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Verità assodate e verità presunte

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Complessità del cervello

dialoghi sul negazionismo

di Rosolino Buccheri

Premessa

Mi accosto a questo scivoloso argomento con poche – ancorché concrete – certezze a causa della vastità dei suoi contenuti, i quali coinvolgono sia concetti di tipo generale che possono essere meglio affrontati dall’alto per meglio osservare la vastità delle loro connessioni, sia contenuti più specifici ma di uguale importanza, che osservandoli dall’alto si rischia di perdere. Il fatto è che non abbiamo i mezzi fisici per potere vedere e valutare contemporaneamente e compiutamente tutta la complessa realtà che ci circonda, né siamo capaci di tenere a mente in modo cosciente l’enorme quantità di informazioni di così varia e contrastante natura che momento per momento inonda il nostro cervello nell’arco di un’intera vita. Una naturale lacuna, questa, alla quale nessuno può sfuggire, ma che implica un importante limite sulla nostra visuale del mondo, costringendoci a decidere fra le due: o guardare le cose dal basso, come giustamente fanno gli specialisti di un argomento, che però rischiano errori di valutazione di tipo generale, o dall’alto, rischiando di trascurare importanti dettagli.

Solo una percentuale molto bassa di dati esperienziali può rimanere presente alla nostra attenzione di ogni giorno, mentre la maggior parte di essi si nasconde nell’inconscio ed è estremamente difficile riportarla volontariamente alla coscienza. A questa importante lacuna, determinata dall’intrinseca limitatezza del nostro cervello, sopperisce in qualche modo il nostro inconscio, che seleziona (in modo per noi inconsapevole ma determinato dalle esigenze del momento) i dati esperienziali da innalzare alla coscienza [1] in funzione delle peculiarità del nostro modo di vivere, inserendoli opportunamente e senza pericolosi contrasti all’interno dei nostri Modelli Mentali [2]. Un accurato filtraggio delle esperienze rielaborato dall’inconscio in modo per noi inconsapevole, quindi, che riempie le lacune della conoscenza instaurando convinzioni non necessariamente suffragate in modo rigoroso dalla realtà degli eventi vissuti; convinzioni di cui sarà sempre più difficile liberarsi, ma che anzi andranno pian piano a stabilizzarsi [3], permettendoci così di operare speditamente in società con la certezza di essere sempre coerenti con il ruolo che abbiamo scelto di coprire nella vita.

Si tratta di un meccanismo che, come ci ammonisce la moderna psicologia, la nostra psiche mette in atto senza che ce ne accorgiamo, allo scopo di nascondere o addirittura distorcere il significato di alcuni dati conoscitivi, nel caso in cui questi venissero a trovarsi in contraddizione rispetto alle nostre radicate convinzioni del momento, contraddizioni che a volte sono potenzialmente pericolose per la psiche e pertanto impossibili da accettare consapevolmente. Così succede che aderiamo a certe pretese ‘verità’ o le rifiutiamo (a volte anche quando sono largamente condivise), principalmente in funzione della nostra serenità mentale, richiesta dalla stabilità del nostro ruolo nella società. Adesione o rifiuto che a noi appaiono del tutto volontari e giustificati e ai quali rimaniamo ossessivamente attaccati anche se sono stati più o meno parzialmente pilotati dall’inconscio, e che, in ogni caso, difendiamo ad ogni costo contro ‘verità’ opposte da altri, per quanto indimostrabili come le nostre ma che altri difendono con la stessa nostra vivace e ottusa convinzione in quanto stabilizzate dagli stessi processi inconsci, ma in differenti condizioni psicologiche e di vita vissuta.

copernicus

Copernico

Negazionismo

Le ‘verità’ di dominio pubblico che ci vengono somministrate nel corso della vita in società non sono tutte dello stesso livello di veridicità. Ci sono verità scientifiche e storiche ampiamente sperimentate e discusse di continuo sulle quali non dovrebbero esserci dubbi di alcun genere, in quanto, essendo state sottoposte a meticolosa analisi e approvate dopo anni di sperimentazione e di controllo, sono sempre sotto i riflettori della nostra coscienza. Nonostante questo continuo e sottile lavoro di grande utilità sociale, frange di nemici della razionalità, privi di indipendente e rigorosa capacità di analisi ma orgogliosamente convinti della propria autonomia di pensiero (spesso suggerita, come già detto, dall’inconscio, ma a volte stimolata anche dall’esterno non senza specifici scopi di arruolamento alla contestazione) non credono a priori ad alcune di queste verità, indipendentemente da qualsiasi evidenza si ponga alla loro attenzione, specie se questa evidenza implica lo sforzo di concentrazione e di studio, non sempre accessibile a menti non aduse alla costante applicazione mentale, necessaria ad una proficua analisi degli accadimenti.

Per difesa incondizionata ai proprî pregiudizi, a volte anche supportata da mancanza di allenamento allo studio e all’attenzione, o per interesse personale, sociale o politico, o per il piacere della contestazione a priori, si arrivano perfino a negare, com’è noto, ‘verità’ scientifiche inoppugnabili come la sfericità della Terra o la conquista della luna, senza parlare di ampi e storicamente accertati fenomeni di enorme portata sociale, come ad esempio l’Olocausto degli ebrei nel corso della seconda guerra mondiale o, per quanto riguarda il presente momento storico, la pandemia di Covid19 in corso in tutto il mondo con milioni di morti documentati in modo esteso, per quanto in modo diverso da nazione a nazione.

Per quanto concerne la forma della Terra, è nota l’esistenza di manipoli di gente refrattaria alla cultura [4] che ne contesta la sfericità, come fossimo nel Medioevo quando vennero guardate con diffidenza gli studi di Nicolò Copernico e di Johannes Kepler, prima delle osservazioni sperimentali di Tycho Brahe e Galileo Galilei nella seconda metà del diciassettesimo secolo (per citarne solo alcuni fra gli iniziatori) nonché le successive ricerche di altri giganti della scienza a partire da Simon de La Place per finire ad Albert Einstein e tantissimi altri che sarebbe troppo lungo citare. Gente refrattaria alla cultura che contesta financo l’esistenza della missione spaziale Apollo 11 del 1969 con l’atterraggio del modulo lunare Eagle sulla superficie della luna e la relativa esplorazione del suolo lunare da parte degli astronauti americani Neil Armstrong e Buzz Aldrin, mentre il terzo astronauta Michel Collins rimaneva in orbita lunare con il modulo di comando Columbia pronto per riportare gli altri due indietro sulla Terra. Grande impresa, quest’ultima, che le TV di tutto il mondo hanno registrato e mostrato in tutti i suoi particolari, e che tuttavia viene oggi contestata da pochi incolti fanatici che contestano tutto ciò che le loro insufficienti conoscenze non permettono di comprendere appieno, e per i quali, pertanto, il rifiuto a priori rimane la più facile delle possibilità contestatorie a disposizione.

Non sfugge a questa impietosa analisi l’atteggiamento rispetto alla presente pandemia di Covid19, da parte di tanti sfortunati lavoratori che, per le necessarie modifiche comportamentali, sociali e professionali, ma soprattutto economiche, imposte dalla emergenza sanitaria che ne è seguita, rischiano di vedere annullati decenni di lavoro orientato verso uno specifico percorso professionale. Percorso che, purtroppo, è stato a volte basato sull’uso indiscriminato delle risorse disponibili sulla Terra (foreste, coltivazioni, acqua, biodiversità, …) senza considerarne appieno la sostenibilità a lungo termine rispetto alle conseguenze che ciò comporta per l’ambiente terrestre. Un processo iniquo, questo, imposto da una politica sorda per anni alle necessità ambientali e – purtroppo per tanta gente inconsapevolmente coinvolta – interrotto bruscamente dall’avvento di una pandemia, certamente inaspettata da una umanità ignara che ha sempre considerato sé stessa al di sopra della Natura dalla quale proviene. Pandemia, le cui pur reali e visibili conseguenze non vengono facilmente accettate da parte di una popolazione spesso plagiata dalla visione paradisiaca di un futuro economico fastoso, annunciato da chi nella gestione di un tale futuro ha da tempo scommesso sulle proprie personali fortune.

La cieca e ostinata negazione dell’esistenza del virus può solo essere giustificabile come normale reazione allo sconvolgimento delle attività dalle quali tantissime persone traggono il proprio sostentamento e che, pertanto, può anche pregiudicarne la qualità dell’esistenza. Giustificazione sacrosanta, che non nega però il fatto – molto più importante per il futuro dell’intera comunità umana – che non ci sia stata, e non ci sia ancora neanche all’orizzonte, e non solo in Italia, una classe politica che sia capace di pensare ad un futuro ecologico rispettoso delle limitate risorse disponibili sulla Terra piuttosto che alla continuità del loro personale potere, così perpetuando senza soste l’esistente arcaico status quo economico e sociale, anche se foriero di disastri a lungo termine, come potrebbe avvenire con il progressivo allargarsi del buco dell’ozono che per secoli ha difeso la Terra dalle mortali radiazioni solari di alta energia.

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Lemaitre

Asserzionismo

Avendo accennato, anche se brevemente, ai principali casi passati e presenti di negazione di verità accertate senza ombra di dubbio, considererei sbagliato non accennare all’argomento uguale e opposto, ovvero all’argomento della convinta adesione a verità supposte ma non accertate senza ombra di dubbio. Di queste ‘verità’ asserite con certezza nonostante l’assenza (contingente o assoluta) di  sicure prove scientifiche capaci di confermarle a livello planetario se ne incontrano di diverse tipologie [5], e la loro convinta asserzione da parte di molti nonostante l’assenza di prove tangibili sulla loro assoluta veridicità, può essere considerata come l’esatto contrario del negazionismo (capace quindi di generare problemi di simile gravità) per cui ritengo necessario doverne accennare all’interno dello stesso argomento di studio concernente le ‘verità’, assodate o presunte. Argomento che ho indicato con il termine asserzionismo, termine che non ho trovato nei vocabolari anche se qualcuno lo ha usato quasi come sinonimo del negazionismo, termine con il quale si nega qualcosa di veramente accaduto asserendone la falsità. Per quello che mi riguarda, preferisco usare questo termine come uguale e contrario del negazionismo, in considerazione della facilità con cui sono affermati con certezza concetti non assoluti o eventi non necessariamente accaduti.

Trovo corretto premettere che non sempre è possibile avere a disposizione mezzi scientifici sufficienti a provare la veridicità di una asserzione, sia relativa ad un accadimento, sia, specialmente, ad un supposto principio di base; escludendo, comunque, ridicole credenze che accendono la fantasia, come, fra l’altro, la presenza di esseri extraterrestri che ci spiano da indefinibili e invisibili mezzi spaziali a noi sconosciuti, va detto che il credo a priori in ‘verità’ di tipo religioso non può essere, per sua natura, soggetto a prove sperimentali ma la forza di adesione a questo tipo di ‘verità’, può essere in qualche modo misurata dall’enorme numero di persone al mondo che ad essa fa riferimento, il che non permette di metterla in discussione in quanto si basa sull’impulso vitale dell’essere umano, mortale e passeggero su questa Terra, di voler credere in una esistenza extraterrena che possa gestire il proprio futuro dopo l’inevitabile morte.

Detto questo, non può non rilevarsi l’enorme quantità di modi diversi di concepire le prerogative dell’ipotetica divinità nelle varie culture umane, non tanto e non solo sulle sue qualità extraumane [6], quanto sulle caratteristiche di tipo umano, specifiche della differenza di speranze dell’uomo nel corso della vita, come ad esempio le tipologie di intervento della divinità nelle faccende quotidiane dell’uomo, o della differenza rispetto ai premi o alle punizioni spettanti dopo la morte, senza parlare delle differenze dogmatiche e rituali strettamente dipendenti dalle tradizioni millenarie che stanno alla base di ogni specifico credo e che sono pertanto variabili da popolo a popolo, incidendo a volte in modo preponderante sulle attività sociali [7]. Differenze che appaiono evidenti al momento in cui si confrontino le tante religioni, ufficiali e non, presenti nel mondo, evidenza che vanifica la pretesa di maggiore veridicità di una qualunque fede religiosa rispetto ad un’altra. Pretesa, tuttavia, che accolta con accanimento e sicumera da fedi opposte [8], è stata nel corso dei secoli causa scatenante di sanguinose guerre, foriere di immani massacri di gente innocente, fra le più feroci della storia, fenomeni che continuano ancora oggi a insanguinare tante regioni del mondo.

Collegato in qualche modo con il credo nella divinità e nella sua forza di intervento nelle vicende umane è il credo nel creazionismo; credenza ancora oggi sostenuta da molti e che ha sempre avuto tanto seguito fino agli inizi del secolo scorso quando, a seguito delle ricerche cosmologiche iniziate dal vescovo scienziato Georges Lemaître e quelle nel campo biologico iniziate da Charles Darwin, divenne definitivamente chiaro che il mondo non era stato creato dal nulla poche migliaia di anni fa e che la vita sulla Terra esiste da quattro miliardi di anni – ovvero fin dal momento della sua formazione – probabilmente arrivata dagli spazi siderali anche se ancora in forme elementari. Conoscenze queste, che non hanno sradicato l’idea idilliaca di tanti che l’essere umano sia esente dal seguire le leggi dell’evoluzione della vita, al contrario di tutte le altre specie viventi.

Non meno capace di inserirsi prepotentemente come fede, seguita con convinto accanimento come avviene nel caso delle religioni, è il credo di molti nel considerare assoluti e indipendenti dalla storia fenomeni prettamente sociali e contingenti come il comunismo, infelice assiomatizzazione della notevolissima teoria socioeconomica formulata da Karl Marx insieme a Friedrich Engels; comunismo nato e sviluppato nel particolare periodo storico dell’evoluzione sociale di fine Ottocento, quando la nascita e lo sviluppo di attività richiedenti l’apporto di grandi masse di lavoratori, spesso su gravose ed alienanti catene di montaggio, avevano creato umilianti rapporti di sottomissione fra datori di lavoro e impiegati con lunghi e massacranti turni di lavoro ed esigui salari. Situazione che è andata via via modificandosi nel corso del passato secolo, sia per l’avvento di nuovi e sofisticati macchinari che hanno ridotto notevolmente, umanizzandolo, il carico di lavoro, sia per l’importante intervento di motivate organizzazioni sindacali capaci di guidare le masse verso una maggiore consapevolezza dei propri diritti. Organizzazioni sindacali che oggi, nella competizione per il potere di influenza rispetto ai classici potentati economici, sono saliti di parecchi gradini.

Anche se ferocemente opposto alla religione ufficiale, il comunismo ha spesso assunto nel corso della storia recente le caratteristiche di un credo di tipo quasi religioso basato sull’idea di eguaglianza [9] di necessità, fisiche ed intellettuali, fra persone; credenza che, per un evidente abbaglio di valutazione, ha dato origine nel tempo al continuo nascere e scomparire di innumerevoli gruppi [10], spesso in feroce reciproca lotta ideologica, sia per la supremazia riguardo alla purezza del loro specifico pensiero sia sul come definire un ideale accettato da tutti, rappresentativo della necessità di modificare la società nelle sue basi allo scopo di creare una società di ‘uguali’.

Scopo fumoso e non realistico, la pretesa società di ‘uguali’, considerando che nei fatti non siamo tutti uguali ma che, al contrario, siamo tutti diversi. Ce lo dice il DNA [11] che stabilisce in modo univoco fisicità e, soprattutto, tendenze per ciascuno di noi, e ce lo dice la diversità di esperienze che viviamo di continuo, con la conseguenza di avere stimoli ed esigenze mai eguali per ognuno di noi e nel corso del tempo [12]. Siamo simili ma non eguali! L’avere scambiato tout court la similitudine per eguaglianza ha creato le premesse perché intere popolazioni, logorate ed umiliate per essere state escluse dall’ approvvigionamento dei mezzi necessari per un vivere decente, abbiano visto nel comunismo le caratteristiche assiomatiche di una ‘religione’, anche se in opposizione alle religioni classiche, favorendo involontariamente la nascita di intere nazioni definitesi ‘comuniste’ a partire dalla rivoluzione russa in poi, con la conseguente pericolosissima ‘guerra fredda’ del secolo scorso fra l’Unione Sovietica e le nazioni liberali occidentali e la presenza nel mondo di oggi di un cospicuo numero di Stati nazionali dove vige uno stretto controllo sul popolo, atto a mantenerlo in uno stato civile basso ma uguale per tutti tranne che per chi gestisce il potere.

Sarebbe auspicabile un processo virtuoso della politica che fosse capace di gestire con oculatezza le naturali differenze fra persone di cui si è detto, in modo da assicurare le fondamentali esigenze vitali di tutti, ancorché diverse, ma evitando inaccettabili eccessi sia di potere che di povertà, eccessi le cui conseguenze possono soltanto essere fautrici di accumulo di ricchezze e di potere, sempre ai danni dei più deboli. Processo che, tuttavia, rimane impossibile da mettere in atto se i suoi gestori devono giocoforza essere eletti da un popolo di non uguali ma considerati uguali (una testa un voto), dove l’opinione dei più fragili e dei meno consapevoli – ma più numerosi – viene occultamente pilotata dalla minoranza dei più potenti e più consapevoli,  specie se a questi ultimi si sovrappone l’inevitabile presenza di organizzazioni economico-criminali. Organizzazioni che di questa consapevolezza e di queste disuguaglianze approfittano, influenzando pesantemente a proprio vantaggio quello che dovrebbe essere un libero processo democratico [13].

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Darwin

Evoluzione

Il concetto di evoluzione non attiene soltanto all’espansione dell’universo. Insieme e coerentemente con i cambiamenti che avvengono nel corso dello sviluppo della società, si evolvono anche le conoscenze e le idee dell’essere umano inerenti al suo modo di comprendere e gestire il mondo che lo circonda. Ciò che prima è avvolto dall’aura del mito o della speranza può diventare un fatto assodato o dissolversi nel sogno ed abbandonato, specialmente se ben consideriamo come il mondo, da millenni diviso in comunità poco reciprocamente comunicanti, stia adesso, tutto ad un tratto,  esplodendo in un sistema totalmente interconnesso dove non ci vuol molto a intuire la futura scomparsa di molte differenti tradizioni locali con le loro implicite pseudo-certezze, protette fino al secolo scorso dalla difficoltà di comunicazioni dirette, per convergere quanto prima in una comune visione del mondo e, di conseguenza, in un comune modus vivendi per effetto dell’universale rapporto di comunicazione. Situazione, questa, che tende inevitabilmente ad apportare notevoli ed inaspettate modifiche a credenze pensate come assolute all’interno dei precedenti limitati confini di ogni singola comunità umana.

Non siamo, però, soggetti soltanto a limiti spaziali. La percezione del Tempo può essere ancora più limitante. In effetti, una delle più importanti motivazioni della necessità di credere in verità assolute e, talvolta, di aderire totalmente ad esse, è l’inevitabile fatto di vivere una vita la cui durata è infinitamente più breve della durata degli eventi cosmici che ci sovrastano. Situazione non modificabile, questa, che però fornisce all’uomo una percezione del tempo lenta, certamente adatta al vivere nel mondo, ma che gli rende arduo il guardare al di là della sua breve esistenza – individuale e sociale –, immerso com’è (e come forse sarà sempre), nel perpetuarsi di generazioni umane con simili caratteristiche fisiche e mentali per tempi molto più lunghi di una singola vita umana. Una percezione del tutto ragionevole, ma che ci impedisce di avere ben chiaro l’importante intervento in essa del Tempo, in particolare per quanto riguarda il confronto fra la durata della civiltà umana sulla Terra [14], sorta soltanto da poche diecine di migliaia di anni [15], e la durata miliardi di volte maggiore, dei fenomeni cosmici. Il non potere fare appieno e consapevolmente questo confronto ci fa implicitamente pensare di essere delle configurazioni fisiche e fisiologiche stabili nel tempo, indipendentemente dal fatto che la vita del nostro sistema solare sia appena a metà del suo ciclo e che abbiamo acqua e ossigeno in abbondanza per ancora molto tempo, anche se con il limite (comunque molto ampio) di altri quattro miliardi di anni prima che il sole divenga una gigante rossa distruggendo qualsiasi cosa, vivente e non vivente, sulla Terra.

L’enorme differenza fra la durata dei fenomeni cosmici e la durata della civiltà umana – e ancor di più, delle nostre singole vite – , non ci fa minimamente pensare che le nostre capacità fisiche e mentali (che crediamo assodate e immutabili) hanno ancora tantissimo tempo a disposizione per continuare ad accrescersi tramite nuove e magari inattese ‘proprietà emergenti’ [16], mancandoci così la consapevolezza del nostro attuale basso livello di evoluzione che ci impedisce di immaginare come potrebbero diventare nel futuro le capacità fisiche, e soprattutto mentali, dell’essere umano, sempre che la presente pretesa di onnipotenza non lo porti, nel frattempo, ad autodistruggersi.

Se allarghiamo lo sguardo, verso un futuro un po’ più remoto (magari lontano per noi che scriviamo e leggiamo ma di certo compatibile con il rimanente, ancora molto lungo, periodo di abitabilità della Terra, come scritto sopra) nessuno può escludere a priori che le capacità fisiche e mentali dell’uomo non riescano, evolvendosi in ampiezza di vedute e potenza di attuazione, ad utilizzare molte delle esperienze fatte e le relative conoscenze, oggi prudentemente nascoste nell’inconscio, trovando così nuove e più favorevoli vie per una comprensione più profonda di ciò che ci circonda, con un più utile sfruttamento delle risorse naturali, oltre che a modi più evoluti di viaggiare con sicurezza nello spazio interplanetario, magari per colonizzare altri mondi abitabili, prima che la vita nel nostro diventi impossibile a causa del sole morente, allungando così le possibilità di ulteriore evoluzione della vita.

Il fatto di abbracciare aprioristicamente certezze di vario genere, che valutiamo inconfutabili e valide sempre e comunque per il fatto di averle viste stabilizzate e fortificate per periodi di tempo che a noi umani appaiono enormemente lunghi, deve considerarsi ovvio e naturale. Tuttavia, se consideriamo che il periodo di tempo in cui possiamo fare valutazioni concrete sull’esistenza della nostra civiltà è estremamente breve rispetto ai tempi cosmici in cui si sviluppa l’intero universo nel quale anche la nostra Terra è compresa, deve invitarci alla cautela nel dare giudizi di validità eterna a certe ferme convinzioni, e capire che siamo entità troppo piccole, e magari incapaci di comprendere appieno le risorse di un Cosmo la cui vastità di spazi e potenzialità di cambiamenti è tanto lontana dalle nostre preoccupazioni di ogni giorno.

Coscienti dei limiti della percezione spaziotemporale in cui siamo inevitabilmente costretti dalle nostre stesse condizioni fisiche ed astronomiche, dovremmo cercare quanto più possibile di uscirne almeno mentalmente [17], in modo da poter guardare senza vincolanti, ancorché naturali, pregiudizi al futuro dell’umanità riguardo alle sempre possibili nuove conquiste conoscitive, teoriche e tecnologiche, così dando all’accezione di homo sapiens la pienezza di significato che il termine richiede!  

Dialoghi Mediterranei, n. 46, novembre 2020
 Note
[1] Magari con qualche variazione, necessaria ad evitare pericolosi conflitti psicologici.
[2] Dei Modelli Mentali di Realtà ho parlato in un mio precedente intervento in questa rivista.
[3] Instaurazione nell’inconscio generalmente molto difficile da scoprire e analizzare. Modifiche sono possibili ma, in genere, riguardano la necessità di adattarsi a corrispondenti modifiche avvenute nel nostro ruolo in società.
[4] Refrattari alla cultura che purtroppo aumentano di numero di giorno in giorno con l’aumentare della capacità di comunicare in modo sbrigativo e senza rigoroso contraddittorio via web.
[5] Penso, per esempio, alla erronea tendenza a considerare certi principî di base per il vivere sociale come vere e proprie leggi di natura, e pertanto valide da sempre e per sempre.
[6] L’indipendenza dal fluire del tempo, innanzitutto, insieme all’onniscienza e all’onnipotenza.
[7] Come ad esempio succede negli Stati confessionali, come l’Iran.
[8] Accanimento che viene indicato con il termine ‘fondamentalismo’.
[9] Anche se con una infinita varietà di connotazioni di tipo pratico da parte di gruppi in reciproco contrasto.
[10] Una lista (solo per quanto riguarda l’Italia) di gruppi definitisi ‘comunisti’: Democrazia Proletaria, Lotta Continua‎, Movimento dei Comunisti Unitari, Partito Comunista, Partito Comunista d’Italia, Partito Comunista d’Italia (marxista-leninista), Partito Comunista dei Lavoratori, Partito Comunista Italiano, Partito dei Comunisti Italiani, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea‎, Partito di Unità Proletaria per il Comunismo, Sinistra Critica, ecc…
[11] La molecola di DeoxyriboNucleic Acid (DNA) è diversa per ogni singola persona, tanto che viene usata a scopo di riconoscimento individuale.
[12] Di questo tipo di diversità ho già detto in premessa, parlando degli adattamenti fatti dall’inconscio.
[13] Ricordo al proposito quanto espresso da Giuseppe Giusti ‘che i più tirano i meno è verità/posto che sia nei più senno e virtù/ma i meno, ahimè, tirano i più/ se i più trattiene inerzia e asinità/…
[14] Seppure molto maggiore della durata di ogni singola vita umana
[15] Non conto, ovviamente, i quattro miliardi di anni di evoluzione prima di addivenire all’uomo, a partire dalle prime cellule viventi, a loro volta possibilmente evolutesi dalla materia inerte per successivi aumenti di complessità.
[16] Com’è avvenuto, per esempio, con la improvvisa apparizione del gene notch2 che 3,5 milioni di anni fa ha triplicato il numero di neuroni del cervello umano.
[17] Il che implica la consapevole rinuncia a convinzioni fisse ed immutabili, foriere di stasi e di immotivati accanimenti su idee preconcette, contrarie al concetto di evoluzione.

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Rosolino Buccheri, già Dirigente di Ricerca del CNR in Astrofisica e Fisica Cosmica, direttore dell’Area della Ricerca CNR di Palermo e docente di Istituzioni di Fisica Nucleare e di Storia del Pensiero Scientifico all’Università di Palermo. Ha rappresentato l’Italia alle missioni spaziali della NASA e dell’E.S.A. e annovera la scoperta della prima pulsar binaria superveloce. È autore di oltre duecento pubblicazioni, coautore del libro L’idea del Tempo con Margherita Hack e co-curatore di diversi libri. È Accademico dell’Accademia Siciliana dei Mitici e Presidente dell’Associazione di Astrofili ORSA. Ha recentemente pubblicato Fra il mito della certezza e la certezza del mito. L’evoluzione della conoscenza fra legge e casualità, Saladino editore, Palermo 2019.

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