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Come al tempo degli antipapi

COPERTINAdi Marcello Vigli

L’opposizione interna a papa Francesco dalla forma dei dubbi, pubblicamente espressi nella lettera a lui indirizzata dai quattro cardinali critici sulle “ambiguità”, sulla sua Esortazione apostolica Amoris laetitia ha assunto quella dell’attacco frontale affidato a manifesti comparsi a decine in alcune zone  centrali di Roma. Vi campeggia un volto di Francesco imbronciato e irritato accompagnato da una scritta che, nei fatti rompe l’anonimato caratterizzandolo: «A Francé hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitati l’Ordine di Malta e i Francescani dell’Immacolata, ignorato Cardinali…ma n’do sta la tua misericordia?». Il riferimento è a due suoi recenti interventi con cui ha “commissariato” il Sovrano Ordine di Malta e l’intraprendente Istituto dei Francescani dell’Immacolata.

L’Ordine di Malta retaggio delle crociate è a tutti gli effetti ordine religioso composto da laici e professi pertanto parte integrante della Chiesa cattolica e la sua autonomia deve essere funzionale al servizio di salvaguardare la fede cattolica e servire i poveri. Per questo le manovre che hanno portato alla defenestrazione del Gran Cancelliere  da parte del Gran Maestro, più attento ad assicurarsi potere e benefici finanziari che a quelle finalità, hanno provocato l’intervento del papa che ha ripristinato le precedenti gerarchie ed imposto la supervisione del sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Becciu, per controllare con pieni poteri  l’Ordine durante il non breve periodo di transizione in vista del suo rinnovamento morale e spirituale e dell’elezione del nuovo Gran Maestro.

Quanto all’Istituito dei Francescani dell’Immacolata papa Francesco è intervenuto per esautorare l’ultraottantenne fondatore e padrone, padre Stefano Manelli, ordinandogli di entrare in un regime di stretta clausura sulla base di denunce per comportamenti molto gravi nei confronti anche di suore del suo Istituto. Gli è vietata ogni pubblica dichiarazione e gli è imposto l’obbligo di consegnare il patrimonio economico in diverso modo gestito dall’Istituto.

Questi provvedimenti danno la misura del valore di questo manifesto, offensivo e penalmente perseguibile anche per le leggi italiane, alla cui diffusione non sarebbe, secondo alcuni, estraneo il cardinale Leo Raymond Burke, uno dei quattro autori della lettera al papa, di cui si è diffusamente parlato e scritto, e la cui eco non è ancora spenta. Negli stessi giorni è circolato nelle mail di cardinali e vescovi un falso numero dell’Osservatore Romano che si occupava un po’ ironicamente dei “dubbi” in essa espressi. A difesa del Papa in piena dissociazione dalle polemiche, si è espresso in una nota il Consiglio per la riforma della Curia il cosiddetto C9 riunito all’inizio di febbraio: «In relazione a recenti avvenimenti, il Consiglio dei Cardinali esprime pieno appoggio all’opera del Papa, assicurando al tempo stesso adesione e sostegno pieni alla Sua persona e al Suo Magistero».

Lo stesso papa è intervenuto esplicitamente: «In Vaticano c’è corruzione. Nella barca di Pietro alcuni marinai remano contro; ma anche Nelle strutture della Chiesa entra il clima mondano e principesco». Con un intento esclusivamente pastorale ha incaricato S.E. Mons. Henryk Hoser, S.A.C., Arcivescovo-Vescovo di Warszawa-Praga (Polonia), di recarsi quale Inviato Speciale della Santa Sede a Medjugorje per acquisire maggiori conoscenze della situazione caratterizzata dal permanere di un continuo pellegrinaggio di fedeli e per suggerire, in base ad esse, eventuali iniziative per il futuro.

Il-cardinale-Leo-Raymond-Burke

Il cardinale Leo Raymond Burke

Da quella stessa barca ha continuato a governare la Chiesa e a intervenire negli affari del mondo con l’intento di contribuire  a «cambiare le regole del gioco del sistema economico-sociale» nel quale la Chiesa si trova ad operare, non si limita ad «imitare il buon samaritano», ma denuncia con lucida freddezza:

«Il capitalismo continua a produrre gli scarti che poi vorrebbe curare, il principale problema etico di questo capitalismo è la creazione di scarti per poi cercare di nasconderli o curarli per non farli più vedere… Gli aerei inquinano l’atmosfera, ma con una piccola parte dei soldi del biglietto pianteranno alberi, per compensare parte del danno creato. Le società dell’azzardo finanziano campagne per curare i giocatori patologici che esse creano. E il giorno in cui le imprese di armi finanzieranno ospedali per curare i bambini mutilati dalle loro bombe, il sistema avrà raggiunto il suo culmine. Questa è l’ipocrisia».

In questa prospettiva ha affrontato il complesso rivolgimento in atto a livello mondiale determinato  in gran parte dall’elezione alla Presidenza degli Stati Uniti d’America di Ronald Trump, che fin dai suoi primi ordini esecutivi, ha mostrato, da un lato, la sua inadeguatezza ad esercitare in una prospettiva inclusiva l’egemonia mondiale ormai acquisita, dall’altro una esaltazione dell’esclusivo interesse dell’economia statunitense come linea guida nel rapporto con gli altri Stati emblematicamente manifestato con la discriminazione nei confronti dei rifugiati e degli immigranti con l’aggravante del disprezzo per i diritti umani  e l’ostilità contro i musulmani. Articolata nelle sue diversità è stata la successione degli interventi del papa: critico il primo, dopo i provvedimenti di Trump per scoraggiare la migrazione dei messicani, ben augurante, il secondo, nel messaggio inviato nel giorno del suo insediamento alla Casa Bianca.

Di ben minore rilievo, ma non meno coinvolgente, l’appoggio alla critica della Chiesa delle Filippine contro il presidente Duterte che utilizza la sua guerra alla droga per una persecuzione contro i poveri, gli attivisti sociali e gli ambientalisti che li difendono, sia le persecuzioni subite dai cattolici in altri paesi a maggioranza mussulmana o induista.

Di tutt’altro tono e impegno è la prosecuzione del programma per scardinare la pedofilia ancora diffusa fra il clero. Nella sua prefazione al libro in cui lo svizzero Daniel Pittet racconta gli abusi di un sacerdote, lui stesso rileva le difficoltà che ne derivano:

«Come può un prete, al servizio di Cristo e della sua Chiesa, arrivare a causare tanto male? Come può aver consacrato la sua vita per condurre i bambini a Dio, e finire invece per divorarli in quello che ho chiamato “un sacrificio diabolico”, che distrugge sia la vittima sia la vita della Chiesa? Alcune vittime sono arrivate fino al suicidio. Questi morti pesano sul mio cuore, sulla mia coscienza e su quella di tutta la Chiesa. Alle loro famiglie porgo i miei sentimenti di amore e di dolore e, umilmente, chiedo perdono».

In diverse occasioni ha esortato sia i superiori generali degli istituti religiosi, sia gli episcopati ad affrontare con chiara determinazione il dramma della pedofilia nella selezione e nella formazione dei giovani aspiranti al sacerdozio raccomandando di: «Mai ricevere in una diocesi candidati respinti da un altro seminario o istituto senza chiedere informazioni molto chiare e dettagliate». Queste sue sollecitazioni – ha anche creato una commissione ad hoc per trattare il fenomeno della pedofilia nella Chiesa – non hanno ancora ottenuto buoni risultati perché i vescovi sono poco solleciti ad intervenire, specie in Italia dove al momento, non c’è per loro l’obbligo di denuncia. Spesso non puniscono o coprono preti pedofili, offrendo così motivi di dubbio, perplessità e critiche a quanti sostengono che alle parole non seguono i fatti. In verità, dei «circa 130 preti condannati in terzo grado e degli altri 150 indagati, la chiesa non ne ha rimosso nemmeno uno» dichiara il responsabile dell’associazione Rete l’Abuso, nata nel 2009 per assistere le vittime dei preti pedofili. Anche la Commissione Onu per i diritti dei minori è intervenuta, denunciando le politiche del Vaticano che ha permesso a religiosi di abusare sessualmente di decine di migliaia di bambini e ragazzi.

La sua azione riformatrice continua ad esercitarsi riscrivendo le regole dell’eutanasia. Senza rompere con la tradizionale condanna contro di essa, è intervenuto sul problema del “fine vita” promuovendo l’aggiornamento della Carta per gli Operatori Sanitari, da parte del nuovo dicastero per lo sviluppo umano integrale, nella quale sono definite le norme per rendere moralmente lecita «la sedazione palliativa profonda nelle fasi prossime al momento della morte, attuata secondo corretti protocolli etici e sottoposta ad un continuo monitoraggio». La idratazione e alimentazione artificiali sono da somministrare al malato solo se utili ma la loro sospensione non giustificata continuerà ad essere considerata dalla Chiesa un atto di eutanasia, che resta condannata. A questa nuova sensibilità dovrà ispirarsi la Chiesa italiana nei suoi rapporti con le forze politiche in questi giorni in cui, ancora una volta in Italia, la legge su questo tema così controverso è giunta al momento del voto finale.

2In questo stesso tempo un’altra situazione controversa è, invece, giunta a soluzione: il rapporto dello Stato italiano con la diverse comunità islamiche.  Finora prive di una struttura di coordinamento hanno final- mente accettato di partecipare ad una riunione convocata dal governo per sottoscrivere un documento unitario. Decisivo è stato l’apporto della Chiesa valdese per il raggiungimento di questo obiettivo, con il consenso delle gerarchie cattoliche. Nella stessa direzione muove l’appello ai credenti, ai laici e alle persone di buona volontà del Comitato Promotore Nazionale della Giornata del dialogo cristiano-islamico per invitare alla mobilitazione in memoria degli otto musulmani massacrati mentre pregavano in una moschea del Québec. Appellandosi

«a tutti coloro che credono nella difesa dei diritti umani, nella pace e nell’uguaglianza tra gli esseri umani, nel dialogo fecondo tra le persone, i popoli e le civiltà, nel rispetto e nella valorizzazione della diversità e denunciando che: ben poche voci di solidarietà ci sono giunte e ben poca attenzione è stata dedicata dai Media più influenti a questa tragedia. Chiediamo che scenda in piazza una vasta rete di organizzazioni e di individui affinché ci sia una voce fuori dal coro: la voce di chi non ha voce, degli ultimi, la cui dignità è calpestata da un capitalismo feroce, razzista, islamofobo e guerrafondaio».

Un’apertura al mondo accademico è stata, invece, la visita di papa Francesco all’Università Roma Tre che il rettore Panizza e il Vaticano hanno voluto si svolgesse in tutta semplicità, senza formalità ufficiali e in un clima disteso. Sorge spontaneo il confronto con la rivolta degli studenti della Sapienza che impedirono l’intervento di papa Benedetto: un segno dei tempi forse, o dello stile diverso introdotto da papa Francesco nei suoi rapporti con “il mondo” S’è realizzato un colloquio diretto tra il Papa, tornato insegnante, e gli studenti. Le domande dei ragazzi hanno ruotato attorno alla globalizzazione. Il Papa, messo da parte il testo scritto, ha lanciato a braccio quasi un «manifesto» per la globalizzazione dal volto umano. 

Dialoghi Mediterranei, n.24, marzo 2017

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Marcello Vigli, partigiano nella guerra di Resistenza, già dirigente dell’Azione Cattolica, fondatore e animatore delle Comunità cristiane di base, è autore di diversi saggi sulla laicità delle istituzioni e i rapporti tra Stato e Chiesa nonché sulla scuola pubblica e l’insegnamento della religione. La sua ultima opera s’intitola: Coltivare speranza. Una Chiesa altra per un altro mondo possibile (2009).

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