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Gli Yazidi: i drappi colorati di un pellegrinaggio iniziatico

Gli Yazida e il pellegrinaggio (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

immagini

di Eugenio Grosso

Gli yazidi sono una minoranza religiosa che vive principalmente intorno al monte Shengal (Sinjar) nel nord dell’Iraq. Almeno fino a quando l’ISIS ha attaccato la montagna tagliandoli fuori dal resto della regione, massacrando gli uomini e schiavizzando le donne spesso vendute come schiave sessuali.

La loro etnia è contestata poiché alcuni di loro affermano di essere un gruppo etnico specifico, tuttavia, la maggior parte degli yazidi si considera appartenente alla comunità del popolo curdo che continua a professare l’antica religione. 

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli yazidi parlano il kurmanji, uno dei dialetti curdi, e i loro abiti e tradizioni non differiscono molto dagli altri curdi, a parte i rituali religiosi specifici. 

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Lalish si trova nella parte settentrionale del Kurdistan iracheno ed è il santuario più sacro degli yazidi. Lo considerano il luogo in cui si trovava il Giardino dell’Eden e dove Noè ha bloccato la sua Arca alla fine del Diluvio Universale.

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Templi, cappelle e santuari sono custoditi da uomini devoti, la maggior parte di quei luoghi sono accessibili solo agli yazidi. Il tempio principale è un complesso di grotte naturali collegate tra loro, l’ingresso è una grande stanza artificiale, costruita in mattoni, dove stoffe di colori vivaci sono avvolte attorno ai pilastri. 

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Qui i fedeli sciolgono i vecchi nodi e ne fanno di nuovi per richiedere nuove grazie. Più ci si addentra in profondità nelle grotte, più sacre sono le stanze e gli altari che si troveranno. 

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Un gruppo di ragazzi corre avanti e indietro per controllare che i visitatori non yazidi si comportino correttamente e qualcuno è sempre accanto a te per assicurarsi che i luoghi più intimi di culto e i rituali segreti siano tenuti lontani dagli occhi degli estranei. 

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Lo yazidismo è una religione iniziatica e anche i suoi fedeli non ne sanno molto. Solo gli Sheik e i sacerdoti di alto rango ne conoscono tutti i segreti. All’interno delle grotte l’acqua e il petrolio vengono utilizzate per adorare la luce e il sole come rappresentazioni di Dio. 

Garden of Eden

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Sfortunatamente gli yazidi sono saliti alla ribalta delle cronache il 3 agosto 2014, data d’inizio del genocidio perpetrato dall’ISIS, per le violenze cui sono stati vittime e non per la loro misteriosa religione e il ricco e affascinante patrimonio storico-culturale. 

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

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Sempre a causa della loro religione sono stati perseguitati come adoratori del diavolo e hanno subìto decine di tentativi di genocidio nel corso dei secoli. 

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

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Quando sono arrivato a Lalish, quello che più mi ha colpito è stata l’enorme quantità di persone che si arrampicavano su per la collina per raggiungere il santuario. Erano tutti scalzi, poiché le scarpe sono vietate all’interno del complesso, e tutte le donne e le ragazze indossavano abiti colorati e sgargianti. Per loro andare a Lalish non era solo un dovere religioso, ma anche un modo per ribadire e rafforzare la propria identità dopo la tragedia che aveva colpito le loro comunità. 

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

La maggior parte degli yazidi che ho incontrato a Lalish erano sfollati e vivevano nei pressi del tempio o nei campi profughi nel Nord della regione. Mentre girovagavo per il santuario sono stato avvicinato da un giovane che mi ha invitato a pranzare con la sua famiglia. Prima mi hanno accolto e fatto sentire a mio agio, poi hanno condiviso con me cibo e storie. 

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

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Erano originari del monte Sinjar ma vivevano a Dohuk, nel Kurdistan meridionale. Il giovane, studente universitario, traduceva per me le preoccupazioni dei suoi parenti sulla loro situazione attuale e sul futuro della loro gente. 

C’era grande angoscia tra le persone che ho incontrato a Lalish riguardo al tipo di relazione che avrebbero potuto avere in futuro con la maggioranza araba musulmana del Paese. Molti di loro speravano di partire: trasferirsi in Europa o negli Stati Uniti dove la loro religione non li avrebbe più messi in pericolo di vita. 

La tragedia del genocidio ha avviato una migrazione di massa che potrebbe portare alla definitiva disintegrazione delle comunità yazide in Siria e Iraq, lo stesso proposito prefissato da Isis e una grande perdita per tutti noi. 

Dialoghi Mediterranei, n. 54, marzo 2022

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Eugenio Grosso, fotogiornalista italiano che si occupa di temi sociali e di conflitto. Nel 2015 ha realizzato diversi servizi nei Balcani e in Nord Europa seguendo le rotte dei migranti attraverso Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria e infine Francia. Tra il 2016 e il 2017 ha vissuto in Iraq durante la campagna per liberare la città di Mosul dall’occupazione di ISIS. Nel 2018 ha pubblicato un libro fotografico sulla sua esperienza di quel periodo.

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