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Carla Accardi, figura solare e mediterranea

Posted By Comitato di Redazione On 1 novembre 2014 @ 00:10 In Città,Cultura | 3 Comments

copertina   di    Giuseppe Modica

Carla Accardi, classe 1924, da pochi mesi ci ha lasciato. Qualche anno prima, nel 2005, era toccato a Consagra, e molti anni prima, 1980, a Sanfilippo che era stato marito di Carla.  Tutti e tre della provincia di Trapani, nella punta Sud-Occidentale della Sicilia. Tutti e tre,  ”compagni di strada”, hanno un ruolo di punta nel dibattito artistico del Dopoguerra e sono protagonisti del Gruppo Forma 1, con Attardi, Dorazio, Turcato, Perilli, Guerrini e Maugeri.

Il Gruppo Forma 1, e Carla Accardi di conseguenza, ha avuto una notevole e meritata fortuna critica e si è posto come punto di riferimento, e polo dialettico, dell’Astrazione del Dopoguerra in contrapposizione all’altro polo, del Realismo, che fa capo a Guttuso. Sappiamo delle dispute e della vivace polemica anche con Togliatti, che sulle pagine di Rinascita si firmava Roderigo di Castiglia,  e che aveva difficoltà a comprendere la posizione del Gruppo. Dicevano a Togliatti e ai militanti  ortodossi di essere formalisti e marxisti, convinti che i termini marxismo e formalismo non fossero inconciliabili. Si poteva essere impegnati dal punto di vista ideologico, politicamente comunisti, e contemporaneamente nel campo dell’arte essere formalisti, legati alla ricerca della forma e non ai valori della rappresentazione ed illustrazione.

foto 3A Forma 1 non interessava il limone, ma la forma del limone.  In artisti come Guttuso l’impegno ideologico, oltre ad essere una presa di posizione ed una pura convinzione politica, aveva dei riferimenti precisi in Picasso che era, a ragione, un faro ed una pietra miliare per la ricerca artistica dell’epoca. Le polemiche, che poi degenerarono in incomprensioni con forte acredine e risentimento, hanno lasciato nel dibattito delle arti i segni di una visione settaria e faziosa degli schieramenti, faziosità spesso resa più aspra da interessi economici e di mercato, e da egemonie di potere nella politica culturale. Ora, col senno del poi, possiamo dire che entrambe le posizioni avevano una loro legittimità ed entrambe erano necessarie a definire la complessità e la vivacità del dibattito artistico del Dopoguerra e della nostra contemporaneità. Oggi abbiamo la distanza critica necessaria per riuscire a vedere con maggiore chiarezza, e possibilmente senza condizionamenti ed ingabbiamenti ideologici, la portata di quel dibattito. La stessa distanza critica e le esperienze che si sono susseguite ci fanno capire che la fenomenologia della ricerca nel campo dell’arte, e della cultura in generale nella nostra contemporaneità, vanno viste alla luce della complessità dialettica, che implica la convivenza e coesistenza di varie istanze, scuole di pensiero ed orientamenti espressivi dei linguaggi. È finito il tempo in cui si diceva ormai ed è iniziato, per fortuna, da molti anni il tempo in cui si dice anche. Accanto alle istanze dell’astrazione, il fantasma dell’immagine è rimasto vivo  nei grandi isolati esistenzialisti, come Giacometti e Bacon, e negli anni Sessanta ritorna con l’improvvisa venuta alla ribalta ed accensione della PopArt. E poi all’inizio degli anni Ottanta con la Transavanguardia, ancora una volta rientra nei linguaggi dell’arte una primitiva esigenza espressiva fatta di aspra sensualità della materia che, implicando la memoria e la visionarietà si riferisce inevitabilmente alla rappresentazione di immagini e di simboli.

Quando Carla Accardi arriva a Roma nel 1946 trova la città animata da una straordinaria vivacità culturale, una stagione abbastanza lunga che durerà fino agli anni Sessanta e che è stata per il nostro paese qualcosa di eccezionale ed irripetibile.

Gruppo_Forma_1

Il gruppo Forma 1:
(Consagra, Guerrini, Attardi, Accardi,
Perilli, Sanfilippo, Dorazio)

Protagonisti ed animatori erano Lionello Venturi e Giulio Carlo Argan, i luoghi d’incontro i Caffè Rosati e Canova in Piazza del Popolo, ma anche i Caffè Greco e l’Aragno. E l’Osteria dei fratelli Menghi in via Flaminia dove il Gruppo Forma 1 si riuniva:  Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Maugeri, Perilli, Turcato, Sanfilippo e naturalmente la Accardi. Le donne artiste all’epoca non erano molte e sicuramente Carla non ebbe vita facile, dovendosi scontrare con le resistenze dei benpensanti e i pregiudizi sedimentati nei secoli. Ma con ferma determinazione e coerenza la Accardi conquistò stima e prestigio ottenendo il  riconoscimento della qualità del suo pensiero e della sua ricerca.

Il Gruppo Forma 1, e Carla Accardi in esso, si pone come postazione avanzata e punto di riferimento dell’asse storico del rinnovamento e delle Avanguardie, in continuità con la cultura  dell’astrattismo di inizio secolo di Kandinski, Klee, Malevich, Mondrian, ma anche delle esperienze di Balla futurista, delle ricerche degli anni Trenta di Magnelli e del gruppo del Milione. Carla Accardi ha una precisa fisionomia di linguaggio che in tutto l’arco della sua ricerca conserva in maniera inequivocabile, malgrado alcune legittime iniziali tangenze ed affinità con lo stesso Sanfilippo.

Blu Concentrico, 1960

Blu Concentrico, 1960

La sua cifra stilistica si caratterizza, in quegli anni, in una scrittura segnico-oggettuale di suggestione islamica dove l’energia e la vivacità vitalistica dei contrasti minimali giocano un ruolo importante. Un segno-stilema, una sorta di ideogramma che si organizza sia nella ripetizione e successione seriale, ma anche nelle variazioni e differenze di un alfabeto compositivo che genera ritmo e movimento. Nel suo segno non c’è nessuna componente impressionista ed espressionista, la componente pulsionale è negata a favore di un lucido progetto razionale che implica una riduzione e semplificazione mentale.

Negli anni Sessanta la Accardi sperimenta nuovi materiali con smalti e vernici fluorescenti, superfici trasparenti di silicofoil che accentuano ed arricchiscono le sedimentazioni luminose.  È da segnalare in quegli anni la sua militanza nel movimento femminista ed il sodalizio con la studiosa Carla Lonzi che la presenterà alla Biennale di Venezia del 1964.

Due Riquadri, 2003

Due Riquadri, 2003

Assistiamo, negli anni Settanta, all’esigenza di uscire dal quadro come struttura bidimensionale, dilatandosi per entrare nello spazio reale e nell’ambiente. Si avrà così l’organizzazione di strutture abitabili e percorribili: uno sconfinamento nello spazio vitale di tende, corridoi e labirinti, in sintonia con il clima culturale di Roma che accoglieva le esperienze dell’Arte Povera in gallerie come La Salita di Liverani, la Tartaruga di Plinio De Martiis o lo spazio Sargentini. Carla Accardi, figura solare di straordinaria vitalità ed energia, ha rappresentato nell’arte contemporanea, in settanta  anni di ricerca e di esemplare coerenza, un singolare attraversamento, che è stato e continua ad essere punto di riferimento per tanti artisti in formazione che, sedotti dal fascino della sua arte, si sono accostati ed interrogati sul valore della sua avventura e ricerca.

Dialoghi Mediterranei, n. 10, novembre 2014
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Giuseppe Modica,  nato a Mazara del Vallo nel 1953, studia all’Accademia di Belle Arti di Firenze, nel 1986-87 si trasferisce a Roma, dove attualmente vive e lavora ed è titolare della cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti. Autore “metafisicamente nuovo” occupa un posto ben preciso e di primo piano nella cultura pittorica contemporanea.  Ha esposto in Italia e all’estero in prestigiose retrospettive e rassegne museali, apprezzato da critici come M. Fagiolo, C. Strinati, Janus, G. Giuffrè, V. Sgarbi, M.T. Benedetti, M. di Capua, G. Simongini, S. Grasso, F. Gallo, F. Gualdoni, S.T roisi, A. Gerbino, R.Gramiccia, e da letterati come L. Sciascia, A. Tabucchi, G. Soavi, M. Onofri, R. Calasso. Ha in preparazione una mostra  personale dal titolo La Luce di Roma, a cura di Roberto Gramiccia, presso la Galleria La Nuova Pesa di Roma dal 26 Novembre al 10 Gennaio 2015.
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