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L’immaginario di Favignana e la produzione dell’habitus del turista
Posted By Comitato di Redazione On 1 luglio 2016 @ 00:17 In Cultura,Società | No Comments
di Alessandro Morello
Lungo la via che porta alla caletta i “Faraglioni” incontro una turista. La strada è una distesa di sassi e terriccio. Lei è in difficoltà per il caldo e il peso dei bagagli che porta e mi chiede se posso aiutarla. Approfitto per chiacchierare e chiederle delle informazioni in cerca di ulteriori tasselli volti a comporre il mio puzzle relativo all’immaginario turistico di Favignana. Di origine olandese, la signora è lieta di rispondermi, in italiano, fornendo elementi importanti per l’avvio della mia ricerca sul campo. Alla mia domanda sull’immagine che porterà con sé di Favignana, mi risponde che, per lei, l’isola è l’«ondina che s’infrange sulla spiaggia, nella tranquillità, nel silenzio». A questa prima piacevole chiacchierata ne sono seguite tante altre ovviamente, delle vere e proprie interviste, più lunghe e approfondite, nella quali ho cercato di cogliere le diverse rappresentazioni dell’isola elaborate in vacanza dai soggetti intervistati. L’approccio comparativo, nel suo complesso, mi ha consentito di cogliere delle costanti nel modo in cui l’isola viene esperita e incorporata.
Nelle interviste, sono emersi due modi di rappresentare la località: uno che vede l’isola riassunta soprattutto in una singola immagine, come il tonno o la “caletta”; l’altro che presenta il percorso svolto o i diversi aspetti emersi nel corso della vacanza. Uno strumento metodologico di cui mi sono liberamente servito per cogliere questi aspetti è costituito dalle mappe mentali. L’utilità di questo strumento metodologico è dimostrato da Lynch secondo cui:
Attraverso l’ausilio delle mappe mentali, ho cercato di cogliere il carattere arbitrario e convenzionale delle rappresentazioni sulla base di diversi aspetti coinvolti nella costruzione dell’immaginario turistico. Questo processo – ci tengo a sottolinearlo – «è dinamico e sempre in divenire» (Theodossopoulos 2011: 2). Attraverso le rappresentazioni dell’isola è infatti emerso come vi siano diverse immagini di Favignana che si formano nel corso del tempo. Più particolarmente, durante le interviste, ho chiesto ai miei interlocutori di disegnare la loro personale rappresentazione dell’isola, ovvero qual è l’immagine che si sono creati durante la loro vacanza a Favignana. Questo ha fatto sì che le mappe fossero diverse sulla base delle esperienze che si sono venute a costituire individualmente, con una tendenza, tuttavia, a prendere una consistenza più generale, condivisa in rapporto all’immaginario generale. Attraverso la loro analisi ho potuto quindi cogliere alcuni aspetti relativi ai diversi modi con cui ogni turista si avvicina a un luogo e lo esperisce e il corrispettivo ‘peso semantico’ della forza esercitata dall’immaginario condiviso. Qui, di seguito, riporterò le interviste più significative.
Mappa 1: realizzata da una coppia di Pavia che ha rappresentato le principali località balneari dell’isola. Favignana è percepita come un luogo di mare, il resto dell’isola è ignorato, le sigle riportate sono un ulteriore elemento a riprova del fatto che le uniche parti indicate nella mappa sono le località balneari turistiche.
Mappa 2: L’isola è rappresentata attraverso la sua tonnara che, secondo la signora di Roma intervistata, era l’immagine che più l’ha colpita e che porterà con sé a casa. La signora sostiene di essere rimasta sorpresa di aver scoperto altri aspetti legati all’isola, oltre a quello naturalistico-balneare appreso durante la fase di pianificazione della vacanza.
Mappa 3: realizzata da una coppia di Pisa. L’isola è pensata e presentata attraverso un percorso tematico che ha contribuito alla scoperta di altre narrazioni connesse. Dalle acque cristalline e al relax, sono passati al tonno, alla tonnara e alla storia di Favignana come fossero delle lenti attraverso cui orientarsi.
Mappa 4: realizzata da una signora olandese residente a Roma. L’isola è stata recepita attraverso un singolo aspetto che ha sussunto la località e l’esperienza di questa turista in un singolo elemento: «l’ondina che s’infrange sulla spiaggia».
Da queste rappresentazioni si evince uno spazio turistico determinato sulla base di un rapporto dialettico tra gli individui e il contesto sociale all’interno del quale essi si situano durante l’interazione turistica. Gli attori risultano essere dei soggetti attivi in questo processo di costruzione dell’immaginario turistico, il quale, a sua volta, è dinamico e processuale: la conseguenza è che la località e gli attori seguono congiuntamente un processo poietico articolato sulla base di reciproche dipendenze. La località turistica è dunque ‘attraversata’ dai diversi modi con cui viene pensata e rappresentata, i quali, nonostante la diversità di significati, tendono comunque a cristallizzarsi collettivamente. Più specificamente, all’isola di Favignana vengono attribuiti diversi significati che acquisiscono rilievo in virtù di un immaginario turistico, già in parte sedimentato, che si offre al turista in quanto griglia interpretativa per la pianificazione del proprio viaggio. Quest’ultima deve dunque tenere conto di questo aspetto importante secondo cui il turista è attivo nella costituzione dell’immaginario e, a sua volta, riceve un modello in parte costituito. L’immaginario turistico – secondo Gravari-Barbas e Graburn – «[…] facilita la transizione tra il qui e l’altrove, il familiare e l’esotico, il conosciuto e lo sconosciuto» (Graburn-Gravari-Barbas 2012: 1).
In questa prospettiva, si vede bene che l’immaginario è una ‘forza’ che include il momento della pianificazione e quello in cui il viaggio avrà luogo. Parlare d’immaginario, tuttavia, richiede un riferimento ad Appadurai, il quale individua nuovi elementi che entrano in gioco nella modernità – la comunicazione di massa globalizzata e la migrazione su larga scala – e il loro effetto combinato sull’opera dell’immaginazione che, per l’antropologo, è «un tratto costitutivo della soggettività umana» (Appadurai 2012: 9). In questo senso, si manifesta il carattere attivo di questa ‘forza’ che muove le soggettività individuali e sociali persino nella vita comune e ordinaria. Secondo l’antropologo indiano, infatti, «le persone hanno iniziato a far uso della loro immaginazione nella pratica quotidiana» (Appadurai 2012: 13).
Quotidianamente, il mondo è pensato e costruito attraverso l’incontro reciproco e la successiva influenza tra l’attività mediatica e il movimento in divenire dell’immaginario. Affermare che l’immaginazione contribuisca a ‘un pensiero del mondo’ non vuol dire mettere sullo stesso piano l’immaginazione con la fantasia. Lo stesso Appadurai mette in guardia dal confondere immaginazione e fantasia: la seconda è da vedere a livello individuale mentre l’immaginazione opera a livello collettivo [1]. Uno dei vantaggi della sua teoria è allora rappresentato dal fatto che si può leggere il fenomeno turistico tenendo conto di flussi globali in movimento, ivi compreso quello dell’immaginario. Utilizzare, come nel mio caso, la teoria degli scapes di Appadurai [2] per leggere il fenomeno turistico significa mostrare come le pratiche, i soggetti e gli oggetti turistici siano influenzati da una pratica dell’immaginazione in costante movimento attraverso i diversi panorami. I soggetti all’interno di questi flussi tendono a raggiungere mete esotiche o storiche influenzati dai media elettronici che creano un’immaginazione collettiva e un nuovo tipo di soggetto de-localizzato: il turista, che muove, attraverso i suoi spostamenti, flussi economici, tecnologici, mediatici e ideologici. Se si fa riferimento alla nozione di comunità immaginata, elaborata da Anderson e poi da Appadurai, si vede bene che i turisti, spesso, costituiscono una comunità de-localizzata ed effimera che attraversa lo spazio [3] in cerca di esperienze e di luoghi frutto dell’immaginazione collettiva. Il carattere transitorio, oltre che all’esperienza turistica, è da assegnare anche ai luoghi che, di volta in volta, vengono interpretati in maniera diversa sulla base delle esperienze turistiche. Secondo Salazar:
Da questo punto di vista, sia i turisti sia lo spazio turistico sono da inserire in un movimento continuo di interdipendenze in cui l’immaginario turistico gioca, tra le altre funzioni, pure da «griglia interpretativa» (Barberani 2006) per coloro che devono pianificare il loro viaggio. L’immaginario turistico, in tal modo, contribuisce anche alla questione dell’invenzione dei luoghi e delle relative immagini che, in sé, sono talvolta passeggere:
Alla luce di queste riflessioni, Favignana, può essere vista come un’arena politica [4] nella quale si creano tensioni tra le aspettative dei turisti che hanno scelto l’isola come luogo ideale dove trascorrere la vacanza, l’immagine offerta loro dai media e quella che andranno a esperire effettivamente. Il turista è alla ricerca di appagamento e sarà inevitabilmente influenzato da quei modelli di pianificazione turistica che sono creati ad hoc affinché l’aspettativa turistica sia positiva. Questo aspetto è in linea con quanto asserisce Theodossopoulos allorchè afferma che:
Su questa base, l’immaginario turistico è da intendere come una forza individuale e collettiva che attraversa i luoghi plasmandone la forma: questa forma sarà tuttavia effimera come la stessa esperienza turistica, la quale prevede un ritorno a casa, alla vita ordinaria. L’immaginario è connesso alle narrazioni che hanno luogo una volta che i turisti tornano a casa. Tenendo conto di ciò, è utile analizzarlo prendendo in considerazione sia il luogo oggetto del desiderio sia i soggetti desideranti. Sulla scorta di quanto ha affermato Boukhris, secondo cui «l’immagine turistica non appare più come un modo di vedere il mondo ma anche come un modo di fare il mondo» (Boukhris 2012: 2), nella mia ricerca [6] ho privilegiato due livelli di analisi. Il primo considera l’immaginario come qualcosa che dà forma alla materia grezza, la località turistica, rendendola unica, mentre il secondo considera le modalità con cui gli individui si rapportano con le località oggetto del loro desiderio e della loro scelta. La località marker (MacCannell 2005) sarà il risultato della selezione di alcuni elementi che andranno a costituire l’immagine turistica che, secondo Boukhris, «comprende tutti i tipi di immagini, di simboli, di miti portatori di senso, designando così una poetica dello spazio» (Boukhris 2012: 1). È importante, di conseguenza, soffermarsi sul modello che si usa di volta in volta. Di fatto, una volta diventata la più grande area marina protetta del Mediterraneo, il carattere selvaggio e naturalistico di Favignana ha preso il sopravvento su quello industriale e «tradizionale» dell’isola nelle pratiche di promozione della località ai turisti. Questo carattere appare a partire dalla lettura del territorio che presenta dei rimandi all’isola naturale e al mare pulito, mettendo da parte il suo passato industriale.
Nell’ottica della costruzione dell’immaginario turistico da parte di tutti gli attori sociali che si incontrano e si scontrano in questa arena politica, bisogna soffermarsi su quegli elementi che, nel loro complesso, concorrono alla costruzione dell’immagine di un luogo: gli oggetti, i posizionamenti dei soggetti e le rispettive esperienze. Così, si produce un’immagine del luogo anche grazie alle pratiche degli attori sociali – sulla base della loro agency – che, viste in un’accezione circolare, attraversano il luogo plasmandolo. Un punto è importante da sottolineare. Le esperienze turistiche, nel tempo, creano un habitus [7] del turista che man mano si rapporta al luogo in questione, contribuendo alla costruzione dell’immagine reificata, di volta in volta associata a una presunta identità del luogo. È fondamentale allora ribadire il principio che un’immagine che viene prodotta è altresì dotata di una agency che influenza l’aspettativa in grado di guidare il ‘turista alla ricerca di se stesso’, di un «momento sacro» [8], di relax e tempo libero: insomma un’esperienza effimera, ma significativa, culturalmente pregnante. Le località e i suoi abitanti, dal canto loro, si offrono ai turisti tenendo conto degli immaginari che di volta in volta si rafforzano e plasmano le località d’interesse turistico. Le immagini e le narrazioni che vengono prodotte dall’esperienza turistica vanno ad accrescere quel flusso di informazioni destinati a fornire nuovi elementi interpretativi al turista che deve approcciarsi ai luoghi.
All’isola di Favignana sono stati attribuiti diversi significati nel corso della sua lunga storia: sito di scontro tra romani e cartaginesi per l’egemonia mediterranea, zona di confine e d’ingresso di dominazioni che hanno toccato il suolo siciliano, luogo di fortuna per nobili e borghesi, sede della più grande tonnara del Mediterraneo e area marina protetta più grande del Mediterraneo. Queste narrazioni si possono cogliere nel paesaggio isolano che reca la traccia del lavoro umano che ha plasmato queste terre fin nelle sue viscere. Le cave di tufo sono, per esempio, una testimonianza di questa attività. Da quanto risulta dal colloquio con i turisti incontrati a Favignana, l’isola è stata loro presentata come un luogo dove trovare il mare pulito e un paesaggio incontaminato. I turisti vi giungono dunque con un’immagine e delle aspettative che si scontrano-incontrano con le ulteriori narrazioni che il luogo porta già con sé. Questo aspetto dinamico è per lo più vissuto con piacere dai turisti che tornano a casa con un bagaglio arricchito dai nuovi aspetti. Favignana ritrova così, tra le altre cose, la memoria del tonno e della grande stagione dei Florio e dei Parodi. In definitiva, il carattere dinamico e processuale dell’immaginario turistico porta nuova linfa vitale alla località che si re-inventa grazie alle esperienze stesse dei soggetti, i quali esperiscono e incorporano fisicamente e simbolicamente la località. L’immaginario, a sua volta, è quell’energia poietica che s’instaura, in questo processo interattivo, tra i soggetti, i luoghi e le narrazioni e che fa sì che i turisti pensino a dei luoghi qualificandoli come turistici. Attraverso questo modus operandi, infine, si vengono a determinare delle pratiche turistiche che producono l’habitus del turista.
Per concludere, più in generale, è bene ribadire alcuni punti critici riguardanti una riflessione sull’immaginario e, più particolarmente, sull’immaginario turistico da me preso in considerazione. L’immaginario è un concetto talmente interconnesso con altri concetti simili e dissimili che una definizione univoca ed essenzialista – che non tenga conto degli elementi ‘interagentivi’ e ‘interfigurativi’, d’ordine soprattutto sensoriale e somatico – non farebbe altro che nuocere alla sua importanza pratica e teorica (Montes 2014, Montes 2015). Esso va al di là di una semplice collezione di immagini e comprende, comunque, tanti e tali elementi narrativi da potere essere considerato una vera e propria ‘forza’ individuale e collettiva in divenire e non statica. Come scrive Crapanzano, «oggi gli antropologi sono meno interessati ai processi immaginativi di quanto non lo siano al prodotto dell’immaginazione» (Crapanzano 2007: 10). Nella mia ricerca, ho cercato invece di mettere in risalto proprio i risvolti processuali legati all’immaginario attraverso l’ausilio delle mappe mentali che consentono di fornire una rappresentazione del vissuto turistico in relazione all’immaginario prodotto prima, durante e dopo la vacanza. Sono consapevole del fatto che le mappe mentali, per quanto efficaci, forniscono una migliore rappresentazione degli elementi cognitivo-mentali e una rappresentazione invece più sfumata degli elementi emotivi e sensoriali che, comunque, fanno parte integrante dell’esperienza turistica. Un passo ulteriore della ricerca sull’immaginario turistico – quello soprattutto associato alle isole – consisterà per l’appunto nell’analisi più stretta tra i nessi che si stabiliscono tra i sensi, il corpo e le forme di testualizzazione relative al sapere del turista e del suo immaginario.
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