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Tra teologia e teleologia: voci di un’Enciclopedia

Posted By Comitato di Redazione On 1 maggio 2019 @ 01:48 In Cultura,Letture | No Comments

copertinadi Antonino Cangemi

La Sicilia ha una storia millenaria ricca di stratificazioni e un retroterra culturale secolare. Indagare sulla Sicilia e sui siciliani è alquanto complesso, malgrado la notevole produzione editoriale (tante volte attratta da angolazioni folkloristiche).

Uno degli aspetti salienti nella storia e nella cultura della Sicilia è quello religioso: aspetto che richiede approfondimenti particolari sia per l’oggettiva importanza della religione nella vita di una popolazione (e in genere degli uomini), sia per la contraddittorietà che emerge dal raffronto della vivacità del pensiero teologico espresso nell’isola col debole sentimento religioso dei siciliani.

Il debole sentimento religioso dei siciliani è stato evidenziato da profondi conoscitori dell’anima degli isolani come Sebastiano Aglianò e Leonardo Sciascia.

Aglianò, nel suo saggio Che cos’è questa Sicilia?, risalente, nella prima sua stesura, al 1945 ma ancor oggi in tante sue considerazioni attualissimo, rileva: «Se osservate in Sicilia il numero delle chiese e le folle dei fedeli, direte senz’altro che nessun popolo è più cattolico di questo…Le processioni si svolgono con grande solennità, le feste dei patroni sono molto popolari; eppure è constatazione antica e recente, da parte di tutti, persino degli stessi cattolici, che nel Meridione e in Sicilia il sentimento religioso è meno profondo che nelle regioni settentrionali, perché si basa sull’abitudine e sul calore fastoso»[1]. Secondo Aglianò, in Sicilia e nel Meridione d’Italia, l’esteriorità e il folklore prevalgono sull’interiorità religiosa: «La coreografia del cattolicesimo trova un facile appiglio nell’immaginazione degli abitanti; tocca poco l’animo o non lo tocca assolutamente»[2].

Simili considerazioni esprime Leonardo Sciascia in uno scritto sulle feste religiose in Sicilia del 1965, poi raccolto nel saggio La corda pazza: il materialismo è radicato nella cultura dei siciliani, nei quali vi è «una totale refrattarietà a tutto ciò che è mistero, invisibile rivelazione, metafisica»[3] e ciò aldilà delle variegate espressioni di culto, quali quelle, a suo pensare assai pagane, delle cerimonie religiose.

Eppure se si presta attenzione alla storia del pensiero religioso, così come manifestatasi in Sicilia, si scopre come essa sia ricca e variegata. Ne dà prova il certosino e lodevolissimo lavoro svolto da chi ha realizzato Il Dizionario enciclopedico dei pensatori e dei teologi di Sicilia pubblicato dall’editore Sciascia per iniziativa della Pontificia Facoltà Teologica siciliana con la curatela di Francesco Armetta, docente di Filosofia di quella Facoltà.

F.-Armetta-curatore-dellOpera.

F. Armetta, curatore dell’Opera

Scrivere un’enciclopedia è impresa tutt’altro che facile e le difficoltà affrontate (e superate) nella realizzazione di questa vasta e complessa opera trovano indizio nel fatto che Il Dizionario enciclopedico di cui si parla è stato pubblicato in due momenti distinti: nel 2010 si è dato alle stampe il Dizionario enciclopedico dei pensatori e dei teologi di Sicilia. Secc. XIX-XX in sei volumi, nel 2018, a distanza quasi decennale, a ritroso Il Dizionario enciclopedico dei pensatori e dei teologi di Sicilia. Dalle origini al sec. XVIII.

 Riferendoci a quest’ultimo, del quale più specificamente ci si occupa e che comunque è parte integrante del primo, il Dizionario è composto da 12 volumi con 5.050 voci scritte da 144 collaboratori [4]: tanti di essi sono teologi legati alla Facoltà Teologica, ma vi sono anche diversi studiosi provenienti da universi culturali vari. Ciò dà contezza della monumentalità, se così possiamo definirla, dell’opera, dello sforzo non indifferente nel redigerla, del merito del curatore, autentico direttore d’orchestra di una sinfonia ricca di accenti, ritmi, armonie eterogenei.

Già sinfonia, la definizione potrebbe sembrare retorica, ma non lo è, perché il Dizionario enciclopedico prende in considerazione sia i teologi che i pensatori accogliendo una concezione quanto più estesa del termine “pensatore”[5]. I pensatori che compaiono nel Dizionario enciclopedico non sono solo filosofi, storici, letterati, cioè uomini di cultura che in qualche misura hanno fornito un contributo all’elaborazione intellettuale prodotta in Sicilia, ma sono anche artisti e poeti [6], e ciò nella considerazione che quest’ultimi, con la loro creatività, hanno espresso una visione della realtà, spesso con non trascurabile rilevo religioso.

Oratorio-di-Santa-Cita-Palermo-Opera-di-Serpotta

Oratorio di Santa Cita, Palermo, Opera di Serpotta, part.

Sicché nel Dizionario troverete accanto a Sant’Agatone, il primo siciliano divenuto pontefice, e al sofista Gorgia di Lentini il Laurana, Antonello da Messina, Serpotta, i poeti della Scuola siciliana del XIII secolo, Antonio Veneziano, il Meli. Non solo, ma i pensatori – e quindi gli artisti e poeti – che accoglie il Dizionario enciclopedico non sono esclusivamente quelli nati in Sicilia. Nel Dizionario c’è posto anche per chi in Sicilia ha operato o che ha lasciato traccia nell’Isola col suo pensiero (espresso anche nell’arte e nella poesia) pur non essendo siciliano: per Platone, ad esempio, i cui soggiorni in Sicilia incisero su alcuni suoi scritti, o per Caravaggio, autore di più di un capolavoro nei suoi anni siciliani (1608, 1609) – e peraltro la presenza di Michelangelo Merisi a fianco di uomini di chiesa, lungi dal ritenersi sacrilega per la sua condotta di vita non certo irreprensibile, appare del tutto in sintonia ove si rifletta sulle personalissime rappresentazioni teologiche sottese ai suoi dipinti.

Come prevedibile, nel Dizionario, le singole voci hanno un’estensione diversa in considerazione dell’importanza della figura trattata; ciò non toglie però che a teologi e a pensatori oggi dimenticati e meritevoli di essere riscoperti sono dedicati gli spazi che meritano e che contribuiscono in qualche misura a rispolverarne la memoria.

Un’importanza particolare, nelle Enciclopedie, va riconosciuta alle indicazioni bibliografiche. La voce curata da un’Enciclopedia, specie da un’Enciclopedia che ne ricomprende migliaia come il Dizionario enciclopedico di che trattasi, non può che essere sintetica, ripercorrendo le tappe principali dell’esistenza, del pensiero e della creatività di un autore. Nel Dizionario enciclopedico dei pensatori e dei teologi di Sicilia. Dalle origini al sec. XVIII, se le notizie riportate sull’autore non vanno oltre quelle essenziali e comunque rivelatrici della sua identità, ampio e accurato è il richiamo bibliografico che invita gli interessati all’approfondimento.

3Dare vita a un’enciclopedia d’altra parte, come si è detto, è una fatica tutta in salita. La difficoltà risiede soprattutto nel selezionare gli autori da ricomprendervi, e, se da un lato, si rischia di omettere voci significative, dall’altra si corre il pericolo opposto: includere chiunque abbia prodotto qualcosa, anche se del tutto marginale e per nulla e di nulla rappresentativo. Chi si accinge ad affrontare un’impresa così improba deve essere guidato da un’idea madre solida, deve avere in mente un piano dell’opera coerente a cui attenersi e da cui non deviare: altrimenti l’enciclopedia non è altro che una confusa accozzaglia di voci.

Nel Dizionario enciclopedico dei pensatori e dei teologi di Sicilia. Dalle origini al sec. XVIII vi è un filo conduttore che emerge dalla trattazione delle pur tantissime voci e pur nell’ambizioso progetto di riunire teologi e pensatori con l’estensiva accezione di cui si è detto: l’essere la Sicilia, anche per la sua strategica posizione geografica al centro del Mediterraneo, luogo d’incontro di culture non solo teologiche provenienti da tutto il mondo. Ciò, peraltro, emerge dalla lettura dell’interessantissima Presentazione dell’Opera scritta da Don Francesco Lomanto, preside della Facoltà Teologica di Sicilia, nella quale si pone l’accento su come nella nostra terra vi sia stata «l’assimilazione di tante altre culture provenienti dall’esterno, che in Sicilia hanno dato luogo ad una sintesi e ad una trasculturalità».

Il rigore dell’organicità che lega le migliaia di voci, e così ricondotte alla storia dell’Isola ponte di civiltà, pensieri, teologie espressioni di territori geograficamente distanti, fa di questa opera uno strumento per comprendere meglio la Sicilia. Anche nelle sue contraddizioni. Tra le quali quella della significativa presenza teleologica in Sicilia (che si manifesta nei secoli con tante sfaccettature: nel suo fecondo rapporto con l’Oriente sin dall’epoca minoica e micenea, nell’ergersi a polo d’incontro tra il cristianesimo romano e quello africano, nel fervore delle accademie culturali delle corti normanne e sveve, nella spinta umanista durante la dominazione aragonese, nell’apertura alle istanze della Riforma, nell’affermazione degli Ordini religiosi in epoca di controriforma) in contrasto col flebile sentire religioso dei siciliani su cui ci si è soffermati all’inizio.

Dialoghi Mediterranei, n. 37, maggio 2019
Note

[1] Leggasi S. Aglianò, Che cos’è questa Sicilia, Sellerio, Palermo, 1996: 108.
[2] S. Aglianò, op.cit : 108
[3] Leggasi L. Sciascia, La corda pazza. Scrittori e cose della Sicilia, Einaudi, Torino, 1970: 193.
[4] Le voci sono state scritte gratuitamente, ma non per questo gli autori sono meno autorevoli; tra di essi si trovano tanti prestigiosi nomi.
[5] L’avere accolto una concezione estesa del termine “pensatore” arricchisce di voci l’opera, che finisce col somigliare a una enciclopedia dei siciliani degni di nota. Il che fa sì che, in qualche misura, il Dizionario enciclopedico in argomento supplisce alle poche e poche organiche enciclopedie sulla Sicilia e sui siciliani.
[6] Vi sono pure architetti, cesellatori, mosaicisti, ceramisti, tipografi-editori.
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Antonino Cangemi, dirigente alla Regione Siciliana, attualmente è preposto all’ufficio che si occupa della formazione del personale. Ha pubblicato, per l’ente presso cui opera, alcune monografie, tra le quali Semplificazione del linguaggio dei testi amministrativi e Mobbing: conoscerlo per contrastarlo; a quattro mani con Antonio La Spina, ordinario di Sociologia alla Luiss di Roma, Comunicazione pubblica e burocrazia (Franco Angeli, 2009). Ha scritto le sillogi di poesie I soliloqui del passista (Zona, 2009), dedicata alla storia del ciclismo dai pionieri ai nostri giorni, e “Il bacio delle formiche” (LietoColle, 2015), e i pamphlet umoristici Siculospremuta (D. Flaccovio, 2011) e Beddamatri Palermo! (Di Girolamo, 2013). Da ultimo, D’amore in Sicilia (D. Flaccovio, 2015), una raccolta di storie d’amore di siciliani noti. Collabora col quotidiano on-line BlogSicilia e con vari periodici culturali.
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