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Cirese, Taranto e il Museo Etnografico

Posted By Comitato di Redazione On 1 luglio 2021 @ 01:43 In Cultura,Letture | No Comments

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di Antonio Basile

Dalla collezione di Alfredo Majorano al Museo etnografico

Lungo e difficoltoso è stato il percorso che ha portato il Comune di Taranto all’importante realizzazione del museo etnografico, ma forse, per questo, ancora più sentito e condiviso. L’idea di raccogliere oggetti relativi a usi, a costumi tradizionali caduti e non in disuso per fondare un museo folkloristico, scrive Alfredo Majorano, «mi nacque dopo la pubblicazione dei Canti popolari tarantini (1932), ma soltanto favorevoli vicende della vita mi misero in condizioni di attuare tale idea sin dall’inizio del 1945. Indi, per divulgare ciò che bolliva nella mia… pentola scrissi una nota dal titolo Per un museo folkloristico che il “Corriere del Giorno” pubblicò il 3 agosto del 1947».

Nell’articolo apparso sul “Corriere”, Majorano scrive:

«Con la istituzione in Taranto di una Sezione del Centro Nazionale di Studi Dialettali, sorta nel dicembre 1946, col nome augurale del massimo poeta dialettale tarentino “Emilio Consiglio”, si assiste, indubbiamente, ad un risveglio della letteratura vernacola cataldiana (…). La “Consiglio” sarà ora promotrice di altre e più concrete iniziative nel campo degli studi folkloristici. È già in corso la raccolta di un importante materiale per la creazione del Museo folkloristico tarantino. Mancano ancora i locali e per la Sezione e per il Museo stesso (…). I maggiori scrittori del folklore nazionale guardano con interesse alla sezione “Consiglio”, da Raffaele Corso a Filippo Maria Pugliese, dal La Sorsa al Savelli, dal Gigli al Valente ed ai nostri concittadini Giuseppe Cassano e Cosimo Acquaviva (…) La raccolta già si prevede ricca di materiale vario, interessante e suggestivo (pesca, artigianato, religione, casa, famiglia, fatture, giuochi ecc…). Naturalmente il Museo avrà delle sale in cui saranno esposte distinte e ben ordinate branche di folklore tarantino. Molto interessante sarà la sala del “folklore religioso” in cui saranno esposti, a grandezza naturale, i nostri classici caratteristici “perdoni”, confratelli incappucciati delle due antiche e sempre fiorenti confraternite religiose del Carmine e dell’Addolorata, nonché u trucculande, portatore del famoso crepitacolo, ’a trocchele della Settimana Santa (…) Vi saranno esposti anche numerosi “ex voto” con alcune note esplicative. Non vi mancheranno i “pupi”, suppellettili di fattucchiere, danza popolare e ballo della tarantola. Infine, anche i giuochi fanciulleschi e quelli degli adulti avranno la loro sala, dalla classica livoria a ’u spizzidde. Altri giuochi saranno illustrati da fotografie tratte dal vero».

Nel 1947, Alfredo Majorano incontrò il dottor Ciro Drago, Soprintendente del Museo Nazionale, che fu anche sindaco di Taranto dal 9 maggio 1944 al 13 dicembre 1946, al quale accennò il suo vivo proposito di far sorgere un museo folkloristico.

«Salimmo nel suo ufficio – scrive Majorano – e m’invitò a scrivergli una lettera in cui dovevo elencare il materiale raccolto e quello da raccogliere. Il che io feci il 28 novembre 1947. Con tale mia lettera il soprintendente aprì una pratica con il Ministero. Indi, con foglio n.1944 del 20 gennaio 1948 – Oggetto: Museo folkloristico jonico, mi scrisse: “In risposta alla Sua del 28 novembre u/s La prego appena avrà tempo disponibile di presentarsi a questo Museo per comunicazioni relative allo oggetto. Il Soprintendente dott. Ciro Drago”. Vi andai subito – prosegue Majorano – e m’informò che il Ministero aveva approvato la sua proposta, di depositare gli oggetti raccolti e da raccogliere in un locale dello stesso Museo Nazionale, nel quale sarebbe poi sorta una “sezione del folklore jonico”».
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Alfredo Majorano, la moglie Elena Spinelli e il glottologo tedesco Gerhard Rohlfs

A quel punto Alfredo Majorano non sapeva cosa fare: «Fui assalito, – dice – da diversi interrogativi: 1) Consegnare, in tal modo definitivo, il materiale senza specifiche condizioni del donatore da mettere nero sul bianco? 2) Quando sarebbe sorta tale “sezione”? 3) Di quanti vani poteva disporre il Museo nazionale? Insomma, feci cadere tale proposta col mio silenzio e senza farmi più vivo. Il dottor Ciro Drago fu poi trasferito a Roma, dove morì».

L’articolo Per un museo folkloristico che il “Corriere del Giorno” pubblicò il 3 agosto 1947 rappresenta un momento importante per la storia dell’istituzione del museo etnografico, ma sancisce anche l’inizio di una lunga collaborazione tra Majorano e il “Corriere del Giorno” che proprio nel 1947 emetteva i suoi primi vagiti.

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Tavoletta votiva, Museo Etnografico Majorano (ph. Giovanna Lamura)

A distanza di anni, nella primavera del 1969 Antonio Rizzo e Temistocle Scalinci, animatori del “Circolo di Cultura”, dopo aver constatato quantità e qualità notevoli degli oggetti raccolti da Alfredo Majorano, ebbero contatti verbali con gli amministratori pubblici della Provincia e del Comune di Taranto, ragguagliandoli sulla mostra che si voleva effettuare con l’intento precipuo di far sorgere nella città un “museo etnografico”.    

Antonio Rizzo, Temistocle Scalinci ed Alfredo Majorano decisero, allora, che si poteva, ormai, passare alla realizzazione di una grande mostra etnografica “dedicata al popolo di Taranto”. Per tale mostra fu interessato, su indicazione di Giulio Carlo Argan, il professore Alberto Mario Cirese, allora titolare della cattedra di Antropologia culturale all’Università di Cagliari.

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Tavoletta votiva, Museo Etnografico Majorano (ph. Giovanna Lamura)

La mostra giudicata da autorevoli studiosi «una tra le più importanti manifestazioni in Italia nel settore etnografico» fu ospitata nelle sale del Palazzo di Città ed ebbe un gran successo. Rimase aperta per un mese e mezzo, dal primo giugno alla metà di luglio del 1971. Di essa si occuparono vari giornali e riviste, tra cui “L’Osservatore Romano” del 31 luglio 1971, “Il Veltro”, rivista della Civiltà Italiana, del giugno-agosto 1971, e “La Fiera Letteraria” dell’1 agosto 1971. L’antropologa Annabella Rossi scrisse un interessante articolo su “Paese Sera”. Ne parlarono i quotidiani “Il Piccolo” di Trieste, “La Gazzetta del Mezzogiorno” di Bari, il “Corriere del Giorno” di Taranto.

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Cirese a Taranto in occasione della inaugurazione del Museo, 2003 (ph. Eugenio Testa)

Nel 1977, Cirese pubblicò per l’editore Giulio Einaudi, nella collana PBE, Oggetti, segni, musei – Sulle tradizioni contadine, in cui apparve anche la Presentazione del catalogo critico della mostra tarantina e Appunti di lavoro per una mostra dello stesso Cirese. Taranto, scrive Aldo Perrone in un articolo apparso sul “Corriere” del 16 ottobre 2007, «entrava in tutte le case degli italiani e il Museo Majorano non ancora nato aveva in “anteprima” una diffusione inversamente proporzionale ai soldi e all’impegno spesi dalle pubbliche amministrazioni». Nella terza del “Corriere” Antonio Rizzo rivendicò i meriti con un articolo La cultura che non costa niente (domenica 7 agosto 1977). «I soldi pubblici andavano a cose che davano risultati infimi, se non addirittura capaci di coprire di ridicolo la voce “cultura”, Majorano aveva invece raggiunto l’Italia senza spese per l’erario».

Dal 1971 alla primavera del 1977 passarono sei anni di completo silenzio sino a quando l’assessore alla cultura del Comune di Taranto, Edvige Grifoni Polidori, – scrive Alfredo Majorano – «dopo una telefonata, venne a trovarmi a casa, dicendomi che la sua non era una visita privata, ma che era venuta a nome del sindaco Giuseppe Cannata per informarsi se io fossi ancora disposto a donare il materiale per istituire il museo etnografico. Fui lietamente sorpreso, anche perché l’Amministrazione comunale si era mossa senza alcun intervento o interessamento esterno, né da parte mia, né dei miei amici Antonio Rizzo (deceduto nel febbraio del 1982) e Temistocle Scalinci, né di altri».

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Taranto, scorcio del Museo etnografico (ph. Eugenio Testa)

Dopo quell’incontro seguirono una serie di atti deliberativi e di silenzi… che nuocevano al buon Alfredo, il quale purtroppo, pativa nel suo animo il costante dispiacere per la non avvenuta sistemazione del materiale della sua collezione. La morte lo colse il 28 giugno 1984 nella sua casa di via Berardi, assistito amorevolmente dalla sua Elena. Dopo tante tribolazioni finalmente la sera del 14 marzo 2003 il «Museo Etnografico Alfredo Majorano» fu aperto al pubblico! Visibilmente commosso quella sera il direttore del museo, il professore Alberto Mario Cirese, il quale in una breve nota scrive:

«Quasi mezzo secolo è ormai passato da quando ebbi la buona sorte di dare il mio contributo alla realizzazione della mostra che, per la prima volta, portò in luce, per la sua terra e per l’Italia, i tesori della raccolta dei documenti della vita popolare tarantina cui Alfredo Majorano aveva dedicato anni ed anni di disinteressato amore e lavoro appassionato. Giunsi da forestiero, ma l’intenso lavoro di preparazione della mostra ed il quotidiano colloquio con Don Alfredo e Donna Elena Majorano, don Antonio Rizzo e con Temistocle Scalinci generarono una umana corrente di simpatia che ci fece amici e così Taranto entrò a far parte del mio lavoro, dei miei pensieri e dei miei affetti. Della mostra Aspetti della ritualità magica e religiosa nel tarantino curai un catalogo che resta tra le opere che mi sono più care; e della mostra parlai nella mia prima raccolta di scritti sui musei pubblicata nel 1977 da Einaudi. Da quel remoto momento iniziale cominciò il lungo cammino che solo 30 anni dopo doveva portare finalmente alla apertura in palazzo Galeota della prima trancia del museo etnografico Alfredo Majorano. Lungo quegli anni però tutti gli amici del 1971 ci lasciarono. Primo don Alfredo: del museo in cui tanto sperava, potemmo dargli solo una targa sulla facciata del palazzo d’Aiala. Poi ci lasciò Antonio Rizzo, intelligenza mordace e profonda umanità, che fu il primo ideatore della mostra del 1971. Per lunghi anni Donna Elena continuò ad operare perché il comune realizzasse il museo, aiutata da Temistocle Scalinci che quasi ogni mese mi telefonava da parte di lei. Poi fu Scalinci ad abbandonarci, carissimo e fedele amico. E donna Elena continuò da sola la sua battaglia. Quando anche lei ci lasciò mi giunse la telefonata di un avvocato per dirmi che lei gli aveva consegnato una lettera da aprirsi dopo la sua morte, una lettera nella quale gli chiedeva di chiamarmi a Roma per ricordarmi il nostro comune impegno.
Tutti scomparsi dunque all’aprirsi del nuovo secolo i protagonisti della storia cominciata nel 1971 ed io lontano e in grado di far poco, per non dire nulla. Tuttavia sei anni fa – come se un’acqua sotterranea avesse camminato all’insaputa – la ripetuta donazione del lascito di Alfredo Majorano al Comune di Taranto riprese vita improvvisamente grazie all’amministrazione comunale. Ed io fui subito coinvolto perché in quella donazione, secondo la volontà di Majorano e Rizzo che Donna Elena voleva assolutamente rispettare, c’era la condizione che il museo etnografico dovesse nascere sotto la mia direzione. Tornai di nuovo a Taranto con letizia e con malinconia. E, mentre si riallacciavano le antiche amicizie nate ai tempi della Mostra, si gettò anche il seme di nuove fraternità nel comune lavoro per dar vita al primo segmento del museo Majorano. In tal modo hanno rivisto la luce gli oggetti per una sola volta comparsi nella Mostra ed altri se ne sono venuti aggiungendo ed è cominciata un’attività intensa di visite, discussioni, convegni cui talvolta ho partecipato di persona ed altre volte ho solo potuto salutare da lontano. Ma intanto alla vicenda del museo se ne veniva legando un’altra mia personale; giunto straniero tanti anni fa, la città di Taranto ha voluto riconoscermi come suo figlio, deliberando di assegnarmi la cittadinanza onoraria: ne sono profondamente riconoscente e rinnovo il mio ringraziamento al sindaco e al consiglio comunale e al prof. Antonio Basile. La vostra storia, dunque, per me geograficamente tanto remota è diventata storia mia personale: alle cinque patrie cui già ero profondamente legato si è aggiunta quella tarantina. E, come già tanti anni fa potetti dar notizia al mondo degli studi italiani dell’esistenza, della natura e della tarantinità non solo degli oggetti, ma di quanti contribuirono alla realizzazione della mostra, ora ho voluto dedicare un capitolo di un mio nuovo libro sui musei del mondo tradizionale [Beni volatili, stili, musei, a cura di Pietro Clemente e Gianfranco Molteni, Prato, ed. Gli Ori, 2007], ad una lunga lista di nomi di gente tarantina che ha contribuito a realizzare l’iniziato museo: e a tutti qui ora rinnovo il mio saluto e il mio grazie. E mi è caro ricordare che in quelle pagine dò notizia di un nobile momento di questo museo: il restauro che dalla Casa Circondariale sei protagonisti hanno operato su oggetti del museo Majorano. Mi dispiace l’esser stato costretto a restare lontano ma sono – spero si sia sentito – vicinissimo con l’anima e col cuore».
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Cirese a Taranto in occasione della inaugurazione del Museo, 2003 (ph. Eugenio Testa)

La cittadinanza onoraria

In occasione della “settimana della cultura”, il 22 aprile 2007 il sindaco Ippazio Stefano conferì al prof. Alberto Mario Cirese la cittadinanza onoraria, il quale così commentò la notizia: «Taranto mi ha conferito la cittadinanza onoraria. Sono commosso, e dovrò ricambiare con opere, se vita mi basterà». Nel pomeriggio dello stesso giorno, nella Sala Convegni di Palazzo Galeota fu inaugurata una nuova sezione del museo dedicata al ciclo della vita umana. In proposito, un valido contributo lo fornirono gli ospiti della Casa Circondariale di Taranto, che hanno profuso un grande impegno. Il giorno dopo, 23 aprile, si svolse una giornata di studi dedicata al tarantismo. Purtroppo Cirese, per motivi di salute non poté essere presente a Taranto in occasione del conferimento della Cittadinanza onoraria e tanto meno partecipò al convegno.

articolo-cdg_page-0001Lunedì 1 ottobre 2007, il Consiglio Comunale di Taranto ha approvato all’unanimità, il conferimento della Cittadinanza onoraria al professore Alberto Mario Cirese, direttore scientifico del Civico Museo Etnografico Alfredo Majorano di Taranto. È stata la professoressa Angela Mignogna, Assessore alla cultura, a relazionare in aula sulle motivazioni dell’importante riconoscimento al professore Cirese. Il Consiglio Comunale di Taranto ha approvato la deliberazione del conferimento della Cittadinanza onoraria al professore Cirese, con la seguente motivazione: «Per aver instaurato, grazie alla valenza della collezione Majorano, un proficuo rapporto culturale con la città di Taranto, eleggendola, egli stesso, sua patria di adozione. I tarantini gli sono grati anche e soprattutto per il prezioso ed autorevole contributo profuso per la realizzazione del Museo Etnografico “Alfredo Majorano” che tanto lustro dà alla città di Taranto, proiettandola nei circuiti museali nazionali ed internazionali». L’importante riconoscimento vuole essere il giusto, sentito ringraziamento dell’intera città ad uno studioso di chiara fama.

Dialoghi Mediterranei, n. 50, luglio 2021

Appendice

Si riporta la delibera del Consiglio comunale di Taranto dell’1 ottobre 2007:
«L’Assessore alla Cultura, prof.ssa Angelina Mignogna, riferisce quanto segue: Il 14 marzo 2003 il Comune di Taranto inaugurava ed apriva al pubblico il primo nucleo permanente del Museo Etnografico intitolato ad Alfredo Majorano, etnologo e scrittore (Taranto 22.12.1902 – Taranto 28.06.1984), che come recita il suo epitaffio: “Amò studiò esaltò l’anima di Taranto / arricchì la città del museo etnografico / fu fedele agli amici / adorò la sua Elena / della sua vita proba e generosa /sono testimoni le opere ed il rimpianto degli onesti”. Il museo sulle tradizioni del popolo tarantino è sorto grazie alla donazione fatta a questo Civico Ente, giusta delibera G.C. n.116 del 20.02.2001, dalla vedova Majorano, compianta signora Elena Spinelli, affinché fosse finalmente realizzato il sogno del marito. Già nel 1978 Alfredo Majorano donava al Comune di Taranto una collezione etnografica che il Civico Ente accettava con delibera di C.C. n. 435 del 4/5 aprile 1978. Fu infatti sottoscritto un regolare contratto, n. 263, Rep, dal donatore e dall’allora Sindaco di Taranto, senatore Giuseppe Cannata. Fu anche individuato, come sede ideale del nascente museo, il palazzo D’Ayala Valva Scelsi, ma a causa di particolari condizioni strutturali dello stesso, i lavori di restauro non furono terminati nei tempi stabiliti. Nel 1987 l’Amministrazione Comunale decise di ospitare il materiale etnografico nel Palazzo Galeota. Nel frattempo, a seguito del decesso di Alfredo Majorano, la vedova Elena Spinelli comunicò di aver fatto donazione della collezione alla Cittadella della Carità, in cui era ospitata. Neanche in quella sede, diventata nel frattempo struttura ospedaliera, fu possibile aprire il museo. A seguito di un nuovo atto di donazione, nel 2001, della signora Spinelli fu possibile dare definitiva collocazione alla collezione, che permise la successiva apertura del museo, nel marzo 2003. Con determinazione dirigenziale n. 26 del 27.03.2003, è stato nominato direttore del Museo Etnografico Alberto Mario Cirese, nel rispetto della volontà espressa dai coniugi Majorano ed in esecuzione della citata delibera. Successivamente, con deliberazione di G.C. n. 515 del 3 agosto 2004, è stato istituito il Comitato di Direzione del Museo Etnografico, composto dal Sindaco o suo delegato, dal professor Alberto Mario Cirese, dal dirigente protempore della Direzione Pubblica Istruzione e Cultura o suo delegato e dal professore Antonio Basile, docente di Antropologia Culturale presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Amico e collaboratore del compianto Alfredo Majorano, Antonio Basile era stato anche designato dall’Amministrazione Comunale, giusta delibera G.C. n. 116/2001, componente della commissione costituita per eseguire accurato inventario e controllo del materiale etnografico, nella universalità dei beni, così come testualmente specificato nell’atto di donazione. Il prof. Basile ha al suo attivo, in qualità di ricercatore e saggista, numerose pubblicazioni, fra le quali, A. Majorano. Tradizioni e canti popolari a Taranto e nei paesi di area tarantina, Manduria 1989; Radici di Taranto, Taranto 1990, Catalogo della mostra dedicata alla collezione etnografica di Alfredo Majorano; La collezione etnografica di Alfredo Majorano. Ha inoltre curato la presentazione delle ristampe di Zazareddere scenette in vernacolo tarantino con tavole fuori testo, di Alfredo Majorano, Taranto 1988 (prima edizione, Taranto 1930). Il prof. Antonio Basile, proprio per questa sua storica collaborazione con Alfredo Majorano e per la preziosa conoscenza delle vicende legate alla sua collezione etnografica, ha inoltrato a questo Civico Ente formale richiesta di conferire al professore Alberto Mario Cirese la Cittadinanza Onoraria di Taranto, nella certezza di interpretare il pensiero ed i desideri dei coniugi Majorano, degli amici del Circolo di Cultura, in particolare i compianti Antonio Rizzo e Temistocle Scalinci, e di tutti gli amici e studiosi che hanno fortemente sostenuto l’istituzione del museo etnografico. Il professor Cirese, il 14 marzo 2003, durante la cerimonia di inaugurazione del Museo, dichiarava di aver conosciuto Alfredo Majorano nel 1970. Tramite dell’incontro fu Antonio Rizzo e tramite del tramite, era stato Giulio Carlo Argan, tutti componenti del Circolo di Cultura di Taranto. Ragione del nascente rapporto era la collezione etnografica che Majorano aveva costruito in lunghi anni di ricerca fervida e tenace e che il Circolo di Cultura intendeva esporre in una mostra che riportasse alla consapevolezza della propria storia una nobile Taranto popolana e popolare. Nel giugno del 1971 fu allestita a Palazzo di Città la mostra Aspetti della ritualità magica e religiosa nel Tarantino, con il dichiarato intento di istituire al più presto un museo etnografico. In occasione della inaugurazione del Museo Etnografico il professor Alberto Mario Cirese scriveva testualmente: Pur se nei tempi lunghi cui le opere di cultura vengono condannate, e dopo una serie di vicissitudini la proposta non è rimasta inevasa: donata generosamente alla città, la raccolta Majorano costituisce ormai il nucleo primario del Museo Etnografico, presso il Palazzo Galeota, nel cuore della Città Vecchia. Sono stato partecipe di questa nobile ed amara storia e la sento come cosa profondamente mia. Gioisco oggi per la vicenda giunta alla sua giusta conclusione. Gioisco per don Alfredo, gioisco per donna Elena, di cui mi resta il trepido ricordo dei mille messaggi che il carissimo, fedele amico, Temistocle Scalinci, mi trasmise e di quest’ultimo che mi lasciò in una lettera da aprire dopo la sua morte. Gioisco per Antonio Rizzo, lucida intelligenza tarantina sfiduciata e insieme vigorosa forza per una più alta vita culturale della città. Gioisco per quella Taranto di cui nel cuore degli amici tarantini mi hanno fatto cittadino. Anche un museo può essere un atto d’amore, per quelli che lo generano e ormai sono morti.
Considerato che il prof. Alberto Mario Cirese, nato ad Avezzano nel 1921, è studioso di grande levatura, ha contribuito agli studi antropologici nel nostro Paese, ha insegnato Storia delle Tradizioni Popolari all’Università di Siena (1971-1973) e di Roma (1973-1992), si è attivamente occupato di letteratura popolare e narrazioni orali e di museografia etnografica, è stato tra i primissimi in Italia a sperimentare l’uso del calcolatore nelle scienze umane e sociali, ha pubblicato molti saggi, tra cui: La poesia popolare, Palermo 1958; Cultura egemonica e culture subalterne. Rassegna di studi sul mondo popolare tradizionale, Palermo 1973; Tradizioni orali non cantate, Roma 1975; Intellettuali, folklore, istinto di classe: Note su Verga, Deledda, Scotellaro, Gramsci, Torino 1976; Oggetti, segni, musei sulle tradizioni contadine, Torino 1977; Segnicità fabrilità procreazione, Roma 1984; Ragioni metriche, Palermo 1988; Dislivelli di cultura e altri discorsi inattuali, Roma 1997; Il dire e il fare nelle opere dell’uomo, Gaeta 1998; Tra cosmo e campanile, Siena 2003; Beni volatili, stili, musei, Siena 2007. Considerato inoltre che ha ricevuto dall’Associazione Nazionale SIMBDEA, di cui è presidente il professor Pietro Clemente, docente di Antropologia Culturale presso l’Università di Firenze, il Premio MUSEOFRONTIERA 2004, presso il Museo Pigorini di Roma, con la seguente motivazione: “Ad Alberto Mario Cirese per una storia di idee di museo, di influenze dirette e indirette sui musei realizzati, e per l’impegno di direzione nuova, a Taranto del Museo Majorano, nato da un debito di memoria in cui il museo, tenace progetto, frontiera del futuro, lega i vivi ed i morti e non accetta la smemoratezza”. Tutto ciò premesso e considerato; ritenuto opportuno accogliere la richiesta del professor Antonio Basile, di conferire la cittadinanza onoraria al professor Alberto Mario Cirese, propone al Consiglio Comunale l’adozione del conseguente provvedimento. Facendo propria la richiesta del professor Antonio Basile e le motivazioni esposte in narrativa, che dimostrano l’attenzione e l’affetto che il professor Cirese ha consolidato nel corso degli anni, non solo nei confronti di Alfredo Majorano e di sua moglie, Elena Spinelli, ma dell’intera città di Taranto; forte della consapevolezza che il Museo Etnografico rappresenta un importantissimo tassello di cultura popolare cittadina;
IL CONSIGLIO COMUNALE DELIBERA di conferire la “Cittadinanza Onoraria di Taranto” al professor Alberto Mario Cirese, docente emerito di Antropologia Culturale presso l’Università “La Sapienza” di Roma e direttore scientifico del Museo Etnografico “Alfredo Majorano”, con la seguente motivazione: per aver instaurato, grazie alla valenza della collezione Majorano, un proficuo rapporto culturale con la città di Taranto, eleggendola egli stesso, sua patria di adozione. I tarantini gli sono grati anche e soprattutto per il prezioso ed autorevole contributo profuso per la realizzazione del Museo Etnografico “Alfredo Majorano” che tanto lustro dà alla città di Taranto, proiettandola nei circuiti museali nazionali ed internazionali».
Lettera di ringraziamento di Alberto Mario Cirese
«Al Sindaco della Città di Taranto, dott. Stefano Ippazio
Per ripetuti e duri intralci della mia ormai piuttosto tarda vita, soltanto ora posso dirle la gioia commossa che mi ha dato la notizia che il Consiglio comunale ha approvato alla unanimità la proposta del professor Antonio Basile, fatta propria e presentata dall’Assessore alla cultura professoressa Angela Mignogna, di conferirmi la cittadinanza onoraria di quella Taranto che tanti anni fa entrò a farsi parte cara del mio lavoro di studioso, e parte duratura degli affetti. Sono grato e riconoscente a Basile, all’Assessore, al Consiglio comunale, a lei Sindaco ed alla città tutta. Dai remoti anni Settanta, quasi quarant’anni fa, tornano vivi i ricordi – volti, pensieri e voci – di Alfredo ed Elena Majorano, di Aldo Rizzo, di Temistocle Scalinci: e torna l’emozione della Mostra con cui nel 1971, con larghissima cooperazione tarantina, contribuii a dar luce cittadina e nazionale al lungo ed amoroso raccogliere di don Alfredo. 
A quegli anni, a quella Mostra, a quelle amate e nobili persone dedico di cuore l’onore che oggi, grazie a loro, mi viene fatto. Ma non posso non ricordare che di lì, dalla Mostra e dagli scritti che ne nacquero, cominciò, pur se lento, il lungo cammino trentennale che poi, nel 2003, ha finalmente portato all’avvio del Museo Etnografico Alfredo Majorano in Palazzo Galeota: Sindaco Rossana Di Bello, Assessori Gennaro Esposito e Maddalena Bianchi, con l’opera attenta e amorevole dei funzionari comunali Rosalba Danese e Anna Maria De Vittorio, e con la collaborazione espositiva del prof. Ugo Vuoso. Rispettando la volontà del donatore, Alfredo Majorano, nel 2003 l’Amministrazione comunale mi affidò la direzione del nascente Museo. Ma anche questa seconda fase è stata collegiale, come lo fu quella della Mostra. E mi consenta perciò, signor Sindaco, di segnare qui, come già ho fatto da poco in un mio recentissimo libro, anche i nomi degli altri che hanno dato contributo al nascente Museo: non tarantini alcuni, come Pietro Clemente ed Eugenio Testa, ma tarantini e tarantine i più, come Antonio Basile, Francesco Iaccarino, Aldo Perrone (che già cooperò alla Mostra del 1971), Giovanni Fornaro, Anna Paola Albanese, Antonella De Palma, pur se ora altrove, e Patrizia Spinelli, nipote di don Alfredo. Mi piace unirle, a segno di rinnovato omaggio alla città, una copia del volume di cui le dicevo, intitolato Beni volatili, stili, musei: altre pagine vi sono, dedicate a Taranto che ormai è anche la mia città».
Roma, 1 novembre 2007                                                                                                                                   
Alberto Mario Cirese
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Antonio Basile, direttore del Museo Etnografico Alfredo Majorano di Taranto, insegna Antropologia culturale presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Ha fatto parte del Comitato per la tutela e la difesa delle minoranze linguistiche in Italia. Nel 2013 è stato nominato Commissario della Sezione di Demologia e dialettologia della Società di Storia Patria per la Puglia. I suoi interessi e la sua attività di ricerca sono orientati allo studio del folklore, ai temi dell’arte popolare e dell’antropologia, in particolare alle problematiche legate all’arte contemporanea.

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