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Viaggio tra la musica araba sacra e profana

Posted By Comitato di Redazione On 1 settembre 2018 @ 00:11 In Cultura,Società | No Comments

copertinadi  Serena Naghma  Visconti

Quello che si conosce oggi in Occidente della musica araba è ciò che passano radio e televisioni ed è veramente molto poco, per non dire raro, rarissimo. Le trasmissioni si limitano a mandare in onda il brano del momento, il classico “tormentone estivo” e raramente è davvero un pezzo di origine araba. Questo per quanto riguarda la musica contemporanea commerciale, ma se si  ha voglia di intraprendere un viaggio tra la, musica araba c’è un mondo davvero sconosciuto e meraviglioso che non trova spazio tra le miriadi di generi che affollano le sonorità occidentali.

Se andiamo alla sua radice, possiamo scoprire dei suoni nuovi che non ci sono familiari, perché non usano lo stesso nostro sistema musicale. In questo articolo non ci incammineremo verso l’approfondimento tecnico della teoria musicale araba, perché andremmo a toccare degli argomenti troppo complessi come l’armonia, il sistema modale, gli intervalli, le scale, il maqam, ma vedremo in linea generale i generi, daremo uno sguardo sia alla musica profana che  a quella sacra, in tutti e due i casi parleremo di musica colta.

Quello che conosciamo appartiene al periodo islamico, poco invece sappiamo del periodo pre-islamico. Il popolo arabo è stato un grande conquistatore “democratico”, le virgolette sono dovute, perché di certo un popolo conquistatore non può essere democratico. I popoli sotto il loro dominio erano liberi di continuare a professare la loro fede, di continuare a creare e ascoltare la propria musica e dedicarsi alle loro arti senza modificare i loro costumi. Gli arabi non solo portarono a questi popoli le loro arti ma appresero le loro, dunque spesso nascevano degli ibridi tra le due culture, soprattutto come vedremo più avanti con quella spagnola.

La musica sacra e quella profana hanno la stessa struttura, quella sacra viene eseguita in moschea e ovunque si festeggi una ricorrenza religiosa. Il genere forse più importante è il: madih. Con questi motivi si vuole glorificare il Profeta; il primo nacque dopo la sua morte ma non è un canto funebre di tristezza perché ogni musulmano lo percepisce come vivo, interagisce con Lui. Sono delle poesie musicate, dunque, di un certo livello estetico e di scrittura culturalmente elevata culturalmente, anche se possiamo anche trovare quello popolare. Quando apparve questo genere si parlava solo del Profeta ma Ali ibn abi talib che era il genero  inserì anche la famiglia.

Il Madih viene eseguito da un coro di soli uomini e un solista, accompagnati da un tamburo mazhan o bandir. il coro canta il ritornello mentre il solista risponde al coro anche con delle improvvisazioni. Spesso viene ripetuta la parola Allah. Lo stile è simile a quello della musica profana colta. Oggi nelle proprie abitazioni molti li cantano ma ad una sola voce; possiamo trovare anche voci femminili, eseguiti anche senza accompagnamento musicale o con altri strumenti tipo il ud. È talmente sentito questo genere che nella vita privata non importa essere un cantante o avere semplicemente una bella voce per interpretare questi canti o addirittura essere un musicista per accompagnarsi. Basta sentirli perché quello che caratterizza questo genere è l’amore e l’ammirazione verso il profeta.

Tra i Madih vi è un altro genere molto importante che si chiama  Maulid. Vengono eseguiti per la ricorrenza della nascita del Profeta. Li propone un solista che con l’aiuto del coro canta un testo in prosa. Possiamo ascoltarli ogni primo giorno del mese rabi qwwal in moschea, anche se vengono eseguiti ad ogni festa religiosa.

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Gruppo di musicisti arabi

Esiste un genere che per i ricercatori musicali credo sia la classica gallina dalle uova d’oro, dal momento che possiamo ammirare all’interno di una cerimonia religiosa canto, danza, musica strumentale,  recitazione e trance ed è lo Zikr Zikr. Siamo in presenza di una forma molto elevata che dura diverse ore e contiene diversi generi musicali. Si vuole invocare la presenza di Allah, cioè Hadra, così tutti i fedeli gridano il nome di Allah con tale passione e sentimento da cadere in trance. Alcuni credenti nell’espirazione si chinano in avanti e all’inspirazione tornato dritti emettendo dei suoni molto particolari e davvero suggestivi. Tutto questo viene accompagnato da un cantante che segue dei vocalizzi entrando così in una trance collettiva. Accompagnati da un canto di preghiera, ci si avvia alla conclusione con la recitazione di una sura del Corano e poi un madih. Anche qui la struttura è come quella della musica profana colta.

Adesso affrontiamo un caso davvero particolare, per chi ha un concetto di musica tipico dell’Occidente. I musulmani considerano tra i generi di musica sacra anche la lettura del Corano e il richiamo alla preghiera Adhan. È doveroso aprire una piccola parentesi su cosa sia e come sia strutturato il Corano. È il libro sacro per ogni musulmano, l’arcangelo Gabriele dettò a Maometto la parola di Dio. Il Profeta si era ritirato in una grotta sul monte Hira, una zona vicino alla Mecca, per meditare. Una notte nel mese di Ramadan, l’arcangelo gli dettò appunto il Corano, altre parole furono rivelate mentre il Profeta si trovava a Medina. I capitoli si chiamano Sure e sono 114 sono inserite nel libro dalla più lunga alla più piccola, ad eccezione della prima al Fātiḥa الفاتحة‎ «l’Aprente» che fa parte di quelle più brevi.

La lettura del Corano viene eseguita in assolo senza accompagnamento strumentale. Molto importante è  la bravura dell’esecutore, poiché la voce assume un ruolo fondamentale: si deve avere un’ottima pronuncia e stare molto attenti alle cesure che sono un elemento davvero importantissimo. Viene eseguita su pochissime note – due o tre – e tutti possono leggere il Corano; basta che la pronuncia sia chiara e che la divisione dei versetti segua le regole della recitazione. Ma se ci troviamo davanti ad un esecutore di alta professionalità e abilità la lettura del Corano diventa davvero, anche per chi non è abituato a questo tipo di musica, un’esecuzione musicale. Infatti di solito i miglior lettori sono i musicisti, anche se non viene mai usato il termine “cantare” quando si parla della lettura, ma ci si riferisce all’ intonazione. La lettura del Corano è detta Tartil. Si può proporre in moschea ma anche nelle case e ultimamente viene trasmessa anche dalle radio nel mondo arabo: Esistono anche delle scuole coraniche dove viene insegnata la musica assieme ai precetti religiosi.

2Il Muezzin posto sopra il minareto, piccola torre sopra la moschea, richiama i fedeli alla preghiera, sia quella del venerdì in moschea sia per le cinque pause giornaliere. Il richiamo segue un testo che dice, letteralmente:

«Allāhu Akbar Iddio è il più grande (sommo)

Ašhadu an lā ilāh illā Allāh testimonio che non c’ è Dio fuori che Iddio

Ašhadu anna Muḥammadan Rasūl Allāh testimonio che Maometto è l’Inviato di Dio

Ḥayya ʿalā al-salāt avanti alla preghiera

Ḥayya ʿalā l-falāḥ avanti per la salvezza

Allāhu Akbar (Iddio è il più grande (sommo)

Lā ilāh illā Allāh (Non c’è Dio fuori che Iddio»

Con qualche ripetizione.

La prima volta viene interpretata in modo semplice, la seconda in modo articolato ma sempre con scansioni lente tranne che per il richiamo alla preghiera del tramonto, eseguito in modo veloce e non articolata. A seconda della solennità possiamo trovare due Muezzin che eseguono l’Adhan insieme. A questo punto l’esecuzione si fa più suggestiva e si crea un gioco di voci veramente particolare.

2-canto-muezzinFin qui abbiamo visto la musica sacra adesso passiamo in rassegna e conosciamo i generi della musica profana. Il Layali è un brano che parla d’amore, dedicato alla donna amata ed è vocale, si ripete sempre la stessa formula: «yah laili, yah ʿayni, ovvero o notte mia, o occhi miei». Si tratta di  un genere eseguito in “assolo”: il cantante è anche strumentista e si accompagna con il suo ud. Alcune volte si può trovare anche una versione in cui il cantante si fa accompagnare da un intero complesso composto da strumenti a corda e a percussione. Molti studiosi pensano erroneamente che sia una serenata, in realtà è una semplice canzone d’amore.

Altro genere accompagnato da un intero complesso composto da tamburi e fiati e strumenti a corda è il Dor, brano tipico dell’Egitto; proprio per questo il testo si può trovare sia in dialetto egiziano sia in arabo classico. Il gruppo accompagna il solista e il coro, il cantante fa una parafrasi della musica scritta dal compositore, che difficilmente è anche l’interprete. Si tratta di un’esecuzione più personale addirittura più bravo è il cantante e più si può stravolgere la creazione del compositore. Vi è un alternanza tra solista e coro, i quali ripetono la stessa frase con variazioni. I brani durano poco più di mezz’ora.

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Spartito muwashah

Al-muwashah  è un genere andaluso: anche qui la stessa formula per tutti i brani visti finora, formula vocale con coro che si accompagna suonando tamburi, ud e qanun. Il tema è per lo più di genere amoroso e le sue origine sono spagnole, ma in Egitto, ad Aleppo in Siria si sono allontanati dalla forma originaria andalusa, qui un coro accompagna un gruppo di strumentisti cantando insieme e solo alcune parti sono affidate al solista. I muwashah più famosi sono anonimi e vengono definiti qadim che letteralmente significa “antico”: in questo caso sta ad indicare “testo antico”. Oggi purtoppo si possono ascoltare solo alla radio, non esistono più esecuzioni live di questo genere.

Taqsim è un genere strumentale, che stranamente per gli occidentali ha il suo punto focale nelle pause che possono durare anche quattro secondi, necessarie anche per interagire con il pubblico, che approfittando, appunto, dei silenzi esprime il suo gradimento, di solito applaudendo. Se il solista è davvero bravo porta il suo pubblico ad tale alta tensione da esclamarere «allah o salam, Iddio o pace». Di solito il solista è accompagnato da un suonatore di ud, il musicista deve essere un grande virtuoso e possedere una tecnica scaltrita e raffinata e soprattutto capacità interpretative originali. La durata del brano varia dalla sua funzione, cioè se lo troviamo come pezzo introduttivo o come intermezzo di un concerto o se è un pezzo unico, dipende anche dal virtuosismo. Può precedere anche altri generi musicali come un mawayal (che vedremo più avanti) o un muwashah. O – come vedremo – fra le parti di una nuba andalusa. Oggi per colpa o merito delle radio questo genere è diventato alla portata di tutti, anche un musicista poco dotato o un principiante o un autodidatta può cimentarsi nel taqsim. Tipico di questo genere sono l’alternarsi di composizione e improvvisazione.

3-qanun

Qanun

Il Tamilah nasce in Egitto come forma strumentale, è una gara fra il complesso e i suoi singoli strumenti. Il gruppo esegue la melodia, poi uno strumento da solista lo prosegue variandolo e improvvisando, il musicista assai virtuoso si alterna al complesso per tutta la durata del brano innescando una situazione di domanda e risposta, dopo di che entra in questo gioco il secondo strumento che fungerà da solista, creando di nuovo “il gioco del dialogo”: questo schema dura finché non verranno presentati tutti gli strumenti del complesso, cioè finché tutti gli strumenti avranno eseguito la loro parte da solista. Cosi termina la gara con il ritornello iniziale ma questa volta con una variante, cioè eseguita tutti insieme.

Il Qasidah è una poesia che può essere sia profana che religiosa messa in musica, eseguita da un complesso e dal coro,  anche con una voce femminile come cantante solista. Il motivo musicale è un insieme di ritornelo e parti improvvisate.

Le Bashraf/Samai sono forme di musica strumentale nate in Turchia, un insieme di musica araba e occidentale. Esistono brani scritti da arabi e altri composti da turchi. Fanno parte sia della musica profana sia di quella religiosa dei Dervisci, ballerini uomini che eseguono la stessa melodia, così che gli strumentisti non sono liberi nell’interpretazione, cosa che invece ha il solista. Se per caso si dovesse sentire nell’ensamble un accenno di contrappunto o è un caso o una distrazione di sicuro non sono mai fatti di proposito.

Il Mawwal possiamo ascoltarlo dopo un layali o prima se siamo in Egitto ed è una forma vocale. Ha uno stile popolare, il testo è in lingua parlata e non in arabo classico, l’argomento è l’amore. Viene eseguito da un solista accompagnato da uno strumentista.

4La Nuba andalusa, come il Muwashah, è di origini spagnole, andaluse, ed è la forma musicale della contemporanea musica tradizionale dell’Africa settentrionale. Troviamo sia pezzi vocali che strumentali. Il nome prende origine da un’attesa. Infatti significa “è giunto il momento”, perché chi voleva esibirsi come cantante o strumentista davanti al califfo doveva aspettare il turno dietro ad una tenda, finché il guardiano chiamato sattar non dava l’ordine di esibirsi. Quindi si attendeva la propria Nuba, cioè il momento. Prima questi brani venivano chiamati Saut.  In Africa si trovano tre stili di Nuba tramandati dalla Spagna. In Tunisia troviamo lo stile di Siviglia; in Algeria quello di Cordoba, in Marocco quello di Valencia. Quello tunisino si chiama Ma’luf, in Algeria San’a e in Marocco Ghirnati. Il tipico complesso strumentale è formato da ud, nay che è un flauto, tamburelli e darbuka. Possiamo ascoltarli o nella versione “assolo” o con un coro omofono in lingua araba classica: raccontano più che altro di sentimenti come l’amore o la tristezza. Molti di questi brani possono essere eseguiti nello stesso spettacolo formando così un concerto.

Nella musica colta abbiamo il complesso takht che significa “sedile”e di solito è composto da solo sei strumenti: ud, qanun (cetra), kamanjah (violino arabo). Possiamo trovare anche due Nay (flauto), riqq (tamburello) e la darbuka (tamburo a calice) che suonano a distanza di una o più ottave. Il takht è eseguito da un solista e il coro.

6-nay

Nay

Abbiamo conosciuto le forme vocali Dor, Muwashah, Layali, Qasidah e Mawwal e quelle strumentali Bashraf e Samai, Tamilah. Come si è potuto notare tutte le forme musicali hanno la stessa struttura: voce solista e coro accompagnati da strumenti o voce a solo, la maggior parte in lingua araba classica ed elementi fondamentali: virtuosismo e improvvisazione.

Nel mondo arabo esistono anche le grandi orchestre che oggi purtroppo hanno perso la loro identità eminentemente “araba”. Infatti sono state contaminate sia da strumenti europei che dalla musica occidentale perdendo così la loro essenza più intima, anche perché come si è detto all’inizio i sistemi musicali arabi e occidentali sono del tutto diversi. Quindi suonare un brano arabo con uno strumento occidentale è quasi impossibile e si finisce col privilegiare generi di musica occidentale. Così la “vera” musica araba si trova solo grazie a quei pochi appassionati che la tengono in vita, continuando ad ascoltarla, a comporla, a interpretarla ma soprattutto a studiarla e a tramandarla perché molte di queste sono a trasmissione orale e perdere un patrimonio del genere sarebbe una grandissima perdita per tutti noi, sia arabi che occidentali sia musicisti o semplici amanti della musica.

Dialoghi Mediterranei, n.33, settembre 2018
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Serena Naghma  Visconti, laureata al Dams presso l’Università degli studi di Palermo, con una tesi sulle tradizioni musicali dei tunisini che vivono a Palermo, si occupa d’arte e musica araba all’interno di una prospettiva antropologica e politica. Ha anche interessi per l’attualità sociopolitica nei Paesi  mediorientali e per le evoluzioni delle migrazioni contemporanee.
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