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“Chianda e Ndrezza”. Le donne di Vatolla e le cipolle

Le donne di Vatolla e le cipolle

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di Barbara Di Maio)

di Barbara di Maio 

Chianda e Ndrezza è il titolo del progetto fotografico che racconta la forza della tradizione e della comunità, esplorando la storia di un gruppo di donne di Vatolla, un piccolo paesino del Cilento. In questo angolo del mondo, le donne continuano a coltivare la cipolla di Vatolla, un tesoro di biodiversità che resiste nel tempo.

Il titolo, che in dialetto Celentano significa “pianta e intreccia”, esprime simbolicamente l’unione tra la terra e le persone, tra il passato e il presente. Attraverso le immagini, il progetto segue il ciclo completo della coltivazione della cipolla, dalla semina al raccolto.

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di  Barbara Di Maio)

Un “bellissimo sito e di perfettissima aria” lo definiva Giambattista Vico, filosofo napoletano che qui vi visse per quasi dieci anni, tra il 1686 e il 1695. Siamo a Vatolla, frazione del comune cilentano di Perdifumo, in provincia di Salerno. Qui, oltre tre secoli fa, Vico trascorse un lungo periodo presso il castello dove fu precettore dei figli del marchese Domenico Rocca. 

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di  Barbara Di Maio)

E proprio da questa località nel cuore del Parco Nazionale Cilento Vallo di Diano e Alburni, oggi Patrimonio Unesco. arriva un nuovo Presidio Slow Food: la cipolla di Vatolla. 

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle ( Foto di Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di Barbara Di Maio)

La caratteristica principale della cipolla di Vatolla è il sapore  spiccatamente dolce, poco pungente e dal profumo delicato e poco penetrante, che la rende perfetta per essere consumata  sia cruda che cotta.

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di  Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di Barbara Di Maio)

A Vatolla vivono circa 400 persone. Nel corso degli anni sono riusciti a recuperare gli antichi semi grazie anche alla collaborazione con l’Università di Salerno. La coltura della cipolla di Vatolla rispetta le tradizioni contadine lunghe secoli, dall’abitudine di accendere tre falò al momento della semina a quella di vendere le cipolle rigorosamente legate in una treccia.

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di Barbara Di Maio) 

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle ( Foto di Barbara Di Maio)

L’associazione di cui fanno parte i produttori che aderiscono al Presidio Slow Food è composta in stragrande maggioranza da donne, perché gran parte del lavoro, come appunto l’intrecciatura, era svolto dalle donne di casa.

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di Barbara Di Maio)

In inverno si mettono a dimora le piantine di cipolla negli orti e nei terrazzamenti. Poi la primavera porta a compimento il frutto e, dopo mesi di lavoro rigorosamente manuale (senza uso di pesticidi), ci consegna un prodotto di eccellenza. 

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di Barbara Di Maio)

I semi, tramandati da generazioni di padre in figlio, vengono da lontano, portati qui dai Monaci Basiliani dopo l’anno mille.

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (ph. Barbara Di Maio)

Le donne di Vatolla e le cipolle (Foto di Barbara Di Maio)

Solo a Vatolla questo ortaggio ha trovato un habitat adatto alle sue caratteristiche, frutto della biodiversità del Cilento che, nei secoli, ha selezionato, in modo naturale, una genetica unica. 

Le cipolle, bianche rosate, vengono intrecciate, legate in cima con i rami teneri di ginestre fiorite e poste sui tralci di legno ad asciugare. Canti tradizionali cilentani, alcuni dei quali sono invocazioni contro il malocchio, accompagnano le fasi del lavoro a protezione del raccolto che viene immesso sul mercato, in occasione della festa della Madonna del Carmelo, nel mese di luglio, nella fiera a lei da secoli dedicata. 

L’idea della festa nasce nel 2014, quando, dopo aver recuperato gli antichi semi, si costituisce l’Associazione  Cipolla di Vatolla.

Dialoghi Mediterranei, n. 73, maggio 2025 

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Barbara Di Maio, si è dedicata alla fotografia fin da giovanissima. Interprete di conferenza e traduttrice, ha frequentato l’ICP, l’International Center of Photography di New York, dove ha approfondito la tecnica fotografica e la fotografia di moda e di ritratto. Ha vinto una borsa di studio per il Master in Fotogiornalismo e Reportage presso la Scuola di Fotografia e Cinema di Roma. Da dieci anni si dedica principalmente alla fotografia antropologica e sociale, ricercando e documentando il folklore e le antiche tradizioni in Campania e in tutta Italia. Nel 2017 ha organizzato la sua prima mostra personale Japan Katana Urban Cuts, uno sguardo inedito sul Giappone e su Tokyo. Le sue fotografie sono state premiate e pubblicate su riviste e collettivi internazionali di fotografia. Attualmente sta collaborando con l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale per il progetto “Legami intangibili nei paesaggi festivi”, progetto vincitore del bando “Strategia fotografia 2022” promosso e sostenuto dal Ministero della Cultura, Direzione generale per la creatività contemporanea.

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