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Il Fotografo al tempo della Pandemia

Posted By Comitato di Redazione On 1 luglio 2021 @ 00:05 In Cultura,Immagini | No Comments

 

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Yemen, Jibla, 1998 (ph. Melo Minnella)

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di Melo Minnella

Ogni tipo di lavoro presuppone programmazione temporale e obbiettivi da raggiungere. Il lavoro del fotografo, a seconda della specializzazione scelta, può essere più o meno legato alla casualità o alla puntuale rappresentazione ripetitiva dell’oggetto fotografato.

Sappiamo che il fotografo pubblicitario, nel suo studio ben attrezzato, muove i suoi oggetti nei fasci di luce che meglio mettono in evidenza la bontà del prodotto da propagandare; domani potrà effettuare gli eventuali aggiustamenti richiesti.

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Marocco, Marrakesh, 1963, scene di un matrimonio (ph. Melo Minnella)

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Marocco, Fez, 1963 (ph. Melo Minnella)

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Algeria, Algeri, 1963 (ph. Melo Minnella)

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Marocco, Fez, 1963 (ph. Melo Minnella)

Altri fotografi, sull’onda della moda oramai imperante del telefonino a tutti i costi,  cercano di convincere il consumatore che la creatività è insita in quel giocattolino che ha creato dipendenze e sconvolgimenti irreparabili. 

I fotoreporter sono quelli che, a mio parere, hanno subìto, più delle altre categorie, lo sfacelo creato da questa terribile pandemia. Da qui l’impossibilità di spostamenti anche di pochi chilometri e la condanna ad immortalare popolo, primedonne e capipopolo dai visi spaventati, ricoperti da straccetti magari disegnati da grandi firme della moda con destinazione finale, se tutto andrà per il meglio, ad aste internazionali per l’aggiudicazione al migliore offerente.

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Turchia, Cappadocia, 1980 (ph. Melo Minnella)

Veniamo al sottoscritto. Durante il periodo della pandemia, non ho quasi fotografato. Feste, Pasque e manifestazioni folkloriche sono state snobbate del tutto. Confesso che mi faceva senso immortalare situazioni in cui le emozioni venivano cassate da orribili bende che trasformavano tutti in un esercito di automi.

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Vietnam, Saigon 1999 (ph. Melo Minnella)

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Vietnam, Saigon, 1999 (ph. Melo Minnella)

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India, Kashmir, Srinagar, 1982 (ph. Melo Minnella)

Eppure, a pensarci bene, negli anni Sessanta, ho molto fotografato in paesi soprattutto islamici e direi che trovavo quasi sexy, il portamento delle donne con il viso coperto dalle loro bandane. Nel 2017, anno del mio ultimo viaggio in Marocco, ho trovato un cambiamento negli usi e costumi.  Le donne non portavano più la famosa mascherina.

Ultime notizie relative alla mia attività di fotografo. Al momento dell’inizio della pandemia lavoravo contemporaneamente a tre progetti per libri. Come da miei interessi il materiale è un misto di architettura, opere d’arte, folklore e tradizioni popolari.

Il primo dei tre è incentrato sulla “preghiera” ed è stato, giorni fa, licenziato per la stampa. Ha un titolo definitivo Un arcobaleno di preghiere. È presentato da Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose. Sono fotografie ispirate alle varie religioni del mondo e predominanti sono le immagini carpite nell’universo buddistico.

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Turchia, Cappadocia, 1980 (ph. Melo Minnella)

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Turchia Cappadocia, 1974 (ph. Melo Minnella)

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Marocco, Marrakesh, 1963 (ph. Melo Minnella)

Gli altri lavori sono dedicati a Palermo e alla borgata marinara di Mondello che oramai, vista la mia vetusta età, è diventata nel periodo estivo il mio carcere duro. Scelta ritengo noiosa ma assennata. Non tutte le pandemie sono deleterie.  

A me hanno imposto un indispensabile riavvicinamento all’archivio fotografico, per tanto tempo negletto, e che ogni tanto mi propina immagini, risalenti agli anni Cinquanta e Sessanta, cioè alla mia preistoria, che finora avevo sottovalutato.

Quanto detto vale non solo per l’archivio fotografico ma anche per tutti quei reperti di arte popolare che ti fanno pensare che quegli oscuri pastori dei Nebrodi, Madonie o Iblei con i loro intagli e cesellature creavano capolavori che la pletora di pittori o scultori delle varie avanguardie potevano semplicemente sognare.

Dialoghi Mediterranei, n. 50, luglio 2021

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Melo Minnella, maestro fotografo dagli anni ’50, quando ha cominciato ad esplorare con la macchina fotografica l’universo siciliano, interessandosi in particolare all’arte popolare e ai vari aspetti del mondo contadino tradizionale. Vanta collaborazioni con note riviste e prestigiose testate straniere. Negli ultimi anni ha puntato la sua attenzione su civiltà lontane, soprattutto orientali. Tra i numerosi libri pubblicati si segnalano i seguenti titoli: Pasqua in Sicilia (1978), Sicilia ritrovata (1981), La ceramica Florio (1985), Dimore storiche di Sicilia (1998), Il Natale in Sicilia (2003), Isole di Sicilia (2011), Libro siciliano (2012), Lo stupore dell’acqua (2012) Bambini, l’altra faccia del mondo (2013); A ruota libera. Infanzia dell’automobile (2017). Ha esposto in molte città italiane ed estere. Ha tenuto corsi di fotografia presso Università. Alcuni suoi libri sono stati pubblicati anche negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Germania e Giappone.

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