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La scomparsa dei grandi maestri nell’epoca contemporanea

Friedrich Nietcht

Friedrich Nietzsche

di Marcello Spampinato 

Com’è noto, la società contemporanea è caratterizzata da un forte e costante flusso di informazioni e la diffusione di sempre più potenti ritrovati tecnologici non fa che aumentare questa gigantesca mole di dati. Siamo sempre più informati su tutto e tutti, non ci sfugge niente sugli eventi che accadono nel mondo ed è sempre più facile reperire notizie sugli accadimenti quotidiani, spesso ingigantiti dall’apparato dei mass-media con una tendenza al sensazionalismo che di fatto crea audience. Proviamo a ragionare, da un punto di vista rigorosamente analitico, non tanto per individuarne il flusso, tramite fonti e utenza, quanto sulla capacità e la qualità interpretativa del flusso da cui siamo investiti. Essere più informati intorno alla realtà equivale a maggiore capacità di comprensione? Corrisponde a una migliore connessione esplicativa con gli eventi?

Il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche [1], nel lontano XIX secolo, sosteneva che non esistono i fatti, ma soltanto le interpretazioni. Questa definizione è di fondamentale importanza perché esplicita che la conoscenza delle cose è sinonimo di interpretazione, ogni evento dunque si presta ad essere definito e concettualmente inquadrato, proprio mentre la società dell’informazione tende a sottrarsi alla dimensione interpretativa.  Nell’era della post-modernità, ciò può comportare l’assenza di saldi punti di riferimento intellettuali capaci di decrittare sia i canali del consenso, in ambito politico che commerciale, sia in chiave oppositiva. Un caso eclatante, in tempi di pandemia, si è rivelato quel flusso informativo che diffondeva dati e persino notizie scientifiche non dimostrate o dichiaratamente false ad occhi più attenti.

La società dell’informazione, a cui siamo costantemente sottoposti, ha l’attitudine a produrre una sorta di livellamento della dimensione conoscitiva e ad abbattere ogni forma di ascesa o di verticalizzazione verso il sapere e l’alta cultura. La rivoluzione tecnologica in atto non fa che aumentare e progressivamente favorire questo processo. Basta pensare che attraverso internet e i social oggi ognuno di noi, indipendentemente dal grado di cultura e conoscenza, può esprimere il proprio parere perentorio e aggressivo su tutto e tutti e fornire la propria personale interpretazione sul mondo e sulla vita. La scarsa qualità delle interpretazioni vigenti determina un progressivo affievolimento della capacità critica delle masse che non riescono più a cogliere il senso autentico da annettere alle cose e al divenire del mondo.

Karl Marx

Karl Marx

Il quesito urgente oggi è questo: dove sono finiti i grandi filosofi e i grandi scienziati sociali? I raffinati e sapienti interpreti del mondo? L’era attuale sembra averli estromessi dal dibattito pubblico, eppure molte delle considerazioni dei vari Karl Marx e Max Weber, ad esempio, risultano estremamente attuali nella loro intrinseca radicalità. L’uomo può ragionevolmente pensare di fare a meno dei maestri del pensiero? La tendenza generale ad accontentarsi sostanzialmente di rimanere nella superficie delle cose è facilmente dimostrabile; la ragione oggettiva e la fine attività speculativa risulterebbero infatti assai scomode per il mondo odierno, perché propense a scardinare l’esistente mettendo in luce le crepe e le contraddizioni reali che affliggono la contemporaneità.  Meglio allora accontentarsi delle semplici opinioni e subire i dettami della società dell’informazione, dove poco o nulla è veramente messo in discussione e i fini stabiliti rimangono intoccabili.

Max Hokheim

Max Horkheimer

Un’istanza fondamentalmente conservatrice causerebbe la scomparsa del grande pensiero e del logos autentico nel dibattito pubblico. Max Horkheimer in Eclisse della ragione [2] spiegava come nella realtà attuale la ragione oggettiva (quella cioè dei grandi sistemi filosofici) cede il passo alla ragione strumentale che riflette sui mezzi, ma che non mette in discussione i fini ultimi cui tendere. La presenza della grande speculazione intellettuale che evoca il senso del divenire, affrontando a muso duro le più controverse problematiche umane, diventerebbe cioè una presenza disturbante all’interno di una realtà che identifica l’esistente con il logos e così facendo lo giustifica, chiudendo le porte ad ogni possibilità di mutamento.

Max Weber

Max Weber

Un altro fattore che determina la progressiva scomparsa del genio interpretativo e del grande pensiero dallo scenario del pubblico dibattito è costituito dalla radicale diffusione della cosiddetta cancel culture, ovvero la cultura della cancellazione del passato, storico e intellettuale, quando esso non è in linea con i principi e i valori oggi dominanti; essa  tende ad evitare un confronto serio e sereno con la storia in senso lato, che è inevitabilmente quel patrimonio culturale da cui partire per comprendere il presente e progettare un futuro capace di promuovere l’umano dell’uomo. Tutto questo narra della pietrificazione odierna, la quale proietta l’esistente infinitamente nel futuro dove non vi è traccia né presupposto per il suo superamento. Il rifiuto della cultura e dei grandi maestri conduce infatti a questa situazione di blocco storico, dove il presente viene concepito come natura data e immodificabile.

Altra conseguenza della latitanza di saldi criteri culturali di riferimento è lo spaesamento di una fetta importante delle nuove generazioni. Non riuscendo ad attingere dal pensiero oggettivo, i giovani preferiscono gioire della loro soggettività, delle loro emozioni, tenendo a distanza un rigoroso approccio di ordine culturale. Non avendo più grandi maestri di pensiero a cui riferirsi sono costretti a consegnare le loro esistenze ai vari guru e influencer oggi presenti nella rete e sui media. Bisogna tenere opportunamente presente che solo il grande maestro o l’abile speculatore fornisce un’interpretazione articolata e complessa del reale destinata a disciplinare il modo di ragionare e di comprendere le cose; quindi nessun profeta o demagogo improvvisato può sperare di sostituirsi ai geni filosofici o scientifici e assumere così il ruolo di autentica guida per le moltitudini.

Herbert Marcuse

Herbert Marcuse

Tutti i grandi eventi storici di portata epocale sono stati preceduti da profondi rinnovamenti di ordine culturale. Si pensi all’importanza che ha esercitato l’Illuminismo per la rivoluzione francese o il marxismo per il proletariato nel 1917 oppure la centralità che la teoria critica (Herbert Marcuse) [3] e l’esistenzialismo (Jean Paul Sartre) hanno avuto per la cosiddetta contestazione studentesca del 1968. Questo per comprendere come senza elaborazione culturale che si rispetti si rimane chiusi all’interno di una società che si subisce passivamente e che non si riesce a comprendere nella sua intrinseca verità. La comprensione adeguata delle cose sta alla base dell’autocoscienza e di ogni trasformazione di grande valore storico.

Jean Paul Sartre

Jean Paul Sartre

L’espressione lampante del declino ermeneutico e dell’assenza di interlocutori di rilievo è data dal proliferare televisivo dei cosiddetti talk show. In ognuno di essi è quasi o del tutto assente l’aggancio al pensiero oggettivo, alla ragione filosofica o scientifica; ma tutto è lasciato all’interpretazione dei sedicenti opinionisti che indagano su ciò che è attuale senza preoccuparsi di fornire un’accurata visione di insieme della realtà. L’opinione infatti non è l’episteme e la ragione propriamente detta è lo scandaglio del razionale e il polso della realtà nella sua totalità [4]. A prendere il sopravvento è così la cultura dei fatti frammentati, degli accadimenti volutamente ingigantiti dove l’articolata dimensione interpretativa e conoscitiva viene inevitabilmente meno e l’ideologia dominante, che vuole sempre la conservazione dello status quo, regna incontrastata. Non bisogna, infatti, scomodare il vecchio Marx per sostenere che in una situazione siffatta la falsa coscienza penetra ovunque in quanto non è più limitata e criticata dalla rigorosa riflessione filosofica.

Benedetto Croce

Benedetto Croce

Ancora fino al secolo scorso ci si confrontava con maestri del calibro di Croce, Gentile e Gramsci, e con la teoria critica della Scuola di Francoforte, oggi sono scomparsi dall’orizzonte i giganti del pensiero. Il grande pensatore viene storicizzato, rinchiuso nel dimenticatoio della storia e lasciato cadere nell’oblio, come se non avesse più importanza il suo prezioso contributo perché si è deciso che egli è divenuto inevitabilmente inattuale. Sembra dunque affermarsi la tendenza ad affrancarsi dagli interlocutori di grande spessore, l’unica cosa che conta è apparire informati, sapere sempre più cose ma non conoscere approfonditamente quasi nulla.

Antonio Gramsci

Antonio Gramsci

La situazione così descritta delinea i tratti di una vera e propria crisi educativa che penetra in tutti gli ambiti delle società occidentale. L’assenza di un proficuo confronto con i maestri della tradizione culturale mette in luce la cronica mancanza di buon giudizio sulle cose e il disorientamento collettivo. La caduta degli dèi ha, infatti, conseguenze nefaste, essa sta alla base di quel nichilismo arrogante, oggi così diffuso, che appiattisce l’uomo nel materialismo borghese e che gli impedisce di elevarsi.

Non rimane che attendere, come sosteneva Martin Heidegger, una nuova manifestazione dell’essere nella piena consapevolezza che la sottrazione del logos oggi imperante equivale all’oblio dell’essere e al trionfo del pensiero calcolante e strumentale che nullifica di fatto il pensiero oggettivo ed epistemico. Solo il ritorno ad un serio e rigoroso confronto con i classici, conforme cioè all’avvento di un nuovo e rinnovato spirito umano, può risollevarci dallo spaesamento e dal declino culturale. Nel frattempo non possiamo fare altro che esercitare, come diceva Antonio Gramsci, il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà, poiché in una civiltà divenuta sempre più nemica dell’uomo solo la forza di volontà può riscattare l’umanità, al di là dell’analisi fattuale che ci condannerebbe di fatto al solo pessimismo e alla rassegnazione. 

Dialoghi Mediterranei, n. 60, marzo 2023
Note
[1] Fondamentale definizione di Friedrich Nietzsche.
[2] Max Horkheimer, Eclisse della ragione, Einaudi, Torino, 2000.
[3] Si veda Eros e civiltà e L’uomo a una dimensione, rispettivamente del 1955 e del 1964.
[4] Celebri definizioni di Hegel.

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Marcello Spampinato, laureato in Scienze politiche (indirizzo sociologico), è cultore di filosofia e teologia. Nel 2021 ha pubblicato il volume Esistenzialismo trascendentale e dialettico (Paguro editore). È membro dell’associazione culturale Nuova Acropoli di Ragusa impegnata nella promozione della filosofia attiva. L’analisi filosofica e delle scienze umane, insieme ai loro rapporti con l’arte e la letteratura, è parte integrante del suo campo di indagine e di ricerca volta verso una sempre maggiore unità della conoscenza e di una mentalità universale.

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