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San Giorgio, antico patrono del Mediterraneo?
Posted By Comitato di Redazione On 1 gennaio 2017 @ 00:27 In Cultura,Religioni | No Comments
di Stefania Morreale
Il culto di San Giorgio è uno dei culti più diffusi all’interno di tutto il mondo cristiano, sia esso cattolico o ortodosso, e di quello musulmano. È una figura che rappresenta bene le mescolanze e le ibridazioni presenti nel Mediterraneo e può essere considerata un esemplare tramite tra religioni. Se per i cristiani si identifica nell’eroico guerriero guidato da Dio, capace di morire per tre volte e per tre volte risorgere, per i musulmani è Al-Khadr, ovvero il profeta verde, che compare nella sura XVIII in aiuto di Mosè.
San Giorgio è un personaggio misterioso, di cui si conosce veramente poco: nato intorno al 280 in Cappodocia, da padre persiano e madre cappadoce, viene educato alla religione cristiana. Si distingue presto per il suo valore e la sua forza nel combattimento e si arruola nell’esercito di Diocleziano in Palestina. Le politiche anticristiane dell’Imperatore però lo perseguiteranno, costringendolo a torture e prigionie. Proprio in questo contesto il santo sperimenterà un rapporto più intimo con Dio, conoscerà la morte e la resurrezione e compirà miracoli. La sua morte è fissata il 23 aprile (secondo il calendario giuliano) o il 6 maggio (secondo il calendario gregoriano) a Nicomedia e il suo sepolcro si trova a Lydda, in Israele. Durante il Medio Evo, più precisamente al tempo delle prime crociate, il santo diventa inoltre il protagonista della ormai celeberrima leggenda conosciuta come “San Giorgio e il drago”, in cui incarna il valore del bene assoluto che, affidandosi a Dio, sconfigge il male. Così dice la leggenda:
Varianti della leggenda parlano di dolcetti ricoperti da petali del fiore di sambuco usati come diversivo contro il mostro, o anche di roseti nati dal sangue del drago trafitto da San Giorgio.
La festa del santo viene celebrata il 23 aprile o il 6 maggio, a seconda dei calendari, ma esiste una regola ferrea che impedisce di celebrare la festa se questa precede la Pasqua. At Stavri Çipi, prete ortodosso albanese, spiega il perchè:
Il giorno di San Giorgio prevede momenti collettivi in cui mangiare, festeggiare e stare a contatto con la natura. Frequenti sono i pic-nic organizzati in onore del santo e la raccolta dei fiori di campo. San Giorgio, come detto, rappresenta il santo del mediterraneo per eccellenza e riuniusce diverse confessioni religiose; questo fenomeno dà vita ai cosiddetti “santuari ambigui” che un tempo erano frequenti in tutto il Mediterraneo.
Non ci sono dati sufficienti per confermare l’ipotesi di Hasluck, infatti non necessariamente l’ibridazione confessionale indica un momento di transizione da una religione ad un’altra. Semplicemente queste figure sacre venerate trascendevano le appartenenze religiose e sociali.
La giornata di San Giorgio rappresenta un momento di condivisione tra confessioni religiose differenti e i fedeli, incuranti dell’appartenenza religiosa, si trasformano in una
In questo senso San Giorgio diventa il santo protettore della comunità, comprensiva di tutti gli abitanti, indipendentemente dalla loro fede religiosa, e si trasforma in collettore culturale e collante sociale in grado di favorire integrazione e solidarietà.
Tra la comunità turca dei bektashi San Giorgio è conosciuto con il nome di Hidrellez. Il nome deriva probabilmente dall’unione di due personaggi: Hidr, divinità preislamica della vegetazione, ed Elia, associato al sole. La sua festa si celebra il 6 maggio e il suo arrivo coincide con l’inizio della Primavera. Che il culto di San Giorgio derivi da culti pagani sembra essere confermato da una possibile interpretazione della leggenda aurea del santo, secondo la quale il Santo altri non è che la Primavera, mentre il Drago rappresenterebbe l’Inverno che divora bestiame e giovani fanciulli. Anche le varianti che parlano del fiore del sambuco e del roseto, avvalorano questa chiave interpretativa. Inoltre il personaggio presente nel Corano, Al-Khadr, il profeta verde, è indissolubilmente legato alla fertilità della vegetazione e la sua festa cade il 23 aprile e viene chiamata Festa di Lydda. I suoi santuari in Palestina sembrano essere situati esattamente in siti venerati dai crociati. Lo stesso nome, Giorgio, proviene dal greco e significa agricoltore, colui che è legato alla terra [5].
In Turchia, più precisamente nell’isola di Büyükada, la festa di San Giorgio è molto sentita e viene celebrata con un pellegrinaggio inter-religioso tra cattolici, ortodossi, musulmani e aleviti, alla chiesa ortodossa dedicata al Santo. Il 6 Maggio è una ricorrenza importante anche tra i Rom: è il Gurgevdan, giorno di San Giorgio. È una festa, anche questa volta, strettamente legata alla Primavera; all’alba le donne si lavano con acqua di sorgente e strofinano sul proprio corpo dei fiori e uova, come rituale di fertilità e salute. Una celebrazione simile è possibile ritrovarla in Serbia, il giorno di Đurđevdan che cade il 6 Maggio. In Kosovo, lo stesso giorno, migliaia di pellegrini di diverse fedi religiose si recano alla Roccia di Drahvco, luogo in cui, secondo le leggende popolari, si fermò un assetato e ferito San Giorgio dopo una lunga battaglia, insieme al suo cavallo. La leggenda vuole che l’animale, battendo gli zoccoli sulla roccia nera, ne fece sgorgare dell’acqua che li dissetò. Anche in Palestina, in un villaggio chiamato Al-Khader (come il profeta assimilabile a San Giorgio), si festeggia l’arrivo della Primavera con il sacrificio di un agnello e la raccolta di fiori di campo [6]. La metafora del bene, rappresentato da un eroe portatore di luce, che lotta contro il male, rappresentato da un drago portatore di tenebre, è presente anche nell’antica mitologia zorohastriana in Iran e si palesa chiaramente durante il Chaharshanbe Suri, la festa del fuoco, in cui si festeggia con falò e canti la fine dell’inverno e l’arrivo della Primavera [7]. San Giorgio sembra comparire anche tra le religioni para-sincretiche afro-americane, all’interno del mondo delle semidivinità Orisha, dove è identificato con Ogun, signore del fuoco, della caccia e naturalmente dell’agricoltura [8].
La festa di San Giorgio a Piana degli Albanesi
Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo, rappresenta una delle più importanti comunità di arbëreshë in Sicilia. Il paese, nato a metà del XV secolo, è fortemente devoto a San Giorgio e la processione in onore del santo, il 23 aprile, è un avvenimento importante che coinvolge tutta la cittadinanza. Oltre che a una dimensione spirituale, l’evento favorisce coesione e solidarietà sociale e rimarca l’importanza delle strutture socio-culturali.
I festeggiamenti del santo patrono tengono occupati gli abitanti del paese per dieci giorni; già dal 14 aprile infatti si comincia una novena in onore di San Giorgio, e l’aria di festa è tangibile per tutta Piana. Nei tre giorni precedenti alla processione diverse sono le manifestazioni religiose e culturali che servono da preparazione al grande evento: un gruppo musicale arbëreshë si esibisce dentro la chiesa di San Giorgio, viene allestita la mostra dei mezzi agricoli e industriali, sfilano i cavalli che in seguito saranno benedetti e la giornata si conclude con uno spettacolo equestre.
È appena il caso di ribadire la presenza di elementi che sottolineano il rapporto uomo/agricoltura all’interno di questo periodo di festa: la benedizione di cavalli e la mostra di mezzi agricoli non fa che confermare la chiara correlazione che esiste tra il mondo contadino e quello sacro legato a San Giorgio. La cittadinanza è partecipe e vive il periodo di festa attivamente, collaborando alla realizzazione delle attività proposte. Ognuno degli abitanti sembra essere lieto di dare il proprio contributo e collabora inconsapevolmente a quel processo di ri-affermazione dell’ordine e dei ruoli sociali che si esplica nello svolgimento di prestazioni già definite per ogni gruppo sociale. Così le donne si occuperanno in maggior misura di preparare cibi tradizionali, i bambini parteciperanno ai giochi proposti, gli uomini saranno dediti dell’allestimento della rassegna dei mezzi agricoli e della preparazione dei giochi pirotecnici. I più devoti e i sacerdoti si dedicheranno alla preparazione della statua del santo e alle preghiere da recitare [10].
Il giorno della festa si apre con l’alborata e prosegue con funzioni liturgiche e performance della banda per il paese. Nel tardo pomeriggio i devoti si radunano davanti alla chiesa in cui è posta la reliquia e la statua del santo a cavallo e attendono l’inizio della processione. Una riflessione va dedicata alle spiccate similarità tra il Santo e l’eroe nazionale albanese Giorgio Kastriota Skanderbeg. Oltre al nome, entrambi i personaggi condividono caratteristiche fisiche e spirituali peculiari. Per quanto riguarda l’iconografia è possibile notare che sia il santo sia l’eroe vengono quasi sempre raffigurati a cavallo, con indosso una armatura militare e un mantello rosso, brandendo una spada la cui elsa era forgiata a forma di drago (nel caso di Skanderbeg) o una lancia (nel caso di San Giorgio). Inoltre sull’elmo del condottiero albanese c’era l’effige di una capra, animale strettamente legato alla pastorizia e alla terra.
Le notevoli doti guerriere e una spiccata devozione religiosa sono distintive delle due figure, così come i dolori e le sofferenze provate durante la vita. Sia San Giorgio che Skanderbeg incarnano il bene, nella sua accezione più assoluta, in perenne lotta contro il male, disposto a sacrificare se stesso per una giusta causa. Una volta preparata la statua l’eccitazione è palpabile e l’attesa viene ingannata con forti grida e canti, tutti in lingua arbëreshë, in onore di San Giorgio, insieme a scoppi di mortaretti, scampanii e musiche festose eseguite dalla banda del paese. Tutta la cittadinanza è coinvolta, ma in particolare il Comitato di San Giorgio, composto da uomini che per tradizione non superano i ventisei anni, ha il compito di trasportare la statua equestre per le caratteristiche vie del paese, facendola oscillare ritmicamente in modo da simulare una danza. È al Comitato che spetta l’organizzazione della festa e per questi giovani uomini il lavoro comincia molto prima del mese di aprile. Far parte del Comitato rappresenta un grande onore e una importante responsabilità e garantisce l’acquisizione di uno status particolare rispetto agli altri abitanti della comunità. Gli uomini del Comitato di San Giorgio sono vestiti tutti allo stesso modo, in maniera distintiva, con un abito scuro e una cravatta rossa.
Il fercolo danza per rigenerare spazio e tempo, per permettere ai giovani uomini del paese di rilasciare una sorta di energia “erotica” strettamente legata alla fertilità vegetale. Il richiamo al mondo arboreo è sottolineato anche dagli addobbi riservati alla statua, che è decorata con notevoli quantità di fiori, in particolare rose. Molte sono le donne che durante la processione indossano i costumi e le acconciature tradizionali.
È un momento di grande festa e preghiera che unisce la comunità attorno al proprio patrono. La ripetizione, anno dopo anno, degli stessi eventi, delle stesse dinamiche, è funzionale alla coesione della comunità, permette di sospendere
La processione si conclude intorno alle ventitre, momento in cui il santo rientra in chiesa. A mezzanotte circa cominciano gli attesissimi giochi pirotecnici. I fuochi d’artificio sono un elemento classico delle feste di paese e hanno la duplice funzione di espellere le forze negative e propiziare l’avvento del bene. Nella loro accezione più apotropaica, dunque, risultano essere di capitale importanza per la riuscita della festa.
La festa di San Giorgio a Piana degli Albanesi si conclude il giorno successivo alla processione, momento in cui si esibiscono band locali e si partecipa ai giochi di memoria medievale. Piana torna così al tempo ordinario che era stato violentemente interrotto dal periodo festivo. La comunità si percepisce come più compatta e solidale, i pericoli di devianze e sovvertimenti dell’ordine sono arginati e come, ogni anno, non resta che ringraziare San Giorgio.
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