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Cirese e quel lontano giugno 1966

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Cirese a Campli per una conferenza su Benedetto Croce, nel giugno 1966

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di Giuseppe Profeta

Caro Pietro, non ti nascondo che mi sento impari a venire incontro al tuo desiderio di parlare del nostro maestro Prof. Alberto Cirese, uno dei più illustri allievi del grande studioso di folklore Paolo Toschi, perché la mia conoscenza e le mie idee si trovano di fronte a te svantaggiate nel trattare l’argomento, ma amicizia chiama, e io, entro il limite delle mie forze, cercherò di realizzare un breve ma sincero giudizio, tenendo sempre presente, nel positivo e nel negativo, la mia posizione marginale.

Ho avuto la fortuna non solo di ascoltare il Prof. Alberto Cirese personalmente durante incontri culturali, ma anche in occasione di manifestazioni pubbliche, e cercherò di ispirarmi ad esse e riferirne le mie impressioni e quelle di coloro che vi parteciparono.

Ti devo dire innanzitutto che nell’incontro di Pescara, promosso da istituzioni culturali e politiche, fu apprezzata subito, da tutti gli esperti presenti, l’esemplare proposta di studio delle tradizioni popolari regionali, fatta nel suo volume Saggi sulla cultura meridionale, I: Gli studi di tradizioni popolari nel Molise. Profilo storico e saggio di bibliografia (Roma 1955), e questo perché in essa si propone una visione globale della vita tradizionale della regione Molise, specificando i singoli aspetti vitali e culturali, senza trascurarne i vari filoni anche minimi (studi storici, interviste, bibliografia, tesi discusse in occasione di laurea, articoli, ecc.). Questa offerta trova la sua compiacenza anche nel fatto che la regione Abruzzo, in cui si svolgeva il convegno, è confinante e congeniale con la regione molisana, che allora era codificata anche col doppio nome di Abruzzo-Molise, e quindi non si poteva non avere anche un accordo culturale e metodologico.

0407b1fae6c6274c272901f1c6f0566a_xlQuesta globalità, sezionata negli aspetti preponderanti, è rimasta anche successivamente nel quadro metodologico del Prof. Cirese, anche se ha avuto bisogno di opportune preferenze particolari, secondo le circostanze.

Subito dopo bisogna fare puntuale cenno di uno degli aspetti più caratterizzanti del magistero demologico di Cirese, e cioè la importante e fondamentale intuizione della diversità dislivellata del mondo popolare e folklorico, che già si comincia ad avvertire in questa prima offerta metodologica di studio del mondo etnografico e popolare presentata nelle giornate pescaresi.

Non si può non insistere su quest’aspetto innovativo e chiarificatore dell’essenza del folklore che, pur mettendo in discreta ombra le caratteristiche degli studi tradizionali, ferma l’attenzione sulla differenza del livello mentale e sociale, delle manifestazioni folkloriche, che appaiono in un certo senso dislivellate, pur senza infirmarne la forza esistenziale e culturale.

La fondamentale intuizione ciresiana di dislivello culturale qualitativo ma non valoriale, cui si potrebbero aggiungere alcune specificazioni come quella di tempo, di spazio, di società, di politica, di mentalità, ecc., per precisarne la chiarezza, si ritrova più o meno evidente nelle altre espressioni del magistero demologico del maestro. Anche nel titolo del suo storico manuale di demologia Cultura egemonica e culture subalterne (Palumbo, Palermo seconda edizione 1973), si può cogliere l’idea di dislivello qualitativo delle espressioni della vita tradizionale e popolare.

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Cirese a Campli per una conferenza su Benedetto Croce, nel giugno 1966

Lo stesso accade nella sua conferenza di Campli sulla specificazione crociana di letteratura popolare e letteratura d’arte in cui la differenza è soltanto di mentalità e non di valore, di psicologia e non di cultura. Questa avanzata e fortunata intuizione del mondo folklorico e popolare ricompare anche in certe espressioni delle scelte argomentative del magistero demologico ciresiano, tra cui i numerosi studi di letteratura popolare e di argomenti marginali ma importanti, come la sensibilità particolare per la museografia popolare e come la trattazione eccellente e magistrale della vita letteraria e pratica dei proverbi, trattazione che ebbe un trionfo culto e popolare nella conferenza tenuta nella Università dell’Aquila, cui parteciparono con grande interesse anche autorità civili e politiche, assieme al mondo studentesco, tanto che si concluse con una festosa serata.

Da questi fatti ed eventi si potrebbe ricavare il convincimento che il magistero folklorico ciresiano si pone con grande autorità nella storia degli studi etnografici ed etnologici, ma anche nella culturale simpatia di studiosi e allievi.

A quanto detto sopra si deve senz’altro aggiungere la generosità con cui il Professore Cirese dispensava le sue particolari ed elevate acquisizioni, seminando in larga misura discepoli eccellenti. Tutto questo ha assicurato senza dubbio alla nostra disciplina il migliore inserimento nel mondo accademico e nella cultura del tempo moderno. Questa particolare scelta non poteva non risolversi in una sensibile e più efficace presenza nell’orizzonte culturale dei nostri particolari moduli del sapere. 

Dialoghi Mediterranei, n.50, luglio 2021

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Giuseppe Profeta, dopo essersi impegnato come insegnante e come dirigente nelle scuole statali di vario ordine e grado, ha conseguito la Libera docenza universitaria ed ha vinto il concorso di Professore ordinario in Scienze demo-etno-antropologiche. In tale veste ha insegnato nelle Università di Calabria, dell’Aquila, e, come Professore ordinario di Sociologia, nelle università di Chieti e di Teramo. Ha ricoperto la carica di Direttore di vari Istituti scientifici universitari e di Preside di Facoltà in più atenei.  Membro di associazioni culturali italiane e straniere, ha partecipato con proprie relazioni a vari convegni scientifici nazionali e internazionali (Palermo, Parigi, Mosca, Helsinki, Bukarest, ecc.). E’ stato responsabile, per oltre un ventennio, della sezione italiana della “Internationale Volkskundliche Bibliographie”, la bibliografia internazionale del folklore che si pubblica in Germania, ed ha scoperto e recuperato gli otto volumi manoscritti della Bibliografia delle tradizioni popolari d’Italia di Giuseppe Pitré. Ha compilato la prima Bibliografia delle tradizioni popolari abbruzzesi, ha scoperto e pubblicato i Canti nuziali nel folklore italiano (Olschki Firenze 1964). Ha recentemente pubblicato L’acqua e il vaso nella vascolarità universale (D’Abruzzo edizioni Menabò 2020).

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