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Cirese all’Istituto Superiore Regionale Etnografico

Presentazione del libro Il Museo Etnografico di Nuori: da sx Lilliu, Solinas, Cirese, Piquereddu, Nuoro 12 dicembre 1987

Presentazione del libro Il Museo Etnografico di Nuoro: da sx Lilliu, Solinas, Cirese, Piquereddu, Nuoro 12 dicembre 1987

il centro in periferia 

di Paolo Piquereddu

Il magistero di Alberto Mario Cirese permea tutta la storia dell’Istituto Superiore Regionale  Etnografico. Individuare pertanto, alcuni avvenimenti e attività che nella necessaria brevità di questo scritto possano darne conto non è stato facile. Fortunatamente, la documentazione fotografica e audiovisiva conservata negli archivi dell’ente, che ho avuto la ventura di dirigere per circa trent’anni, mi ha aiutato a isolare quattro occasioni/presenze di Cirese all’ISRE che mi appaiono particolarmente significative sia per la storia dell’Istituto sia per la mia biografia professionale.

La prima immagine risale al 2 dicembre del 1987 e attiene alla presentazione del libro Il Museo Etnografico di Nuoro, edito dal Banco di Sardegna: mostra, oltre a Cirese, Giovanni Lilliu, presidente dell’ISRE dal 1985 al 1995, Angelo Solinas, Presidente del Banco e chi scrive.  Quel libro costituiva la mia prima vera prova di scrittura su temi museali ed etnografici e il fatto che venisse presentato da Cirese mi aveva creato non poca ansia anche per le circostanze nelle quali il libro era stato prodotto. La direzione del Banco di Sardegna, all’inizio dell’anno, aveva chiesto a Lilliu, di curare la pubblicazione, che faceva parte di una collana dedicata ai maggiori musei della Sardegna. Lilliu, spiazzando i funzionari del Banco e soprattutto me, rispose che la pubblicazione si sarebbe fatta ma che la responsabilità curatoriale e progettuale sarebbe stata mia. Il libro fu realizzato in pochi mesi e poté contare sui contributi di alcuni docenti dell’Università di Cagliari (Gabriella Da Re e Salvatore Naitza), di Sassari (Gerolama Carta Mantiglia e Antonio Tavera), dello stesso Lilliu, nonché, a parte il mio, sui contributi di Rosanna Cicalò e Franca Rosa Contu.

s-l400Cirese trasformò la presentazione del libro in una dissertazione di museologia etnoantropologica, con cenni al dibattito politico-culturale che aveva accompagnato la creazione a Nuoro dell’Istituto Etnografico all’inizio degli anni Settanta e, prima ancora, del Museo del Costume. Parlò anche della sua prima visita in Sardegna, nell’aprile del 1956, per partecipare allo storico VI Convegno nazionale delle Tradizioni popolari nel quale, per iniziativa in particolare di Paolo Toschi, i congressisti fecero voti affinché si procedesse «senza indugio alla creazione, con sede in Nuoro, del Museo delle tradizioni popolari sarde»; nella sua relazione, intitolata “Gli studi demologici come contributo alla storia della cultura”, come è noto, per la prima volta introdusse il tema dei dislivelli di cultura e  di centro / periferia.

Rassegna Cinema etno: musica e riti: con G. Cerina , Nuoro 5 -10 ottobre 1998

Rassegna Cinema etno: musica e riti: con G. Cerina, Nuoro 5 -10 ottobre 1998

Sul libro del Museo, Cirese pronunciò parole molto generose: per me, trentottenne, costituirono una sorta di promozione sul campo, ma più in generale rappresentarono un importante riconoscimento del ruolo dell’Istituto quale centro di promozione e produzione di attività scientifica nell’ambito demo-antropologico e quale ideale luogo di incontro degli antropologi e dei demologi, non solo della Sardegna. Cirese ritornerà all’ISRE diverse altre volte.

Significativa, come sempre d’altronde, fu la sua partecipazione alla Rassegna internazionale di documentari etnografici e antropologici dedicata alle Isole (1- 5 ottobre 1990). Cirese tenne la relazione introduttiva, dal titolo Isole, isolanità, isolamento, in gran parte pubblicata anche nel catalogo della manifestazione.

Rassegna Cinema Etno Isole, Nuoro, 1-5 ottobre 1980

Rassegna Cinema Etno Isole, Nuoro, 1-5 ottobre 1980

La relazione fu preceduta da un breve intervento di Osvaldo Baldacci (amico e coetaneo di Lilliu e suo collega nell’Università di Cagliari dal 1954 al 1957) che, entusiasta, annunciò al pubblico dell’auditorium la nomina di Giovanni Lilliu a membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

Subito dopo prese la parola Alberto M. Cirese. Con la consueta lucidità di ragionamento analizzò il tema delle isole nel senso di terre che “per confine hanno soltanto l’acqua” e in quello di isole-metafora (linguistiche, etniche) offrendo ai partecipanti della rassegna alcune importanti chiavi di lettura e un breve quanto denso quadro concettuale. Ma qui, di quel discorso, mi piace citare la parte iniziale, non riportata nel catalogo:

«Il mio debito con la Sardegna continua a crescere, per motivi lontani e anche per quest’ultimo recentissimo. Con gioia profonda ho assistito a questo intervento improvvisato ma non troppo, del collega Baldacci, preparato ieri nel pensiero affettuoso, comune, di Giovanni Lilliu. Io sono entrato nell’Università di Cagliari quando Baldacci andava via, esattamente in quell’anno; e nelle lunghe prolungate notti cagliaritane di quella nostra pendolarità intensa, che ci faceva però in qualche modo cittadini ideali di quella che per qualcuno di noi è diventata una nuova patria, un carissimo amico, Mario Baratto, una sera scoprì cos’era per noi continentali l’essere in un’isola. Avevamo discusso sull’insularità: ma sono immaginazioni, inconsistenze.  Erano circa le dieci di sera, sulla veranda di quello che allora era l’Hotel Jolly, alzando lo sguardo, Baratto additò le piccole luci rosse di un aereo che partiva da Elmas e disse: l’ultimo aeromobile in transito, questa è l’isolanità: non si parte più fino a domani mattina alle 8; e dentro veniva in me, che mi occupavo della vostra storia nel cuore dell’Ottocento, il ricordo di quanto Giovanni Spano scriveva, a Pitrè, mi pare, dicendo “perché qui da noi la nave arriva ogni quindici giorni”. Ricordo questo perché queste poche cose che ho scritto su Isole, isolanità, isolamento, mi vengono da quella remota sera dell’ultimo aeromobile in transito e mi hanno portato ad apprezzare, visto che non ne sono stato artefice, profondamente, il tema felice Isole, felicemente nato in Sardegna».

in_nome_del_paneLa relazione di Cirese si conclude con un breve e intenso ricordo di Diego Carpitella, “isolano di Pantelleria”, scomparso circa due mesi prima (7 agosto). Per la seconda volta, dopo il 1987, le parole di Cirese segnarono un momento importante della mia vita professionale. Infatti, con la morte improvvisa di Carpitella, veniva a mancare il maestro che mi aveva avvicinato alle tematiche dell’antropologia visiva e colui che, a partire dal 1982, era stato il direttore scientifico della nostra Rassegna di documentari. Perciò, del tutto inaspettatamente, a partire da quell’edizione, assunsi le funzioni di direttore della manifestazione.

Inaugurazione mostra In nome del pane, Nuoro, 3 aprile 1991

Inaugurazione della mostra In nome del pane, Nuoro, 3 aprile 1991

Questa foto ritrae Cirese durante l’inaugurazione della mostra In Nome del pane. Forme, tecniche, occasioni della panificazione tradizionale in Sardegna, (13 aprile 1991), che per la prima volta presenta, insieme ad alcuni esemplari dell’ISRE, la raccolta frutto della grande ricerca sui pani tradizionali della Sardegna avviata da Cirese negli anni Sessanta. L’anno precedente, per decisione di Enrica Delitala, la raccolta era stata trasferita in via permanente all’Istituto Etnografico.

E infatti, il nuovo museo etnografico sardo che, completamente rifondato nell’organizzazione tematica e nell’allestimento, è stato riaperto al pubblico il 15 dicembre del 2015, ospita, in una delle sale più amate dagli studiosi e dai visitatori, i pani di quella storica, fondamentale attività di ricerca promossa da Cirese. Ma tutto il museo, nella sua attuale esposizione evoca, quando non riporta testualmente, temi e riflessioni dell’opera di Cirese e dei suoi allievi. Per questo, tra di essi, non vi è chi, attraversando le sale del museo, non riconosca, nel linguaggio, nei titoli delle sezioni, nei temi l’impronta e l’eredità scientifica del maestro.

Seminario Gramsci ritrovato: Cirese, Piquereddu e Clemente, Nuoro 24-25 ottobre 2008,

Seminario Gramsci ritrovato: Cirese, Piquereddu e Clemente, Nuoro 24-25 ottobre 2008,

Negli archivi dell’ISRE, dopo un lungo e faticoso lavoro di riordino curato da Enrica Delitala, Chiarella Rapallo e Anna Lecca, è confluito, con la denominazione di Archivio dell’Atlante Demologico Sardo, l’intero corpus dei materiali della cattedra di Storia delle Tradizioni popolari dell’Università di Cagliari. Un’operazione complessa, conclusasi nel 2010, che incontrò il consenso commosso di Cirese: in una e-mail inviata a Enrica Delitala il 14 ottobre 2009 scriveva: «La decisione di depositare l’archivio presso l’ISRE è eccellente ed eccellente è anche il vostro promemoria», intendendo per promemoria quello che sarebbe diventato il prezioso e dettagliatissimo volume Frammenti di Storia degli Studi. L’Archivio e l’Atlante demologico Sardo (1957 2009). Memorie e documenti, ISRE 2013, nel quale Enrica Delitala ricostruisce le vicende del magistero di Cirese e della scuola di antropologi e demologi sardi suoi allievi. Come scrive Pietro Clemente nella postfazione del libro: «è la guida e al tempo stesso la scrittura notarile di un passaggio di beni ereditari».  

Seminario Gramsci ritrovato, Cirese e Angioni

Seminario Gramsci ritrovato, Cirese e Angioni

locandina-gramsci-ritrovatoInfine le foto del seminario Gramsci ritrovato, tra Cirese e i cultural studies, 24- 25 ottobre 2008. Promosso in particolare da Pietro Clemente, componente del Comitato scientifico dell’Istituto e da Giorgio Baratta, presidente della International Gramsci Society, sezione Italia, ha visto la partecipazione, oltre che dei due promotori, di Giulio Angioni, Eugenio Testa, Birgit Wagner, Gabriella Da Re, Antonio Deias, (che svolse un ruolo di primo piano nella programmazione e organizzazione dell’iniziativa) Cristina Lavinio, Paola Atzeni. Gli atti del seminario sono stati pubblicati nel n. 2 /2008 di Lares, a cura di Antonio Deias, Giovanni Mimmo Boninelli, Eugenio Testa.

L’auditorium dell’ISRE, nelle due giornate del seminario, fu teatro di una straordinaria performance di Alberto M. Cirese, che, ormai ottantasettenne, interloquì con tutti i relatori e analizzò con l’acutezza e razionalità che lo caratterizzavano, e con vastità di rimandi, riflessioni, ricordi, citazioni, tutti i temi trattati. Da quel che so io, il seminario gramsciano di Nuoro fu l’ultima grande lezione di Alberto M. Cirese, tenuta di fronte ai suoi allievi, sardi e non, in un dialogo serrato e appassionato che ancora oggi, nel ricordarla, mi suscita emozione e ammirazione.

Seminario Gramsci ritrovato: Cirese e Piquereddu

Seminario Gramsci ritrovato: Cirese e Piquereddu

Concludendo questo mio modesto contributo, desidero ringraziare Antonino Cusumano e Pietro Clemente per avermi dato l’occasione di riportare alla memoria, attraverso la figura di Alberto Cirese, alcuni importanti momenti della mia lunga attività presso l’ISRE, attraversata da tanti incontri ed eventi e da ciò che per me oggi conta più di ogni altra cosa: le tante, mai cessate, amicizie. 

Dialoghi Mediterranei, n. 52, novembre 2021

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Paolo Piquereddu, è stato per circa trent’anni Direttore dell’Istituto Superiore Etnografico della Sardegna (ISRE) e dei musei dipendenti: il Museo Etnografico Sardo e il Museo Grazia Deledda, curandone i progetti di riqualificazione e ampliamento. Autore di articoli, pubblicazioni e film d’interesse antropologico e museale, tra il 1994 e il 1997 ha insegnato presso l’Università di Sassari Museologia e Museografia e nel biennio 1986-87 Storia delle Tradizioni Popolari. Oltre agli studi museali ha dedicato uno speciale interesse all’antropologia visuale, dirigendo il SIEFF (Sardinia International Ethnographic Film Festival) e promuovendo la creazione dell’archivio fotografico e audiovisivo dell’Istituto Etnografico. Ha curato numerose di mostre d’arte, etnografia e fotografia, tra le quali: Uberto Bonetti Futurista. Viaggio in Sardegna (2009); Raffaele Ciceri. Fotografie di Nuoro e della Sardegna del primo Novecento (2012); Wolf Suschitzky & The Sardinian Project. Le fotografie della campagna antimalarica. Sardegna 1948 e 1950 (2019). Nel 2006 la SIMBDEA gli ha assegnato il “Premio Museo Frontiera” per la sua attività nel campo dell’antropologia museale e visuale. Dal 2018 è Direttore della Casa Museo Antonio Gramsci di Ghilarza.

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