Stampa Articolo

E Halloween oscurò la Festa dei morti in Sicilia

img-20201015-wa0007

Murticeddi (ph. Mario Sarica)

di Mario Sarica

Ormai da tempo assistiamo rassegnati alla fatale perdita di “pezzi” sempre più consistenti delle nostre tradizioni. Espulse da un sistema di consumo, ferocemente omologante e, soprattutto, asservito ad una cieca logica di mercato del profitto a tutti i costi, le forme culturali di tradizione orale, variamente connotate, vengono fatalmente sospinte sempre più ai margini del nostro convulso orizzonte esistenziale.

Sempre più osservate come frammenti di memoria di un passato sempre più lontano, o rifunzionalizzate in chiave nostalgica e sottilmente persuasiva, le variegate espressioni di cultura popolare, che per secoli hanno modellato, con usi e costumi di marca regionale, lo “stare nel mondo” delle nostre comunità grandi e piccole, urbane e rurali, in alcuni casi, nonostante tutto, mostrano ancora oggi un’insospettata vitalità, certamente confortante per tentare di ricomporre il puzzle sempre più confuso della nostra identità culturale.

Sul tema dell’incontro-scontro fra i diversi codici culturali, del “vicino” e del “lontano”, dell’“altro da sé”, e delle “differenze” conflittuali, cosi complesso e dibattuto, l’ormai imminente e mediatico appuntamento con la notte di Halloween si offre come un caso emblematico di colonizzazione culturale. Meglio, di effimera moda e consumo globalizzato ai danni della Vecchia Europa, Italia compresa, e, dunque, delle sue secolari feste dei Morti, a rischio ormai di totale estinzione, o nel migliore dei casi di rivisitazione parafolkloriche.

1200px-pupo_di_zucchero_04

Pupo di zucchero

Di matrice antropologica anglosassone di tutto rispetto, perché ci riporta, al pari delle nostre tradizioni omologhe, agli arcaici riti di rifondazione dei cicli agrari solstiziali mediati appunto dai defunti, la sfrenata e carnevalesca festa delle streghe, con immancabile corredo di zucche antropomorfe paurose e la rituale formula “dolcetto o scherzetto”, è diventata, com’è noto, nel giro di pochi anni merce preziosa non solo per i mercanti del consumo di massa indiscriminato, senza distinzione di età ed estrazione sociale, ma anche per i signori della comunicazione totale interattiva.

L’invasione mediatica è massiccia e pervicace, irresistibile anche per il solitario e timido navigatore che si avventura sul mare infido di Internet. Per lo scialo senza limiti di Halloween l’imbonitore telematico testualmente recita: «Benvenuti zombies, fantasmi, streghe e creature della notte! Sprofondate nel regno delle tenebre con…le suonerie dell’orrore, i loghi mostruosi, i sexy-sms diabolici». Le danze da Sabba virtuale sono aperte: basta cliccare a volontà, un esercizio sempre più solipsistico, per vivere, dicono, suggestioni mai provate.

img-20201016-wa0010

Ciccu Peppi (ph. Cusumano)

Per le suonerie degli inseparabili cellulari c’è poi solo l’imbarazzo della scelta. Fra i titoli più allettanti e di sicuro effetto “sinistro” ci sono Psycho, The Addams Family, Ghots, Profondo rosso e, ancora, Hitchcock, Zombie, The Esorcist, fino ad arrivare a Minority Report, tratto dall’agghiacciante film omonimo. Non mancano poi nella cosiddetta Halloween zone i picture message, ovvero zucche, mostri ed affini, e le cartoline musicali con “dediche davvero stregate” (il costo del servizio, state pur tranquilli, è IVA inclusa!). Davvero un bel divertimento! Ma sarà proprio vero?

Ma non è finita qui. Nel supermarket di Halloween l’assortimento degli articoli è davvero impressionante. Si va dalle zucche più meno commestibili, alle maschere di improbabili streghe, alle sfrenate serate danzanti, alle generose offerte televisive dei gestori privati (Stream e Tele+), con maratone cinematografiche domestiche all’insegna dei classici del brivido e dell’orrore.

dolci-vetrina-motticedi-pasta-martorana

Dolci in pasta reale (ph. Sergio Di Giacomo)

Un assedio davvero massiccio quello di Halloween, con un dispiegamento di forze pressoché invincibili, che rischia, ahimè!, di soffocare per sempre quel che resta delle tradizioni europee collegate al culto dei defunti e, per quanto ci riguarda più da vicino, della  festa siciliana dei Morti.

Scadenza rituale di assoluto interesse etnoantropologico nel complesso sistema culturale di tradizioni isolane, l’appuntamento stagionale con i morti ci riporta all’infanzia, ad un passato che sembra davvero remoto, quando trepidanti aspettavamo le prime luci dell’alba del 2 novembre per gioire dei doni lasciati nottetempo dai morti di famiglia più prossimi, che puntualmente si dissetavano con il mezzo bicchiere d’acqua lasciato sul comodino proprio per loro. Una festa che si celebrava nell’intimità familiare e che vedeva protagonisti non a caso i bambini, gli unici componenti la famiglia in grado di comunicare con i parenti defunti, per rinsaldare anno dopo anno una patto di solidarietà e di rispetto fra vivi e morti.

Segni tangibili dell’avvenuto contatto erano dunque le strenne, ovvero i giocattoli e i dolci, oltre la frutta martorana, soprattutto le “ossa dei morti” preparati con chiodi di garofano, farina e zucchero, dalle forme antropomorfe e chiari riferimenti alle stato ultraterreno, che campeggiano per fortuna ancora oggi su tutte le vetrine delle pasticcerie siciliane, e messinesi in particolare.

img-20201015-wa0006

Ossa di morti (ph. Mario Sarica)

E così i «fantasmi e le figure dell’immaginario sacro – come scrive molto acutamente l’antropologo Antonino Buttitta – vivevano una eterna epifania in oggetti e esseri concreti, attraverso i quali agivano e parlavano in una metamorfosi illuminata». Nella cultura popolare siciliana, così come in altre tradizioni regionali, si credeva infatti, replicando forme concettuali di arcaica memoria, che «le anime dei defunti non si trovavano – spiega ancora Buttitta -  in uno spazio senza dimensioni, in un tempo senza tempo, come oggi si è inclini a pensare; ma in una sorta di antimondo che aveva bisogno del mondo per continuare a esistere come sua immagine riflessa in uno specchio».

Ed i bambini, in virtù del loro status iniziatico e in quanto “semi nuovi”, dunque continuatori della società, al pari delle sementi destinate a riattivare il ciclo vegetale dopo l’“angoscia” invernale, erano esplicito simbolo di vita e di morte, quindi oltremodo legittimati ad interagire con i defunti. Grazie a loro si ripristinava un «circuito logico di sovrapposizione e inversione degli attori simbolici in conseguenza del quale i morti rinascono attraverso i bambini».

Il gesto tradizionale delle strenne ai bambini in occasione del 2 novembre equivaleva dunque come offerta simbolica dovuta ai defunti entro una cornice concettuale che legava strettamente la vita alla morte in uno scambio fecondo. Tutto questo prima che la cultura occidentale relegasse la morte in una area oscura, sottraendola brutalmente ai viventi per rappresentarla mediaticamente come uno spettacolo da consumare o, peggio, come la parodia grottesca di Halloween sostenuta da uno stuolo di inebetiti seguaci ed innocenti, gioiosi ed inconsapevoli bambini.

Dialoghi Mediterranei, n. 46, novembre 2020
Riferimenti bibliografici
A. Buttitta, La festa dei morti in Sicilia, in Id. Ideologie e folklore, Flaccovio Palermo 1971: 49-62.

 ______________________________________________________________

Mario Sarica, formatosi alla scuola etnomusicologica di Roberto Leydi all’Università di Bologna, dove ha conseguito la laurea in discipline delle Arti, Musica e Spettacolo, è fondatore e curatore scientifico del Museo di Cultura e Musica Popolare dei Peloritani di villaggio Gesso-Messina. È attivo dagli anni ’80 nell’ambito della ricerca etnomusicologica soprattutto nella Sicilia nord-orientale, con un interesse specifico agli strumenti musicali popolari, e agli aerofoni pastorali in particolare; al canto di tradizione, monodico e polivocale, in ambito di lavoro e di festa. Numerosi e originali i suoi contributi di studio, fra i quali segnaliamo Il principe e l’Orso. il Carnevale di Saponara (1993), Strumenti musicali popolari in Sicilia (1994), Canti e devozione in tonnara (1997); Orizzonti siciliani (2018).

______________________________________________________________

 

 

Print Friendly and PDF
Questa voce è stata pubblicata in Cultura, Società. Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>