoria non bisogna lasciarsi intrappolare da una lettura semplicistica.
Ammon e la complessa ricerca delle fonti statistiche
Con grande diligenza Ammon raccolse la documentazione diffusa dalle strutture pubbliche nazionali sul numero delle persone che all’estero studiavano le loro lingue. Sottolineiamo che in questo caso egli operò meramente come raccoglitore e, senza entrare formalmente in una complessa analisi critica di queste fonti, si limitò, all’occorrenza, a inserire una sorta di clausola di salvaguardia, collocando i dati ottenuti tra un’minimo e un massimo, cercando così di comporre la fonte consultata con altri dati a sua conoscenza.
Le fonti consultate sono di molteplice natura: statistiche ufficiali, libri e altre pubblicazioni (in tal caso sono citate anche le pagine), siti ed istituzioni (in tal caso viene precisato quando i dati sono stati forniti oralmente). Alcune di queste fonti risalgono al 2000 e tutte, comunque, si collocano prima del 2010, anno in cui furono utilizzate per elaborare la graduatoria con i valori percentuali.
Conviene ora passare in rassegna queste fonti, riprendendole dal volume di Amon del 2015:
per l’inglese: Krystal 1997 e 2003, Gradol 2006, per la visione d’insieme. Basti accennare a una certa sua perplessità nei confronti di questi autori, non avendo in essi si riscontrato una netta distinzione tra gli anglofoni di madrelingua e quelli che studiano inglese come lingua straniera. Tatto sta che, a dispetto di tanta cautela e tanto tempo trascorso, l’indicazione di 1,5 miliardi di persone che studiano annualmente l’inglese, e così anche i valori riportati per le altre lingue, continuano a essere citati come immutabili, mentre Ammon aveva proposto delle stime, basate su fonti non del tutto soddisfacenti ma, comunque, sufficienti a stabilire una graduatoria approssimativamente corretta;
per il francese: www.diplomatie.gouv.fr/en/france-priorities_1/francophony-french-lingual_1113/french-lingual_1934/promoting-french_4450/global-initiatives_4451/ Resta da osservare che questo link non è più attivo su internet. Promotioning-and-Teaching-french-abroad_6881.html?var_recherche= French learners; questa fonte è stata consultata nel mese di gennaio 2010)
per il cinese: Graddol 2006: Il numero indicato di trenta milioni di studenti di questa lingua è in linea con la valutazione del Governo cinese, che a tale data si aspettava un aumento di cento milioni di studenti negli anni successivi, mentre la stima di Markus Taube, dell’Università degli studi sull’Asia orientale di Duisburg-Essen, operava una drastica riduzione, portando la stima a soli a tre milioni di studenti;
per il tedesco: StADaF 2005;
per lo spagnolo: Enciclopedia del Español 2006;
per l’italiano: la stima è stata comunicata ad Ammon da Andrea E. Samà, responsabile del dipartimento culturale dell’Ambasciata d’Italia a Berlino. Il numero di otto milioni di studenti, collocato agli inizi degli anni ‘2000, probabilmente era stato basato sull’alto numero delle seconde e terze generazioni di italiani all’estero, peraltro segnate da una crescente disaffezione nello studio dell’italiano e impone interrogativi sulla sua fondatezza, di cui ha tenuto conto anche Ammon, che propone un suo ridimensionamento con anche una stima di minima pari a tre milioni di studenti.
per il giapponese: Japan Foundation 2008;
per il russo: i dati si trovano in una pubblicazione di Ammon del 2000;
per il portoghese: i dati si trovano in una pubblicazione di Ammon del 2000.
La graduatoria del 2010 con i soli valori percentuali
Ammon, dopo aver acquisito i dati da diverse fonti, nel 2010 elaborò una graduatoria delle lingue più studiate e assegnò a ciascuna di esse dei valori percentuali, che da una parte costituivano una base sufficiente per elaborare una graduatoria e, dall’altra, garantivano quella flessibilità necessaria per mantenere lo stesso ordine per le singole lingue anche nel caso di modifica del numero assoluto dei rispettivi studenti.
Le lingue più studiate al mondo percentuali (Ammon 2015 e 2010)
No. d’ordine | Lingua | Valori % |
1 | Inglese | 69% |
2 | Francese | 7% |
3 | Spagnolo | 6% |
4 | Tedesco | 5% |
5 | Italiano | 2% |
6 | Cinese | 2% |
7 | Altre | 9% |
8 | Tutte | 100% |
La graduatoria del 2015 con la stima del numero degli studenti per ciascuna lingua
Nella sua graduatoria del 2015, basandosi su quella precedente (limitata, come si è visto, ai soli valori percentuali), Ammori a ciascuna lingua assegnò un numero preciso di studenti annuali, riprendendo i dati che era andato da tempo acquisendo. Un altro cambiamento rispetto alla graduatoria del 2010 fu la variazione effettuata all’apice con la collocazione del cinese al terzo posto dopo l’inglese e il francese e la retrocessione dell’italiano al sesto posto, preceduto ancora dallo spagnolo e dal tedesco La graduatoria di Ammon con i valori assoluti (la stessa pubblicata da The Washinton Post) non incluse più i valori percentuali.
Non va dimenticato che questo meticoloso ricercatore, da una parte aveva invitato a considerare i numeri da lui acquisiti di per se stessi soggetti al cambiamento e, per giunta offerti da fonti non prive di lacune, soggetti perciò a fondate riserve, per cui, convinto di proporre una stima e non una somma aritmetica, all’occorrenza suggerì una stima prudenziale di un minimo e, inoltre, raccomandò di badare maggiormente all’ordine delle lingue nella sua graduatoria piuttosto che il numero degli studenti assegnati a ciascuna di esse.
Ribadiamo, infine, che non si trattò di dati innovativi, essendo stati gli stessi da lui acquisiti in diverse date a partire dai primi anni ‘2000.Sugli stessi Ammon nutrì certamente delle riserve e ne propose l’utilizzo con le seguenti parole: «Nel mio tentativo di determinare i numeri assoluti sulla base di varie fonti, sono arrivato a quelli menzionati nella Tabella K.7-3 (per lo più già i riportati in Ammon 2010c: 105)».
Graduatoria delle lingue più studiate: valori assoluti (Ammon 2015)
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Necessità di un’analisi critica dei valori assoluti riportati nelle diverse fonti
Al termine di questa analisi riferita alle diverse fasi che portarono alla compilazione della graduatoria, permangono perplessità non tanto sui posti assegnati alle singole lingue, che sostanzialmente risulta correttamente impostata anche alla luce di altre indagini sulle quali riferiremo, bensì sula completa attendibilità dei valori assoluti assegnati alle singole lingue, da cui deriva un atteggiamento critico sulle diverse fonti.
Ammon riportò nella sua graduatoria la lingua inglese al primo posto con un 1,5 miliardi di studenti annualmente: questo fu il totale attestato dagli studi di Krystal (2003) e Gradol (2006). Sarebbe stato più appagante se Ammon, apprezzato per la sua rigorosa metodologia, avesse commentato i vari passaggi con cui i due autori prima citati erano arrivati a una stima di finale di1,5 miliardi di studenti, manifestando più diffusamente le ragioni della sua perplessità. Ciò sarebbe stato d’aiuto per aggiornare tale numero che, a distanza di un ventennio, continua a essere ripetuto senza alcuna riflessione sul valore stabilito inizialmente e, ancora di più, senza interrogarsi sul suo adeguamento, quasi si trattasse di un valore immutabile.
Questa verifica avrebbe comportato di esaminare, con riferimento, se non tutti i Paesi, almeno a quelli più significativi, il numero degli studenti d’inglese nei vari gradi di scuola, nelle università, nei corsi extrascolastici promossi da istituzioni pubbliche, da organizzazioni private, da Paesi esteri, da piattaforme on line e così via, raccogliendo così tutte le statistiche disponibili e distinguendo tra chi studia l’inglese come madrelingua e chi lo studia come lingua straniera.
Mancando le spiegazioni su questi passaggi, non possiamo fare altro che confermare le nostre forti perplessità sui valori assoluti riportati nella graduatoria di Ammon del 2015, che però non riguardano l’autorevolezza di questo autore (questo atteggiamento critico è stato da lui stesso suggerito) bensì l’area di nebulosità che permane rispetto ai numeri riportati dalle fonti.
Si potrebbe eccepire che è praticamente impossibile pervenire a un’indicazione così dettagliata degli studenti della lingua inglese in tutti i Paesi del mondo, ma questa affermazione è inesatta, come si può desumere da un caso a nostra conoscenza, quella dell’italiano [6].
Dal 2014 il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) ha dato l’avvio a un’indagine sistematica sulla diffusione dell’italiano nel mondo, monitorandone i dati in oltre cento Paesi, menzionando distintamente gli archivi sui quali si basa e precisando anche quando si tratta di stime (nei casi di mancata fornitura, in un determinato anno, dei dati ufficiali). Ebbene, al termine di questo percorso (non perfetto ma abbastanza rigoroso metodologicamente) il numero degli studenti d’italiano ai tempi della graduatoria del 2015 era di 2,3 milioni e non di 8 milioni, per cui su questo punto i valori assoluti comunicati ad Ammon da fonti italiane antecedenti all’inizio dell’indagine statistica periodica risultarono del tutto discordanti.
A giustificazione di Ammon si può dire che, di fronte al compito immane di stilare una graduatoria mondiale, egli non poteva che rifarsi ai risultati di indagini già condotte da altre strutture o altri studiosi scorrendo la bibliografia al riguardo, con l’unico accorgimento precauzionale di introdurre talvolta un valore minimo, equivalente a un invito a leggerli con prudenza.
In pratica, però, la tabella di Ammon del 2015 è considerata una sorta di verità oggettiva, che non viene sottoposta a un vaglio critico. Fu molto più accorto l’articolo di The Washington Post che nel 2015, diffondendo la tabella delle lingue con i relativi studenti. non mancò di sottolineare la maggiore insistenza di Ammon sui valori percentuali.
Una conclusione è d’obbligo. Tra i tanti rapporti periodici che si pubblicano manca finora quello sulle lingue più studiate nel mondo. Invece, quello sulle lingue più parlate, iniziato negli anni’30 del secolo scorso, è diventato sempre più organicamente strutturato ed è di grande utilità. Altrettanto si potrebbe dire di un rapporto sulle lingue più studiate, che sarebbe funzionale non solo al perfezionamento delle strategie di diffusione linguistica attuate da ciascun Paese, ma costituirebbe anche un incentivo al rapporto interculturale tra le stesse. La realizzazione di un siffatto rapporto sarebbe in continuità con l’impegno svolto da Ammon e ne valorizzerebbe il suo ruolo di precursore.
Le indagini tradizionali non sono in grado di intercettare tuti gli studenti
Per indagini tradizionali, condotte per accertare gli studenti di lingue estere, intendiamo innanzi tutto quelle che hanno riferimento alle banche dati del sistema scolastico e in quello universitario, nel quali si concentra il maggior numero dei soggetti che annualmente studiano una o più lingue estere. Queste nel sistema scolastico, sono studiate obbligatoriamente (come avviene per l’inglese), o sulla base di una scelta, da operare però all’interno delle lingue che le autorità scolastiche nazionali hanno inserito nei piani di studio (lingue curricolari) o talvolta anche al di fuori (ma in questo caso senza il supporto didattico previsto per quelle curricolari.
Naturalmente, presso le università le lingue straniere più studiate saranno quelle che già sono state insegnate nelle scuole secondarie di secondo grado. Poiché l’istruzione è obbligatoria e la popolazione studentesca costituisce una quota rilevante della popolazione totale, all’interno di un Paese interessato a diffondere la sua lingua quello della diplomazia culturale ha acquisito una grande importanza con l’obiettivo prioritario di ottenere i dati sugli studenti che hanno scelto la propria lingua e – aspetto questo dii maggiore rilievo– con lo scopo di fare inserire la propria lingua tra quelle curricolari. Gli accordi vengono adottati, sempre su base bilaterale, anche per istituire lettorati della propria lingua presso le locali università e dipartimenti specializzati che offrano la possibilità di conseguire la laurea e anche il dottorato con la previsione di dipartimenti d’italianistica, germanistica e così via. I dati sugli studenti annuali della lingua che interessa sono forniti dalle autorità scolastiche del posto, che invece raramente sono in grado di comunicare i dati sugli studenti di lingue al di fuori delle strutture d’insegnamento che non rientrano nell’ambito del sistema scolastico pubblico, come vedremo nel paragrafo
Un obiettivo più agevolmente conseguibile tramite indagine campionarie è la conoscenza di quanti hanno già imparato quella lingua. Per rimediare a queste difficoltà riferiamo alcune indagini di nuovo tipo.
La graduatoria di Duolingo delle lingue più diffuse [7]
Angela Cestaro, in un suo articolo sul sito Insignts dedicato alle lingue più studiate, propone di completare la riflessione sulla tabella di Ammon con la presa in esame delle graduatorie proposte Duolingo e Wordtips. Duolingo ha cercato di pervenire a una graduatoria degli studenti di lingue estere nel mondo. Duolingo è la nota piattaforma di studio on line, che nel corso del tempo ha registrato 500 milioni di iscritti in 194 Paesi (tra utilizzatori giornalieri e mensili), con una loro maggiore concentrazione negli Stati Uniti, in India e in Brasile [8].
Questa organizzazione, confrontando gli iscritti nel nuovo anno, con quelli già registrati nella piattaforma, è stata in grado di individuare le tendenze emergenti nella scelta delle lingue da studiare, pur basandosi su un campione significativo ma non scientifico: basti sottolineare al riguardo che le tendenze individuate non tengono conto delle scelte fatte nelle scuole e nelle università, come anche in altre strutture d’insegnamento linguistico: come ad esempio, nelle altre piattaforme d’insegnamento e presso le scuole private di lingue. Nonostante questi limiti (che in parte riguardano anche la graduatoria del prof. Ammon) è di notevole importanza l’individuazione delle tendenze congiunturali, che aiutano a leggere la graduatoria del prof. Ammon mostrando che alcune lingue al vertice perdono posizioni e diverse lingue orientali si affermano con un notevole dinamismo, mentre il tedesco e l’italiano reggono la loro posizione intermedia.
Sono differenti le caratteristiche tra la graduatoria proposta da Duolingo e quella del prof. Ammon. Quella di Duolingo, partendo dai dati a disposizione della piattaforma, ha inteso individuare non lo stock degli studenti di lingua nl (ci riferiamo al 2021) bensì le preferenze dei nuovi iscritti alla piattaforma, che sono in prevalenza adulti.
Si può constatare una sostanziale validità della graduatoria elaborata dal Ammon e ciò non deve sorprendere perché quella graduatoria si è basata su dati riferiti alla quota maggioritaria della popolazione che studia le lingue, nel cui ambito gli studenti delle secondarie superiori e quelli universitari possono essere considerati un’attendibile espressione delle tendenze linguistiche anche della popolazione adulta, in quanto a indirizzare i propri figli nella scelta delle lingue nelle scuole secondarie sono i genitori, mentre gli studenti universitari scelgono le lingue tenendo conto delle sue connessioni con le prospettive professionali che può assicurare in quel Paese, così come esse vengono prospettate nell’immaginario della popolazione adulta.
Sostanzialmente il gruppo delle lingue europee (inglese, francese, spagnolo, tedesco e italiano) è rimasto in testa, ma non senza cambiamenti di rilievo: lo spagnolo è stato più richiesto del francese e l’italiano è stato sopravanzato dal giapponese (un’altra lingua orientale in ascesa è il coreano) che evidenzia una sua forte attrattiva, a differenza invece (non senza sorpresa) del cinese (che dalla terza posizione scende all’ottava), così come per il russo si rileva una tendenza verso il basso.
Pertanto, oltre a svolgere questa funzione di conferma delle indagini tradizionali, l’apporto conoscitivo innovativo di questa indagine consiste nell’individuare le emergenti tendenze a rivolgere le preferenze a lingue che nel passato avevano ricevuto una minore attenzione.
Graduatoria mondiale delle lingue più studiate (Duolingo 2021) [9]
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La graduatoria Wordtips delle lingue più studiate
L’articolo di Angela Cestaro, come anticipato, menziona anche la graduatoria Wordtips delle lingue più studiate, compilata però non a livello mondiale ma per singoli continenti [10]. La metodologia Wordtips si è proposta inizialmente di aumentare le conoscenze degli appassionati ai giochi da tavolo basati sulle parole come “Scarabeo”, incrementando l’ampiezza del loro vocabolario. La corretta comprensione del funzionamento di questa metodologia (consultabile in https://word.tips/), ha consentito di utilizzarla anche per quantificare i diversi livelli d’interesse allo studiò delle lingue estere. Attraverso l’utilizzo del Keyword Planner, disponibile su Google, si è proceduto a conteggiare quante volte in ogni Paese è stata digitata, nel periodo di rilevazione, ogni singola lingua e si è proceduto a equiparare la richiesta di informazioni su una lingua dall’effettivo inizio di un corso da parte della persona che ha effettuato la digitazione, della cui sequenza però non si può essere certi.
Anche sulla base di questa metodologia, sulla base delle rilevazioni effettuate tra maggio 2020 e maggio 2021, l’inglese è risultato di gran lunga al primo posto, essendo la lingua più studiata in ben 108 Paesi. Nel Nord America è risultato di tutta evidenza il grande interesse allo studio del giapponese. Nelle diverse aree continentali sono state riscontrate preferenze per determinate lingue, che si affiancano al predominio dell’inglese, in qualche modo ridimensionandolo e talvolta insidiandone il primato (ad esempio in Danimarca e in Slovenia è prevalso lo sloveno).
Consonanza delle indagini svolte in Italia con la tabella di Ammon
In Italia, a partire dall’ultimo quindicennio del secolo scorso fino alle due decadi di questo decennio, sono state svolte diverse indagini, principalmente al fine di accertare la consistenza degli studenti d’italiano all’estero, ma non sono mancati dei riferimenti sulla posizione dell’italiano in graduatoria rispetto alle altre lingue estere. Le fonti per questi accertamenti sono stati quelli di tipo tradizionale (in prevalenza dati dei sistemi scolastici e delle università).
L’indagine di Ignazio Baldelli nel 1987 accertò che l’inglese, il francese, il tedesco, lo spagnolo e il russo erano i principali concorrenti dell’italiano [11]. Nel 1992 la Fondazione Agnelli condusse un’indagine per una serie di Paesi e pervenne alla seguente graduatoria per quanto riguardava il posto spettante alla lingua italiana tra le lingue più studiate: 3° posto in Argentina; 4° posto in Brasile, Canada, Gran Bretagna, Spagna USA; 6° posto in Germania [12].
Nell’ l’indagine Italiano 2000 il criterio posto alla base della graduatoria si fondava su questo interrogativo: una persona che vuole apprendere una lingua straniera, oppure che già ne conosce una (o due o tre) e ne vuole studiare un’altra ancora, con quale probabilità percentuale sceglie l’italiano? Secondo questo criterio l’italiano risultò al 5° posto in generale e al 1°posto solo quando si sceglie una quarta lingua [13]. In altre parole, solo in 12 casi su 100 l’italiano veniva preferito, quando gli interessati intendevano studiare anche una seconda lingua (ad esempio, ciò avviene a Malta). L’italiano era selezionato in un certo numero di casi da parte di quelli che decidevano di studiare una terza lingua straniera; l’italiano era la prima scelta da parte di chi, già avendo studiato altre tre lingue straniere, ne voleva apprendere una quarta; a livello generale, sulla base di quanto emerso nei paesi soggetti all’indagine, l’italiano risultò la quinta lingua più studiata nel mondo (come nella graduatoria di Ammon del 2010).
La ricerca Italiano 2010, che come quella precedente si è avvalsa della collaborazione della novantina di Istituti Italiani di cultura sparsi nel mondo, ha confermato il 5’ posto dell’italiano tra le lingue più studiate. Questa era anche la sua collocazione in graduatoria sia nell’Europa occidentale che in quella orientale, mentre la sua affermazione era più soddisfacente nelle Americhe e anche in Medio Oriente [14].
Infine, la ricerca Italiano 2020, promossa dall’Istituto di studi politici s. Pio V ha accertato che la posizione più ricorrente dell’Italiano si colloca tra il 4° e il 6°posto, il che significa che molto spesso viene superata dalle altre lingue europee (inglese, francese, tedesco e spagnolo in America Latina anche dal portoghese). Inoltre, in diversi contesti sono molto competitive altre lingue, come l’arabo nell’area mediterranea, il portoghese nell’Africa australe, il cinese, il giapponese e il coreano nell’Estremo Oriente.
La massima affermazione della lingua si realizza a Malta (al secondo posto dopo l’inglese) e quindi tra il secondo e il terzo posto in Australia, Argentina, Austria, di Ecuador e Serbia. Anche le indicazioni di questa indagine risultano nel complesso conformi a quanto previsto nella tabella di Ammon.
Riportiamo di seguito nei dettagli le posizioni accertate da Italiano 2020 [15]:
2°: Tirolo; Malta
2°-3_ posto: Albania, Argentina, Australia. Austria. Ecuador. Serbia
3°4°: Camerun, Canada, Cile, Francia, Germania. Grecia, Marocco, Messico, Perù Russia, Spagna
4°: Brasile, Giordania
4°-5°: Belgio, Egitto, India, Iran, Macedonia, Norvegia, Romania. Sudafrica, Tunisia, Turchia
5: Gabon, Gran Bretagna
5°-6°: Nuova Zelanda, Svizzera
6°: Finlandia, Paesi Bassi. Polonia, Senegal
6°-7°: Bulgaria, Cina. Etiopia
8°: Giappone, Svezia
I dati recenti sulla diffusione della lingua tedesca a confronto con la tabella di Ammon
A differenza della discordanza segnalata tra i valori contenuti nella tabella di Ammon con quelli successivamente accertati dal governo italiano, riscontriamo invece una sostanziale concordanza tra quelli indicati nella tabella e quelli ufficialmente diffusi dalle autorità tedesche. Questa sintonia non desta in noi sorprese perché il professore di Duisburg certante ebbe difficoltà a ottenere i dati dalle istituzioni di del suo Paese, da tempo impegnato nella diffusione della propria lingua attingendo a fondi adeguati.
È notevole la differenza riscontrabile rispetto all’Italia, confermatasi nei primi tre decenni del dopoguerra come il maggiore Paese d’emigrazione nel mondo occidentale e quasi esclusivamente impegnata nell’insegnamento dell’italiano tra i suoi emigrati. Al contrario, la Germania fu maggiormente dedita all’insegnamento del tedesco alle popolazioni autoctone, riscuotendo un crescente interesse. È fondato pensare che la vocazione del prof. Duisburg, che dedicò la sua carriera di accademico all’affermazione della lingua tedesca nel mondo, fosse stata influenzata da questa feconda attività promozionale.
A sostegno di quanto abbiamo affermato, riportiamo alcuni dati desunti da un rapporto curato dalle autorità governative sull’insegnamento della lingua tedesca nel mondo, che riporta i dati aggiornati al 2020: Deu Futsch als Fremdsprache in der Welt. Datenerhebing 2020 [16]. In questo rapporto troviamo un dato storico molto interessante in quanto riferito al 2015 (10 milioni e 43 mila studenti), completato dal dato relativo al 2020 (15 milioni e 400 mila studenti),.
Si sarebbe inizialmente portati a ritenere che la tabella di Ammon del 2015 abbia sottovalutato gli studenti all’estero della lingua del suo stesso Paese ma, in realtà, così non è stato perché alla base della tabella, per ragioni di omogeneità, egli pose una fonte del 2010, che non poteva tenere conto del forte aumento intervenuto nel successivo quinquennio.
Questo positivo andamento non fu confermato negli anni successivi. Mentre tra il 2010 e il 2015 intervenne un aumento di circa 5 milioni di studenti, tra il 2015 e il 2020, si registrò una diminuzione parimenti di circa 5 milioni di studenti in un mercato linguistico globale segnato dal crescente predominio dell’inglese, dal forte protagonismo assunto da diverse lingue orientali e da una maggiore concorrenzialità dello spagnolo, salvo restando che il tedesco è riuscito a mantenere la sua elevata posizione in graduatoria, seppure con un numero di studenti ridimensionato.
Nel 2020 I dati sugli studenti di tedesco in oltre di 100 Paesi, sono risultati così ripartitine aree geografiche:
- Africa: 1.639.634
- Nord, Centro e Sud America 812.225
- Asia e Oceania 1.773.750.
La presenza degli studenti è concentrata per più di un decimo del totale sia in Asia e in Oceania (considerate congiuntamente) e per un altro decimo in Africa. Questa presenza linguistica rende la Germania meglio preparata a far valere il suo ruolo in Oriente, l’area che già costituisce il perno di crescente importanza nell’economia. Lo stesso si può dire rispetto al continente africano, area meritevole d’attenzione per le sue enormi risorse e per l’impatto dirompente della sua crescita demografica. Invece, la quota degli studenti del tedesco scende a poco più del 5% nell’ America del Nord e nell’America Latina (esaminate congiuntamente), dove pure si diressero nel passato consistenti flussi di emigrati tedeschi.
Quanto rilevato evidenzia la netta differenza rispetto a quanto è avvenuto nella diffusione dell’italiano, che conta un maggior numero di studenti nei Paesi in cui gli emigrati italiani hanno agito per così dire da catalizzatori. Entrambe le lingue sono, invece, simili per aver realizzato la loro maggiore diffusione in Europa (tedesco 70% e italiano 50%) [17].
Pur accertato il trend decrescente del numero degli studenti della lingua stedesca tra il 2015 e il 2020 (-20,2%), l’andamento è risultato differenziato a seconda dei sistemi scolastici dei diversi Paesi, in diversi dei quali il tedesco è riuscito a rimanere la seconda lingua scelta dagli studenti dopo l’inglese. In Europa ha influito sull’insegnamento del tedesco anche il fatto che in diversi Paesi si trovano storiche comunità tedesche. Sono stati conseguiti risultati positivi anche in Danimarca, nella Repubblica Ceca, in Francia, nei Paesi Bassi, e in Italia, mentre nella Federazione russa, nonostante la flessione registrata rispetto al passato, permane un elevato numero di studenti (1.227.913).
In questo breve commento abbiamo sottolineato che la maggiore diffusione del tedesco all’estero si realizza negli altri Paesi europei, in Asia e in Africa, come del resto è stato posto in evidenza nel rapporto del governo tedesco al quale abbiamo fatto riferimento, che esprime un senso di fiducia nell’ampliamento del numero di studenti, avendo riscontrato la crescita dell’interesse a questa lingua sia per la sua funzionalità all’inserimento professionale, sia per la professionalità degli organismi che lo sostengono dall’apprezzato lavoro del Goethe Institut al prezioso intervento della Deutsche Akadesmische Austrausche a diversi altri programmi (PASCH-Initiative e DAF-Progamme). Nel rapporto del governo tedesco si insiste anche sulla necessità di reperire un numero maggiore d’insegnanti preparati per non lasciare senza risposte la domanda crescente, all’occorrenza ricorrendo maggiormente all’insegnamento a distanza, utilizzando la più moderna tecnologia: questi aspetti ci riportano alle considerazioni più volte espresse dal prof. Ulrich Ammon [18].
Diversi sono gli aspetti e i problemi simili a quelli che si riscontrano nella promozione della lingua italiana. Su di essa però non ci soffermiamo, richiamando l’attenzione sul fatto che gli stessi sono stati trattati a più riprese su Dialoghi Mediterranei, da ultimo nel numero 72 di marzo 2025 [19].
Conclusione: gli stimoli derivanti dalle graduatorie delle lingue più studiate
Come accennato, a livello mondiale da oltre mezzo secolo la Fondazione Ethnologue cura un rapporto periodico sulle lingue più parlate nel mondo con un impegno non privo di difficoltà per via delle opinioni discordanti quando, per una stessa lingua, a quelli che la parlano come lingua madre si aggiungono quelli che la parlano per averla studiata.
Le ricerche sulle lingue più studiate, che devono far fronte a difficoltà specifiche, sono caratterizzate da numeri differenti rispetto alle lingue parlate [20]. L’inglese, il francese, lo spagnolo e il portoghese sono inserite tra le 10 lingue più parlate grazie alla loro diffusione in diverse aree del mondo consolidata nel periodo coloniale. Fa parte del gruppo delle lingue più parlate anche il russo in ragione della diffusione nell’Est Europa nel periodo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Per non avere goduto di un tale vantaggio, deve essere considerato un motivo di legittima soddisfazione che il tedesco, una lingua madre per appena l’1% della popolazione mondiale, e l’italiano, una lingua madre al di sotto di tale livello, siano riuscite a inserirsi tra le 10 lingue più studiate nel mondo, tra l’altro con possibilità di espansione tutt’altro che esaurite [21].
La piega presa dagli eventi mondiali, che sta spostando sempre più il suo asse verso l’Oriente e vede il Vecchio continente affetto da un andamento demografico negativo, ha fatto insorgere in Italia il timore che a lungo andare, forse nello spazio di un secolo, la propria lingua possa scomparire sotto l’imperversare degli inglesismi [22]. Ragionando sui dati, più che rappresentare una minaccia oggettiva, gli inglesismi sono spesso indice di una moda imperdonabile dettata dalla propensione a utilizzarli anche quando sono completamente inutili, rendendo chi li usa spesso anche ridicolo per il fatto di rinunciare alle espressioni della propria lingua madre pur parlando con italiani [23].
Anche le proiezioni di Preply sono rassicuranti. Il panorama attuale delle lingue più parlate è destinato a cambiare notevolmente e Preply ha condotto una ricerca per individuare quali saranno tra trent’anni quelle che per allora si saranno affermate, quando le lingue attualmente in uso, potrebbero essere scomparse nella misura del 40%. [24].
La proiezione si è basata sull’analisi dei dati storici riguardanti le 28 lingue più parlate al mondo tra il 2013 e il 2021, comprensive del 58% della popolazione mondiale. Quindi, a ciascuna di queste lingue sono stati applicati dei modelli matematici di crescita lineare ed esponenziale. In particolare, il cinese mandarino, lo spagnolo, l’inglese e l’hindi continueranno, seppure con tassi d’aumento differenziati (più accentuati per lo spagnolo che per l’inglese), ad essere le lingue più parlate. Sezza entrare nel merito di tutte le lingue, ci limitiamo a sottolineare che secondo le proiezioni di Preply nel 2050 anche le lingue europee conosceranno un modesto aumento.
Per l’italiano è prevista una crescita moderata (pari al 2%) e non molto superiore sarà quella del francese (4%), mentre il tedesco conoscerà una diminuzione del 35% a causa della bassa crescita demografica nei Paesi dove esso viene parlato: tuttavia, non mancherà una certa compensazione perché, come abbiamo visto, sono positive le attese sull’aumento degli studenti della lingua tedesca.
Le riflessioni prima sviluppate sulla diffusione del tedesco e dell’italiano sono state presentate come una base per individuare il futuro ruolo geopolitico di questi due Paesi. Possiamo, pertanto, fondatamente affermare che l’impegno per studiare la diffusione delle lingue e predisporne una graduatoria non si esaurisce in un mero esercizio statistico, ma fornisce anche altre indicazioni a un livello più elevato: questo aspetto è ben comprensibile quando si pensa che la lingua è l’espressione sostanziale di una cultura.
Naturalmente, l’impegno nella diffusione della propria lingua, pur implicando un aspetto concorrenziale, non dovrebbe essere intrepretato nel segno della chiusura, e cioè in un rapporto di contrapposizione, ma dovrebbe riuscire a far valere gli aspetti positivi della propria lingua e anche a fare apprezzare quelli degli altri. È vero che la diffusione della propria lingua e della propria cultura contribuisce all’affermazione della propria nazione, ma prima ancora di dovere essere considerato un interesse di tipo nazionalistico, bisogna pensare che la diffusione è l’attuazione del dovere di comunicare un bene che si possiede e, senza cadere in una logica di mera potenza, va rafforzata la fiducia in un processo di osmosi che, a differenza di quanto imposto per contrapposizione, costituisce l’aspetto più avvincente nella storia del mondo.
Se, partendo da ima riflessione sulle graduatorie delle lingue più studiate siamo giunti a una concezione interpretativa così elevata degli eventi umani, ciò è stato reso possibile dalla considerazione delle graduatorie statistiche non come contenitori di numeri asettici ma anche di implicazioni sociali. Proprio per questo motivo si deve esprimere una sentita riconoscenza al sociolinguista Ulrich Ammon che nel loro studio è stato un grande mastro [25].
Dialoghi Mediterranei, n. 73, maggio 2025
Note
1 Così fa ad esempio Angela Cestaro nel suo articolo del 5 luglio 4 luglio 2023, pubblicato sul sito Gostudent e pubblicato su con riferimento anche due altre graduatoria (Duolingo e ordtips):https://insights.gostudent.org/it/quali-sono-le-lingue-piu-studiate-al-mondo
[2] Novack e Lazaro Ganio su The Whasington Post del 23 aprile 2015, The world’s languages, in 7 maps and charts”, https://www.washingtonpost.com/news/worldviews/wp/2015/04/23/the-worlds-languages-in-7-maps-and-charts/
[2] RicK Noack, “The future of langage”, The Washington Posta, 24 settembre 2015: https://www.washingtonpost.com/news/worldviews/wp/2015/09/24/the-future-of-language/
[3] Ammon U., Dittma N., , Mattheier K.J.,/ Trudgill P., Sociolinguistics: An International Handbook of the Science of Language and Society. Soziolinguistik: ein internationales Handbuch der Wissenschaft von Sprache und Gesellschaft, Berlin/New York: de Gruyter. 2004-2006., tre volumi.
[4] U. Ammon, Die Stellung der deutschen Sprache in der Welt, De Gruyter, Berlino, 2015, Cfr. https://archiv.nationalatlas.de/wp-content/art_pdf/Band11_110-111_archiv.pdf; per consultare l’indice dell’opera: https://www.ulrichammon.de/resources/Stellung_der_deutschen_Sprache.pdf; non ne abbiamo trovato una in italiano su internet e neppure un’analisi critica del contenuto del volume: cfr, in tedesco, ad esempio: https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/zrs-2015-0038/html
[5] È utile sapere, ai fini di una consultazione, che l’elenco dei grafici, delle mappe e delle tabelle si trova a pagina XI e che alla fine del testo si trova l’indice delle materie trattate.
[6] De Pietri M. Pittau F, “Gli studenti della lingua italiana nel mondo: un approfondimento statistico”, in Dialoghi Mediterranei, 1° marzo 2025 dove gli autori hanno curato anche l’ampia sezione statistica della ricerca promossa dall’Istituto di studi politici S. Pio V, L’Italia nel mondo attraverso la sua lingua (in corso di pubblicazione preso la casa editrice Easpes)
[7] Sul sito di italofonia ai trova la sintesi del rapporto di Duolingo per il 2021, sul quale si è basata la nostra esposizione: https://italofonia.info/duolingo-nel-2021-italiano-6-lingua-in-3-paesi-la-piu-studiata-dopo-linglese-anche-grazie-ai-maneskin/. Cfr. anche sul sito Insighnts l’articolo di Angela Cestaro, Così viene citata da Angela Pio, in Cestaro. Quali sono le lingue più studiate nel mondo? (articolo del 28 luglio 2022). Sempre sul sito di Italofonia è consultabile il rapporto di Duolingo per il 2024: https://forum.quattroruote.it/threads/quali-sono-le-lingue-pi%C3%B9-studiate-nel-mondo.147146/
[8] P. Wallingford, Duolingo User Count: Global Language Learning Statistics, aggiornato al 1 ottobre 2024, Duolingo User Count: Global Language Learning Statistics (duolingoguides.com)
[9] Le differenze della graduatoria £congiunturale” Duolingo rispetto a quella di Ammon sono rappresentate dallo spagnolo in seconda posizione e dal cinese in decima posizione.
[10] https://word.tips/multilingual-world/
[11] Baldelli (a cura di), La lingua italiana nel mondo. Indagine sulle motivazioni allo studio dell’italiano, Istituto della Enciclopedia Italiana. Roma 1987.
13 Fiorato A. et alii (a cura di), L’insegnamento della lingua italiana all’estero, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli. Torio 1992.
[13] Italiano 2000. I pubblici e le motivazioni dell’italiano diffuso fra stranieri, De Mauro T., Vedovelli ;. et alii (a cura di) Bulzoni, Roma 2003.
[14] C. Giovanardi, P. Trifone, L’italiano nel mondo, Carocci, Roma 2010.
[15] B Coccia (a cura di), Italiano 2020: la lingua nel mondo globale. Il fiore che non colsi, Apes, Roma 2022.
[16]https://www.auswaertiges-amt.de/resource/blob/2344738/b2a4e47fdb9e8e2739bab2565f8fe7c2/deutsch-als-fremdsprache-data.pdf
[17] Invece i 2.244.773 studenti d’italiano rilevati dall’indagine del Ministero degli affari mestieri e della cooperazione internazionale nel 2015 sono così ripartiti per aree geografiche: Europa (50,6,3%), Americhe 22,5%). Medio Oriente (8.8%)., Africa subsahariana (0,8%), Asia e Oceania (17,3%). Contrasta, rispetto alla ripartizione degli studenti di tedesco, la maggiore incidenza percentuale nelle Americhe, la minore incidenza percentuale riscontrata in Europa. Cfr.https://www.esteri.it/mae/resource/doc/2016/10/libro_bianco_stati_generali_2016.pdf
[18] Il Goethe Institut aprì la sua prima sede all’estero nel 1952: Ora conta 151 in 98 Paesi.. mentre 12 sono attive in Germania. A collaborare con l’Istituto sono 4.396 persone
[19] Cfr. il riferimento bibliografico riportato nella nota 5.
[20] Riportiamo la classificazione che ne ha fatto la Fondazione Ethnologue nel 2024: Inglese 1 miliardo e 456 milioni; Cinese 1 miliardo e 138 milioni; Hindi 609,1 milioni; Spagnolo 559,1 milioni: Francese 309,8 milion; Arabo standard 274 milioni; Bengalese 272,8 milioni; Portoghese 263,6 milion; Russo 255 milioni, Urdu 231,7 milioni https://preply.com/it/blog/le-lingue-piu-parlate-al-mondo/. Cfr. anche “Classifica delle lingue più parlate al mondo”, www.ssmlsandomenico.it/classifica-delle-lingue-piu-parlate-al-mondo/. Le lingue più parlate nel mondo nel 2023
[21] Riportiamo il link di Eurobarometro 2012 ed Eurobarometro 2024, ai quali si fa riferimento in questo paragrafo: https://europa.eu/eurobarometer/surveys/detail/1049
per il 2012 https://europa.eu/eurobarometer/surveys/detail/2979 per il 2024
[22] Questo timore è stato espresso nel mese di marzo del 2021, nel cosiddetto “Dantedì”, da esponenti del partito politico “Fratelli d’Italia”: cfr. [22] Il Dante dì ha resuscitato due numeri “zombie” sull’italiano, consultabile al seguente link: https://pagellapolitica.it/articoli/il-dantedi-ha-resuscitato-due-numeri-zombie-sullitaliano
[23] Nel Grande Dizionario Italiano dell’Uso a cura di Tullio De Mauro (2007) troviamo 5850 inglesismi, un numero complessivo di 9389 esoterismi (lemmi di origine straniera marcati con la sigla ES). Nel Vocabolario Zingarelli 2021 sono inseriti, invece, 2927 termini di lingua inglese su un totale di circa 145.000 lemmi. Pertanto, l’incidenza degli inglesismi dovrebbe essere considerata tutto sommato contenuta e non equiparabile a una minaccia di estinzione dell’italiano.
[24] N. Mykhalevych, L’altalena delle lingue: alla scoperta delle lingue che domineranno il 2050, 22 maggio 2024, https://preply.com/it/blog/lingue-del-futuro/
[25] La diffusione e l’intreccio tra le lingue e le culture come base per un reciproco arricchimento è stato il motivo ispiratore di una impegnativa ricerca dell’istituto di studi Politici S. Pio dedicato a L’Italia nel mondo attraverso la sua lingua.
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Franco Pittau, dottore in filosofia, è studioso del fenomeno migratorio fin dagli anni ’70 quando, per un quinquennio, condusse anche un’esperienza sul campo, in Belgio e in Germania. È stato ideatore del Dossier Statistico Immigrazione, il primo annuario del genere realizzato in Italia. Già responsabile del Centro studi e ricerche IDOS (acronimo di “Immigrazione Dossier Statistico”), attualmente ne è e presidente onorario. È membro del Comitato organizzatore del Master in Economia Diritto Intercultura (e anche docente) presso l’università di Roma Tor Vergata e scrive su riviste scientifiche sui temi dell’immigrazione, dell’emigrazione, della diffusione all’estero della lingua italiana nonché delle questioni connesse al fenomeno religioso.
Jürgen Schleider, dirigente scolastico in pensione, laureato in ingegneria elettronica presso l’Università tecnica di Darmstadt, per la sua ulteriore formazione come insegnane della lingua e della letteratura tedesche ha seguito i corsi presso la citata università e quella di Magonza. Indagine sui problemi dei Gastarbeiter nella Repubblica Federale Tedesca è il titolo della tesi da lui elaborata sotto la guida dei professori Franz Hebel e Rudolf Loberg.. Nella realizzazione di progetti a carattere linguistico e letterario ha collaborato anche con istituti scolastici italiani, segnatamente a Foggia. Fortemente impressionato dall’ammirazione nutrita da Goethe per la lingua, la cultura e il paesaggio italiani, è molto legato all’Italia, dove fin da giovane ha stretto rapporti di amicizia. Da ultimo ha collaborato con l’Istituto di Studi politici S. Pio V per una ricerca sulla diffusione delle lingue nel mondo.
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