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Daliran

 

Daliran (ph. Nahil Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

immagini

di Nahid Rezashateri e Debora Valentini [*] 

Sono in piedi, sulla terra./ Il mio corpo uno stelo d’erba che,/ per esistere, succhia il sole,/ il vento, l’acqua (Forough Farrokhzad)

Forough Farrokhzad attraverso la poesia parla di sé, colloquia e familiarizza con le altre donne, dà loro la voce. Donne vicine, donne lontane, donne che devono essere capite, ascoltate, rispettate allora come ora. Donne coraggiose!

È proprio con la poesia di Farrokhzad che Nahid Rezashateri ci introduce nel suo viaggio visuale dedicato al coraggio femminile. Già il titolo ce lo ricorda, perché in farsi Daliran indica proprio l’attitudine al coraggio.

Daliran (ph. Nahil Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

Daliran (ph. Nahil Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

Questo viaggio, questa indagine personale, dolorosa e catartica, ma allo stesso tempo riconciliante con le proprie origini, con quel cordone ombelicale che ancora la attira a sé (lo scuro fiocco dipinto sul muro nella chiusura), Nahid Rezashateri la fa utilizzando il linguaggio fotografico.

Daliran (ph. Nahil Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

L’artista è nata in Iran, dove ha studiato Arte all’Università di Tehran e da dieci anni circa vive in Europa. In Italia insieme al compagno Gianluca Ceccarini ha fondato nel 2018 Sarab Collective, un collettivo impegnato in progetti fotografici, Videoart, Grafic design, Sound ed Editoria.

dalidan (ph. Nahil Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

dalidan (ph. Nahil Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

Alle parole contrappone le immagini, per intraprendere un «viaggio visuale di ritorno verso il mio paese natale» – si racconta l’autrice – «l’indagine intimista di chi torna sui luoghi del proprio vissuto con uno sguardo nuovo ed un bisogno di capire. La lontananza genera cortocircuiti ed oblio emotivo. Percorrere le strade un tempo famigliari ed osservarle con l’occhio fotografico ha fatto riemergere in me uno stato emotivo assopito dalla lontananza. Ho ricordato così il coraggio del vivere quotidiano delle donne iraniane».

Daliran (ph. Nahil Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

Daliran (ph. Nahil Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

Un coraggio che in questi ultimi mesi le ha fatte sentire più vicine a noi, ci ha fatto scoprire forze e fragilità. Una scala puntata verso il cielo, in segno di libertà. Amplificata nella visione successiva in cui, da un muro, esili rami si protendono come braccia tese.

Daliran (ph. Nahil Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

Daliran (ph. Nahil Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

Città di Shiraz, Moschea di Nasir ol Molk (ph. Nahid Rezastrari)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

Una arcaica bocca aperta, di parole portate lontano dal vento. Quelle stesse parole della poesia, in Iran da sempre nutrimento e vita, tornano a vibrare come steli. Le apparizioni femminili, come la poetessa, esistono, si nutrono del sole, della terra che abitano. Riconosciamo i simboli, gli diamo il nostro significato.

Daliran (ph. Nahil Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

Daliran (ph. Nahil Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

Daliran (ph. Nahil Rezashateri)

Daliran (ph. Nahid Rezashateri)

Nahid utilizza spesso il medium fotografico per ricucire legami, memorie, per intrecciare ricordi vicini e lontani come nel precedente lavoro “Il Vento ci porterà via” (il titolo sempre ispirato da una poesia di Forough) dove volti, ritagli di vita tornano a dialogare tra loro, a parlare dell’autrice (delle sue amicizie) e a noi osservatori. Ci raccontano di una giovinezza appena sbocciata, come i fiori gialli portati tra i capelli, che ha voglia di mostrarsi, di attivarsi.

Le sue fotografie hanno sempre una grande valenza emotiva. Nelle immagini di Daliran, Nahid torna, invece, bambina, Nahid guarda con occhi benevoli e curiosi la sua terra, le donne iraniane, e vede (anzi ritrova) se stessa. 

Dialoghi Mediterranei, n. 59, gennaio 2023 
[*] Le fotografie sono di Nahid Rezashateri, il testo è firmato da Debora Valentini

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Nahid Rezashateri, ha studiato alla Scuola d’Arte e poi Graphic Design presso l’Università in Iran, dove ha sperimentato le tecniche di ripresa e stampa fotografica analogica. Ha svolto uno stage presso l’Associazione Culturale Kadre Sefid e progettato libri per bambini. Ha lavorato in un giornale iraniano e in una rivista pubblicitaria come graphic designer. È stata direttore di un collettivo artistico dello Sharood Cultural Office attivo nella progettazione di cortometraggi e animazioni: da questa esperienza sono nate le due animazioni “Tanham” e “Adamha va Kalaghka”. Ha partecipato a due mostre collettive con sue opere composte da varie tecniche e materiali come tessuto, pittura, ceramica, grafica. A Theran si è specializzata e ha lavorato nel campo del trucco teatrale e cinematografico. Nel 2012 si è trasferita in Italia dove studia Media Art all’Accademia di Belle Arti e segue corsi di fotografia ed editoria. Con Gianluca Ceccarini nel 2018 ha fondato il collettivo SARAB. Suoi progetti fotografici sono stati pubblicati su riviste nazionali e internazionali di fotografia.
Debora Valentini, vive a Viterbo ed è direttrice del Dipartimento sociale FIAF, Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, responsabile del Dipartimento Social, Delegato provinciale di Viterbo. Contributor dei magazine Fotoit, Riflessioni e Cities, è relatore di storia della fotografia e fotografia contemporanea. Ha partecipato all’ideazione, programmazione e organizzazione di concorsi, contest fotografici e di eventi culturali. Fotografa quello che attira il suo sguardo. È sensibile ai temi legati alla femminilità e al mondo della maternità. Ha partecipato a mostre collettive presso Gallerie e Festival in Italia.

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