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Un diario di viaggio nel mondo inedito delle periferie

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di Silvia Mascheroni

Il titolo è un indicatore importante del senso e dell’intento: la città non finisce in periferia, espressione generica, approssimativa e sfocata, considerata ai margini, che non rappresenta il tessuto articolato e plurimo, dai caratteri compositi, spazi di vita e di relazioni, fervidi di attività. È questo il primo pregio del lavoro minuzioso di indagine riflessiva condotta da Francesco Erbani, nel volume Dove ricomincia la città. L’Italia delle periferie. Reportage dai luoghi in cui si costruisce un Paese diverso (Manni Editori, 2021), grazie alla postura e agli strumenti del cronista, che fornisce dati, numeri, statistiche e percentuali, così da ribaltare stereotipi e pregiudizi. L’autore, napoletano di nascita, vive a Roma e ha lavorato per 25 anni per le pagine culturali di “Repubblica”. Diversi sono i libri che ha dedicato all’urbanistica e ai reportage narrativi di città come Roma, Pompei, Venezia, la loro storia e il loro presente.

Disagio, violenza, illegalità: a questi connotati che stigmatizzano in modo inappellabile, Erbani contrappone un altro “essere e fare periferia” e compone una contro-narrazione rispetto a quella codificata dai media.

La prima parte accompagna il lettore in un excursus storico-politico, sintetico quanto efficace, per conoscere e acquisire consapevolezza di “dove comincia la periferia” nonché i suoi connotati, quali le politiche attuate, per comprendere i cambiamenti avvenuti a partire dalla seconda metà del Novecento, come e quanto alcuni progetti urbanistici e di edilizia, imprese speculative e abusivismo siano responsabili di invivibilità, disgregazione sociale e mala-vita.

Tor Bella Monica

Roma, Tor Bella Monica (ph. F, Erbani)

Le domande che l’autore si pone (e ci pone) non sono indolori e non sempre trovano risposta, come nel dialogo serrato con Piero Barucci, il progettista del Laurentino 38 a Roma, che risale agli anni Settanta, accusato di aver prodotto «un’architettura criminogena, una delle più famigerate in Italia». La conversazione ridesta il climax di quel periodo, le visioni e l’impegno, le sperimentazioni innovative, ma non sempre attuate con esiti positivi.

Il repertorio delle realtà conosciute e analizzate, grazie a incontri serrati, vividi ritratti dei protagonisti, non è né intende essere esaustivo: una campionatura efficace ed esemplare di un altro modo di abitare e “fare”, vivere con e per la collettività, grazie all’ascolto e alla partecipazione, che responsabilizza i cittadini, per un coabitare condiviso, dove esistono anche conflitti e ferite, con la volontà di trovare soluzioni e alternative al disagio e al degrado.

Erbani compie un “peregrinare” da nord a sud. Alcuni sono luoghi mediaticamente noti, ma solo per il degrado, le violenze, i conflitti costanti, altri si rivelano per le coraggiose intraprese che affrontano difficoltà e pregiudizi, superano le reticenze della politica e dei finanziamenti, combattono con la diffidenza del “sentire comune”.

Corviale

Roma, Corviale (ph. F Erbani)

Un vero diario di viaggio che consente al lettore di conoscere in presa diretta la storia, la prima destinazione di questi luoghi, la memoria e l’attualità, ma anche le fisionomie e le peculiarità di chi se ne prende cura, dedicandosi alle comunità e ai loro vissuti, dando loro spazio di testimonianza. Le notazioni puntuali, dettagli dei tracciati urbani, delle sedi dove si svolgono le attività contribuiscono alla messa a fuoco compiuta dall’autore, testimone diretto e partecipe di incontri, di fatiche e affanni, ma anche di prospettive di cambiamento: pare di esserci in ogni porzione di questi “altri centri”, perché il lettore si sente coinvolto.

Filo conduttore è il saper ascoltare e accogliere, dando vita a un dinamismo partecipativo; porre attenzione alle difficoltà e agli inciampi con i quali i nuovi cittadini (altri, non solo per provenienza geografica e culturale, ma anche per appartenenza sociale) si imbattono quotidianamente, riconoscendo loro dignità di persona e di abitanti.

Il Cubo Libro a Tor Bella Monaca

Roma, Il Cubo Libro a Tor Bella Monaca (ph. F. Erbani)

Un’attenzione particolare è dedicata a brani della periferia urbana romana, «tappeto dai mille colori, zone costruite nelle quali s’infilano lembi di natura», esaminata con una lente di ingrandimento che mette in rilievo le politiche e i danni provocati, gli insoluti problemi ancora in essere, affrontati da molteplici realtà, ognuna con una propria storia. Come l’Associazione Cubo Libro a Tor Bella Monaca che promuove dibattiti, incontri, presentazioni o il Laboratorio Città di Corviale dove docenti e studenti di urbanistica e di architettura sperimentano sul campo anche il saper mediare, il comporre relazioni e tessuti di incontri.

Catania, quartiere san Belillo

Catania, quartiere san Berillo (ph. F. Erbani)

Nel quartiere San Berillo a Catania, Trame di Quartiere è animata dalla rutilante personalità di Francesco-Franchina Grasso ed è l’esito di un’alleanza operosa tra volontari e un gruppo di docenti e studenti della Facoltà di Scienze politiche. Da un’iniziale mappatura della comunità alla costituzione nel 2013 del Comitato, che comprende antropologi, architetti, animatori teatrali, impegnato a ricomporre una collettività sfibrata e dispersa a causa di fallimentari intraprese speculative. Il progetto più recente è “SottoSopra”, ispirato all’abitare collaborativo, particolarmente attento alle esigenze dei senza tetto; un modello abitativo diverso per restituire il senso dei luoghi e attivare rigenerazione urbana.

Nel ricomporre per ogni porzione di territorio la trasformazione, la diversa destinazione d’uso, la modulazione degli avvenimenti storici, si comprende l’attualità del loro esistere, restituendo una sorta di “anagrafe” commentata, dall’origine ai giorni nostri. Così per i Bagni pubblici di Agliè a Torino, che fa capo alla cooperativa sociale Liberi Tutti nata nel 1999: oggi assicura sostegno scolastico ai bimbi più fragili, anche figli di detenuti, si occupa di persone con disabilità, svolge attività di accoglienza per migranti e rifugiati.

I bagni pubblici di via Agliè a Torino

Torino, I bagni pubblici di via Agliè

Nel quartiere Barriera di Milano agisce Acmos, il cui acronimo ne esplicita gli intenti: aggregazione, coscientizzazione, movimentazione sociale, che si propone di combattere l’abbandono e la dispersione scolastica, nonché di offrire servizi culturali. Casa Acmos fa rivivere alcuni spazi della fabbrica dismessa Ceat e mette in atto la coabitazione solidale: animare energie nuove per un reale con-vivere urbano, oltre ai limiti fisici di un alloggio, ospitando giovani che fuggono da ambienti mafiosi, donne sole e in pericolo, cittadini stranieri.

Napoli, Le Vele di Scampia

Napoli, Le Vele di Scampia

Una congerie di attori con formazione e competenze professionali diverse (avvocati, educatori, medici, …), differenti anche per appartenenza generazionale; non solo giovani, come Fabrizio Valletti, padre gesuita che ha operato dal 2000 per vent’anni a Scampia, gli anni più bui, a causa da guerre di camorra, dove ancora oggi, chi vi vive è vittima di una sorta di “marchio d’infamia”, di uno stigma sociale. Erbani tratteggia gli snodi salienti di questo territorio, la storia sia di un multiforme e longevo quanto non conosciuto associazionismo, sia quella inerente al controverso, dibattuto e aggrovigliato abbattimento delle Vele.

Tutti gli attori di questa indagine in presa diretta attivano presidi di legalità, sportelli sociali, servizi culturali, coabitazioni solidali, mappe partecipate degli spazi abitati per far emergere il vissuto delle persone, iniziative di riscatto per contrastare la povertà educativa e l’esclusione sociale, per promuovere il diritto alla cittadinanza da parte di invisibili ed emarginati. Perché «sortirne tutti insieme è politica, sortirne da soli è avarizia» (Don Milani). 

Dialoghi Mediterranei, n. 52, novembre 2021

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Silvia Mascheroni, è ricercatrice nell’ambito della storia dell’arte contemporanea, dell’educazione al patrimonio culturale e della didattica museale. Conduce interventi formativi per responsabili e operatori dei Servizi educativi e dei musei; cura la progettazione di esperienze educative, partecipa a ricerche, a giornate di studio e convegni. È responsabile con Simona Bodo della progettazione e del coordinamento di “Patrimonio e Intercultura”, promosso da Fondazione ISMU, dedicato all’educazione al patrimonio in chiave interculturale (www.patrimonioeintercultura.ismu.org). Dall’anno accademico 2017-1018 è docente di “Educazione al patrimonio e didattica museale” presso la Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici dell’Università di Pisa. È co-fondatrice con Simona Bodo e Mariagrazia Panigada del Gruppo di lavoro “Patrimonio di Storie” (www.patrimoniodistorie.it).

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