E-Mail 'Antropologia del lavoro nella Fiat di Termini Imerese'

Invia una Email di 'Antropologia del lavoro nella Fiat di Termini Imerese' ad un amico

* Campo obbligatorio






Separate multiple entries with a comma. Maximum 5 entries.



Separate multiple entries with a comma. Maximum 5 entries.


E-Mail Image Verification

Loading ... Loading ...

Una risposta a Antropologia del lavoro nella Fiat di Termini Imerese

  1. Eugenio Giorgianni scrive:

    Ritengo molto, molto importante la riflessione sull’identità professionale, nell’ottica di una riflessione politica sulle modifiche dell’industria siciliana durante gli ultimi decenni. La condivisione del senso di appartenenza all’azienda, vissuta durante i “tempi d’oro” come un veicolo di promozione sociale, ha determinato negli operai la consapevolezza dell’appartenenza di classe, alla base dell’attivismo sindacale e delle lotte operaie, una volta esaurito l’entusiasmo del boom economico. In Sicilia l’industrializzazione è stato un fenomeno incompleto e di limitatissima diffusione, ma nei contesti in cui si è verificato ha dato vita a una cultura operaia antagonista: è il caso della Fincantieri di Palermo, per decenni attività trainante del settore industriale del capoluogo, le cui organizzazioni sindacali sfilavano in corteo accanto agli studenti nei decenni della “contestazione”. La costanza dell’azione sindacale operaia si conciliava con le tendenze libertarie della cultura popolare siciliana, quali la tradizionale diffidenza nei confronti delle imposizioni calate dall’alto e l’avversione contro le forze dell’ordine in quanto agenti di controllo sociale. La consapevolezza degli operai rispetto alla propria posizione socioeconomica in quanto attore collettivo a livello sistemico si sovrapponeva alla quotidiana condivisione della dimensione esistenziale ed economica del lavoro in fabbrica e della comune residenzialità nell’area Via dei Cantieri-Via Montalbo. Il conflitto è assorto a dimensione culturale di parte della classe operaia palermitana, che l’ha incarnato in azione politica, fino agli ultimissimi anni in cui scioperi e blocchi stradali hanno ripetutamente paralizzato la città nel tentativo da parte della Fiom di contrastare il piano di smantellamento dei Cantieri Navali di Palermo in ragione della delocalizzazione industriale.

    Propongo queste notazioni, per niente esaustive, a conferma della cruciale asserzione che “uno degli scopi dell’antropologia è quello di mettere in evidenza le contraddizioni e i cortocircuiti che si verificano all’interno di ogni sistema socio-culturale”. Ritengo che la condizione del precariato, oltre a mettere in crisi la dimensione esistenziale dei lavoratori, ne annulli l’entità politica. Ne è una prova la maniera in cui le istanze sociali dei lavoratori siciliani vengono portate avanti negli anni successivi all’applicazione della Legge Biagi – prendo in riferimento il provvedimento legislativo come spartiacque che sancisce il concetto economico, sociale e politico del lavoratore precario in Italia.
    Proteste quali quelle dei lavoratori Gesip, o degli ex Pip, rispondono a gravissime emergenze sociali ed economiche, ma si indirizzano a singole questioni legali o categorie lavorative senza alcuna coordinazione tra le diverse rivendicazioni, dando vita a violenti episodi di contestazione che si spengono facilmente con la contrattazione e con piccole concessioni da parte delle istituzioni. L’unico episodio, forse, in cui il malcontento sociale del precariato ha realizzato un’entità politica è quello del movimento dei Forconi, realtà quanto mai ambigua ed eterogenea, spentasi nella stessa caotica e imprevedibile fenomenologia con la quale si era innescata.
    La brutalità del precariato annulla i lavoratori come classe, costringe milioni di italiani ad affrontare individualmente l’arena sociale, in competizione con gli altri precari per l’utilizzo di risorse sempre più limitate. Quale idea, quale pratica sociale, quale intimo bisogno umano bisogna interrogare per trovare un antidoto a questo piano di smaterializzazione dell’uomo in società?

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>