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Abitare la Terra da esule

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CIP

di Ottavia Aristone 

Il libro di Vincenzo Carboni e Mirco Di Sandro, Sui bordi del qui e dell’adesso. Essere giovani in un’area interna del Molise, con la prefazione di Rossano Pazzagli (Pacini editore, 2024) è esito di un lavoro di ricerca, svolto sul campo, che ruota intorno a tre parole chiave: «aree interne, paesi e giovani […] alle quali se ne possono aggiungere altre, come lavoro, mobilità, partecipazione, comunità» insieme a globalizzazione e futuro, riposizionandone il significato nella rielaborazione delle interviste svolte e della letteratura scientifica. Pertanto, pone numerose domande al lettore attento a questi temi: alcune sono formulate esplicitamente, altre invece sono sottese e riconsegnano senso a perplessità e indugi a chi vi si approssima.

Il contesto di riferimento è l’Alta valle del Volturno, nella provincia di Isernia, che non ha riconoscimento istituzionale né amministrativo. Affonda le radici nella storia e nelle pratiche di vita quotidiana ed è accreditata dagli abitanti per situarsi in una geografia riconoscibile. Dunque, l’espressione “area interna” contenuta nel titolo sopravanza il significato ormai comunemente inteso di àmbito esito della ripartizione della SNAI (Strategia Nazionale delle Aree Interne) e viene ricomposta in una accezione territoriale. Azione sicuramente più complessa, tuttavia più adeguata al fine di sottrarsi al rischio di una «concezione omologante di margine» volta invece ad assumere come esauriente la rilevazione statistica relativa alla carenza di condizioni favorevoli.

L’Alta valle del Volturno è così «concepita e vissuta al di là di ogni attributo normativo e istituzionale». Pizzone, Rionero Sannitico, Montaquila, Castel San Vincenzo, Cerro al Volturno, Acquaviva d’Isernia, Rocchetta al Volturno, Scapoli, Colli a Volturno e Fornelli si configurano come areale identificabile per «prossimità spaziale e intimità culturale». Siamo nella Terra Sancti Vincentii sede di uno dei più importanti e potenti monasteri dell’alto medioevo la cui persistenza di luogo è nelle pietre rinvenute nel sito della città monastica, così come nelle persone che ancora vi abitano.

Abbazia di San Vincenzo al Volturno

Abbazia di San Vincenzo al Volturno

Ma se questo legame riporta alla mente la stabilitas loci, uno dei cardini del monachesimo occidentale introdotto dalla Regola benedettina, le interviste svolte mostrano una realtà ben più complessa e, in qualche modo, contemporanea, se tale può essere definita la disposizione alla mobilità interna ad un’area di riferimento. A fronte di una società nel complesso sicuramente stagnante, di cui gli autori danno conto senza fare sconti, l’attitudine dei singoli abitanti stabili alla fruizione del territorio esteso, di cui pur lamentano la limitatezza complessiva dell’offerta prestazionale, mostra capacità e disponibilità a cogliere in ciascuno dei frammenti che costituiscono l’insieme un luogo adatto a svolgere un’azione specifica, ad attingere ad un servizio o ad una opportunità. Traguardando, in questo modo, il limite ristretto di residenza che nei comuni a bassa densità di popolazione mal si presta ad essere unità esclusiva per la misurazione della dotazione di servizi. E ancora, includendo e accogliendo la possibilità che per le giovani generazioni questa propensione possa ulteriormente estendersi.

Scorcio dell'Alta Valle del Volturno, foto di Mirco Di Sandro

Scorcio dell’Alta Valle del Volturno (ph. Mirco Di Sandro)

Quindi, come si vive nei paesi? Dipende. Dipende dalla perifericità assoluta e relativa. Il parametro demografia è solo uno dei fattori determinanti le occasioni e la qualità complessiva della vita che vi si può svolgere. La dimensione paese è stata indagata dagli autori e restituita con cartogrammi a scala nazionale, con il supporto degli indicatori BesT forniti dall’Istat.

L’indice di benessere nei comuni di piccole dimensioni (< 5.000 abitanti) risulta essere soddisfacente laddove, si può facilmente supporre, si possono fruire servizi e opportunità che, seppure non rintracciabili nell’ambito della singola ripartizione comunale, sono in grado nell’insieme di fornire agli abitanti prestazioni apprezzabili; ovvero laddove la disposizione di città medie e piccole è meno rada. Come nel nord del Paese, ad esempio, ma con una progressiva riduzione, anche se non omogenea, man mano che ci si allontana in direzione del sud e delle isole.

Valle del Volturno (ph. Aristone)

Valle del Volturno (ph. Ottavia Aristone)

Essere paese non è una nozione assoluta, muta al mutare dei contesti geografici più che in relazione alla popolosità. Allo stesso modo un insieme di paesi non costituisce necessariamente un’area interna o una estremità uniforme posta a contorno. Pertanto «[t]ale evidenza mette in discussione ogni generalizzazione esistente sulle aree interne, destabilizzando persino la valenza esplicativa della stessa categoria che si presuppone omogenea, al netto dei gradi di perifericità che si distinguono al proprio interno».

A questo proposito possono essere di ausilio anche gli esiti delle indagini svolte per il nuovo ciclo di programmazione 2021-2027 per il quale la SNAI trova continuità di intervento. I risultati del lavoro mostrano alcune trasformazioni rilevanti, nel pur breve arco di tempo (2014-2020). Ai nostri fini, si vogliono rilevare due evidenze: alcune città capoluogo di piccole dimensioni risultano non più in grado di corrispondere ad una complessiva funzione centrale come pure numerose piccole polarità (Poli Intercomunali) costituite da reti territoriali che costellavano l’Italia peninsulare organizzate intorno a più ripartizioni amministrative.

Quattro piccole città capoluogo (Enna, Isernia, Matera e Nuoro), il cui livello di servizi offerti è insufficiente alla loro conferma come Polo, sono classificate, a seconda della loro posizione relativa, come Periferiche (Isernia e Nuoro) e Intermedie (Enna e Matera).

I Poli Intercomunali si riducono in maniera sensibile, con uno scarto negativo del 50%, sia per numerosità sia per quantità di abitanti (-1.400.000). Queste costellazioni di luoghi nella maggioranza dei casi sono complessi presidi storici, culturali, sociali e di servizi della vasta provincia italiana che hanno svolto, nella lunga durata, il ruolo di centralità, piccole ma non marginali. Così depotenziate perdono la loro preziosa funzione indebolendo e marginalizzando estesi territori principalmente nelle regioni centrali e meridionali dove erano maggiormente localizzati nella rilevazione precedente: nella Toscana, in Umbria, nelle Marche, in Abruzzo, fino alle due isole maggiori.

Valle del Volturno (ph. Ottavia Aristone)

Valle del Volturno (ph. Ottavia Aristone)

Si rileva lo scenario di vasti territori soggetti ad un processo di indebolimento, laddove piccoli tasselli attivi e innovativi di questo mosaico faticano a porsi quali eventi di contrasto rilevabili da indicatori universali. Le molteplici forme di “resistenza”, come le chiamano gli autori, sono «puntiformi e situate» e riguardano alcuni abitanti delle giovani generazioni, singoli o talvolta aggregati in varie forme. Ma, per la loro natura spesso transitoria e per limiti di lettura talora volti all’agiografia, non sono di facile individuazione e stentano a emergere con il loro carico di dubbi e di fatica fisica e sociale. Tanto più se il punto di vista non è quello di individuare la capacità di emulazione e di competitività dei contesti geografici.

Capire non basta, certo, ma senza comprensioni non esistono possibilità. Il territorio è un insieme complesso di luoghi e di persone con attitudini multiformi che richiedono declinazioni articolate per essere compresi, attrezzati e sostenuti in maniera adeguata. Se la macroscala mostra l’estensione della marginalità e delle disuguaglianze territoriali, alla scala urbana numerosi studi e pratiche in corso evidenziano ulteriori sacche di marginalità e disuguaglianze in ambiti urbani in relazione alla effettiva possibilità di ciascuno di accedere ai servizi fondamentali, a un reddito adeguato e non intermittente e a forme di vita aggregativa. Specialmente per le giovani generazioni.

Valle del Volturno (ph. Ottavia Aristone)

Valle del Volturno (ph. Ottavia Aristone)

Le giovani generazioni, appunto, alle quali il volume dedica molta parte evidenziando come lo stato di incertezza e precarietà esistenziale possa perdurare nel tempo oltre ogni immaginazione delle generazioni precedenti. Già titolo del libro colloca i giovani in una posizione in bilico sul presente ― «ai bordi del qui e dell’adesso» ― che possono perseguire occasioni sulla base, pressoché esclusiva, del contesto familiare e territoriale di provenienza. Per questo nella maggior parte dei casi «non esistono individui classificabili univocamente come partiti, restanti o tornanti», secondo il lessico ormai consolidato per le aree marginali, in quanto «senso e significato del luogo mutano al variare dello stato emozionale, della soddisfazione e dell’intensità dei legami (persone o beni materiali) del momento». Sono abitanti multilocali che vivono in diversi territori, città e paesi, come variabili sono nel tempo e nello spazio gli impegni lavorativi e forse le relazioni affettive.

Abitare la Terra da esule. Rossana Rossanda, ormai vecchia rivendicava questa qualità dello stare al mondo. Ma era una scelta, un moto dell’anima. Quindi, probabilmente un’altra storia. 

Dialoghi Mediterranei, n. 70, novembre 2024

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Ottavia Aristone, già ricercatrice e docente di Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura, Università Chieti-Pescara. L’attività di ricerca è inizialmente orientata al tema del recupero dei centri storici e alle politiche urbane e territoriali, con riguardo alle modalità dell’intervento pubblico (ordinario e straordinario); negli ultimi anni questi temi sono stati declinati prevalentemente in ambiti periurbani e in aree interne con riguardo alla dotazione di servizi e allo spazio aperto.

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