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L’uomo che sognò Godranopoli

Posted By Comitato di Redazione On 1 marzo 2023 @ 01:11 In Cultura,Società | No Comments

francesco-carbone-copia-copiadi Santo Lombino

L’8 agosto dell’anno di grazia 1983 i giornali siciliani riportano in prima pagina la notizia degli scontri davanti alla base missilistica di Comiso: un gruppo di giovani pacifisti, che contestano la scelta della NATO e del governo italiano di istallare nell’aeroporto di quella cittadina ragusana 112 missili “Cruise” a testata nucleare, vengono selvaggiamente picchiati dalle forze dell’ordine decise a impedire la manifestazione di dissenso. Di quella giornata scriverà pochi anni dopo Vincenzo Consolo [1].

Quello stesso giorno a Bolognetta, in provincia di Palermo, Antonino Buttitta, antropologo che presiede la facoltà di Lettere dell’Università di Palermo, inaugura con un pubblico intervento, assieme al medico-antropologo Antonino Pasqualino, alla professoressa Janne Vibaek ed altri, la mostra “Vita e lavoro contadino a Bolognetta” organizzata dal locale “Centro Iniziative Culturali” e dal Servizio museografico di quella facoltà [2], con il supporto del Comune. Tra la folla che partecipa all’evento ci sono anche Francesco Carbone, artista, critico d’arte, sociologo, docente universitario, antropologo, giornalista, e il suo amico e collaboratore Giusto Sucato (1950-2016), giovane artista di Misilmeri. I due cercano e poi incontrano il preside per invitarlo alla inaugurazione del museo “Godranopoli” che nascerà un mese dopo nelle campagne di Godrano, paese di mille abitanti per lo più pastori, braccianti e produttori di caciocavallo, a trentacinque chilometri da Palermo.

copertina-nb-5-1_page-0001Chi è Carbone? Nato a Cirene, in Libia, il 24 marzo 1923 da genitori siciliani, ha poi vissuto a Bengasi fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Il padre lavorava come perito agrario per conto del governo italiano. Era il terzo di quattro figli maschi, di cui due scomparsi in giovane età [3]. Rifugiatosi durante il conflitto mondiale a Verona presso parenti, ha frequentato per qualche tempo un Istituto magistrale senza conseguire il diploma finale. Scrive poesie, racconti, l’opera teatrale Il figlio della patria prima di tentare, a guerra conclusa, la carriera di giornalista nella Confederazione elvetica, presso la redazione di un periodico in lingua italiana a Locarno. Ma la Svizzera non vede di buon occhio chi fa troppe critiche tra gli immigrati [4] e il giovane va a vivere con i genitori tornati  nel frattempo nel loro paese di origine, Godrano, all’interno del Bosco di Ficuzza.

Dal paese intraprende lavori di collaborazione con alcune testate giornalistiche, ma di fronte ad una realtà sociale priva di ogni servizio e di ogni struttura (non c’erano né luce né acqua corrente) ritiene giusto impegnarsi a cambiarla e diventa la guida del movimento di occupazione dei pascoli demaniali e delle terre incolte anche per sottrarle al controllo della mafia locale, per altro impegnata in una sanguinosa faida tra le famiglie Barbaccia e Lorello, che produce numerosi morti. Nel corso delle lotte contadine, il 25enne Carbone viene arrestato, come succedeva in quel periodo a Pio La Torre, Gino Cortese e a tanti altri dirigenti contadini siciliani, ma la mobilitazione popolare costringe i carabinieri a liberarlo dopo due giorni di detenzione in caserma. Frutto dell’impegno di quei mesi, la concessione di alcuni lotti di bosco per l’uso civico e la costituzione di una cooperativa di contadini e allevatori per l’acquisto di sementi e la coltivazione delle terre.

Un anno dopo, vuoi per le minacce dei mafiosi locali, vuoi per le difficoltà di inserimento sociale e lavorativo, decide di emigrare in Argentina, da dove scrive lettere ai compaesani per dissuaderli dal “sogno americano”, diventa corrispondente per il quotidiano palermitano “L’Ora” in cui descrive le condizioni di vita e di sfruttamento dei nostri emigrati. Come collaboratore del Corriere degli Italiani intervista nel 1951 Evita Peron per chiederle quali siano gli orientamenti del governo argentino verso chi ha raggiunto dall’Italia il Paese sudamericano.

Dopo pochi mesi, però, il nostro getta ancora la spugna e torna a Godrano, dove, come segretario della neonata sezione del Partito comunista italiano, partecipa alle elezioni amministrative comunali del 1954. Eletto assessore, è costretto dopo qualche anno, come tutta la giunta, alle dimissioni, dovute a pressioni di ogni genere per contrastare quella esperienza anomala in un paese così isolato.

Il poeta Giacomo Giardina

Il poeta Giacomo Giardina

Dopo quella esperienza, Carbone si ritira a vita privata e trova lavoro all’Assemblea regionale siciliana. Riemerge all’inizio degli anni ’60, quando segnala alla critica l’esperienza del poeta futurista Giacomo Giardina (1901-1994), suo concittadino [5] e, risentendo dell’influenza del nascente “Gruppo 63”,  dà vita al Centro di Ricerche estetiche “Nuova presenza” di Palermo, laboratorio di idee da cui nascono pubblicazioni autoprodotte come “Presenzasud”, “Collage” e “Marcatre” (spesso qualificate come “aperiodici”) [6], che servono a indicare nuove piste di lavoro a chi si interessa del panorama delle arti figurative, facendo conoscere nuovi movimenti che dall’Europa influenzano le scelte in campo estetico [7]. Coinvolge quindi altri operatori del settore e promuove diversi momenti espositivi delle sue opere e di quelle di molti giovani, che sostiene sia con scritti critici, sia con la redazione di cataloghi, di cui spesso cura anche la grafica, allora fatta a mano prima di andare in tipografia. Sarà un’attività che Carbone proseguirà per il resto della sua vita, conoscendo e facendo conoscere centinaia di artisti.

Sul finire degli anni ’60 i movimenti sociali che nascono in tutta Europa gli danno la sensazione che le cose stiano cambiando e che si possa osare ciò che la plumbea realtà degli anni ’50 sconsigliava o impediva. Così senza interrompere il lavoro culturale a tutto campo che parte da Palermo e va anche oltre l’Isola con la rivista “Temposud”, ritorna ancora a Godrano [8] e dà vita con pochi seguaci ad alcune azioni artistiche di “Land art” che fisicamente si svolgono nel territorio circostante: S.O.S. per la terra, Fauna al negativo, Il lago ribaltato (1972) [9].

Francesco Carbone nel suo studio

Francesco Carbone nel suo studio

Due anni dopo, la scelta di battersi ancora, all’interno di iniziative a livello regionale, alla guida di manifestazioni di protesta a sostegno degli allevatori che popolano il piccolo comune [10]. Si impegna poi per una svolta culturale in paese con la partecipazione alle elezioni comunali a sostegno del sindaco Bisagna. La vittoria lo spingerà a tornare a gestire un assessorato alla cultura, grazie a cui creerà dal nulla una Biblioteca interzonale, in cui si raccolgono le opere più aggiornate di saggisti, demologi, poeti e scrittori. La rottura con l’Amministrazione matura nel corso del 1977, nel pieno delle iniziative che vengono organizzate a Godrano con il Teatro Libero di Palermo (con cui Carbone collabora per molti anni) e il Teatro degli oppressi del regista brasiliano Augusto Boal (1931-2009). Durante un momento teatrale/assembleare in piazza, infatti, il sindaco che da un ventennio guida il comune viene messo sotto accusa, un po’ come era avvenuto dopo il terremoto a Roccamena su impulso di Lorenzo Barbera, Paola Buzzola e altri operatori sociali della “scuola” di Danilo Dolci.

Dalla esperienza di amministratore, Carbone dichiara in un convegno nel Cilento di aver capito «quali limiti pericolosi sono contenuti negli Enti locali, nelle loto strutture fisse, nella maniera disarticolata di concepire la crescita o i mutamenti sociali» [11]. Da ciò, un radicale convincimento: «mi sono reso conto definitivamente che è necessario predisporre un diverso terreno di crescita e di mutamento. Occorre guardare in modo nuovo e in profondità la vera realtà costituita dalla base, la sua struttura culturale le sue possibilità di sviluppo» [12].

Giusto Sucato a Godranopoli

Giusto Sucato a Godranopoli

Francesco adesso ha le mani libere e promuove fuori da partiti e sindacati il “Movimento-comunità di base Busambra” per favorire la presa di coscienza della popolazione, puntando a cambiare la situazione nei venti comuni dell’area che lui individua come fisicamente e culturalmente compresi sotto l’“ombrello” del massiccio di Rocca Busambra, che domina anche Corleone. Il passo successivo è la fondazione di una Pinacoteca interzonale, una Biblioteca di storia e cultura della Sicilia, un museo etnoantropologico, riuniti sotto l’egida del Centro studi, ricerca e documentazione “Godranopoli” da lui diretto [13]. Senza un attimo di tregua, promuove l’arte povera e l’arte del riciclo degli oggetti con il fido Sucato, lancia un’altra rivista, “Busambra”, definito «periodico di ricerca e di attivazione socio-culturale e politica» che viene ciclostilata per far conoscere gli obiettivi del movimento e le cronache delle attività promosse.

godrqnpoliIl passo successivo deriva dal bisogno di dare una realtà concreta ai suoi sogni e nel settembre 1983 darà vita, con i soldi della buonuscita sua di impiegato regionale e quella della moglie insegnante Elvira, al Museo Godranopoli, di cui si è detto. Francesco gira i paesi e le campagne con il suo maggiolino Volkswagen per raccogliere quanto resta della civiltà contadina e attrezzi e oggetti che possono al meglio illustrare i cicli del grano, della pastorizia, dell’olio e del vino, i primi segni di archeologia industriale. La struttura polivalente ospita convegni, incontri, mostre e costituisce un punto di riferimento per tutto il territorio circostante. Nel museo che Carbone crea dal nulla, «il vecchio e il nuovo convivono – scriverà Irene Oliveri – un museo che […] non è concepito solo come un luogo deputato alla conservazione e alla contemplazione, ma come uno strumento vivo, luogo di aggregazione e centro di ricerca in grado di produrre nuova conoscenza» [14].

Godranopoli

Godranopoli

Nelle stanze di Godranopoli non ci sono teche e contenitori chiusi a chiave, ma tutto si può toccare e manipolare per avere una migliore cognizione dell’uso di essi. E Nicolò D’Alessandro, per anni stretto collaboratore del poliedrico intellettuale, dopo aver sottolineato che in Sicilia sono i singoli più che le istituzioni e le collettività a dare vita a esperienze come la Casa museo di Antonino Uccello, a Piazza Armerina, l’Atelier sul mare e la Fiumara d’Arte di Antonio Presti e poche altre, può testimoniare il fatto che nella zona in cui nasce, «tutti conoscono questa pittoresca costruzione e molti hanno regalato attrezzi e reperti di una civiltà contadina destinata a scomparire inesorabilmente. Artisti e studiosi di tutto il mondo, turisti, curiosi, intere scolaresche in visita, sono incoraggiati a partecipare al consumo attivo del luogo in tutte le pluralità dell’esperienza» [15]. Per capire l’importanza che ha il museo nella vita e nell’esperienza intellettuale di Carbone, basta ascoltare le sue parole: «Non ho figli, ma Godranopoli è come se fossero cento creature insieme»[16].

16019074958_8a69095037_cAnche se il museo non è sopravvissuto alla scomparsa del suo ideatore-fondatore-direttore, che dal 1985 sarà docente all’Accademia di Belle Arti di Palermo, esso rimane vivo nella memoria di tutti e ritorna periodicamente a spingere intellettuali, operatori artistici, rappresentanti politici a fare ogni tentativo di farlo tornare in vita.

Naturalmente la maggioranza considerava Francesco, nel bene e nel male, “un pazzo”, uno fuori dal mondo poco rispettoso dei ferrei vincoli della realtà effettuale delle cose, uno che parla tanto e non concretizza mai. Non lo dimenticheranno i giovani talenti da lui scoperti e valorizzati, quei giovani che i genitori volevano cancellassero dalla testa le velleità artistiche per dedicarsi a studi che li avrebbero potuti portare a professioni remunerative.

Negli ultimi anni Francesco, dopo un tremendo incidente automobilistico, l’attacco di un male incurabile e la scomparsa della compagna della sua vita, aveva sofferto molto e spesso era rimasto con pochi amici a sostenerlo. Si spegnerà nel 1999.

Nel corso degli anni non sono mancati i convegni, le mostre d’arte, le opere e i laboratori teatrali, i progetti dedicati all’opera di Francesco [17]. Sono la prova che gli artisti di ogni genere e gli abitanti di quei luoghi su cui aveva acceso i riflettori non hanno dimenticato un uomo che sarà ricordato soprattutto come un seminatore, una di quelle persone che danno tutto di sé agli altri senza nulla pretendere, uno che lanciava con inspiegabile tenacia le sue proposte e le perseguiva fino in fondo, senza compromessi e tentennamenti.

Dialoghi Mediterranei, n. 60, marzo 2023
Note
[1] Di questa giornata scrisse Vincenzo Consolo nel capitolo “Comiso” ne Le pietre di Pantalica, A. Mondadori, Milano, 1988.
[2] Ad aiutare i giovani del “Centro” a preparare l’esposizione intervennero Mario Giacomarra e poi, per più giornate, Salvatore D’Onofrio, che con Buttitta collaboravano stabilmente.
[3] Ai due fratelli Domenico e Angelo, Carbone ha dedicato “commossi versi” inediti. Questa ed altre interessanti notizie biografiche in Paola Bisulca, “Una patria straniera” in Per Francesco Carbone. Contro la frammentazione dei saperi, “Nuova Busambra, Quaderni di natura, culture e società”, ISPE, n. 5, Palermo, gennaio 2014.
[4] “La Svizzera ci accoglie a braccia chiuse”, reciterà una canzone di protesta di Alberto D’Amico negli anni ’70. Cfr. Aa. Vv., Le canzoni della “Grande paura”, Edizioni del gallo, 1970.
[5] G. Giardina, Quand’ero pecoraio, Vallecchi editore, Firenze 1931, ristampa anastatica a cura della Provincia regionale di Palermo, Palermo 2006. Con il sostegno di Carbone, Giardina pubblicherà nel 1971 la raccolta di testi e immagini Guttuso nel mio quadro, poi Rocca Busambra. Poesie Disegni Testimonianze, Movimento Comunità di Base, Godrano 1978.  Seguirà Dante ambulante al mio paese, edito da Ila Palma nel 1982.
[6] Agli anni ’90 del Novecento risale invece il periodico “Cartaggini”.
[7] Alle intuizioni di Caronte in campo estetico ha dedicato un ampio saggio Franco Spena, Francesco Carone, lo spazio della terra e dell’anima, in “Artefile, trimestrale d’arte e cultura”, Scirocco Edizioni, numero zero, Terrasini dicembre 2001: 11-15.
[8] In paese operava dall’autunno 1970 (e avrebbe operato fino all’estate 1978) il parroco don Pino Puglisi, assassinato da Cosa nostra a Brancaccio nel 1993 e qualche anno fa proclamato beato. Cfr. G. Oddo, “Ciccino, la mafia e l’emigrazione” in Francesco Carone, Contro la frammentazione dei saperi, cit.: 61.
[9] F. Carbone, Godranopoli tra presenza e latenza, Centro jatino di studi e promozione sociale “Nicolò Barbato”, Partinico 1990. Cfr. F. Grasso, “Nasce a Godrano l’arte della terra”, L’Ora di Palermo, 3 febbraio 1972.
[10] R. Baudo, “Si rinnova a Godrano l’antica lotta per i pascoli”, L’Ora di Palermo, 23 settembre 1974.
[11] Id., Comunità di base come movimento”, in F. Carbone, Godranopoli tra presenza e latenza, cit.: 58-59.
[12] Ibidem.
[13] F. Carbone et alii, Godranopoli, Regione Sicilia, Palermo 1994.
[14] I. Oliveri, “Memoria e immaginazione”, in Per Francesco Carbone. Contro la frammentazione dei saperi, cit.:.31.
[15] N. D’Alessandro, “Francesco Carbone, una vicenda artistica singolare”, in Francesco Carbone, Antologia di saggi critici e altre occasioni (1960/1999), Provincia regionale di Palermo, Palermo 2007: 21.
[16] Ivi: 23.
[17] Tra le tante iniziative va senz’altro segnalato il progetto “Francesco Carbone, intellettuale poliedrico” realizzato a Godrano nel 2013 da Valeria Sara Lo Bue, Paola Bisulca e dalla compianta Irene Oliveri, che ne hanno illustrato presupposti e realizzazioni nel citato Per Francesco Carbone. Contro la frammentazione dei saperi contenente anche scritti e testimonianze di Giuseppe Oddo, Orazio Caldarella, Ketty Giannilivigni, Salvatore Cangelosi, Salvatore Cuttitta, Aldo Gerbino, Toti Garraffa.
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Santo Lombino, ha insegnato lettere nella scuola media e storia e filosofia nei licei statali, si occupa di scritture autobiografiche, storia e letteratura dell’emigrazione, didattica della storia. Ha presentato al “Premio Pieve-Banca Toscana” Tommaso Bordonaro, autore de La spartenza, ha curato la pubblicazione di memorie e diari di autori popolari. Ha scritto I tempi del luogo (1986); Cercare un altro mondo. L’emigrazione bolognettese e la S. Anthony Society di Garfield (2002); Una lunga passione civile (con G. Nalli, 2004); Cinque generazioni. 1882-2007, il cammino di una comunità (2007). Tra le ultime pubblicazioni: Il grano, l’ulivo e l’ogliastro (2015) e Un paese al crocevia. Storia di Bolognetta (2016). Ha curato recentemente il volume Tutti dicono Spartenza. Scritti su Tommaso Bordonaro (2019). È direttore scientifico del Museo delle Spartenze dell’Area di Rocca Busambra.

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