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L’amicizia al tempo del COVID-19

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Porto San Giorgio (Marche)

dialoghi intorno al virus

14 aprile

di Francesca Morando

Questo contributo tenta una sintesi di certi avvenimenti di cronaca che hanno accompagnato l’Italia da quando è stata contagiata dal virus COVID-19. Nel momento in cui il contributo viene elaborato, siamo ancora in pieno contagio. «Le rappresentazioni mentali del Sé – in altri termini, l’esperienza della nostra identità – variano in funzione del background culturale della persona. Per la maggior parte degli autori, infatti il Sé è costituito non solo da elementi universali, che derivano da processi cognitivi ed emozionali comuni a tutti gli esseri umani, ma anche da elementi culturali, che derivano dal fatto di crescere e di essere inseriti in una determinata società, e da elementi idiosincratici, che derivano dall’unicità dell’esperienza soggettiva personale (Fiske, Taylor, 2008 in Inghilleri, 2009: 55).

Stare rinchiusi in casa, alterando la propria routine sociale quotidiana ci ha costretto nel bene o nel male a utilizzare massivamente i social media. Così succede che per farsi compagnia, oltre ai soliti contenuti curiosi e divertenti, si condividano video, foto, file audio e vignette opportunamente calibrate sulla pandemia, proprio per prendere a cuor leggero la situazione indubbiamente pesante. Fioccano anche conviviali aperitivi telematici, dove ognuno, a casa propria e tramite una videochiamata corale, brinda e sgranocchia qualcosa, appunto per il gusto della socialità e della “voglia di fare gruppo”, reagendo positivamente alla costrizione della quarantena e alla voglia di continuare la tradizione sociale dell’aperitivo. Ulteriormente preziose risultano le (video)chiamate, che rinsaldano le amicizie distanti e fanno sentire tutto il calore italiano a chi si trova lontano dalla famiglia d’origine e dalle amicizie, in Italia oppure oltre i confini nazionali, in solitudine, alle prese con usi sociali differenti e magari in preda al virus.

Ispirato da questo sentimento anti-solitudine, anche il Comune di San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, si prodiga, attraverso il progetto “Pronto, come stai?” di telefonare ai 1.172 nonnini ultra ottantenni, per sincerarsi delle loro condizioni di salute, per accertarsi di eventuali necessità particolari, nonché avvalorarsi dell’importantissimo scopo di sollevare il morale dei vecchietti, in questo momento di forzata segregazione, essendo questi particolarmente vulnerabili agli spettri della solitudine e della depressione.

In questo periodo si susseguono anche atti di buon vicinato. C’è chi fa la spesa o cucina per i vicini anziani e c’è chi imbandisce una tavola a cavallo di due balconi, come hanno fatto a Porto San Giorgio, in provincia di Fermo, rispettando le distanze di sicurezza. È interessante notare come gli italiani orgogliosamente non sacrificano il buon cibo e, caratterizzati dalla socialità mediterranea, quando possibile, rafforzano le buone relazioni sociali, proprio per ritrovare i gesti della normalità, accantonata ormai dal 10 marzo, data del cosiddetto lockdown.

L’isolamento, però, nella maggior parte delle persone aggrava i problemi, le frustrazioni, le ansie, le paure e altri sentimenti negativi. Pertanto, se l’intento delle chiacchiere da bar è quello di supportarsi l’un l’altro, alla lunga può finire che qualcuno si “sopporti”, a causa della cattiva gestione delle emozioni negative. Queste, infatti vengono rigurgitate più o meno inconsapevolmente, specialmente tramite i gruppi creati sui social, dove, nonostante gli emoji (volti, personaggi e disegni vari nei cellulari e nelle e-mail), le parole possono facilmente essere travisate.

Nonostante i momenti spensierati, la pressione causata dalla noia; dall’interruzione della vita sociale; dalla convivenza forzata con i propri cari; dalla lontananza dagli affetti; dalla tristezza causata dalla situazione nefasta in cui versa il Paese; dall’apprendere che persone conosciute sono state colpite dal virus; dall’intolleranza verso coloro che non rispettano le regole; dal lavoro espletato da casa; la frustrazione di non avere più liquidità, ecc… può rendere le persone suscettibili alle parole altrui, percepite spesso come aggressioni verbali oppure come pretesti per attaccare le opinioni “divergenti”.

coronavirus-aperitivoPer esempio, avere idee differenti riguardo alle vicende proprie della situazione emergenziale sembrerebbe scatenare momenti di incontrollata irritazione. Ecco quindi che amici di lunga data si coalizzano contro un membro della comitiva, in quanto si manifestano delle dinamiche di gruppo antisociali, sebbene attraverso la via telematica. Tale comportamento, come già evidenziato sopra, deriva probabilmente da un’inconscia necessità di scaricare la propria aggressività e insoddisfazione, accumulate in tante ore di stress non efficacemente gestito.

Poniamo adesso degli esempi concreti. Non tutti sono stati favorevoli ai flash mob di solidarietà sui balconi. Se da un lato lo spirito unitario di un Paese in sofferenza ha voluto dare un supporto morale al durissimo lavoro dei medici, rispettare effettivamente le regole di sicurezza e limitare al massimo le uscite, probabilmente ridurrebbe in concreto la diffusione del virus, alleviando, almeno in parte, il pesante fardello dei dottori, impegnati proprio a ricoverare negli ospedali di tutto il Paese le persone che manifestano i sintomi più gravi del virus.

Entrambe le posizioni si sono rivelate rispettabilissime, tanto più che la prima è stata guidata dalle emozioni, mentre la seconda dalla razionalità. Nonostante ciò, ho avuto modo di essere testimone di aspri battibecchi sulla “corretta” posizione da difendere. Di fatto i due atteggiamenti non si escludevano, perché seguire scrupolosamente la quarantena, per quanto ripetitiva e alienante, non vietava il supporto morale, attraverso un semplice applauso dal balcone per il cruciale lavoro sacrificante dei medici. Non molto diverso si è rivelato l’episodio dei cellulari e della musica dai balconi. Anche in questo caso, la gente si è data appuntamento, tramite i social media per intonare canzoni, l’inno nazionale e agitare il proprio cellulare con l’applicazione della torcia accesa, lasciando la casa al buio, per vedere scenograficamente brillare i palazzi di sera. Il duplice scopo è stato quello di sostenersi unitariamente e soprattutto ringraziare, così, l’incessante lavoro dei dottori negli ospedali.

Parimenti, vi sono stati i sostenitori del flash mob e chi invece è risultato più scettico. Non sono mancati quindi i “difensori” di una o dell’altra posizione. Con il bel tempo, inoltre, osservo che su You Tube girano diversi video di gente che si mette a suonare vari strumenti musicali, intonando canzoni e coinvolgendo il proprio quartiere dai balconi di casa.

In fin dei conti l’Italia è sempre la patria del bel canto e non mancano le canzoni, soprattutto sui social, esorcizzanti il Covid-19, proprio perché in questo momento di solitudine aggrapparsi a qualsiasi cosa che spezzi la ripetitività giornaliera e rallegri per qualche minuto, sicuramente contribuisce in maniera positiva al superamento di un momento estremamente fragile su vari livelli (sanitario, sociale, finanziario, economico, psicologico, fisico, psichiatrico, ecc…).

flash-mob-24-marzo-e-25-marzo-scienza-sul-balcone-ore-21-italia-emergenza-coronavirus-canzoni-balconeOltre all’amicizia, l’empatia e la solidarietà

Personalmente, in queste lunghe settimane di “arresti domiciliari” mi sono informata costantemente, senza cadere nella ricerca compulsiva informativa o peggio nell’angoscia. Cerco di vivere la mia quotidianità nel modo più sereno possibile e dunque non faccio mistero che mi hanno irritato (e non poco) alcune discussioni sui social prive di sostanza ma che estremizzavano certe correnti di pensiero, trascurando grossolanamente l’aspetto umano e sociale dei rapporti fra le persone, come il rispetto, la comprensione, il supporto reciproco, proprio in vista del momento fortemente critico. Ecco perché ho deciso di scrivere un articolo sull’amicizia.

Si sa che “chi trova un amico, trova un tesoro”. Non a caso, oltre all’armonia con i propri cari, quella che ci condiziona, in grande misura, nel bene e nel male, è la sintonia con gli amici, che in certi casi possono essere vicini a noi, proprio come membri della famiglia. Per questo motivo ho anche sentito la necessità di accertarmi che le persone vicine e lontane, amici, colleghi o conoscenti stessero bene in salute. A tal proposito come “famiglia umana” un bellissimo esempio di amicizia e di solidarietà si è visto nel momento in cui sui social sono rimbalzate commoventi immagini di diversi Stati nel mondo che hanno illuminato alcuni propri monumenti (o come nel caso del Canada le Cascate del Niagara) con i colori della bandiera italiana per fare sentire a noi italiani l’abbraccio virtuale dei vari Stati come vicinanza psicologica alla nostra popolazione. In maniera concreta anche il generoso sostegno dei medici volontari forniti dalla Russia, dall’Albania e da Cuba rappresenta un importante atto solidale per il nostro Paese.

In questo momento, verosimilmente, la vera forza resta nel mantenere la calma e la fermezza psicologica. Ecco perché il decreto legge del 9 marzo 2020 n.14 prevede di assumere oltre ai medici e ai biologi, anche gli psicologi contro lo stress e il burnout degli operatori sanitari. Alcune persone, a causa della mancanza di lavoro e conseguentemente di soldi, stanno cominciando a registrare e a pubblicare dei video sui social di minacce contro vari politici e nel quotidiano, qualcuno prova a fare la spesa nei supermercati, cercando di non pagare gli acquisti, motivando tale condotta a causa dell’ingestibile mancanza di denaro.

fig-5-san-paolo-milanoMi dispiace e mi preoccupano questi comportamenti, comprensibili per via del blocco economico durissimo, che certe categorie di lavoratori stanno sperimentando sulla propria pelle ma indice di una soglia di sopportabilità psicologica e materiale tangibilmente oltrepassata. Non mancano anche in questo caso, grandi gesti di solidarietà, come la pizzeria “Le due A” di via Struppa di Genova che prepara le pizze per chi non può permettersi di fare la spesa (ed esclusivamente costoro, come giustamente specifica la titolare), in attesa che il Governo attui i provvedimenti, già individuati, per una grossa fetta di famiglie italiane in grande sofferenza. Ecco quindi che i genovesi hanno chiesto alla titolare, Alice, di potere pagare una “pizza sospesa”, come il caffè a Napoli, per chi davvero non ha di che sostentarsi. Parimenti, sempre da Genova anche gli chef di vari ristoranti rinomati e alcuni laboratori di dolci distribuiscono gratuitamente dal 22 marzo i pasti e altri beni di prima necessità all’ospedale genovese S. Martino. I gesti di solidarietà non finiscono qui. Sono innumerevoli, come le associazioni a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, che hanno destinato una raccolta fondi per l’ospedale “Cutroni Zodda” e fondi destinati alle derrate e ai beni di prima necessità delle famiglie del barcellonese.

Per fortuna tali gesti sono così tanti che è impossibile riportarli tutti, dai più piccoli ai più grandi.  Questo avviene soprattutto grazie al grandissimo cuore degli italiani, che sono conosciuti per la vocazione all’altruismo e alla generosità, che travalica – e di molto – la sopracitata definizione di amicizia. Possiamo avere un motivo di orgoglio in più a levare il grido unanime: “grazie a Dio siamo italiani”.

Dialoghi Mediterranei, n. 43, maggio 2020
 Riferimenti
Inghilleri, P., (2009), Psicologia culturale, Milano: Raffaello Cortina Editore.
https://24live.it/2020/03/31/barcellona-le-ali-di-trinacria-e-pedalare-protagoniste-di-altri-gesti-di-solidarieta/
https://it.wikipedia.org/wiki/Amicizia
http://www.genovatoday.it/attualita/coronavirus/solidarieta-chef-genovesi.html
http://www.genovatoday.it/attualita/coronavirus/pizze-gratis-struppa-solidarieta.html
https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/il-comune-telefona-ai-suoi-anziani-1.5073482
https://www.ilrestodelcarlino.it/fermo/cronaca/pranzo-balcone-porto-san-giorgio-1.5087796
https://www.italiaoggi.it/news/coronavirus-anche-gli-psicologi-in-campo-sbloccate-nuove-assunzioni-anche-per-i-biologi-202003101708452573

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Francesca Morando, mediatrice interculturale, consulente e trainer per la Pubblica Amministrazione per le questioni culturali, religiose e di genere. Guest Speaker in due corsi della NATO, è traduttrice giurata di lingua araba presso il Tribunale di Palermo nonché insegnante di arabo e italiano L2/LS. È stata docente oltre che in Egitto e nella Georgia caucasica, anche presso l’Università di Palermo e l’ex Università Gar Younis di Bengasi. Svolge divulgazione riguardo all’astronomia culturale ed è autrice di una monografia e di numerosi articoli scientifici.

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