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Sicilianismi marinari libico-tunisini. Alcuni appunti

Posted By Comitato di Redazione On 1 settembre 2018 @ 00:25 In Cultura,Società | No Comments

Disegni di Filippo Castro

Disegni di Filippo Castro (da Per un vocabolario-atlante della cultura marinara in Sicilia)

di Giovanni Ruffino

Mai, nella storia antica e recente, il Canale di Sicilia è stato elemento di separazione. Lungo le sue opposte sponde le culture marinare si sono incontrate, producendo processi fecondi di scambi linguistici e culturali. I contatti più frequenti e più produttivi dell’ultimo secolo e mezzo, hanno avuto protagonisti soprattutto pescatori siciliani e tunisini. Ma anche i contatti con l’intera fascia maghrebina hanno lasciato non poche tracce. Tra le tante situazioni di contatto [1], presenta condizioni di grande interesse il caso di Mazara del Vallo, importante centro marinaro della Sicilia occidentale, egregiamente studiato e illustrato da Luca D’Anna nel recente saggio dal titolo Italiano, siciliano e arabo in contatto. Profilo sociolinguistico della comunità tunisina di Mazara del Vallo, edito dal Centro di studi filologici e linguistici siciliani nel 2017. Queste brevi note si collocano, dunque, nel più ampio quadro dei rapporti antichi e recenti tra lingue e dialetti romanzi (siciliani in particolare) e varietà maghrebine [2].

Tratterò particolarmente dell’ambito marinaro e peschereccio, avvalendomi anche di materiali inediti, raccolti per l’Atlante Linguistico Mediterraneo [3] negli anni di mezzo del secolo scorso. Si tratta di una componente lessicale non esigua, che si configura come risultato di una complessa rete di scambi e di contatti, anche relativamente recenti, costruita non soltanto dalle grandi direttrici commerciali, ma anche da microrotte e microreticoli pescherecci e da proiezioni migratorie.

Se ora consideriamo alcuni movimenti non esigui, verificatisi a partire dai primi anni del secolo scorso, con flussi migratori tra Sicilia e territori maghrebini, occorre riandare al 1938, quando partirono dai porti di Genova, Napoli e Siracusa per la Tripolitania e la Cirenaica 20 mila coloni provenienti soprattutto dalla Sicilia e dalle regioni meridionali [4]. Ed è singolare che questo evento migratorio di ottant’anni fa, sia stato presentato dai giornali dell’Italia fascista come un’avventura eccitante, quasi una migrazione allegra che, in un articolo di Orio Vergani sul “Corriere della Sera” del 28 ottobre 1938, viene assimilata ad «una marcia verso la felicità».

Ma più che verso la Libia, gli attraversamenti migratori relativamente recenti del Canale di Sicilia, hanno riguardato la Tunisia: migrazioni in maggioranza di siciliani che, tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento compirono il viaggio inverso rispetto a quello che oggi compiono i migranti africani, trovandosi a occupare lo spazio intermedio fra colonizzati e colonizzatori. Molti di questi siciliani (beffardamente apostrofati come mangia babbusci ‘mangiatori di lumache’) si insediarono nella zona del porto di Tunisi, in una vera e propria bidonville denominata “piccola Sicilia”, o a Susa dove sorgono i quartieri di “Capaci grande” e “Capaci piccola” [5].

Occorre anche dire che, al di là dei massicci spostamenti, i contatti più o meno occasionali di pescatori siciliani col mondo maghrebino non si sono mai interrotti, registrando talvolta episodi di tensione. Ne emerge un quadro di palesi contaminazioni lessicali, in larga misura di matrice romanza (dialetti siciliani e italiani merid., ma anche liguri oltre che franco-spagnoli).

Disegni di Filippo Castro

Disegni di Filippo Castro

Sulla base di tali premesse, segnalerò succintamente alcuni casi di possibili sicilianismi o dialettismi italiani nel lessico dei pescatori maghrebini, soprattutto libici e tunisini.

Un esempio emblematico è quello dei nomi dell’acciuga (ENGRAULIS ENCRASICHOLUS), che in Tunisia (Mahdia, Sfax, Kerkenna, Gerba, Tunisi) ha corrispondenti romanzi (anšùba, anshûa: Oman 46, Labaied 264), così come in Marocco (Salé anjûba: Brunot 2), e in Algeria (Collo anšuba, Bona, La Calle anšua: Oman 46).

A differenza delle innovazioni riferite all’acciuga, riconducibili a tipi dialettali italiani (sic. anciova, genov. anciòa, ecc.), senza considerare analoghe forme spagnole e francesi, in altri casi l’influsso siciliano appare meno problematico, come nel caso del tunis. (Mahdia) laška! ‘allenta’, che immediatamente richiama il sic. Allascari [6].

 

Disegni di Filippo Castro

Disegni di Filippo Castro

Anche la presenza di qâiq in Tunisia (come si può anche ricavare dai materiali dell’ALM) riconduce palesemente a una mediazione siciliana (caiccu ‘piccola barca a remi’), pur non potendosi anche in questo caso escludere il sovrapporsi di analoghe forme francesi o ispano-portoghesi (ma si tratta comunque di un turchismo [7] di amplissima circolazione mediterranea). Sicilianismi sono certamente scangiari ‘cambiare direzione’, registrata da Labaied 83 a Mahdia (sic. scanciari); le varianti libico-tunisine con vocalismo sic. qrîna, grīna, garīna ‘chiglia’ (sic. Carina) [8], il nome di una rete da circuizione, šanšulù (Mahdia), corrispondente al sic. cianciolu. Di fonetica sic. sono anche il tunis. fundù ’fondo, profondo’ (sic. funnutu) e grigâli ‘grecale’ (sic. gricali). Altre voci di verosimile ascendenza siciliana sembrano essere lambara (Mahdia), sic. lampara (come in maltese); tunis. skefāso ‘battello da trasporto’, sic. schifazzu; ringa (Gerba) ‘ralinga; corde che orlano le vele’, sic. ringa.

Ma al di là di questi significativi indizi di una consistente componente italiana (e siciliana) nel lessico del mare di area maghrebina, una ricognizione più sistematica può essere fatta sulla base di materiali raccolti per l’Atlante Linguistico Mediterraneo negli anni Sessanta del secolo scorso.

Se consideriamo i rilevamenti condotti in Tunisia e Libia tra il 1962 e il 1964, il quadro è il seguente:

TUNISIA

  • Houmt-Souk (1962), Sfax (1962), Kerkenna (1962), Mahdia (1962).

LIBIA

  • Bengasi (1963), Misurata (1963), Tripoli (1963), Zuara (1964)

Una prima rassegna delle risposte accuratamente annotate da G. Oman (e da U. Paradisi per Zuara), è già di per sé sufficientemente istruttiva. Ecco, dunque, alcune altre corrispondenze siculo-libico-tunisine, che emergono dalle risposte a un primo gruppo di quesiti ALM, qui progressivamente elencati, assieme alle corrispondenti risposte registrate per l’Atlante Linguistico della Sicilia9.

  • ALM 178. Il capobarca

Mahdia: al batrum

ALS: il tipo paṭṛuni è presente nell’intera Sicilia e a Malta

  • ALM 208. Il bastimento

Zuara: elbabûr; Houmt-Souk, Sfax, Kerkenna: babur

ALS: vapuri, papuri

  • ALM 214. La poppa tonda

Tripoli: bobba tonda; Sfax, Mahdia: bobba tonna

ALS: puppa tunna

Disegni di Filippo Castro

Disegni di Filippo Castro

  • ALM 286. Il verricello

Houmt-Souk: bui

ALS: sboja (Lampedusa, Sciacca: anche bòia)

  • ALM 300. Il bugliolo

Zuara: estell; Houmt-Souk, Mahdia, Kerkenna: stall

ALS: stallu a Favignana

  • ALM 232. Il ponte, la coperta

Tripoli, Misurata, Bengasi: kuuerta; Mahdia kuuertah, Kerkenna kouerta, Houmt-Souk kuerta

ALS: cuperta, cuverta, cuerta

  • ALM 285. Il gancio

Tripoli: ganğu, Misurata γanču; Sfax, Kerkenna, Houmt-Souk jangiu

ALS: iànciu, gànciu

  • ALM 295. Lo scalmo

In tutti i punti libico-tunisini è registrato škarmu

ALS: scarmu (panregionale)

  • ALM 308. La catena

Sfax qatina

ALS: catina (panregionale)

  • ALM 312. La zavorra

In tutti i punti libico-tunisini è registrato sabura, come sic. savurra

  • ALM 321. Sciare

Tripoli e Bengasi: siia

ALS: siari (panregionale)

  • ALM 340. L’antenna

Sfax, Kerkenna, Houmt-Souk antina

ALS: antinna (panregionale)

  • ALM 390. Le provviste di bordo

Bengasi, Misurata: sbisa, Tripoli spesa, Zuara: speset; Sfax, Mahdia, Kerkenna: sbiza

ALS: spisa è il tipo prevalente

  • ALM 424. La polizza di carico

Bolisa in tutti i punti libico-tunisini, come sic. pòlisa

  • ALM 476. L’àngamo, il gangamo
Disegni di Pino Aiello

Disegni di Pino Aiello

 

Sfax: kobb

ALS: coppu (it. coppo)

  • ALM 479. La sciabica

Sfax: retza

ALS: la rete da pesca (generico) è ṛṛizza in tutti i punti

  • ALM 500. Il gavitello

Tripoli, Bengasi: senial; Sfax silian, Mahdia: sinial, Houmt-Souk siniar

ALS: signali (Mazara del Vallo, Lampedusa)

  • ALM 585. Il sugarello, il suro (TRACHURUS TRACHURUS)

Tripoli, Misurata, Bengasi, Zuara: sauro / sauru

ALS: sàuru, savareḍḍu (tipo prevalente)

  • ALM 588. Il pesce pilota (NAUCRATES DUCTOR)

Tripoli: fanfru

ALS: fànfaru e varianti

  • ALM 639. Il cicerello (AMMODYTES TOBIANUS)

Tripoli: šiširello

ALS: cicireddu (panregionale)

  • ALM 645. Il grongo (CONGER CONGER)

Misurata, Zuara: grungo

ALS: gruncu e varianti

 ALM 646. La murena (muraena helena)

Sfax, Mahdia, Kerkenna: murina, Houmt-Souk: mrina

ALS: murina (panregionale)

A fronte di così numerosi sicilianismi marinari maghrebini, si registra un solo caso di percorso inverso Libia / Tunisia → Sicilia. Si tratta del nome dello sciarrano boccaccia (SERRANUS SCRIBA), che a Lampedusa e Pantelleria è registrato nella forma bircàcia, prestito recente di matrice libico-tunisina (Tripoli berkaš, Misurata, Zuara barqaš), a sua volta di origine greco-latina (PERCA).

 Per concludere, vanno anche segnalati alcuni casi di arabismi siciliani reintrodotti lungo le coste maghrebine in tempi più o meno recenti (verosimilmente a partire dalla prima metà dell’Ottocento): giarra è registrato nei rilevamenti ALM[10] di Sfax e Mahdia; coffa [11] a Houmt-Souk; babbusc [12] a Tunisi e Houmt-Souk. Esili tracce di ampi movimenti mediterranei meridionali pluridirezionali.

Dialoghi Mediterranei, n.33, settembre 2018
Note
[1] È in corso di stampa, in un volume a cura di M. Rivoira, un mio breve saggio dal titolo Attraversamenti e migrazioni nel Canale di Sicilia dal medioevo ai nostri giorni. Aspetti linguistici e sociali.
[2] Nell’ambito dell’ampia bibliografia sul tema, rinvio a Barbera 1940, Brunot 1920, Labaied 2003, Minervini 1996, Oman 1996, Pellegrini 1972, Ruffino 2007, Ruffino-Sottile 2015.
[3] Una storia della maggiore impresa geolinguistica del secolo scorso, purtroppo inedita, può ricavarsi dai volumi del “Bollettino dell’Atlante Linguistico Mediterraneo”, pubblicati con periodicità non annuale dal 1959 al 1977. Negli ultimi anni si è costituito un Comitato promotore per il recupero dell’ALM, attualmente in corso, d’intesa con la Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Per più precisi e ampi ragguagli, si veda G. Ruffino (a cura di), Per l’”Atlante Linguistico Mediterraneo” sessant’anni dopo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, Palermo 2017.
[4] Si veda Cresti 2006.
[5] Si veda Pendola 2006.
[6] Ma la voce è anche veneziana, e ciò ha fatto supporre che proprio Venezia sia stata il punto di irradiazione della voce nell’intero Mediterraneo.
[7] Si veda Pellegrini 1972.
[8] Secondo Barbera 1940, p. 109, «d’importazione moderna italo-sicula». Sicilianismi vengono anche considerati alg., tunis., marocch. bardiâr ‘bordeggiare’, «senza dubbio dal sic. burdiari, se non fa opposizione lo spagn. bordear», così anche barkasa ‘grossa scialuppa’, che «risente del siciliano barcazza, varcazza» (ibid., p. 91).
[9] Il modulo sul lessico del mare, a cura di E. D’Avenia, è attualmente in corso di stampa. Utili informazioni anche in Oman 1968-1970 e in Serra 1968-1970.
[10] ALM 383: La giara.
[11] ALM 449: La cesta.
[12] ALM 715: La conchiglia.
Riferimenti bibliografici
Barbera, Giuseppe, Elementi italo-siculo-veneziano-genovesi tra arabo e turco, Imprimerie Catholique, Beirut 1940.
Brincat, Giuseppe e D’Avenia, Elena, L’inchiesta marinara a Malta, Piccola Biblioteca dell’Atlante Linguistico della Sicilia, 8, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, Palermo 2014.
Brunot, Louis, Notes lexicologiques sur le vocabulaire de Rabat et Salé, Editions Leroux, Paris, 1920.
Cresti, Federico, «Non emigranti, ma esercito del lavoro»: i ventimila in Libia (1938) e la propaganda dell’Italia fascista, in Da maestrale e da scirocco. Le migrazioni attraverso il Mediterraneo, a cura di F. Cresti e D. Meffa, A. Giuffrè Editore, Milano 2006: 37-62.
Labaied, Raja, La comunità italiana a Mahdya e il suo impatto sul linguaggio marinaro, in Mestieri e professioni degli italiani di Tunisia, a cura di S. Finzi, Tunisi 2003: 258-268.
Minervini, Laura, La lingua franca mediterranea. Plurilinguismo, mistilinguismo, pidginizzazione sulle coste del Mediterraneo tra tardo Medioevo e prima età moderna, in “Medioevo Romanzo”, 20, 1996: 231-301.
Oman, Giovanni, L’ittionimia nei paesi arabi del Mediterraneo, Olschki Editore, Firenze 1966.
Oman, Giovanni, Osservazioni sull’ittionimia nei paesi arabi, in “Bollettino dell’Atlante Linguistico Mediterraneo”, 10-12, 1968-1970: 197-219.
Passalacqua, Emilia, Influenze romanze nel lessico marinaro maghrebino, tesi di laurea inedita, Università degli studi di Napoli “L’Orientale”, Anno Accademico 2017-2018.
Pellegrini, Giovan Battista, Gli arabismi nelle lingue neolatine con speciale riguardo all’Italia, 2 voll., Paideia Editrice, Brescia 1972.
Pendola, Marinette, Gli italiani di Tunisia nella prima metà del XX secolo fra interculturalità e alterità, in Da maestrale e da scirocco. Le migrazioni attraverso il Mediterraneo, a cura di F. Cresti e D. Meffa, A. Giuffrè Editore, Milano 2006: 83-94.
Ruffino, Giovanni, Latinismi di tramite arabo in Sicilia e nel Mediterraneo, in Monde latin et monde arabe. Les voies de la continuité, Tunis 2007: 251-255.
Ruffino, Giovanni (a cura di), Per l’”Atlante Linguistico Mediterraneo” sessant’anni dopo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, Palermo 2017.
Ruffino, Giovanni e Sottile, Roberto, Parole migranti tra Oriente e Occidente, Lingue e culture in Sicilia. Piccola Biblioteca per la Scuola, 1, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, Palermo 2015.
Serra, Luigi, A proposito della terminologia marinaresca zaurina, in “Bollettino dell’Atlante Linguistico Mediterraneo”, 10-12, 1968-1970: 231-245.
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Giovanni Ruffino, ha insegnato Linguistica italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, di cui è stato Preside dal 1998 al 2007. Il suo prevalente impegno scientifico è rivolto alla dialettologia, alla geografia linguistica, alla sociolinguistica e alla lessicografia. È direttore del Centro di studi filologici e linguistici siciliani e responsabile del progetto ALS – Atlante Linguistico della Sicilia – , nonché promotore e fondatore dell’“Archivio delle parlate siciliane”.  È componente del Comitato scientifico della “Rivista Italiana di Dialettologia (Bologna) e di “Geolinguistique” (Grenoble). Dal 2017 è accademico ordinario delll’Accademia della Crusca. Autore di numerose pubblicazioni, ha recentemente dato alle stampe un Profilo linguistico della Sicilia e con Roberto Sottile Parole migranti tra Oriente e Occidente.
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