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Il Mediterraneo «comunità interletteraria». Il Gruppo di ricerca “Medioevo Romanzo e Orientale”

1a-di-copertina-pioletti-multiverso-e-alterita-pdf_page-0001di Antonio Pioletti

Che il Mediterraneo abbia rappresentato e rappresenti fin dai tempi antichi, non solo per i popoli che vivono lungo le sue sponde, un’area di grande importanza culturale e letteraria oltre che economica e politica, è non da oggi ampiamente riconosciuto, e fare riferimento al fondamentale lavoro di Fernand Braudel è d’obbligo. D’altra parte negli ultimi tempi si è manifestato un rinnovato interesse come dimostrano pubblicazioni in questi giorni in libreria: R. Morosini, Il mare salato. Il Mediterraneo di Dante, Petrarca e Boccaccio, Viella, Roma 2020; J.J. Norwich, Il Mare di Mezzo. Una storia del Mediterraneo, Sellerio, Palermo 2020 [2006]; D. Baloup, D. Bramoullé, B. Doumerc, B. Joudiou, I mondi mediterranei nel Medioevo, il Mulino, Bologna 2020 [2018], e a quest’ultimo volume rinviamo per la relativa bibliografia essenziale.

L’interesse scientifico per l’argomento riguarda ambiti diversi, storico, antropologico, socio-economico, politico, linguistico, letterario, culturale in senso lato. È a quello letterario che volgiamo qui attenzione, indicando e trattando in sintesi alcune questioni teoriche e metodologiche, nonché esponendo, per appunti, i risultati che sono scaturiti e scaturiscono da un’esperienza di lavoro scientifico in corso. Questi dunque gli argomenti che saranno trattati:

  • Le tante vie del comparatismo.
  • Perché prendere il largo dall’ «isoletta limitatissima nel tempo e nello spazio» (Bachtin) dalla quale, con le dovute eccezioni, volgiamo lo sguardo alle letterature e culture del mondo, dall’eurocentrismo, dall’occidentalismo, dai colonialismi vecchi e nuovi.
  • Il Gruppo di ricerca e la Collana “Medioevo Romanzo e Orientale”.

 1linee-storiografiche-e-nuove-prospettive-di-ricercaLe tante vie del comparatismo

Trattare del Mediterraneo, delle sue culture e letterature, significa inevitabilmente porsi sulla via del comparare, del “che cosa” e “come” comparare. Le vie sono state e sono tante e riguardano vari ambiti di interesse scientifico: linguistica, letteratura, filologia, antropologia, diritto, scienze naturali, politiche, sociologiche ed economiche (si veda Comparare. Una riflessione fra le discipline, a c. di G. Resta, A. Somma, V. Zeno-Zencovich, Mimesis, Milano-Udine 2020). E diversi, spesso conflittuali, si sono rivelati i modelli teorici, le metodologie di ricerca. Così, nell’ambito degli studi letterari di impronta comparatista, è avvenuto in termini più sistematici dagli inizi dell’Ottocento dopo la fase rinascimentale del vagheggiamento di una Respublica litteraria (Francesco Barbaro, 1417) e della Universa Respublica litteraria di Erasmo da Rotterdam (1538): dall’universalismo goethiano al positivismo della ricerca delle fonti, dallo storicismo idealistico fino al decostruzionismo, dal suprematismo colonizzante alle istanze della decolonizzazione, dall’eurocentrismo al un mondialismo policentrico.

E, per entrare, pur se in termini sintetici, e in parte sommari, nel merito delle tendenze della critica letteraria, da registrare quella che tende alla ricerca delle continuità, alla ricostruzione di tracciati “unificanti” (topoi, stili, temi, opere “canoniche”) e quella che mira a cogliere le differenze, i momenti di rottura; quella che esalta una centralità decontestualizzata del testo e quella che tende a inserire il testo nel suo contesto e nella rete, non solo sincronica, della sua ricezione; quella che esalta la “forza delle forme”, “a distanza” dai testi. E ancora, visioni diverse sui caratteri di letteratura nazionale, sul nesso letterature nazionali e letterature europee, se non letteratura europea; sulla collocazione della letteratura rispetto agli altri mondi; sul rapporto centro (quale centro?) e periferia/e; sulla definizione di un canone ai vari livelli, nazionale, europeo, mondiale.

2medioevo_rom_e_orie_oralita_sc_1Perché prendere il largo dall’ «isoletta limitatissima nel tempo e nello spazio» (Bachtin) dalla quale, con le dovute eccezioni, volgiamo lo sguardo alle letterature e culture del mondo?

È stata a lungo dominante una visione caratterizzata da uno sguardo rivolto alla centralità della propria letteratura nazionale, alla collocazione delle letterature extra-europee o all’interno di un “repertorio documentario” o alla «dimensione di momenti aurorali di una traiettoria destinata a trovare in Occidente i suoi fasti» (si veda A. Pioletti, Comparativismo filologico, letteratura mondiale e morfologia comparata, in «Le Forme e la Storia», n. s. XII, 2019, 2: 161-70, 163), al suprematismo dei “centri” rispetto alle “periferie”, nel migliore dei casi a un “esotismo “curioso”, all’omologazione. Un modello in evidente crisi.

Una visione che non rende conto del carattere marcatamente mescidato che, dall’Antico al Tardo Antico al Medioevo non solo romanzo, ha contraddistinto i Laboratori culturali e letterari che sono a base della formazione delle letterature moderne: come si può ignorare o oscurare il confluire pur rielaborato di forme e testi narrativi che dall’Estremo Oriente per il tramite soprattutto dell’area-filtro della Persia e dei mondi arabo, ebraico, siriaco, bizantino, vengono in Europa attraverso aree di contatto come la Spagna, la Sicilia, gli Stati crociati, viaggiatori, missionari? Come si può ignorare il ruolo di mediazione linguistica e culturale dei mondi arabo ed ebraico anche nei campi delle scienze, della filosofia? Ne deriva la non sostenibilità delle categorie di “identità pure”, di radici primigenie che escludono il confluire orizzontale, scandito nel tempo, di correnti “altre” che, in quanto tali, vanno conosciute per cogliere congiunzioni, rielaborazioni, disgiunzioni, differenze: le tante vie del dialogismo.

3vettori-e-percorsi-tematiciDa siffatto retroterra di questioni, che lo sviluppo dei cultural studies e dei gender studies, il processo storico della decolonizzazione e della globalizzazione – categoria che comunque richiederebbe più di una riflessione che qui non posso trattare –, hanno vieppiù posto al centro dell’attenzione nell’ambito non solo degli studi letterari, ha preso forma un rinnovato interesse anche verso quello che definirei il Mediterraneo letterario.

Si deve infatti a uno studioso slovacco, Dionýz Ďurišin, un contributo quantomai proficuo alla precisazione di categorie quali “interletterarietà”, “comunità letteraria”, “centrismo interletterario” (per un approfondimento, si veda Il Mediterraneo. Una rete interletteraria, a c. di D. Ďurišin e A. Gnisci, Bulzoni Editore, Roma 2000). E alla Scuola romana di Armando Gnisci dobbiamo contributi di rilievo sulla categoria di “rete” come «trama di più centri» (cfr. Id., La rete interletteraria mediterranea, ivi: 165-71). Lo studio del Mediterraneo come «comunità interletteraria» dall’Antico al Moderno.

91k1bchw5dlIl Gruppo di ricerca e la Collana “Medioevo Romanzo e Orientale” (MRO)

Allorché nel 1989 fondammo il gruppo di ricerca MRO e nel 1990 tenemmo a Verona il I della serie di Colloqui Internazionali MRO i cui Atti sono pubblicati nell’omonima Collana edita da Rubbettino Editore, non ero a conoscenza ancora dei contributi venuti dalla Scuola Slovacca, parecchi dei quali pubblicati fra il 1987 e il 1993. Si è registrata nel tempo una pressoché parallela consonanza di visioni e di approcci critici, fermi restando i rispettivi campi di applicazione.

Abbiamo volto lo sguardo verso il Mediterraneo come area policentrica di scambi, verso la produzione letteraria non solo dei Paesi rivieraschi, ma anche di quelli, come la Persia, che hanno svolto un ruolo di grande importanza in quanto tramite della circolazione della narrativa dell’Estremo Oriente, verso i vettori di siffatta circolazione, le aree di contatto, Stati crociati, Spagna, Sicilia in primis.

4medioevo_roman_e_orie_testi_e_p_3Punto di partenza sono sempre stati i testi, la restitutio, nei limiti del possibile, della loro versione originaria, i loro centri e contesti di produzione, la rete di trasmissione e circolazione, la loro ricezione e rielaborazione in aree diverse.

La visione è stata quella di un un tempo di lunga durata, dall’Antico al Tardo Antico, al Medioevo e al Moderno. Le letterature medievali, non solo romanze, le abbiamo interpretate come grande Laboratorio nel quale, con le diramazioni germanica e slava, sono confluiti i Laboratori rappresentati da quelle antiche e tardo antiche, del mondo celtico, dei mondi orientali. Ne è scaturita l’esigenza – grande questione di politica culturale e formativa – di rivedere l’idea stessa di canone letterario, di far comprendere come fino a oggi ancora molto limitata è l’isoletta dalla quale volgiamo lo sguardo alle letterature degli altri mondi.

Perché un “Gruppo di ricerca”? Una scelta, direi, d’obbligo: può mai infatti essere patrimonio di un singolo ricercatore la conoscenza di un oceano così grande e composito di culture, lingue e letterature, come un tempo auspicava il pur grande Erich Auerbach? (si veda E. Auerbach, Philologie der Weltliteratur. Filologia della letteratura mondiale, Book Editore. Castel Maggiore (Bo) 2006 [1952]: 55 passim).

5cop_lalomiaIl problema è di natura diversa. Detto che per una comparazione che abbracci più e diverse aree linguistico-letterarie a partire da testi scritti e orali è necessario l’incontro fra specialismi diversi, la questione investe diversi piani: l’omogeneità delle premesse di visione, teoriche e metodologiche; la “concretezza” e l’“irradiazione”, per citare Auerbach, dei temi di ricerca; la chiarezza delle finalità scientifiche da perseguire. Se così è, la sintesi sarà data dall’insieme dei contributi. A mo’ di esempio, mi limito qui, per prendere avvio dalla mia pur limitata esperienza, a indicare le tematiche trattate nel serie dei Colloqui internazionali “Medioevo Romanzo e Orientale”:

Testi e prospettive storiografiche; Oralità, scrittura, modelli narrativi; Il viaggio dei testi; Macrotesti fra Oriente e Occidente; Il viaggio nelle letterature romanze e orientali; Sulle orme di Shahrazàd: le Mille e una notte fra Oriente e Occidente; Temi e motivi epico-cavallereschi; Forme del tempo e del cronotopo nelle letterature romanze e orientali; Il dialogo nella letteratura araba: strutture, funzioni, significati (VII-XIII secolo); Tempo e spazio nei romanzi di Alessandro; Linee storiografiche e nuove prospettive di ricerca; Medioevo e Moderno: fenomenologia delle rappresentazioni dell’alterità fra Oriente e Occidente. I. Voisinage et altérité en littérature et autres disciplines.

6-sulle-orme-di-shahrazadHanno partecipato: filologi romanzi, francesisti, ispanisti, italianisti, germanisti, arabisti, iranisti, turcologi, siriacisti, bizantinisti, neogrecisti, slavisti, nonché studiosi delle letterature dell’Estremo Oriente.

In altri termini, si è scelta per i Colloqui e i Quaderni della Collana la via non di una ricostruzione orizzontale della produzione letteraria presente nelle diverse aree prese in esame fra Oriente e Occidente, tranne che in un caso, bensì quella del rilevamento e dell’interpretazione delle reciproche contaminazioni e ricezioni per singole tematiche di ampio respiro e di larga irradiazione. Approfondimenti sulla produzione letteraria di singole aree si ritrovano, non di rado con apertura comparatistica, nelle sezioni “Studi” e “Testi”. Si tratta, appunto, di una scelta che non esclude ovviamente altri approcci critici e che, considerata nell’insieme delle sue articolazioni, ha portato a qualche risultato. Non è molto, forse, ma neanche poco. Io ho imparato tanto, mi auguro anche gli altri.

Dialoghi Mediterranei, n. 48, marzo 2021

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Antonio Pioletti, professore emerito di Filologia romanza dell’Università degli Studi di Catania, ha condotto le sue ricerche negli ambiti delle letterature francese, spagnola e italiana medievali, della teoria della letteratura e della comparatistica, con interessi rivolti anche al Moderno e al Contemporaneo. Sue pubblicazioni principali sono Forme del racconto arturiano (1984); Renaut de Beaujeu, Il bel cavaliere sconosciuto (1992); La fatica d’amore. Sulla ricezione del Floire et Blancheflor (1992); La porta dei cronotopi (2014); La porta dei cronotopi 2 (2019). Vasta la produzione saggistica su testi epici, materia arturiana, Commedia di Dante, rapporti letterari e culturali fra Oriente e Occidente, rappresentazione letteraria dell’alterità, ricezione delle letterature romanze, canone letterario, costruzione del tempo-spazio nei testi letterari. È condirettore delle riviste «Critica del testo» e «Le forme e la storia», oltre che della Collana «Medioevo Romanzo e Orientale».

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