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Dis-astrologie belliche nella Russia del 2022
Posted By Comitato di Redazione On 1 settembre 2022 @ 01:49 In Cultura,Società | No Comments
di Giovanni Gugg
Il disordine negli astri
Gli esseri umani volgono lo sguardo al cielo da tempi remotissimi; l’esistenza di osservazioni dei cicli astronomici e dei mutamenti stagionali, nonché di riti celebrati in corrispondenza delle principali fasi del ciclo delle stagioni è piuttosto probabile per quanto riguarda il Paleolitico ed è indiscutibile nel Neolitico, èra a cui risalgono diversi monumenti di pietra che venivano utilizzati regolarmente in determinati periodi dell’anno (Pettinato, 1998). D’altronde, la regolarità astronomica ha permesso di immaginare che l’esistente fosse preordinato e che ogni esistenza avesse una sorte: è una forma di rassicurazione, ma anche un’aspirazione di controllo, essendo sia una necessità che un’ambizione.
Collegato a radici indoeuropee poi passate al greco e al latino, il termine stesso di “destino”, che si vuole custodito dalle stelle, fa riferimento a un avvenimento che “sta”, che “si trova” prestabilito e prefissato, determinato secondo una successione temporale di eventi intermedi, saldati dalla concatenazione di cause e di effetti. Il destino è deciso da forze naturali o soprannaturali che sfuggono al pieno controllo umano, il che attesta quanto sia limitata la nostra libertà e, al contempo, quanto ci sia confortante l’equilibrio prestabilito. Saper leggere tra le maglie del cielo è pertanto una forma di conoscenza e potere, perché è un modo di vedere oltre l’ignoto e di bramare a controllare l’esperienza. Questo comporta che nell’idea di destino vi sia anche una quota di modificabilità per mezzo della volontà e della ragione, che restituisce agli esseri umani la dignità di creature libere. Ciò comporta che l’ordine inscritto nelle stelle non è inscalfibile, infatti è costantemente sotto pressione, perennemente sottoposto ad alterazioni e contaminazioni dalle conseguenze imprevedibili, dacché ne deriva che il destino è una sorta di condizione ideale a cui tendere o a cui tornare.
Come spiega Mary Douglas (2006), il disordine ha il ruolo ambivalente di pericolo e potere: da un lato apre al mutamento, ma dall’altro è l’artefice di sovvertimenti irrecuperabili; perciò, è sia distruttivo per i modelli esistenti, sia potenzialmente (ri)creativo. In altre parole, il “dis-ordine” stravolge i confini cui è affidata la tutela simbolica della nostra identità e crea un senso di spaesamento che impedisce di sentirci completamente a nostro agio in un luogo o in una situazione, eppure accorcia anche le distanze tra le persone, perché le mischia e confonde, quindi le rinnova. La ricerca e la stabilizzazione di un particolare ordine è un tratto comune a tutte le culture, le quali si dotano di una serie di strutture di valori correlate, di una cosmologia, di un codice sociale, di un sapere. Chiaramente, se l’ordine è inscritto negli astri, allora quando questi non sono ben allineati ci troviamo dinanzi ad un “dis-astro”. La radice latina di “disastro” è “astrum”, appunto “stella”, mentre il prefisso latino “dis” significa “a parte”, “separare” o “togliere”. Steve Kroll-Smith (2018: 18) osserva che oggi «il prefisso dis viene applicato alla parola ordine quando si vuole segnalare una rottura o un collasso dell’organizzazione e della regolamentazione. Aggiungendo la stella, o astrum, il disastro è letteralmente “una stella disordinata”, una sorta di caos celeste che porta scompiglio nelle comunità umane». Evidentemente, specifica Francesco Montuori (2018: 66), «la formazione della parola [disastro] riflette l’opinione che un danno imprevisto, una disgrazia, potesse derivare dall’influenza nefasta degli astri».
Astrologia bellica
Il 5 luglio la giornalista russa Marina Lapenkova ha riferito attraverso l’agenzia stampa internazionale “AFP” che nei primi mesi del 2022 in Russia è aumentato il numero di persone che si rivolgono agli astrologi e ai medium, legando questo fenomeno all’offensiva bellica cominciata il 24 febbraio in Ucraina. I sensitivi intervistati da Lapenkova le hanno raccontato che i clienti pongono con frequenza maggiore delle domande di questo tipo: «Ci sarà una guerra nucleare? La Russia vincerà l’offensiva in Ucraina? Mio figlio sopravviverà?». In particolare, l’astrologa Elena Korolyova, che a San Pietroburgo è diventata piuttosto nota grazie al passaparola, dice che «la gente vuole sapere cosa ne sarà della Russia, tagliata fuori dal mondo», e poi predice che Mosca sopravviverà alla tempesta economica e, anzi, ne uscirà vittoriosa: «Il cataclisma globale si intensificherà a settembre, ma la Russia ne uscirà stabile e prospera». Per questo consulto, l’onorario di Korolyova è di 5.000 rubli (circa 80 euro) e, come ha spiegato alla corrispondente di “AFP”, «da quando il presidente Vladimir Putin ha inviato truppe in Ucraina il 24 febbraio le richieste dei clienti sono aumentate», pur senza fornire dati. La tendenza sembra confermata dalle ricerche on-line: sul principale motore di ricerca russo “Yandex”, nella prima settimana del conflitto il numero di ricerche per la parola “astrologo” è più che raddoppiato, passando da 42.900 il 19 febbraio a 95.000 il 5 marzo.
Una decina di giorni dopo, il 15 luglio, il corrispondente di “Le Monde” da Mosca, Benoît Vitkine, ha firmato un articolo simile, sempre sul «successo dell’esoterismo» in Russia durante questo «periodo turbolento». In mancanza di dati certi, anche in questo caso il giornalista si affida ai numeri del web, come ad esempio quelli di un’intervista-video all’astrologa Tamara Globa, che su “You Tube” conta 12 milioni di visualizzazioni a partire dal 30 marzo, giorno della sua pubblicazione, in cui dice che
Oppure come il video di Svetlana Dragan, definita “astrologa geopolitica”, che dal 16 aprile ha 2,5 milioni di visualizzazioni e in cui afferma che
Le dichiarazioni di sensitivi più o meno noti sono tante, come quelle di Rami Blekt [3], secondo la cui lettura delle stelle «le Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk non appartengono all’Ucraina», oppure di Konstantin Daragan, che si è fatto un nome sostenendo di aver predetto la pandemia di coronavirus e predicendo che la Russia vincerà sul campo in Ucraina e nel suo scontro con l’Occidente: «la Russia diventerà il centro del mondo dopo il conflitto». I suoi seguaci su Instagram gli pongono molte domande sull’attualità geopolitica, non solo della Russia, ma dell’intera Europa orientale ex-sovietica, come ad esempio tra le decine di commenti ad un post dell’11 marzo [4] dove, tra l’altro, si legge quanto segue:
Sul web si incontrano tanti siti che profetizzano l’esito della guerra in Ucraina, come ad esempio “Power Fortunes”, gestito da astrologi indiani, che vi hanno dedicato delle previsioni il 23 marzo (“Astrology Predicts the Outcome of the Russia Ukraine War” [5] e il 7 maggio (“Can Astrology Stop the 2022 Ukraine vs Russia War?” [6]; oppure come il sensitivo indiano “PS Tripathi”, che in un forum online il 24 febbraio stesso ha spiegato che «la tensione tra Ucraina e Russia è dovuta alla posizione dei pianeti, i quali attualmente sono tutti tra i segni del Toro (rahu) e dello Scorpione (ketu)», ma che «la situazione si calmerà entro il 29 febbraio» a favore della Russia [7]. Oppure, ancora, come l’astrologa australiana Jessica Adams, che il 26 febbraio ha tenuto a scrivere sul suo blog [8] di aver predetto il conflitto fin dal 2020, ma con un esito negativo per la Russia, perché «dal punto di vista astrologico, questo era il momento peggiore per iniziare una guerra».
Naturalmente, non è mancata neanche la divinazione ultrasecolare di Nostradamus: ne ha scritto Chloe Davies il 6 marzo sull’Express britannico, dove riferisce che tra le 942 predizioni di Michel de Nostredame ce ne sarebbe anche una secondo cui «l’Oriente indebolirà l’Occidente», proprio in questa fase storica. Già l’anno prima lo specialista di Nostradamus, Bobby Shailer (2021), riferì che, secondo l’antico indovino, «nei prossimi anni, sicuramente in questo secolo, potrebbe iniziare la terza guerra mondiale. Nostradamus dice che sarà una guerra lunga, da 25 a 29 anni, seguita da guerre minori». Tuttavia, aggiunse, poi ci sarà anche «un’età di Saturno, che garantirà mille anni di pace».
Crisi alle stelle
Il ricorso agli astrologi in Russia rivela più di qualsiasi indicatore economico o analisi sull’efficacia delle sanzioni europee che la società russa sta attraversando un periodo travagliato: lo stato d’animo individuale e collettivo è visibilmente piuttosto preoccupato, dacché cresce la necessità di avere risposte sull’incertezza e lenitivi ad un’angoscia profonda. Dinanzi al futuro, che è per definizione incerto e ingovernabile rispetto al presente e al passato, la lettura delle stelle permette l’illusione di “prevedere l’imprevedibile”, consente di immaginare di avere ancora il controllo, di poter programmare e progettare, arginando l’evidenza della precarietà della nostra esistenza; l’oroscopo agisce sul nostro insopprimibile bisogno di ridurre il più possibile il terrore dell’ignoto.
In una conversazione che abbiamo avuto durante il mese di luglio, il sociologo Alexey Levinson, direttore del centro di ricerca indipendente moscovita “Levada”, mi ha detto che «molti russi sono confusi, per cui leggere le stelle è un modo per dare senso alla realtà; è come se le stelle fossero delle guide preferibili ai leader politici, perché oggi l’astrologia è alla stregua di una psicoterapia o una nuova religione». Secondo Levinson, per comprendere lo stato d’animo attuale dei russi bisognerebbe considerare anche il consumo di alcool, che secondo i suoi dati è aumentato di oltre l’8% tra marzo e aprile 2022 [9] rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando era già più alto del solito perché, in occasione della prima ondata pandemica di Covid-19 nella primavera del 2020, il consumo di vodka era cresciuto almeno del 7% [10].
Tutto questo si poggia su un sistema sociale in cui precarietà e incertezza, trascinandosi da decenni, sono state affrontate con quello che già nell’ottobre del 2016 lo stesso Alexey Levinson chiama «ultraconservatorismo», ossia «il nuovo zeitgeist russo». In un editoriale pubblicato su “The Moscow Times”, Levinson spiegava che dai primi anni Duemila l’élite economica, la leadership politica e gli stessi media russi hanno abbracciato un’idea di società basata su componenti religiose e militari che si riflette «nella revisione dei corsi di storia, nella costruzione di nuovi templi e monumenti, al fine di consolidare, fortificare e perpetuare gli atteggiamenti, i modi di vita e le forme di potere che hanno preso piede in Russia». In altre parole, l’ultraconservatorismo è, per riprendere ancora l’argomentazione di Levinson, il “farmaco” con cui si è affrontata la frustrazione derivante prima dal crollo sovietico, poi da un’economia di mercato che ha creato profonde disuguaglianze: attraverso la proiezione quotidiana di vecchi film sovietici sui principali canali televisivi e iniezioni di simboli del periodo imperiale nella cultura di massa russa, cioè attraverso «il dosaggio sistematico di un passato virtuale», le autorità sono state in grado di mantenere lo status quo necessario alle élite, creando un consenso unico tra pubblico e autorità.
Secondo un sondaggio del centro studi “Levada” del 2018 [11], allora solo il 24% della popolazione adulta russa era d’accordo con l’affermazione che «l’astrologia NON è una conoscenza scientifica», ma nel 2006 era il 18%. Inoltre, in base ad uno studio [12] del gennaio 2021 della società “Rabota”, il 71% degli intervistati tra la popolazione economicamente attiva della Russia «si fida degli oroscopi». Infine, da una ricerca del “Levada Center” effettuata tra aprile e maggio 2022 [13] sulle credenze religiose, emerge che tra i russi la fede religiosa (la maggioranza si dichiara cristiana ortodossa) spesso convive con le superstizioni: «le proporzioni dei russi che credono nel “regno dei cieli” e nel “malocchio” sono approssimativamente le stesse. Abbastanza spesso (circa due terzi delle volte) questi gruppi si sovrappongono».
Come si può intuire, il successo attuale degli astrologi in Russia è stato possibile anche perché il terreno era favorevole da alcuni decenni. In particolare, la perestroika della metà degli anni ’80 fu accompagnata da una enorme passione per il paranormale (Borenstein 2019), con la comparsa di sensitivi mediatici e di programmi televisivi tematici molto seguiti: da un lato c’era la necessità di capire cosa stava accadendo e, dall’altro, il potere aveva bisogno di spiegare utilizzando termini semplici, per cui cominciarono a diffondersi una serie di messaggi ricorrenti, come: «il mondo esterno è terrificante; la Russia soffre meno degli altri; è inutile cercare di capire; nulla dipende da noi; piuttosto occupiamoci di quel che ci è intorno».
Una sorta di propaganda interna che, con andamenti diversi, è proseguita fino all’attualità, quando i medium e i veggenti sono tornati prepotentemente sui canali televisivi di Stato in occasione della “operazione speciale” in Ucraina.
Ad esempio, il 22 maggio la principale emittente russa, “Pervyj Kanal”, ha mandato in onda [14] un documentario su Baba Vanga, una veggente bulgara molto nota negli anni ’80 e ’90, deceduta nel 1996 e di cui poi si è saputo fosse finanziata dai servizi segreti bulgari e dal KGB. Nel filmato si afferma che la mistica avrebbe predetto gli attentati dell’11 settembre 2001, la pandemia di Covid-19 (definita da Vanga «la punizione di Dio per i peccati umani») e, ha aggiunto il giornalista Sergei Kostornoy, addirittura l’attuale “operazione militare speciale” in Ucraina:
Il 5 giugno, invece, “NTV” ha trasmesso un lungo servizio [15] su Ivan Fomin, un 86enne presentato come “sensitivo del KGB”, il quale afferma di conoscere la data in cui cadrà il governo di Kiyv:
Una razionalità occulta
Come ricorda Alexander Boxer (2020), l’astrologia è storicamente considerata la prima grande scienza perché, a differenza di molte altre discipline dell’antichità, trattava dati ripetibili e quantificabili e, soprattutto, in grandi quantità. Tuttavia, dopo aver resistito alla rivoluzione scientifica del Seicento e alle accuse dei teologi cristiani, secondo cui il determinismo astrale limitava sia l’onnipotenza divina che l’azione morale, l’astrologia è oggi retrocessa al rango di pseudoscienza, «un reperto di epoche preistoriche, frutto di superstizione e pensiero magico», per usare una definizione di Jonathan Bazzi (2018). Nonostante questo, però, l’astrologia è ancora molto diffusa, solo apparentemente in forme leggere e di intrattenimento, infatti riemerge nell’immaginario collettivo ogni volta che il contesto si fa più sensibile. L’opposizione razionale/irrazionale non spiega il seguito contemporaneo dell’astrologia, che invece funziona più come confirmation bias, ovvero grazie ad un automatismo del cervello attraverso il quale diamo maggior attenzione e credibilità alle notizie che avvalorano le nostre convinzioni, e viceversa ignoriamo e sminuiamo le informazioni che le contraddicono. Come osserva ancora Bazzi, «chi ascolta l’oroscopo seleziona, interpreta, adatta: viene colpito dalle coincidenze e tralascia il resto».
Nel 1953 Theodor Adorno pubblicò The Stars down to Earth, una critica alla rubrica di astrologia del “Los Angeles Times” dal novembre del ’52 al febbraio del ’53 che, secondo lui, era letta principalmente da donne bianche, di mezza età e socialmente solitarie con tendenze ossessivo-compulsive. Per Adorno, l’astrologia era una stampella psicologica per un’America delusa e invecchiata, il frutto del «disagio nei confronti della civiltà» che serve a bloccare il pensiero critico e ad «alimentare uno stato d’animo bellicoso» (Adorno 1953: 24). Qualche anno dopo, nel 1957, anche Roland Barthes dedicò una riflessione all’astrologia, sostenendo che si tratta della descrizione rigorosamente realistica di un preciso spaccato sociale: «l’astrologia non è affatto un’apertura al sogno, ma un puro specchio, una pura istituzione della realtà» (Barthes 1957: 181-182). L’impiegato e la commessa francesi degli anni Cinquanta di cui scrive Barthes, leggono l’oroscopo per esorcizzare la loro vita quotidiana, per semi-alienarsi e semi-liberarsi dalla realtà, per cui le previsioni zodiacali funzionano come specchio di chi ci crede: racconta l’incubo della vita quotidiana di sé stessi.
La fortuna dell’oroscopo, tuttavia, è che si tratta di una lettura svincolata dal credere all’astrologia: è una narrazione senza contenuto preciso, cioè è una cornice vuota dentro cui chiunque può proiettare quel che vuole.
In un loro saggio del 2014, gli studiosi Rosamaria Alibrandi e Mario Centorrino hanno mostrato che la crisi economica in Italia faceva aumentare il ricorso agli operatori dell’occulto (inteso come il settore nel quale lavorano maghi, cartomanti, fattucchieri, cui vanno aggiunti spiritisti, sensitivi, rabdomanti, astrologi): un +18,5% rispetto ai dieci anni precedenti, con un fatturato presunto di 8,3 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2013. Lo studio riteneva ci fossero circa 160mila operatori, i quali fornivano 30mila prestazioni giornaliere a quei 4 italiani su 10 che confidano nelle previsioni dei chiaroveggenti, spendendo per una consulenza un importo variabile tra 50 e 1.000 euro. Si tratta di una «democratizzazione dell’occulto», scrivono Alibrandi e Centorrino (2014: 76), strettamente legata alla crisi economica, dato che «quando si aggrava la crisi, si assumono decisioni con apparenti anomalie e contraddizioni». Infatti, spiegano gli autori, gli uomini interrogano i veggenti per conoscere il futuro del loro lavoro, cercando di esorcizzare l’incubo di perderlo o di non trovarlo per sé ma anche per i figli, mentre le donne concentrano le loro domande sulla vita affettiva e sulla salute, cercando rassicurazioni in un contesto altamente instabile e incerto.
Si tratta di un meccanismo comune a tante società contemporanee, spiega Barry Markovsky (intervistato da Alexandra Tyan, 2022), professore emerito di sociologia all’Università della Carolina del Sud, per cui
Sebbene i numerologi si riferiscano a Pitagora e gli astrologi calcolino le loro previsioni su pianeti reali, nelle loro affermazioni non c’è nulla di scientifico perché arbitrari sono i significati che vi attribuiscono. Tuttavia, le persone che ne fanno ricorso non sono da biasimare o da considerare in modo sprezzante come superstiziose, perché esprimono innanzitutto un’inquietudine e una richiesta di ascolto.
Come in ogni disastro, anche nel caso della pandemia o della guerra la prima domanda è: perché è successo? Negli sconvolgimenti improvvisi in cui l’ordine – almeno quello convenzionale – viene radicalmente disordinato, ci si pone insistentemente un interrogativo profondo sulle cause, sul senso complessivo da attribuire all’evento estremo e, pertanto, si cercano responsabilità, appigli, nessi causali che possano dare risposte rassicuranti rispetto alla disgrazia avvenuta. Barthes riteneva che gli astri fossero morali, cioè «accettano di lasciarsi piegare dalla virtù: il coraggio, la pazienza, il buon umore, il controllo di sé, sono sempre richiesti di fronte alle delusioni timidamente annunciate». Pertanto, se l’astrologia è una “scuola di volontà”, allora tutto questo impegno a cercare schemi nella disposizione delle stelle va intesa soprattutto come una strategia per esorcizzare il reale nominandolo, come la ricerca di una luce quando si è immersi nel buio, come la risposta alla fragilità e alla labilità di chi è esposto all’isolamento e all’insicurezza.
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