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Suono rituale. I campanacci nei Carnevali alpini di Sappada, Sauris e Imst

Posted By Comitato di Redazione On 1 marzo 2018 @ 01:56 In Cultura,Società | No Comments

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Rollate, personaggio principale del Carnevale di Sappada (ph. Armano)

di Linda Armano

Questo contributo prende le mosse dalla mia ricerca di tesi magistrale il cui obiettivo è stato quello di individuare, all’interno di un’area geografica relati- vamente ristretta, corrispondente alla zona compresa tra l’alto bellunese, la Carnia e il Nord Tirolo, analogie tra i modi di fare Carnevale legati alla presenza di particolari figure produttrici di rumore. Nel mio precedente lavoro ho individuato tre Carnevali, compresi in un’area linguisticamente omogenea appartenente al mondo di lingua tedesca, in cui è stato possibile riscontrare importanti analogie, oltre che tra le strutture di spettacolo, soprattutto tra le maschere principali di ciascun Carnevale.

In questo articolo cercherò di abbozzare una genealogia di Carnevali di ambito linguistico germanico seguendo l’ipotetica linea conduttrice che le maschere principali siano costruite attorno alla presenza, nei loro costumi, di vari tipi di campanacci da cui prendono il nome. Questa ipotesi fa riflettere anche su una possibile struttura rituale tipicamente germanica, soprattutto in relazione all’uso cerimoniale dei campanacci da cui, data la loro funzionalità all’interno della ritualità carnevalesca, derivano i nomi dei personaggi principali dei Carnevali. Per calare tale ipotesi in contesti concreti, questo contributo prende in esame i Carnevali alpini di Sappada, di Sauris (isole alloglotte germanofone rispettivamente in provincia di Belluno e di Udine) e di Imst (nel Nord Tirolo).

In generale, le feste popolari europee sono il risultato di un sincretismo tra l’influsso della Chiesa e i rituali precristiani. Ciò vale, sia pure in misura minore, anche per il Carnevale che è spesso la più grande, e talvolta l’unica festa della comunità, che pure si manifesta come non direttamente collegata con la liturgia cattolica. Il Carnevale è la festa tradizionale per eccellenza e non sorprende che esso si trasformi in uno spazio festivo in cui possono confluire cerimoniali d’ogni genere che avevano luogo in altri contesti rituali e festivi dell’anno dei quali è difficile stabilire l’origine. All’inverso, anche elementi tipicamente carnevaleschi sono stati ceduti ad altri complessi cerimoniali che si manifestano in altri momenti del ciclo annuale.

Per meglio capire il senso del Carnevale, è importante individuarne la funzione e la posizione nel calendario popolare europeo. In quest’ultimo, non si può fare a meno di notare una sorta di complessa dialettica tra feste liturgiche cristiane e occasioni rituali precristiane. A livello popolare il Natale è interpretato come festa dell’unità familiare in cui si escludono, anche fisicamente, gli estranei. Il Carnevale, che segue direttamente il Natale, si rivela come festa della comunità e prevede che mascherati e spettatori si riversino nelle strade. Esso è inoltre concepito come festa dell’abbondanza, del riso e del divertimento e per queste sue caratteristiche si contrappone alla Quaresima, periodo di tristezza e di astinenza.

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Coppia di Rollate del Carnevale di Sappada (ph. Armano)

I Carnevali di Sappada, di Sauris e di Imst, così come la maggior parte dei Carnevali rurali, si presentano come una festa in cui un gruppo di persone, più o meno numeroso, si pone e si presenta come essenzialmente “altro” rispetto al resto della comunità, attraverso vari mezzi tra i quali il principale è il mascheramento, oltre che una serie di comportamenti insoliti o trasgressivi. Questa contrapposizione si realizza secondo forme e modalità stabilite dalla tradizione e, in quanto tali, ben note ai membri della comunità. Lo scopo della “diversità” sembra essere quello principale che si propongono di realizzare i carnevalanti durante la festa. I mascherati non presentano in prima istanza sé stessi ma qualcuno o qualcosa d’altro e tutto ciò si accompagna alla perdita volontaria, momentanea o per tutta la durata della festa, della propria individualità attraverso l’irriconoscibilità.

I personaggi dei Carnevali assumono, a seconda del ruolo che devono interpretare, comportamenti inquietanti, sconcertanti e paurosi, o per converso buffi, satirici e comici. Nei Carnevali di Sappada, di Sauris e di Imst è possibile riconoscere, a livello di comportamenti e di costumi, una struttura più o meno complessa in cui i carnevalanti devono inserirsi e a cui devono conformarsi. Caratteristica comune dei Carnevali di Sappada, di Sauris e di Imst riguarda la struttura complessiva della festa che si presenta come “chiusa”; in altri termini nei tre riti è possibile assumere solo determinati ruoli, strettamente definiti e la contrapposizione tra mascherati e spettatori è sempre esplicita.

Il più alto grado di rigidità in relazione al rapporto tra attori e pubblico e al limitato numero di soluzioni figurative e comportamentali riguarda il Carnevale di Imst, in cui i diversi personaggi che vi fanno parte, comprensivi di diciotto tipologie di maschere per un totale di cinquantadue mascherati, sono programmati e codificati, per il comportamento e per i costumi, nei minimi particolari. Ciò che caratterizza maggiormente questo Carnevale, che si concretizza in un corteo di maschere chiamato Schemenlaufen (che significa “corsa delle maschere”), riguarda l’esistenza di una complessa stratificazione di elementi destinati a rievocare vicende storiche locali o influssi storico-culturali provenienti dall’esterno e inseritisi nella cultura locale attraverso la rappresentazione, nel corteo carnevalesco, di determinati personaggi.

Il Carnevale di Imst, pianificato in ogni minimo particolare, si presenta, anche agli occhi di spettatori venuti da fuori e quindi estranei alla cultura tradizionale, con forti qualità spettacolari. Sembra quindi che nella realizzazione della festa si riveli un massimo di creatività alle origini ed un minimo nelle singole attuazioni del modello e che lo spettacolo si risolva in gran parte nella realizzazione più perfetta possibile di un archetipo figurativo e comportamentale offerto dalla tradizione. La struttura del Carnevale di Imst appare estremamente conservatrice e statica, nel senso che non è disposta ad introdurre innovazioni dal punto di vista registico. Gli interventi registici – a qualunque epoca essi risalgano – che stanno all’origine del Carnevale così strutturato, sono stati interiorizzati dagli abitanti della comunità i quali sono perfettamente in grado di giudicare se la realizzazione figurativa e comportamentale di un determinato personaggio si attiene al modello offerto dalla tradizione.

Tale rigidità non è presente in maniera così netta nel Carnevale di Sappada. Qui solo il ruolo del Rollate (personaggio principale) è strettamente definito nel comportamento e nel costume, mentre per gli altri personaggi della cerimonia (Poveri, Contadini e Signori), a cui sono dedicate tre domeniche consecutive, sono attribuiti ruoli più elastici che si concretizzano nella messa in scena di piccoli spettacoli con la rievocazione della vita tradizionale di una volta, rappresentati sia in luoghi pubblici che all’interno delle case del paese.

Nelle messe in scena dei mascherati durante le tre domeniche del Carnevale di Sappada, è possibile riconoscere un numero illimitato di soluzioni figurative. Si può dire quindi che, anche grazie ad un maggior afflusso di turismo a partire dagli anni immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, il rituale di Sappada sembra essersi evoluto attraverso una continua rifunzionalizzazione dei suoi elementi come se questi fossero parole di una lingua che possono essere di volta in volta riutilizzate per formare nuovi discorsi, ma che possono anche veder mutare il loro significato (Sordi 1982: 22).

 Rolar e Kheirar, personaggi principali del carnevale di Sauris.

Rolar e Kheirar, personaggi principali del Carnevale di Sauris  (ph. U. Da Pozzo)

Per quanto riguarda il Carnevale di Sauris (ripristinato nei primi anni Novanta in quanto quello tradizionale era caduto in disuso), ci si ispira oggi al Carnevale di Obertilliach (piccolo paese carinziano). Attualmente la festa si risolve in una processione di mascherati e di non mascherati con delle fiaccole. A livello tradizionale però il Carnevale di Sauris prevedeva una struttura simile al modello di Sappada, anche se il personaggio principale della festa, il Rölar, non era concepito con la stessa minuziosa qualità estetica che distingue il Rollate di Sappada. Per il Rölar di Sauris non era previsto, nemmeno in passato, un costume realizzato ad hoc per la festa, in quanto venivano riciclati, per il mascherato, abiti vecchi e rattoppati.

Le altre figure del Carnevale di Sauris assomigliavano, per il loro comportamento e per i loro costumi, alle categorie dei Poveri, dei Contadini e dei Signori, peculiari del rituale di Sappada; a Sauris la distinzione era fra le “Maschere Belle”, le “Maschere Meno Belle” e le “Maschere Brutte”, le quali, in corteo dietro al Rölar lungo le strade del paese, mettevano in scena piccoli spettacoli. Contrariamente alla festa del passato, intesa come tradizionale dalle persone del paese, la struttura dell’odierno Carnevale di Sauris, il cui corteo con le fiaccole è stato interpretato da una mia informatrice durante un’intervista come una processione di morti, si offre come più “aperta” e permeabile, nel senso che per gli spettatori è possibile entrare ed uscire liberamente dallo spazio scenico degli attori senza che la loro presenza sia elemento di disturbo.

I Carnevali di Imst, di Sappada ed in misura minore quello di Sauris così come era rappresentato un tempo, sono tutti contrassegnati da una forte caratterizzazione locale con la comune messa in forma di spettacoli che sono espressione tipica ed esclusiva delle comunità. Sarà il caso di chiedersi quanto nei Carnevali di Sappada e di Sauris debba essere considerato legato al patrimonio tradizionale dei paesi di lingua tedesca e quanto invece appartiene più in generale al folklore dei paesi alpini. In ogni caso, è opportuno notare che nonostante Sappada e Sauris si trovino in territorio italiano, appaiono significativamente legate, per vari aspetti del folklore tradizionale del ciclo dell’anno, oltre che per il dialetto, al mondo di lingua tedesca. È stato ormai assodato che la fondazione di Sappada e di Sauris sia avvenuta nel periodo compreso tra il 1250 e il 1300 per opera di alcuni coloni provenienti dalla Pusteria e dal Lesachtal per il probabile sfruttamento estrattivo nella zona.

Roller e Scheller, personaggi principali del Carnevale di Imst.

Roller e Scheller, personaggi principali del Carnevale di Imst (ph.Tirol.werbung/bernhard Aichei)

Imst è invece un centro dell’Alta valle dell’Inn, allo sbocco della Valle di Gurgl a 827 metri s.l.m. e conta circa ottomila abitanti. È stata elevata al rango di città nel 1898 ma già nel Medioevo godeva di un’importante attività mineraria che diede luogo ad una forte immigrazione da diverse zone del Tirolo. Quanto meno a titolo di ipotesi è quindi il caso di chiedersi se non esista una particolare relazione tra attività mineraria ed elaborazione e diffusione della ritualità carnevalesca alpina. Nonostante nel carnevale di Imst non esista, almeno attualmente, alcuna allusione al mondo della miniera, precise indicazioni sul rapporto tra minatori tirolesi (la cui attività, è bene notarlo, si estendeva a tutta la cerchia alpina ed oltre) e la gestione della ritualità e della teatralità tradizionale sono però fornite da Gerhard Heilfurth in «Bergbaukultur in Südtirol» (1984) sulla cultura mineraria in Alto Adige. Lo studioso tedesco dimostra fra l’altro che forme di spettacolo create dai gruppi di minatori sono state accolte anche da comunità contadine, che hanno continuato a praticarle sino ad oggi, anche in zone dove l’attività mineraria è cessata da tempo.

L’uso del suono nella cerimonialità popolare

La prima volta che assistetti al Carnevale di Sappada sentii, da una stradina laterale che si immette nella piazza dove si svolgevano i mascheramenti, il suono di alcuni campanacci: erano un gruppo di Rollate che, con particolari movimenti del bacino, facevano suonare grossi campanacci sferici legati in vita. Solo attraverso le interviste condotte agli abitanti del paese capii l’importanza dei campanacci all’interno della ritualità carnevalesca. Esemplare fu infatti la risposta che un abitante mi diede, durante un’intervista, alla domanda «È importante il rumore del campanaccio?», «Proprio tanto! La campana deve assolutamente entrare nel ruolo del Rollate!». In effetti, il rumore frastornante prodotto dai campanacci del Rollate, appare come una delle componenti principali del Carnevale.

In generale le modalità per produrre rumore nel Carnevale sono varie; si pensi allo sbattere, da parte dei mascherati, di vari oggetti di uso quotidiano su altre superfici, all’impiego di fruste, all’uso di raganelle di legno o di ferro, al lancio di pentole, allo sbattere di coperchi di metallo o di lame di seghe, oltre al suono prodotto da strumenti musicali di vario genere. Ma il mezzo produttore di suono più specificatamente legato alla ritualità carnevalesca è costituito dai campanacci che normalmente vengono usati al collo degli animali, bovini o ovini, o dai sognagli di cavalli e muli.  Sul piano dello spettacolo, il suono continuo ed ossessivo dei campanacci contribuisce a creare l’atmosfera, lo spazio uditivo della festa tanto da poter essere, in alcuni casi, l’unica manifestazione del Carnevale (Sordi 1997: 285).

Le varianti dell’uso dei campanacci possono essere infinite; può esserci un solo personaggio o tutta una serie che possono portare al collo, in mano, a tracolla, sulla schiena, sul petto, alla cintura, legati ad un bastone, da uno a decine di campanacci o sonagli di ogni forma o grandezza, fissati al costume in modi più o meno complicati e secondo particolari gerarchie (come a Mamoiada in provincia di Nuoro). Il campanaccio può inoltre ipertrofizzarsi (come a Imst in Tirolo) fino a raggiungere dimensioni enormi, o ingentilirsi fino ad assumere le dimensioni di sonaglietti come quelli dei costumi dei buffoni medievali. Si tratta spesso degli stessi oggetti usati per gli animali (o comunque dello stesso tipo), ma talvolta vengono fabbricati ad hoc per il Carnevale, come i grandi sonagli sferici che i fabbri di Sappada costruiscono partendo attualmente da spesse lamine di acciaio, ma un tempo dalle bombole del gas liquido.

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Maschere da Contadini del Carnevale di Sappada (ph. Armano)

I campanacci costituiscono un elemento del costume presente in moltissimi Carnevali delle Alpi che generalmente caratterizza figure con ruoli significativi all’interno della ritualità carnevalesca e che può dare luogo all’articolata opposizione suono/rumore con connota- zioni di senso in riferimento alla elaborazione di quella contrapposizione, variamente definita, presente nelle Alpi austriache e svizzere, tra due categorie di maschere, i «Belli» e i «Brutti», dicotomia che costituisce la struttura portante di moltissimi Carnevali tradizionali.

All’interno della ritualità carnevalesca quello dei campanacci è un suono carico di valori anche, e forse specialmente, se esso si fa ossessionante e in qualche modo minaccioso, proprio come succede, in paesi di lingua tedesca in rapporto ai Krampus (personaggi vestiti con folte pellicce di pecora e maschere cornute che appaiono la vigilia del giorno di San Nicola il 5 dicembre). Essi hanno la facoltà di spaventare, anche in modo apertamente aggressivo e violento, i bambini e le donne come nel caso del paese austriaco di Sillian, dove assistetti personalmente all’irrompere di gruppi di Krampus nelle case e nelle strade e dove le percosse nei confronti delle donne sono interpretate come forme di buon auspicio, una sorta di esorcismo di liberazione dalla negatività. Al suono dei campanacci, a volte sostituiti anche da catene che i mascherati sbattono rumorosamente a terra, gli spettatori possono rifugiarsi in luoghi in cui si crede che i mascherati non possano trovarli.

Anche altri impieghi dei campanacci al di fuori del Carnevale sono chiaramente leggibili in chiave simbolica. Esplicita funzione augurale hanno i campanacci agitati dai ragazzi il 1° marzo in Valtellina che, percorrendo i prati, “svegliano” l’erba, secondo una credenza per cui il suono (come le grida o la luce delle fiaccole) avrebbe il potere di facilitare la crescita dell’erba.

Ma torniamo ai Carnevali qui considerati. A Sappada, il nome “Rollate” deriva dai campanacci sferici legati in vita, le rolln, che il mascherato fa suonare oscillando avanti e indietro il bacino e così creando un particolarissimo ambiente di forte impatto sonoro. Maschere simili al Rollate, dal punto di vista estetico e comportamentale, non sono state riscontrate in altri Carnevali delle Alpi bellunesi. Maschere che presentano in qualche modo caratteristiche comuni al Rollate di Sappada sono presenti però in alcuni Carnevali del Friuli Venezia Giulia (Sauris) ed austriaci (Imst).

Nonostante le caratterizzazioni locali, a Sauris il Rölar, maschera che apre il corteo, prende il nome dalle rolln, i sonagli sferici (uguali a quelli del Rollate però più piccoli) che il mascherato ha legati in vita; il Rölar, vestito con abiti vecchi, ha il viso sporco di fuliggine e come il Rollate tiene in mano una scopa (a volte sostituita da un bastone) con la quale il mascherato, in passato (in quanto l’usanza è stata quasi del tutto abbandonata) spazzava il terreno prima di entrare nelle case del paese. L’altra maschera in testa al corteo accanto al Rölar è il Kheirar che, come il Rollate, tiene in mano una scopa utilizzata dal mascherato per spazzare il terreno aprendo la sfilata. A Imst sono presenti il Roller e lo Scheller; qui le rolln prendono però la forma di sonaglietti, mentre le schelln sono grandi campanacci, di diversa forma e grandezza, simili a quelli usati per il bestiame.

Schemenlaufen di Imst

Schemenlaufen di Imst

Dal punto di vista estetico queste due maschere sono completamente diverse dal Rollate di Sappada, così come dal Rölar e dal Kheirar di Sauris; esse ricordano piuttosto, per l’alto copricapo fiorito ed il costume decorato con nastrini, oltre che per il comportamento, i Lacché e i Matazin di molti Carnevali bellunesi. Come il Rollate di Sappada, anche il Roller di Imst tiene in mano una sorta di piccola scopa, anche se quest’ultima viene ornata con nastrini e fiori di stoffa in consonanza con lo stile del costume. Inoltre i tratti della maschera di legno del Rollate si presentano simili a quelli dello Scheller; entrambi infatti sono caratterizzati da folti baffi scuri che contribuiscono a connotare l’espressività del personaggio.

Ma l’elemento peculiare del costume attorno a cui sono costruiti i personaggi principali dei Carnevali di Sappada, di Sauirs e di Imst restano i campanacci. In ciascun rituale il suono assolve funzioni specifiche; a Sappada i campanacci del Rollate, che lo annunciano da lontano, contribuiscono a creare lo spazio uditivo della festa. A Sauris il Rölar avvisa, con i campanacci, l’inizio dei mascheramenti; a Imst i Roller e gli Scheller, con particolari movimenti del corpo, creano una particolare qualità musicale e ritmica.

Le maschere portanti dei Carnevali di Sappada, di Sauris e di Imst

Nonostante le peculiari varianti locali, esistono tra il Rollate di Sappada, il Rölar di Sauris e il Roller e lo Sheller di Imst elementi comuni che trovano espressione in determinati particolari dell’abbigliamento e del comportamento. Ma vediamo da vicino i personaggi portanti di ciascun Carnevale, partendo dal Rollate di Sappada.

Chi oggi si maschera da Rollate deve essere di alta statura e di una certa prestanza. Un tempo la sua vestizione costituiva un vero e proprio rito che doveva essere svolto all’interno di una cucina rustica e che richiedeva la collaborazione di una donna anziana del paese. Oggi questo aspetto del rito è caduto in disuso e i mascherati si vestono a casa propria oppure da un amico. La vestizione del Rollate inizia con i pantaloni a strisce orizzontali bianche e marroni che in dialetto sappadino si chiamano Hiilhouzn, indossati sopra a pantaloni normali. In passato per i pantaloni venivano utilizzate le coperte (hiile) che coprivano le mucche in inverno quando trainavano le slitte cariche di fieno, legna o letame. La vestizione procede con il pellicciotto (pelz) per la cui realizzazione servono da cinque a sette pelli di montone a seconda dell’altezza del mascherato, acquistate in una pellicceria di San Candido ed in seguito portate ad un sarto di Sappada, il quale ne sceglie le parti migliori. Sul cappuccio della pelliccia di montone è cucito un ciuffo rosso di lana. Un altro elemento estremamente importante per il Rollate è la maschera di legno (lorve) attraverso cui il mascherato nasconde la sua vera identità. Essa è formalmente ben definita, con folti baffi dipinti in marrone, robuste sopracciglia dello stesso colore e nell’insieme un’espressione autoritaria. Sopra il pellicciotto il Rollate ha annodato al collo un ampio fazzoletto bianco, ad indicare che il mascherato è celibe, oppure rosso nel caso di un uomo sposato.

Diverso per il costume, rispetto al Rollate di Sappada, è il Rölar di Sauris, che si realizza con abiti smessi, quotidianamente indossati in passato dagli uomini. I mascherati portano una camicia di lana con sopra una pettorina e un panciotto, dai cui taschini escono catenine dorate o orologi. Indossano una giacca oppure un mantello di lana con cappuccio. Hanno pantaloni fino alla caviglia ed un cappello; al collo annodano un fazzoletto usuale delle occasioni festive e, a volte, hanno le mani coperte da manopole. Ai piedi infilano scarpe sformate o stivali scuri oppure tipici zoccoli di legno e cuoio utilizzati per i lavori all’aperto o in stalla. I mascherati possono indossare la maschera di legno (lorve), ma più spesso si sporcano il viso con la fuliggine.

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Krampus di Sillian

Il Roller e lo Scheller di Imst, nonostante indossino costumi simili, si differenziano per le caratteristiche della maschera di legno, per il copricapo e soprattutto per il Gröll del Roller, composto da una cintura di cuoio in cui sono fissati da 40 a 48 sonagli, e lo Gschall dello Scheller, costituito da una cintura di cuoio su cui sono attaccati da 4 a 8 campanacci di grandi dimensioni e che possono arrivare a pesare fino a 38 chili. Entrambi i personaggi indossano un paio di Lederhose fino al ginocchio, una camicia bianca di seta con applicati fiori di stoffa e nastri di raso, guanti bianchi lavorati all’uncinetto, calzini bianchi di lana, scarpe nere di cuoio decorate con un fiocco. Sulla testa lo Scheller calza lo Schallertuach che ricorda, per le decorazioni, le tipiche tovaglie di una locanda di Imst chiamata Buabernstube, mentre il Roller porta un velo bianco. Il Roller inoltre impugna il Pelms fatto di trucioli di legno arricciati e fissati ad un bastone con filo di ferro nascosto da nastrini; lo Scheller tiene invece con sé lo Schallerstecke, un’asta avvolta da nastri sulla cui punta è conficcata una mela o un brezel.

Roller e Scheller di Imst con il Gröll e il Gschall.

Roller e Scheller di Imst con il Gröll e il Gschall

Per la realizzazione dei campanacci del Rollate di Sappada e del Rölar di Sauris, vengono utilizzate lamiere, spesse circa 3 mm, in “Acciaio 510-D” con una percentuale di carbonio (0,5%) maggiore rispetto all’acciaio dolce. Sulla forgia, a caldo, sono tagliati sei spicchi, modellati a colpi di martello in modo che combacino con uno stampo a forma di cerchio dello stesso diametro della rolle. I vari spicchi vengono saldati assieme, prima tre, che formano mezza sfera, e poi gli altri tre; prima di saldare l’ultimo spicchio viene inserita una pallina sfaccettata destinata  a rimbalzare sulle pareti interne del campanaccio; al contrario, se fosse tonda si limiterebbe a rotolare senza produrre alcun suono. Una volta saldati tra loro i sei spicchi, viene praticato un taglio alle cui estremità presenta due piccoli fori per far sentire il suono prodotto dalla pallina che rimbalza sulle pareti interne della rolle. Più lungo è il taglio, più forte si sentono gli effetti sonori del rotolare della sfera all’interno. Perché le saldature non siano visibili, il campanaccio viene smerigliato con la mola e lisciato con carta vetrata. Alla rolle viene poi saldato un gancio per fissare la catena e la barra di metallo. Dopo averle arroventate, le rolln vengono immerse nell’olio bruciato e assumono un colore brunito. In passato, per meglio conservarle si strofinavano con la cotenna del lardo o della pancetta. Attualmente il Rollate indossa due rolln, mentre il Rölar ne indossa da sei a otto.

I sonagli del Roller sono oggetti realizzati invece industrialmente, di cui si trovano serie distintamente intonate e con una numerazione specifica. I sonagli in generale possono essere eseguiti con diversi materiali (come latta, per quelli di dimensione più piccola), ma soprattutto peltro o, a volte, ottone o argento. Nel caso specifico del Roller, i sonagli fissati al cinturone sono di peltro e sono fabbricati in Germania. Per la loro manifattura si taglia, su una lamiera, una circonferenza con misure che dipendono dal modello standard utilizzato. Il pezzo viene modellato per dare alla lamiera la forma di una semisfera. L’imbutitura della lamiera, ossia la fase di lavorazione sul tornio, viene ripetuta anche per l’altra semisfera che viene saldata alla prima tramite battitura a caldo. Prima di fare questa operazione viene inserita una pallina che, come descritta in precedenza, non è tonda ma sfaccettata. Per far sentire il suono della pallina che rimbalza sulle pareti interne del sonaglio, viene praticato un taglio che presenta due piccoli fori alle estremità.

Un tempo i campanacci (schelln) usati dagli Scheller erano gli stessi che portavano i bovini e che, nel periodo di Carnevale, erano inutilizzati perché gli animali erano chiusi nelle stalle. Attualmente invece essi vengono realizzati in ferro appositamente, ed artigianalmente, per la maschera.  Il suono dei campanacci all’interno dei Carnevali di Sappada, di Sauris e di Imst esalta innanzitutto i movimenti dei mascherati, anche se gli informatori sostengono la loro importante funzione di tener lontane determinate presenze ostili, proprietà questa parallela a quella attribuita su scala più vasta alle campane della chiesa. L’interpretazione può essere il risultato di un feedback folkloristico, ma le intenzioni augurali possono essere ipotizzabili.

Dialoghi Mediterranei, n.30, marzo 2018
Riferimenti bibliografici
L. Armano, Campanacci e sonagli. Tre carnevali nelle Alpi, tesi di laurea magistrale, a.a. 2005/2006, Università Ca’ Foscari di Venezia.
G. Heilfurth, Bergbaukultur in Südtirol, Athesia, Bolzano, 1984.
I. Sordi, Dinamiche del carnevale, in “La Ricerca Folklorica”, n. 6, 1982: 21-36.
I. Sordi, Rumori e suoni di carnevale, in Maschere e corpi, a cura di F. Castelli-P. Grimaldi, Meltemi Editore, Roma, 1997: 168-177.
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 Linda Armano, ricercatrice in antropologia, ha frequentato il dottorato in cotutela tra l’Università di Lione e l’Università di Venezia occupandosi di Anthropology of Mining, di etnografia della tecnologia e in generale di etnografia degli oggetti. Attualmente collabora in progetti di ricerca interdisciplinari applicando le metodologie antropologiche a vari ambiti. Tra gli ultimi progetti realizzati c’è il “marketing antropologico”, applicato soprattutto allo studio antropologico delle esperienze d’acquisto, che rientra in un più vasto progetto di lavoro aziendale in cui collaborano e dialogano antropologia, economia, neuroscienze, marketing strategico e digital marketing. Si pone l’obiettivo di diffondere l’antropologia anche al di fuori del mondo accademico applicando la metodologia scientifica alla risoluzione di problemi reali.
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