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Turismo da crociera, città da consumare

Posted By Comitato di Redazione On 1 novembre 2019 @ 01:37 In Cultura,Letture | No Comments

sabato_g-crociere-e-crocieristi-itinerari-immaginari-e-narrazioni_page-0001di Roberto Cascio

Una cosa divertente che non farò mai più: così David Foster Wallace intitolava una delle opere più suggestive e riuscite della narrativa americana contemporanea (Minimum Fax 1998); opera letteraria che nasce come reportage di una crociera ai Caraibi dove Wallace fu in effetti passeggero per una settimana. Senza ulteriormente scomodare la letteratura odierna e volendo invece riflettere su come venga oggigiorno letta ed interpretata la crociera, è facile ammettere come non si riesca, quasi fosse sfuggevole nella sua essenza, ad ottenerne una visione unilaterale, condivisa e ben strutturata: definizioni come “cattedrale del consumo” (Ritzer), viaggio dei desideri, emblema del turismo “mordi-e-fuggi”, evoluzione dei transatlantici o addirittura simbolo di un nuovo legame, finalmente di concordia, tra l’uomo e il mare, sono frequenti, e sono cifra delle differenze interpretative riguardo l’oggetto indagato. A questa problematica cerca di dar risposta Gaetano Sabato, studioso formatosi all’Università di Palermo che ha dedicato ricerche sul mondo delle crociere e approfondimenti convergenti in questo agile volume, aperto agli specialisti così come ai semplici lettori interessati al tema.

Come si avverte nell’Introduzione curata da Caterina Cirelli, il mondo del turismo in crociera viene da Sabato indagato «da una prospettiva essenzialmente geografica ma che, nondimeno, si arricchisce di incursioni nell’ambito storico, economico, antropologico e semiotico». La lettura di Crociera e croceristi. Itinerari, immaginari e narrazioni (Giappichelli editore 2018) dà quindi la possibilità di approcciare il turismo delle crociere riconoscendone la poliedricità delle dimensioni di ricerca, partendo da una prospettiva storica (primo capitolo del testo) e continuando attraverso l’indagine dei fattori economici e geografici (secondo capitolo); infine, seguendo la lezione delle antropologie “sul campo” Sabato dedica il terzo capitolo del testo al caso specifico di una crociera sul Mediterraneo, con interviste a gruppi di crocieristi che rivelano affinità e divergenze nella loro costruzione del vissuto e nella loro globale esperienza di turisti a Palermo.

1-william_makepeace_thackerayAlle origini del “mito”: ovvero, di come l’emigrante divenne turista

Se è vero che solo negli ultimi venti anni il turismo da crociera «ha conosciuto una rapida evoluzione in diverse aree del pianeta, facendo registrare in generale un significativo incremento nel numero di compagnie e di navi, nel numero di passeggeri (più che raddoppiati)», il ripercorrere le sue origini può invece condurci sino alla metà del XIX secolo: si incontrano in questo modo figure avvolte di fascino e avventura come quelle di Makepeace Thackeray, autore del celeberrimo Barry Lindon. Il viaggio “turistico” in nave assume in queste prime manifestazioni i contorni di un’esperienza di scoperta, di conoscenza, quasi corrispettivo marittimo dei ben più famosi Grand Tour della gioventù europea ottocentesca. Se non possono sorprenderci le inevitabili differenze tra l’aurora delle crociere ottocentesche e il loro odierno status, si rivelano invece essere particolarmente interessanti e sorprendenti le affinità: è lo scrittore americano Mark Twain a rimarcare i punti di forza che possiamo ascrivere tutt’oggi al viaggio in crociera, sottolineando «la relativa spensieratezza derivante dal poter visitare le destinazioni senza curarsi dei bagagli ed esaltando inoltre la sicurezza del viaggio e la facilità nello stringere nuove amicizie».

Sempre nella prima metà dell’Ottocento – evidenzia Sabato – si assiste ad un altro fondamentale avvenimento: la nascita di quella che successivamente prenderà il nome di industria crocieristica: la Savannah sarà infatti il primo piroscafo a vapore in grado di poter attraversare l’Atlantico, nel 1818.

Interessanti spunti di riflessioni sorgono quando l’attenzione dell’autore cade sulla clientela dei transatlantici. Clientela suddivisa rigorosamente in prima, seconda e terza classe, dove quest’ultima era presa d’assalto da coloro in cerca di fortuna nel Nuovo Mondo americano. In effetti, l’emigrante è stato, specialmente nei primi decenni del ‘900, simbolo di riscatto e la realtà siciliana non può che testimoniare la portata del fenomeno dell’emigrazione verso gli States.

maldimare-1Gaetano Sabato prosegue citando nel suo testo delle riflessioni di Davidson e Vladimir che sostengono come l’elemento acquatico fosse visto con massimo rispetto, finanche terrore, da coloro che si apprestavano alla traversata oltreoceano. Viene in mente come questo rispetto dell’uomo verso il mare sia qualcosa che con il tempo sia andato scemando, fino ad arrivare ai nostri giorni dove il mare è sinonimo di vacanze, relax e quanto altro di più lontano dalle città e dall’ambiente di lavoro. Per comprendere questo rapporto tra uomo e mare nelle precedenti generazioni si può anche far riferimento ad un capolavoro cinematografico come La Terra Trema di Luchino Visconti: il celeberrimo fotogramma delle donne che aspettano i mariti ritornare dalla battuta di pesca durante una tempesta è indice di come il mare fosse, per un popolo di pescatori, sia fonte di sostentamento, sia elemento da temere per i terribili lutti che conservava nei suoi abissi. È quindi evidente come gli emigranti fossero assolutamente poco allettati dall’idea di essere in balia del mare per diversi giorni. L’unico obiettivo era quello di arrivare sani e salvi, mancando qualsiasi concezione, e non potrebbe essere diversamente, di “turismo” o di “viaggio di piacere”.

Passate alcune generazioni rispetto a quelle degli emigrati, il rapporto tra uomo e mare è decisamente migliorato: la crociera non è quindi che espressione fenomenica di questa nuova armonia.

3“Palermo da cartolina”: riflessioni sul turismo palermitano

Il secondo e il terzo capitolo del libro insistono sull’importanza strategica del porto di Palermo, non solo da un punto di vista meramente quantitativo (numero di presenze), ma anche sotto l’aspetto culturale. Sebbene la maggior isola del Mediterraneo abbia diversi porti adatti all’esigenze di attracco di navi imperiose (Catania, Giardini Naxos, Messina, Porto Empedocle, Trapani etc.), il turismo del Mediterraneo gira inesorabilmente intorno alla Felicissima città di Palermo. Il porto del capoluogo siciliano diventa quindi ogni giorno punto di approdo e di sbarco di centinaia di turisti che, in un tempo ristretto (usualmente non più di 6-8 ore), si ritrovano alla scoperta della quinta città d’Italia. L’autore analizza bene le diverse modalità attraverso cui le stesse compagnie “preparano” il turista per il loro tour cittadino: mappe della città, guide specializzate, nonché numerosi depliant per ogni tipo di shopping e di sfizio gastronomico. Come riporta Sabato, «In genere le compagnie vendono specifici tour a bordo e i passeggeri possono acquistarle prima dell’arrivo in uno dei porti previsti dalla rotta effettuata. Tuttavia, molti tour sono già disponibili in anticipo, al momento della prenotazione della crociera». Particolarmente interessante si rivela quindi l’indagine descritta nel terzo capitolo, dove Sabato, attraverso l’antropologia “sul campo” cara a Malinowski, raccoglie le impressioni di due gruppi di turisti sostanzialmente eterogenei tra di loro. Ciò che emerge è un “affidarsi” quasi fideistico alle indicazioni delle compagnie di crociera: una mappa stilizzata con vie e monumenti principali è, per il turista, il modo migliore per conoscere e addentrarsi per il centro di Palermo.

costa-crocieristi-record-foto-1319x600Andando oltre il testo, si potrebbe avanzare più di qualche domanda interessante per comprendere il tipo di turismo che si vuole proporre a quanti sono appena sbarcati al porto di Palermo: Quale Palermo mostrare al turista? Su quali fattori è imperniata la proposta su “cosa vedere” e “cosa non vedere”? Per rispondere a queste domande, è opportuno riportare i dati e l’esperienza sul campo di Sabato: «Le principali destinazioni raggiunte [dai turisti] sono state: il teatro Politeama ‘Garibaldi’ (in piazza Ruggero Settimo), il Teatro Massimo (…), la Cattedrale e le stanze del tesoro». Queste mete sono state sicuramente suggerite anche da conoscenti già in visita a Palermo, tuttavia è proprio nelle mappe della città che si deve trovare la principale motivazione della scelta delle mete suddette.

Addentrandosi nel discorso, chi conosce, anche vagamente, Palermo da un punto di vista topografico, non fatica a comprendere come il tragitto del turista da crociera passerà lungo gli assi principali della città che confluiscono nel “Teatro del Sole”, i Quattro Canti di Palermo. Quattro canti che rappresentano i limiti dei quattro Mandamenti storici di Palermo, che ne costituiscono appunto il centro.

Come sottolinea Sabato, la Cattedrale rappresenta di solito la meta più lontana che i turisti raggiungono durante la loro breve escursione per Palermo. Inimmaginabile sarebbe visitare, ad esempio, le catacombe dei Cappuccini, in quanto la lontananza e la durata della visita renderebbero l’escursione una lotta contro il tempo per ritornare al porto e riprendere il viaggio in crociera. Il “raggio d’azione” dei croceristi è quindi fortemente limitato sia spazialmente sia dal punto di vista temporale. Partendo da questo assunto, la riflessione potrebbe valicare i confini del libro fino a chiederci quale turismo sia cercato dagli operatori turistici e quale invece ricercato dalla clientela.

Caso estremo (ma imprescindibile per comprendere le esigenze del turista in crociera) è quello di coloro che preferiscono rilassarsi in crociera piuttosto che visitare la città di approdo; questo tipo di turista «attribuisce un valore accessorio alla visita a terra, infatti la vista della città dalla nave è sufficiente per avere un’idea della destinazione e per farne esperienza». Non sembri singolare la scelta del turista di rimanere sulla nave; l’obiettivo centrale e conclamato della crociera è infatti il benessere del cliente, obiettivo perseguito attraverso comodità, attrazioni e divertimenti che coprono tutto il tempo delle traversate da una sponda all’altra del Mediterraneo. Partendo da questa ‘base’ di vacanza, è chiaro come l’approdo e la visita turistica alle città siano un ‘di più’ che costella la vacanza (paradossalmente, si potrebbe anche non scendere mai dalla nave, se non nei porti di partenza e arrivo). Le città di approdo vengono quindi interpretate dalle compagnie di crociera come “musei” aperti in cui cercare di cogliere “al volo” le più significative bellezze, siano esse gastronomiche, architettoniche o naturalistiche. Nel caso di Palermo, è possibile chiedersi quale tipo di città si sta proponendo ai turisti? Davvero non è possibile altro che proporre una Palermo ‘da cartolina’? Il paradosso emerge in tutta la sua forza: le visite dei turisti in crociera non fanno che sfiorare il centro di Palermo, limitandosi a percorrerne le vie maggiormente importanti per la viabilità cittadina.

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Porto e bacini di Palermo

 (Non) Dimenticare Palermo

Palermo può essere descritta e interpretata, come appunto fanno le compagnie di crociera nelle loro proposte di visita della città, come qualsiasi altra città europea: un itinerario composto da chiese, piazze, vie principali, identico per forma ad ogni città di approdo. È evidente anche dal testo di Gaetano Sabato che il turista di certo non ha alcuna velleità di ricerca antropologica e sociologica nel suo giro turistico, dettato e condizionato in tutta evidenza dal confort e dal relax. Eppure, proprio per non lasciare che Palermo rimanga una città tra le altre, sarebbe forse interessante tentare di capire cosa Palermo può lasciare ai turisti, incidendo direttamente sulla memoria del viaggiatore e indirettamente su tutti coloro che ascolteranno l’esperienza del turista al suo ritorno. L’obiettivo è presto detto: una Palermo che possa, anche nel turismo mordi-e-fuggi, mostrare un’impronta peculiare, cercando un modo di distinguersi che le appartiene e che potrebbe, non solo in termini economici, assicurarle uno status privilegiato nel turismo mediterraneo.

L’incontro tra i responsabili alla cultura della città di Palermo e gli amministratori delegati delle compagnie di crociera potrebbe generare una riflessione su come rendere una visita a Palermo un’avventura non conclusa; ovvero, tramutare un’escursione rapida in un invito a tornare, a soffermarsi, a conoscere Palermo senza i limiti spazio-temporali imposti giocoforza dal serrato ritmo delle vacanze in crociera. La Palermo dei mercati, delle botteghe storiche, dei mandamenti, potrebbe quindi rappresentare una diversa opportunità di conoscere la città, senza alcuna pretesa di completezza. Una differente proposta di turismo non ha, è bene precisarlo, alcuna pretesa di sostituire l’itinerario classico (Cattedrale, Quattro Canti, Porto). Eppure, la possibilità di conoscere Palermo con itinerari differenti, che magari coinvolgano realtà diverse da quelle dello mainstream culturale, può essere la chiave per mostrare ai turisti la varietà di letture ed interpretazioni della città capoluogo anche nel più che esiguo lasso di tempo dell’escursione; un invito a tornare per andare al di là della ‘cartolina’, per conoscere Palermo e sfuggire alla facile convinzione di ‘avere visto la città’ nel breve tempo a disposizione. La posta in gioco è la possibilità di rilanciare un turismo che inviti finalmente il turista a riconoscere il capoluogo siciliano nella sua identità, con la speranza che lo stesso turista non dimentichi Palermo ma, tornando a bordo, abbia la convinzione e il desiderio di tornare per rispondere all’invito a conoscere, ad esplorare quella città che reca nel suo stesso nome l’impronta di una vocazione portuale.

Dialoghi Mediterranei, n. 40, novembre 2019

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Roberto Cascio, laurea Magistrale in Scienze Filosofiche conseguita presso l’Università degli Studi di Palermo, con una tesi dal titolo “Le Pietre Miliari di Sayyid Qutb. L’Islam tra fondamento e fondamentalismo”. Ha collaborato con la rivista Mediterranean Society Sights e il suo campo di ricerca è l’islamismo radicale nei Paesi arabi, con particolare riferimento all’Egitto.

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